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amorosi disobbediente
by leonard Thursday, May. 26, 2005 at 2:37 PM mail:

cosa diceva due anni fa

Si fa fatica a scappare dal proprio passato. Dice che non è mai stato disob. Ecco cosa scriveva firmandosi verde disobbediente amorosi anche se ora parla solo di legalità e dice che non ha mai fatto parte dei disobbedienti.
___________
Dagli archivi di rekombinant.
SINISTRA ANNO 0 - VERDI disobbedienti ANNO 0.1


· Lunedì 17 dicembre 2001
· Ore 21,00 TPO B0LOGNA viale Lenin 3
Incontro-dibattito con:
o Fausto Bertinotti (segretario PRC),
o Luca Casarini (Laboratorio dei disobbedienti),
o Gianfranco Bettin (pro-sindaco di Venezia,
vice-presidente dei Verdi),
o Cesare Salvi (parlamentare della sinistra DS),
o Gianni Rinaldini (segretario regionale CGIL),



Dopo Genova, tutti, siamo profondamente cambiati e
sono cambiate le nostre vite e le speranze della
nostra generazione.
Dopo Genova avevamo compreso che finalmente gli
steccati tra politica e società, steccati altissimi e
inaffrontabili, erano definitivamente caduti. Uno
spazio ideale e propositivo si era aperto nella
sinistra di questo Paese.
Una sinistra che poteva riallacciare un amore col suo
popolo, con la sua comunità. E una comunità, che a sua
volta, poteva ricostruire un’idealità interrotta,
frantumata dalla tattica, dall’assenza di una
strategia d’amore per la società e di una prospettiva
di trasformazione sociale profonda.

Ma qualcosa in questi mesi si è bloccato, tirando il
freno a questa prospettiva. E la causa non si chiama
solo Guerra o Nuovo ordine mondiale. Hanno preso di
nuovo piede il quieto vivere delle nostre sonnolenze,
l’assenza di coraggio e del riconoscersi in
un’identità comune. Ci si è bloccati in un pantano di
tentennamenti, di strozzature, di incertezze,
soprattutto sui territori locali, nelle città. E’
riemersa forte, ancora una volta, l’incertezza storica
della sinistra di questo Paese;
i tempi storici tradizionali di un fare politica,
inadeguati ai sommovimenti e ai cambiamenti di questi
tempi drammatici. Per questo, insieme a tanti compagni
di strada, abbiamo fortemente voluto e lavorato per il
dibattito pubblico di lunedì 17 dicembre al TPO di
Bologna.
Si deve ripartire insieme da qui, da questo momento,
adesso, con la determinazione e l’urgenza di ripensare
ad un nuovo agire politico.

Non possiamo tornare indietro. Nessuno può più farlo,
anche se volesse.
A Genova abbiamo ricolto il senso profondo della
nostra comunità, l’integrità di esseri “compagni per
un bene comune”, del nostro essere vivi, e capaci di
costruire un futuro.
A tutte quelle persone che sono state con noi, che
hanno immaginato un mondo possibile, che con noi hanno
rischiato la vita ed hanno pagato col sangue e con le
mille torture psicologiche e fisiche di quelle
giornate, cosa diciamo? Che la prospettiva di un
cambiamento sociale è lontana, che una nuova sinistra
capace di vivere dentro la società di questo Paese non
è pronta, non è fattibile, perché ci sono “ancora da
appianare le divergenze tra le varie anime e le figure
che compongono il corpo storico della dirigenza
politica?!” “ Che dovremmo trovare mediazioni e
dibattere su ipotesi largamente condivise di Welfare,
di Sviluppo, ecc…”. Tradotto, “che ci sono vecchie
cariatidi e vecchi cortili da conservare, e che si
devono autoriprodurre le forme della rappresenta
politica di chi ha governato la sinistra fino ad
oggi”!
-No! Dobbiamo parlare e parlarci e aprire una nuova
fase, di visione, progetto e strategia, con la
migliore intelligenza dei nostri giorni-

Il cuore dei 300.000 di Genova non può più sopportare
un teatrino di comparse. La destra attacca le garanzie
costituzionali, la convivenza civile, il potere
contrattuale dei sindacati, i diritti sociali, del
lavoro, ed ogni ipotesi di vita degna per tutti.
L'attività legislativa del Parlamento Italiano è un
costante attacco brutale alla democrazia. E camminando
per le strade delle nostre città scorgiamo migliaia di
persone aggredite dalle ingiustizie quotidiane e
incapaci di sopportare le sofferenze di questo sistema
sociale ed economico.

Solo trovando un percorso comune tra chi ha una
visione spirituale del mondo e chi ha una pratica
politica esercitata lungo le linee di frontiera della
quotidianità è possibile mettere in atto un processo
di trasformazione profondo di questa società, e
spazzare via la miseria di questo sistema globale.

