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E a Bologna Cofferati non vuole la street parade
by dal manifesto Sunday, May. 08, 2005 at 10:19 AM mail:

Il sindaco contro il raduno antiproibizionista più grande d'Europa. Il Livello 57: «Sfileremo ugualmente».

Dovrebbe essere la decima edizione, quella di quest'anno, per la manifestazione antiproibizionista più grande d'Europa, probabilmente del mondo. Decine di migliaia di giovani, l'anno scorso circa centomila, che per 24 ore di fila ballano al suono delle decine di sound system per le vie del centro di Bologna. Un rave metropolitano secondo per consistenza solo alla Love parade di Berlino. Sopravvissuto anche alla gestione Guazzaloca e agli anni del centrodestra al governo della «città rossa» per eccellenza, quest'anno trova un oppositore d'eccezione: il sindaco Sergio Cofferati. «Ci ha chiesto di spostarla a Roma o a Milano», racconta Rosario, un attivista del centro sociale Livello 57, principale organizzatore della street rave parade che due anni fa aveva come simbolo un «quarto stato» in versione cyberpunk, segno inequivocabile di provenienza culturale e politica ma anche della diversità con la tradizione. Eppure, è accaduto qualcosa che nemmeno il sindaco di Forza Italia si era azzardato a fare. Anzi, «era una delle manifestazioni che Guazzaloca sosteneva di più, probabilmente perché aveva capito che portava ricchezza alla città». Così, nessun problema per la concessione dei parchi cittadini, di partenza e d'arrivo, e delle vie del centro, anche in piena notte. Massima disponibilità per fornire l'assistenza necessaria a una manifestazione che cade sotto la canicola di fine giugno e in cui, inutile negarlo, il consumo di ogni genere di droghe è elevato: ambulanze del 118, acqua per tutti, bagni chimici, Protezione civile mobilitata. Due anni fa ci scappò anche il morto: colpa di nessuno, per carità, se un giovane fu ritrovato privo di vita su un marciapiede. Anche perché da anni la politica del Livello 57 è quella di non proibire nulla ma di creare le condizioni perché non accada nulla: test «usa e getta» per analizzare le sostanze, camion «chill out», che letteralmente vuol dire «raffreddamento», per dare il tempo di riprendersi prima di tornare a casa. Tutto nell'ottica della riduzione del danno, insomma.

Se non ci fosse l'appoggio del comune la manifestazione «si farà comunque, anche se dovesse essere illegale», promettono gli organizzatori, «ma è chiaro che i rischi che accada qualcosa sono molto elevati». E non stiamo parlando di vetrine spaccate, cassonetti rivoltati o scontri con la polizia, visto che in nove anni il popolo delle «tribe» e degli antiproibizionisti ha lasciato la città così come l'aveva trovata, e l'evento è tra i più pacifici che si possano immaginare.

Con ogni probabilità, alla fine l'amministrazione di centrosinistra non potrà tirarsi indietro. Ma gli antiproibizionisti, in attesa di una nuova convocazione, hanno già ribattezzato Cofferati «Ponzio Pilato». «Siamo sicuri che non vuole farci manifestare, e tenderà a lavarsene le mani», dicono. Perché? «Perché è un proibizionista, come dimostra anche l'ordinanza che vieta gli alcolici dopo le nove di sera». Quella che ha fatto titolare a Socialpress, giornale vicino ai social forum: «A Bologna scatta il coprifuoco. Cofferati, che ci combini?». Nel mirino anche gli sgomberi di un ostello per immigrati e di un campo rom, e la rottura con il Prc a causa dell'«illegalità» dei centri sociali. Nella città felsinea solo ieri si sono svolte ben due assemblee degli «scontenti» del sindaco, «gente che non si rivolgeva la parola da vent'anni» e che è tornata a incontrarsi per preparare insieme una risposta. Una delle riunioni si è svolta proprio al Livello 57, dove il 15 maggio si svolgerà un'assemblea in cui verranno decisi percorso e piattaforma politica del corteo bolognese. Che sarà centrato sul no alla legge Fini. Chissà se basterà a spingere Cofferati a un ripensamento.



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