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RATZINGER , CASRTO ED IL SITO dei LIBERTARI ...
by EDDY MARFI Wednesday, May. 11, 2005 at 8:35 PM mail:

A patto che la prossima volta pubblichino la foto di Castro con la tiara (che Ratzinger ha definitivamente 'cassato' dallo stemma papale).

RATZINGER , CASRTO E...
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RATZINGER E INDYMEDIA
Stupido censurare degli imbecilli

di Giovanni M. Mischiati
08/05/2005


Non sarebbe potuto non essere odio a prima vista, quello dei ragazzotti di Indymedia verso Benedetto XVI°, effigiato sul sito dei noglobbal nostrani nelle vesti di nazi per mezzo di una foto taroccata. In fondo, si tratta dell'applicazione di un sillogismo elementare: Ratzinger è tedesco (e papa, per di più), tutti i Tedeschi sono nazisti, Ratzinger è un epigono di Hitler. Pavlov non è morto, viva Pavlov! La sinistra estrema probabilmente è rimasta ferma al concetto che l'unico tedesco buono è un tedesco morto (anche quelli della Baader-Meinhof sono morti, sia pure aiutati dalle forze oscure della reazione e del capitale, e possono essere santificati, ammesso che la forma mentis dei rivoluzionari alla vaccinara accetti santificazioni - ma non divaghiamo). La 'gufata' sottintesa è che il pontefice, abbastanza in tarda età da aver fatto in tempo a indossare la divisa dell'esercito germanico, non quella delle SS - ma queste sono distinzioni di lana caprina, per i raffinati di Indymedia -, anche se il fotomontaggio lo ritrae con la faccia attuale, non duri minga. Ci penseranno i ragazzotti 'alternativi' a dargli i patemi, a soffiargli sul collo il 'memento mori' (sapranno cosa significhi tale locuzione?), a ricordargli che ogni nemico del popolo ha già la fossa pronta e la corda che lo impiccherà. A proposito di corda, c'è il sospetto che, come ironizzava Lenin, vi sia una cultura permissiva che fornisce tale accessorio rivoluzionario (nonché il sapone indispensabile per il lavoro di fino, che non consiste nel lavarsi) agli aspiranti sanculotti informatici. Tuttavia, il senso delle proporzioni ci induce a credere che la corda sia alquanto sfilacciata e poco resistente, al punto che la forca mediatica dovrebbe andare incontro a un bel 'flop', sempre che non si frappongano personaggi più inquietanti degli sgarrupati di Indymedia. Non si tratta qui di sottovalutare gente violenta e disposta alla gazzarra masaniella, bensì di rafforzare gli anticorpi verso un modo semplicistico di intendere il conflitto sociale, di cui i nostri eroi pretendono di essere gli unici interpreti con tanto di pedigree barricadiero. Che Ratzinger stia loro sui cosiddetti, si diceva, era piuttosto scontato. Che si divertano con siffatte bufale, spacciandole per satira per non dar mostra di pigliarle per vangelo (visto che non sono poi così fessi come ameremmo dipingerli), lo avevamo già chiaro. Che non siano maestri di buon gusto, lo sospettavamo. Ma trasformarli in vittime e in perseguitati, cioé collaborare attivamente alla costruzione di un mito cui sono affezionati, riteniamo che sia da imbecilli. E non sono solo i benintenzionati, i grandi lastricatori dell'inferno, a comportarsi talora da imbecilli. Perché non vi sono buone intenzioni in un giudice che voglia arrestare la satira, o quella che si presume satira. C'è soltanto la volontà di far coincidere la legge con l'etica, come sempre e come sotto tutti i cieli. Al giudice che accusa i nipotini degli indiani metropolitani per il fotomontaggio galeotto, ci sentiamo di dire 'giù le mani dal banco'. Non ci importa un fico secco che la toga in questione sia nera o rossa: è la sua invasione di campo che dev'essere fermata, è a lui e a quelli come lui che dobbiamo infliggere lo 0-3 a tavolino. Per due ragioni: perché non ci piacciono gli autolesionismi, e perché non vogliamo vedere i codici usati come corpi contundenti. Ci sono in giro ancora troppe leggi inutili e perniciose, nate in periodi in cui si venerava lo stato più della Madonna, e circola ancora tanta gente che pensa che lo stato debba essere oggetto di culto: gli stessi ragazzotti di Indymedia, che non perdono occasione per sputargli addosso, si aggrappano poi alle sue mammelle con voluttà, spiegandoci che è un delitto lasciare le persone libere di farsi i fatti propri (quando, contraddizione delle contraddizioni, sono i primi a sbattersene degli altri e a comportarsi con menefreghismo vandalico). Purtroppo, da liberali, noi ci preoccupiamo anche della libertà di costoro di agire da stronzi, e non vogliamo che un magistrato rompa il loro giocattolo con la scusa che avrebbero mancato di rispetto a un vecchio teologo. Hanno mancato di rispetto a Ratzinger? Se volete una risposta senza perifrasi, per come la pensa il sottoscritto, sì. Ma il bello (o il brutto) è che siffatto ammanco è un fatto di educazione, e l'educazione non compete alla legge (gli antifumo la pensano diversamente), per i liberali. Per i sinistri sì, ma qui risiede la nostra superiorità (lasciatemi fare il Berlusconi ogni tanto): non vi è bisogno di scomodare Voltaire, visto che Indymedia ci staziona sugli zebedei mo' da un bel pezzo (anche perché François-Marie Arouet era uno schiavista che odiava gli Ebrei, e non difendeva né questi né gli schiavi), ma siamo pronti a salire sulle barricate per tutelare financo i satiri sfiatati di quel sito. A patto che la prossima volta pubblichino la foto di Castro con la tiara (che Ratzinger ha definitivamente 'cassato' dallo stemma papale).







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