Uno dei paesi più poveri e meno sviluppati del mondo, dilaniato da oltre venti anni di guerra i cui danni impediscono uno sviluppo consistente sia economico che sociale e che rischia di far sprofondare il paese nel caos; questo il ritratto che un rapporto delle Nazioni Unite fa dell'Afghanistan di oggi. E mentre la Nato è pronta ad un nuovo dispiegamento di forze nell'Afghanistan occidentale - al confine con l'Iran - a creare i maggiori problemi per la sicurezza resta il sud del paese, dove ieri un nuovo attacco è costato la vita a due operatori umanitari.
Un report dell'Associated Press parla di un'imboscata avvenuta nella provincia dell'Helmand ai danni di due operatori dell'associazione Ibn Sina, gruppo impegnato nell'assistenza medica. I due operatori stavano portando forniture mediche in varie cliniche della provincia quando la loro auto è stata fermata in una zona remota del distretto di Sangin, dove poi è avvenuto l'omicidio. Ancora da chiarire le responsabilità di queste morti mentre gli inquirenti stanno vagliando le due ipotesi più accreditate: attacco dei militanti talebani o, più banalmente, rapinatori?
I problemi dell'Afghanistan
Per il momento la domanda resta senza risposta mentre un rapporto delle Nazioni Unite, diffuso questa settimana, fa un ritratto a tinte fosche del paese ed accusa anche la coalizione militare guidata dagli States di aver creato un clima di "paura, intimidazione, terrore ed illegalità". E sotto accusa sono gli stessi progetti di ricostruzione sponsorizzati dalle forze statunitensi e definiti "inadeguati e pericolosi", riprendendo così le rimostranze mosse da alcuni gruppi di assistenza, che hanno accusato i militari di confondere i piani assistenziali civili da quelli militari rendendo così gli operatori umanitari obiettivi dei militanti.
Ma questo nuovo rapporto delle Nazioni Unite dà un quadro completo della realtà dell'Afghanistan di oggi. Un paese tra i più poveri e meno sviluppati del mondo, che si pone al 173° posto su 178 paesi presi in esame in quanto a sviluppo economico e sanitario, occupazione e scolarizzazione. Situazioni peggiori sono state riscontrate solo in cinque paesi dell'Africa sub-sahariana - Niger, Sierra Leone, Burkina Faso, Mali e Burundi.
E se gli oltre venti anni di guerra sono il primo fattore del mancato sviluppo del paese i dati resi noti lasciano comunque senza parole. A fronte di uno sviluppo economico che è passato dal 25 al 30% dalla caduta del regime talebano ad oggi il traffico illecito di droga resta il maggior fattore di lucro del paese. Ai circa 4 milioni di bambini entrati nel circuito scolastico corrisponde un 80% di bambine che non frequentano alcun corso di studio ed il peggior sistema educativo del mondo, che lascia i tre-quarti della popolazione adulta completamente analfabeta.
Dati che non migliorano se viene presa in esame la condizione sanitaria del paese. Le aspettative di vita sono di 44.5 anni, 20 in meno rispetto ai paesi vicini. Un bambino su cinque muore prima del quinto anno di vita ed ogni trenta minuti muore una donna a causa di problemi legati alla gravidanza. La condizione femminile poi resta drammatica: per lo più escluse dalla vita pubblica, le donne sono ancora vittime di violenze, stupri e matrimoni forzati.
A tre anni dalla caduta del regime dei talebani poco è cambiato nella vita quotidiana del popolo afghano, afflitto da problemi che non troveranno soluzione nel breve periodo.
Gli interessi stranieri
Intanto novità si riscontrano sul fronte occidentale del paese, quello al confine con l'Iran. Qui è previsto un nuovo spiegamento di forze Nato. Si tratta di un contingente di circa 900 uomini che verranno impiegate ad Herat ed altre tre città occidentali. Il nuovo ridispiegamento di forze è stato deciso dopo che Italia, Spagna e Lituania hanno deciso di intervenire con nuove truppe a fianco degli Stati Uniti.
Ma, rivela il segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, il progetto è quello di allargare la missione a tutto il territorio afghano, in piena cooperazione con i militari statunitensi. Un progetto che, secondo alcuni ufficiali della Nato, potrebbe vedere la sua realizzazione già nel 2006.
Esigenze militari dettate dai molti gli interessi che gravitano intorno a questo paese e confermate dalle dichiarazioni del senatore americano John McCain, che ha ipotizzato la presenza di basi statunitensi permanenti nel paese. A colloquio con il presidente Karzai, il senatore McCain ha auspicato una "partnership strategica che pensiamo possa durare per molti, molti anni" e questo "non solo per il bene del popolo afghano, ma anche per il bene di quello americano per via degli interessi di sicurezza a lungo termine che noi abbiamo nella regione." Interessi che comprendono anche la vicinanza con Iran e Cina, oltre che un facile accesso agli idrucarburi delle ex-repubbliche sovietiche.
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