Genova
Il cielo è uno spicciolo opaco che un dio nazionale ci porge; pietà è quest’edera gialla che copre; la città divide in settori il cemento armato. Tu, musa diciottenne, vivi nel grido di un’anca spezzata; trascinano il tuo corpo due gendarmi: è pallido giglio, visione. Due lacrime rosse ti segnano in graziosa venatura. Poi l’antro della questura che s’apre è il nostro addio a vedersi altrove, o mia selvaggia musa trecce d’oro, trascinante le ossa fracassate per le strade di una città che non ti vuole ed ha paura della tua bionda disperazione, o lupa noglobalina che scambiando follia per reazione ti precipitasti tra le mille bandiere di Genova a gridare il tuo bisogno di esser meno sola.
Davide Nota
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