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mayday print / rho
by wild wild west Thursday, Apr. 28, 2005 at 8:31 PM mail:

il contributo di fornace/spazio occupato s.martino di rho all'euromayday special print di wild wild west

more info: http://radiohacktive.org

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La fiera dell’inutilità

Provincia nord- ovest di Milano.
“Pendolari” verso il lavoro in settimana,”clienti” verso i centri commerciali nel fine settimana, mentre trascorrono un quarto della giornata sulla ss del Sempione o in Autostrada, assistono meravigliati al susseguirsi di deviazioni stradali, al nascere di cantieri mastodontici che trasformano strade, abbattono ponti, recintano luoghi un tempo familiari e ora irriconoscibili. Ingenui domandano: ”ma questi cantieri? Il comune? La regione? L’Anas?..”. Stupefatti scoprono che a decidere del territorio che abitano non sono arrendevoli sindaci, impotenti consigli comunali, né grosse aziende dalla storia arcinota. Rassegnati imparano a nominare l’ente sovrano sui loro territori: Fondazione Fiera Milano. E sì, perché Fondazione Fiera Milano ha acquistato il terreno dell’ex raffineria Agip, e ha deciso di creare a Rho- Pero il nuovo Polo fieristico. Non una fiera qualsiasi, ma la Fiera più grande d’Europa, la possibilità di rilanciare la decadente fiera di Milano! Cantieri edili da più di 2000 operai, impiegati per 30 mesi in 200 aziende di subappalto, quasi tutti migranti. Invisibili? Si,ma perché nei cantieri hanno tutto, compreso campo da golf ed infermeria! Non importa se poi abbiamo saputo di incidenti mortali tra gli operai, non importa se il loro sistema di assunzione è il caporalato e l’intermediazione della manodopera è gestita dalla criminalità organizzata. L’economia brillante delle grandi opere e delle merci in esposizione sfrutta il lavoro nero, ha bisogno del controllo mafioso dell’economia sommersa. Ma non si parli di questo.. Piuttosto raccontiamo delle curiosità sul Nuovo Polo: si tratta di un’area di 2000000 di m2, più di 50 stadi di San Siro, più di 100 volte piazza del Duomo.. tonnellate d’acciaio che peseranno quanto 6 volte la Torre Eiffel! Il tutto sormontato da una gigantesca vela di vetro e acciaio.. capolavoro dell’illustre Fuksas! I collegamenti del nuovo Polo Fieristico prolungano la linea 1 della metro di Milano. Utile agli abitanti di Rho? Neanche a dirsi.. la metro arriva alla Fiera, e di sicuro non risponde ai flussi dei pendolari alleggerendo il traffico su gomma! Ma non è abbastanza per Fondazione Fiera Milano; c’è bisogno di altro, è necessario fondare una nuova società, deve nascere “Sviluppo Sistema Fiera”! Dimenticate i vecchi diritti di cittadinanza, lo scenario cambia, ora abitate nel Sistema Fiera! Un’istituzione totale, sostituisce poteri ,ridefinisce le autorità, norma e costruisce senso comune. Dimenticate il Sindaco, ora c’è l’Amministratore delegato, e se eravate affezionati ad un’autorità morale provate a sostituirla con quella del Presidente della Fondazione.. E’ lui che scrive gli editoriali della newsletter della Fiera! Ci assicura che avremo grandi possibilità lavorative, un futuro non più da periferia ma da Centro, centro del mondo dell’esposizione delle merci! Per persuaderci che Sistema Fiera è un’istituzione partecipativa, non “fa calare un progetto dall’alto”, ma vuol “ottenere consenso e far crescere l’identità culturale del Nuovo Polo” ci sono i giornali cartacei recapitati nelle nostre case, le iniziative culturali e perfino un gruppo teatrale: il “Teatro della partecipazione”!
… c’è spazio solo per una domanda? Ma a chi serve la Fiera dell’Inutile?
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Arese Precaria.
Vite precarie dai call center al porto di Genova.