Dopo le giornate di Genova la nostra generazione ha
mostrato di avere il coraggio e lo spessore per aprire
una fase storica, un ponte ideale tra le sinistre e
tra le generazioni, in grado di dialogare con le
generazioni precedenti e con le sinistre del passato
per non perdere un’occasione che si presenta come
epocale.
Siamo in grado, insieme, adesso, di ripensare e
costruire categorie adeguate a questo presente. Siamo
pronti ad una nuova fase. Una fase in cui sinistra
sociale e sinistra istituzionale si mettano
completamente in discussione e ripensino ad un
percorso in avanti, per il domani. Perché niente può
essere più come prima! Nessuno può essere più come era
prima!

Se all’inizio del secolo scorso i proletari e la
classe operaia furono in grado di creare movimenti
sociali di lotta e costruire i partiti di massa, noi
dobbiamo essere in grado di osare, e immaginare un
nuovo agire politico. L’agire di un soggetto che viva
nella società reale, in grado rappresentare le
passioni e gli interessi dei cittadini comuni e delle
forze produttive vecchie e nuove, e che una volta per
tutte parta da una cesura, da una rottura con la
vecchia forma della politica per rinascere dalle
ceneri di questo presente. Un soggetto che sappia
farsi attraversare dai movimenti sociali e vivere col
cuore e l’intelligenza di questi movimenti, che sappia
immaginare un modello di istituzioni adatte ai nostri
bisogni, per una nuovo modello di democrazia e di
società. Ma occorre aver il coraggio di dirlo:
è giunta l’ora una Fase Costituente per l’intera
sinistra di questo Paese.
Oggi, per parlare credibilmente di democrazia non si
può prescindere da una nuova Fase Costituente.


Se Milano è stata eletta capitale economica, morale e
immorale d’Italia, se Roma è la capitale politica e
Genova, per la sua storia, è stata deputata capitale
sociale, Bologna è uno dei più significativi
laboratori politici di questo Paese.
La “sinistra-ulivista” ha costruito
sull’amministrazione comunale di Bologna i quadri
dirigenziali e la visione politica del centro-sinistra
che con Prodi ha poi governato l’Italia.
La destra è ripartita da Bologna, con l’ipotesi
Guazzaloca-sindaco, per sfondare l’immaginario
dell’elettorato italiano, dimostrando che anche una
città amministrata da 50 anni da una sinistra
“responsabile” poteva essere governata da un
amministratore-impreditore, che era in grado di
calmare i dissensi e gestire i conflitti. Una vittoria
che non è esagerato considerare come una seria ipoteca
per il governo nazionale di Berlusconi.

Bologna è, anche per noi, un laboratorio. Deve
esserlo, per la costruzione di un nuovo soggetto. Un
soggetto definibile radicalmente New Global. In grado
di guardare oltre gli steccati della sinistra e di
ricomporre i soggetti sociali e del lavoro verso una
prospettiva unitaria. Che abbia il coraggio di
sedimentare e scrivere su tavole di legge le battaglie
dei diritti civili e le battaglie di cittadinanza che
conduciamo da più di un decennio.

Occorre giocare fino in fondo la partita. La partita
dei 25.000, sfilati a Bologna al ritorno da Genova e
delle migliaia di cittadini che scendono in piazza per
ogni iniziativa. Ed è un segno incontrovertibile che
si può ripartire da qui, da questa terra, dallo spazio
pubblico di chi non ha una rappresentanza politica
diretta e che meriterebbe una testa, un corpo politico
e anche una dirigenza in grado di sognare con talento,
idee e intelligenza. E non ci oltremodo indubbio
sostenere l’evidenza che in questi tempi a Bologna,
come Genova questa estate, anche i cosiddetti ceti
medi, che la sinistra storicamente insegue al centro o
a destra, si siano collocati in questo percorso, in un
percorso coraggioso di politica per il cambiamento
sociale profondo.


Ognuno deve giocare un ruolo del “pensare globale e
agire locale”. Noi Verdi disobbedienti ne giocheremo
uno:
la critica radicale alle forme esistenti della
politica, che non traduce più concretamente le
esigenze delle lotte sociali nei nessi amministrativi.
Vogliamo essere portatori di un cambio di paradigma
che è già in potenza e che tutti leggiamo nella
realtà. I soggetti sociali già costruiscono reti sul
territorio in grado di andare al di là delle
specifiche rivendicazione settoriali. Da una parte i
movimenti dall’altro un soggetto politico in grado di
ripensare a modelli istituzionali adeguati. Vogliamo
portare dentro il contesto municipale e
amministrativo la determinazione delle lotte di
cittadinanza che i Centri Occupati Autogestiti hanno
costruito negli ultimi 15 anni. … E pensare ad un
ecologia urbana in grado di andare oltre questa città,
e oltre le città.

Tutti dobbiamo giocare un ruolo. Da adesso, da ora.


Antonio Amorosi e Davide Caligiuri
VERDI disobbedienti di Bologna

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