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Sgombero con botte a Roma | ||
by dal manifesto Sunday, Aug. 21, 2005 at 12:16 PM | mail: | |
Trentacinque etiopi ed eritrei cacciati da una palazzina. Due feriti, un arresto.
Hanno dormito per strada, sotto le finestre dello stabile che avevano occupato neanche due mesi fa. Trentacinque etiopi e eritrei, tra cui cinque bambini e cinque donne incinta, sono stati sgomberati ieri mattina da una palazzina di Porta Maggiore a Roma. La proprietà è di una società immobiliare. Uno sgombero che all'inizio sembrava aver preso una piega soft. La polizia è arrivata intorno alle 7,30, e gli immigrati non hanno opposto resistenza portando fuori tutte le loro cose, che piano piano hanno iniziato a occupare un intero marciapiede: valige, brandine, televisori, coperte e materassi. Due ore dopo, il caos. Compreso che il Comune non aveva provveduto a una sistemazione alternativa, gli immigrati hanno iniziato a protestare. Senza particolare foga, per la verità: erano soprattutto le donne ad intonare qualche slogan. Ma la reazione è stata brutale. «La polizia ha chiuso le persone tra due camion, da qui riuscivamo a sentire solo le urla», dicono alcune persone che si trovavano a Porta Maggiore ieri mattina. Gli immigrati raccontano di un vero e proprio pestaggio: «Non ho mai visto uno sgombero tanto violento, eppure un po' d'esperienza ce l'ho», racconta Lucia, una donna di nazionalità etiope (ma cresciuta in Eritrea) che è stata l'organizzatrice dell'occupazione. La polizia, ieri pomeriggio, smorzava i toni «Si è trattato solo di qualche spintarella». Eppure due immigrati sono finiti in ospedale, e anche due agenti avrebbero fatto ricorso alle cure mediche. Due immigrati sono stati denunciati per resistenza, mentre uno è stato arrestato perché trovato in possesso di documenti falsi. Per tutti e trentacinque, invece, la denuncia è arrivata per l'occupazione dello stabile. I due etiopi ieri al Pronto soccorso del San Giovanni c'erano. Yhoannes, steso su un lettino e un gran bernoccolo in testa, alle cinque del pomeriggio aspettava la visita del neurologo: «Ci hanno picchiato, pesante. Non so perché. Io ho solo protestato perché ho visto mettere le mani addosso a una donna. Ma non avevo niente in mano. Loro, invece, i manganelli». E racconta anche di una strana puntura sentita al fianco, che nella bocca degli sgomberati è già diventata una siringa che sarebbe stata usata per mettere fuori combattimento Yhoannes. |
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