Lo smantellamento dell’Alfa di Arese è giunto quasi al termine con una riduzione di circa 14000 posti di lavoro in 20 anni. Oltre 2 milioni di metri quadrati di area industriale dismessa sono una
Torta appetibile per i più grandi pescecani del mercato immobiliare, che si sono succeduti nel proporre progetti sull’area. L’ultimo a sbarcare ad Arese è il Porto di Genova, che userebbe
L’Alfa come terminale dello smistamento merci nel nord Italia, occupando con magazzini un’area di 1,8 milioni di metri quadrati. Questo enorme polo logistico (un polo intermodale) mette definitivamente una pietra sul progetto sbandierato da Formigoni del Polo della Mobilità Sostenibile, che doveva servire ad integrare produzione e ricerca per un modello di mobilità attenta
all’ambiente. Al contrario si preannuncia oggi una sciagura ambientale che mette a repentaglio
la salute e la qualità della vita di tutti gli abitanti della zona. Le concentrazioni medie di PM10 ad Arese sono assai elevate, con punte di 70 e 90 µg/mc; traffico e inquinamento atmosferico sono già oggi a livello di alto rischio per la popolazione. Portare ad Arese questo polo logistico significherebbe aggiungere 24 mila mezzi pesanti al giorno, 1000 all’ora, uno ogni 3 secondi, 24 ore su 24, 7 giorni su 7: una fila interminabile di camion! Gli interessi delle multinazionali della finanza e delle immobiliari governano il territorio, sulla testa, sulla pelle e sui polmoni di chi in questo territorio vive, o sopravvive. In cambio dello smog, ci offriranno solo alcune centinaia di posti di lavoro di bassa qualifica e precari, mentre i lavoratori dell’Alfa Romeo, visti i lunghi tempi di realizzazione, sono destinati alla disoccupazione. E precari sono oggi i posti di lavoro di oltre la metà di un migliaio di giovani che rispondono ai call center In Action, CosMed e Targa, che da alcuni anni hanno sede all’interno dell’Alfa di Arese, facendo servizi post vendita per Fiat. Mentre si pensa ad opere faraoniche, ogni giorno il precariato dei nuovi lavori fa i conti col proprio contratto in scadenza, con l’assenza di tutele sindacali con il ricatto del licenziamento; riscrive la mappa dei nuovi bisogni e desideri, e chissà che non possa sperimentare nuovi e più fortunati percorsi di liberazione.

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de occupatione

Passare da un circolo all’altro, per poi conoscere il nuovo volto dell’alfa di arese dai vetri di una portineria, quella est, luogo privilegiato per osservare l’avvicendarsi nei call center e i tracciati invasivi del polo intermodale. A due passi Valera, un bosco e poco più in là parco delle groane, pochi mesi dall’inizio per qualche km più a nord: è la fornace.
Tanti mattoni rimasti e vecchi giri della mala locale a farla da padrone. Si parla di r-esistenza e lì la nostra si fa più radicata, un seguito sentito in risposta al nostro fare: dai percorsi dell’antimafia sociale - dalla Sicilia di Cuffaro al caporalato della fiera - alla dignità negata dei popoli, con le storie da Jenin vissute nelle parole di chi può permettersi di scoprire e riportare. Non così Omar e altri, che negli scantinati della fornace, vivono la clandestinità dopo 12 ore passate in cantiere e come nomadi coatti seguono i tracciati delle aree dismesse. Più di due mesi dal loro incontro, ma un altro disegno, quello speculativo, detta i tempi a un giudice zelante, negando a noi uno spazio aperto, ricco di progetti e risorse, e a gli altri il diritto a una casa. L’area ricade nell’abbandono, forzoso e miope, quello consentito da una legalità che impedisce di valorizzare risorse per tutti, che guarda a Schengen, ma nega la circolazione a un cittadino non europeo, pur lasciandolo merce nella tratta quotidiana del lavoro, sui cui chiude occhio.
Poi Rho, quartiere sanmartino, campo nomadi. Il tentativo di toccare altri luoghi, a pochi passi dal transito ininterrotto di chi l’intermittenza la vive nei treni locali che non arrivano: luoghi che privi di riferimenti, si slegano da un senso improbabile di vita cittadina. Integrazione diventa concetto fisico, e se le tensioni qui si risolvono soppesando la forza, trovare dialogo è quasi sorprendente: e lo è altrettanto trovare nelle parole del quartiere il riconoscimento della nostra presenza, a valorizzare le esigenze e i bisogni colti nell’immediatezza con cui vengono espressi.
E il caso vuole che sia uno spazio appartenuto a Veronelli, a rinnovare un percorso non solo politico, che ritrova le ragioni del proprio agire in forme più accessibili e in un linguaggio condiviso.

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