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Intervista con Khaled Al Seifi
by IMC Italy Friday, Sep. 13, 2002 at 12:09 PM mail:

co-fondatore del centro culturali Ibdaa nel campo profughi di Dheisheh

D: Qual e' la situazione politica in Palestina dopo il massacro di Gaza? R: Credo che il problema sia molto maggiore che il massacro di Gaza. Il problema e' originato dalle premesse del massacro: c'e' una politica generale del governo Sharon per cui ogniqualvolta si presenta una soluzione politica all'orizzonte, o c'e' la possibilita' di trovare una soluzione al conflitto, Sharon agisce con sventatezza per mantenere una situazione di "non guerra ma neppure pace". Dobbiamo andare indietro e guardare quale sia l'altra parte coinvolta. Questa controparte e' disposta a sedere al tavolo dei negoziati o piuttosto a puntare un'arma alle nostre spalle? E' documentato che Sharon ha commesso parecchi massacri e ha pubblicamente ammesso che i Palestinesi sono suoi nemici giurati. Sharon non ha alcun futuro politico senza uno stato di guerra. E a dimostrazione di questo ci sono stati diversi sondaggi che dimostrano che la popolarita' di Sharon affonda quando c'e' la possibilita' di tornare al tavolo delle trattative. Solo quando c'e' una crisi politica la sua popolarita' aumenta davvero. Pero' la *benedetta Intifada ha provato il torto di Sharon, poiche' i piani di sicurezza per fermare questa e il cosiddetto terrorismo Palestinese hanno completamente fallito.* Sharon sali' al potere in un clima di estrema crisi e durante un conflitto sanguinoso. Quest'uomo non poteva durare senza un costante stato di guerra. Se fosse giunto il tempo di sedere al tavolo dei negoziati per trovare una soluzione politica al conflitto, Sharon non avrebbe avuto alcun contributo da offrire poiche' rappresenta la destra Israeliana e non puo' sedere al tavolo delle trattative in quanto sarebbe un suicidio politico. La destra Israeliana e' composta da persone che vogliono l'uccisione di piu' Palestinesi, deportazioni, distruzioni di case e punizioni sommarie. Per esempio, quando Netanyahu e Barak corsero per le elezioni per la Knesset, il forte supporto a Barak era dovuto all'imminenza di una soluzione politica. Ma quando Sharon corse per le elezioni, sebbene con un minimo supporto dal suo partito, il Likud, vinse con un grosso margine. Ebbe un forte supporto e invase l'elettorato di Barak, il che significa che l'opinione pubblica Israeliana e' fortemente influenzato dall'immediata realta' nella quale vive. E' nell'interesse di Sharon mantenere uno stato di instabilita' per mantenere la propria sopravvivenza. Nell'ultimo periodo dell'oppressione Israeliana sul popolo Palestinese e dello strangolamento economico, Sharon fu in grado di limitare temporaneamente incursioni militari dentro Israele. Ma si sbaglia se crede che lo possa completamente fermare. Puo' aver vinto una battaglia, ma il continuo strangolamento del popolo Palestinese creera' a lungo termine una nuova realta' e una nuova generazione di combattenti. Io non collego il fenomeno dei martiri con la religione o una fazione politica, ma piuttosto con il disagio economico nel quale vivono i Palestinesi. In altre parole, i martiri provenivano da comunita' molto povere che hanno sofferto molto, anche se erano molto istruiti e molti di loro avevano titoli di studio. Nonostante il continuo assedio e coprifuoco sui Palestinesi, Sharon non e' stato in grado di dare benessere al suo popolo. Grazie alla relativa pace che i Pale! stinesi e gli Israeliani stavano vivendo, ci furono diverse proposte di pace provenienti dagli Europeri, gli Arabi, e anche dagli Americani con l'approvazione ufficiale dell'Autorita' Palestinese. E questa pressione internazionale trovo' una certa condiscendenza da diversi gruppi di resistenza Palestinese che praticano il cosiddetto terrorismo. E questo suscito' dichiarazioni come quando Shaykh Amhed Yassin disse che Hamas aveva intenzione di fermare gli attacchi dei martiri kamikaze. Questa frase dimostra disponibilita' a tornare al tavolo delle trattative. E questo e' esattamente l'opposto di cio' che vuole Sharon, cosi' egli deve creare o ricreare