Scatta la protesta, interviene la Digos. «Fa troppo freddo, non chiudete il ricovero». I senzatetto e i centri sociali hanno «occupato» la casa accoglienza di via Maggianico.
Dopo la proroga, la protesta e l’occupazione. Ieri sera, verso le 23, un gruppo di senzatetto, circa una trentina, ha simbolicamente preso possesso dei locali del centro di via Maggianico, a Quarto Oggiaro, uno dei dormitori messi a disposizione dal Comune per l’emergenza freddo, ma gestito da un privato, la Progest. I clochard non erano soli, hanno avuto sostegno da alcuni esponenti dei centri sociali e da associazioni. «Lo facciamo - ha spiegato un partecipante all’occupazione - per protestare contro la chiusura dei centri e perché una proroga di dieci, venti giorni non serve proprio a niente. Devono rimanere aperti sempre».
E, proprio per l’emergenza freddo, in mattinata il Comune aveva deciso di prorogare a data da destinarsi la chiusura dei centri per i senzatetto. La chiusura dei dormitori di via Anfossi e via Maggianico, era prevista per domani, ma rimarranno aperti a disposizione per coloro che hanno bisogno di un letto e di un pasto caldo.
Lo aveva annunciato l’assessore alle politiche sociali Tiziana Maiolo. Una decisione presa a causa del tempo ancora incerto e delle temperature che nella notte raggiungono minime ancora molto basse.
Ma il provvedimento non è servito a calmare gli animi. Così, alcuni senzatetto, spalleggiati da esponenti dei centri sociali, sono entrati nel dormitorio «tutto esaurito» nei suoi 240 posti letto e vi si sono accampati. Davanti all’edificio, è stato esposto uno striscione: «Dormitorio occupato».
Sul posto, oltre ad alcune auto della polizia locale, sono intervenuti i detective della Digos che hanno presidiato le manovre degli occupanti onde evitare che la situazione potesse degenerare.
I posti letto nei vari dormitori della città sono quasi 1500 a fronte di un esercito di clochard, di oltre 4.000 persone. Il centro di via Maggianico era stato inaugurato il 15 novembre del 2002 e aveva poi ricevuto la visita del cardinale Dionigi Tettamanzi.