instabilita' con crimini come quello di Gaza. Secondo me assisteremo a un periodo di crisi e continui attentati in risposta, da parte di molte fazioni politiche Palestinesi al massacro di Gaza. Semplicemente come un ping pong con azioni e reazioni. Esattamente come cio' che Sharon fece quando entro' nella moschea di Al Alqsa non per motivi religiosi, ma poiche' sapeva quale reazione ci sarebbe stata. Per tornare a un ciclo sanguinoso che lo avrebbe reso piu' longevo politicamente. Ma di contro, questo gli fara'perdere il supporto dell'opinione pubblica Israeliana, perche'questo non servira'ai loro interessi. Ma io non intendo sminuire il massacro per cui si stanno ancora trovando bambini nelle rovine delle loro case. Sharon ha dichiarato che l'attacco militare e'il piu' efficace e che Israele si deve preparare ad attacchi nel suo territorio. Cosi'egli e' conscio che queste reazioni sono naturali. Cio' che e'avvenuto a Gaza cancella tutte le pressioni Saudite, Giordane e Egiziane sulle differenti fazioni Palestinesi negli scorsi mesi. Ha anche dato alle fazioni politiche Palestinesi due fonti di alimentazione: la possibilita' di rispondere e le risorse per rispondere, poiche' i Palestinesi, adesso piu' che mai, sono int! enzionati a essere coinvolti in attacchi suicidi contro Israele. D: Qual e' la situazione economica nei territori Palestinesi dopo l'incursione negli ultimi quattro mesi? R: La situazione economica e' uno dei piu' importanti aspetti della lotta Palestinese. Isralele crede che con lo strangolamento economico, puo' costringere i Palestinesi a inginocchiarsi in sottomissione, dimenticando chi e' la controparte. L'attuale situazione economica di estrema poverta' crea problemi all'interno dell comunita' Palestinese che potrebbero sfociare in una situazione esplosiva per la sicurezza sul fronte Palestinese. Solo per citare qualche cifra, *nel mese passato il tasso di disoccupazione era il 100%*(il dato e' in contraddizione con le dichiarazioni successive...forse non ho capito qualcosa io n.d.Iskratov) con l'esclusione dei dipendenti governativi. Questo e' un vasto settore della comunita' Palestinese. Il mercato Palestinese non puo' sopravvivere, ne' banche, ne' negozi, ne' industria poiche' i lavoratori Palestinesi sono gli ingranaggi che fanno muovere l'economia. Tutto dipende da questa forza lavoro. Ecco perche' vi e' stasi economica. L'ultima ri! levazione occupazionale segna il 60% in tutta la Palestina e il 70% nei campi profughi. Sono sicuro che questa cifra adesso e' molto piu' alta. Questa situazione e' sfociata in una perdta di fiducia nell'Autorita' Palestinese e nella possibilita' di una qualche risoluzione politica del conflitto. In sostanza la cosa piu' importante e' il pane. La mancanza di stabilita' economica per le famiglie Palestinesi ha provocato nei giovani una ricerca di alternative, e ho paura che l'alternativa' sara' una reazione ancora piu' violenta, violenza politica o cio' che e' chiamato lotta violenta. Prima era difficile per le fazioni politiche trovare qualcuno che fosse disposto a essere un martire kamikaze. Oggi ce ne sono cosi' tanti che non li riescono neppure a impiegare tutti. Questi uomini cercano di fuggire da una realta' sconsolante e cercano di trovare una soluzione anche se si tratta di una soluzione permanente. Soprattutto quando cosi' tanti credono che ci sia un paradiso come nel pensiero e nella cultura Islamica. La chiusura di frontiere e strade ha giocato un grosso ruolo nella separazione dei Palestinesi dalle loro famiglie all'estero nel Golfo o in altri paesi, il che ha avuto un effetto devastante sui loro redditi. In piu'l'impossibilita' per i Palestinesi di far parte della forza lavoro Israeliana, soprattutto a Gerusalemme ha provocato uno stato di completa poverta'. Questo ha causato sommosse per il pane, il che e' un segnale allarmante di una situazione esplosiva. D: Qual e' il ruolo della comunita' internazionale? R: C'e' una sola superpotenza nel mondo oggigiorno, che fa due pesi e due misure. Non c'e' giustizia nelle decisioni internazionali. Come Palestinesi, noi proviamo questa ingiustizia.

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