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Atenei fermi. La protesta va in piazza
by dal manifesto Friday, Sep. 30, 2005 at 12:29 PM mail:

Contro il ddl Moratti didattica bloccata in tutta Italia dal 10 al 15 ottobre. La polizia carica i manifestanti davanti al senato e il sit in si trasforma in assemblea pubblica alla Crui.

C'è una norma che si vuole far diventare legge dello stato senza che il senato la discuta neanche per un minuto. Una riforma che entra in vigore senza il consenso di nessuno dei soggetti che la dovranno far vivere e mettere in pratica. E c'è chi va in piazza e protesta sulle strisce pedonali (!) ma viene sgombrato a colpi di manganello. E' l'ennesima giornata nell'Italia berlusconiana, in cui dopo la riforma della magistratura, la legge Gasparri sull'informazione, il colpo di maglio sulla scuola stavolta sotto attacco con gli stessi metodi c'è l'università. Tutta: dai magnifici rettori alle matricole, dai ricercatori con vent'anni di servizio ai contrattisti precari che affollano a migliaia i laboratori e le biblioteche, dai professori baroni dell'accademia agli associati dei piccoli atenei. Vuol dire che il legislatore ha fatto tutto bene? Espropriando il senato delle sue facoltà una ministra con un piede sulla porta vuole approvare l'ultima riforma, cambiare il reclutamento dei professori, cancellando i ricercatori e smantellando sul nascere qualsiasi sistema di valutazione nazionale indipendente.

Una legge senza fondi che indigna in un colpo solo chiunque viva e lavori negli atenei. A Roma un sit in di 500 studenti, professori, ricercatori e sindacalisti davanti al senato è stato sgombrato con la forza perché si è spostato sulle strisce pedonali, (altro che anni Settanta) bloccando il traffico per qualche minuto. Repressione su cui Paolo Cento dei Verdi ha già annunciato un'interpellanza alla camera.

Qualche grottesco colpo di manganello però non indebolisce la rabbia degli universitari, che decidono di convocarsi in assemblea dentro la splendida sede della Conferenza dei rettori che si trova a due passi dal senato. Piero Tosi, presidente Crui, si trova così nel ruolo inedito di gestire un'assemblea caotica come a volte è la democrazia, con tanti interventi, senza «capipopolo», piena di indignazione ma con alcune idee chiare. L'università e i saperi sono un bene pubblico. Intervenire con riforme blindate e improvvisate nel giro di una notte aggrava i problemi invece di risolverli. Che gli atenei senza fondi, gravati da anni di leggi affastellate (Ulivo docet), prive di un disegno organico e un obiettivo riconosciuto da tutti sono ormai allo sbando culturale, scientifico ed economico. Naturale che qualcuno voglia opporsi.

Ma come opporsi quando il parlamento non può obiettare nulla al governo? Negli uffici affrescati della Crui si confrontano due visioni. Da un lato quella di Piero Tosi e dei rettori, rappresentanti delle istituzioni università e non delle persone che nelle università lavorano: «Voglio leggere bene il testo - scandisce il magnifico di Siena alle centinaia di ragazzi in assemblea - ma sul metodo completamente antidemocratico e inaccettabile scelto dal governo sono d'accordo con voi, però ognuno deve fare la sua parte». I docenti presenti, pochi rispetto ai tanti piercing e jeans a vita bassa, chiedono ai rettori di diventare generali delle truppe prima di Caporetto. I giovani discenti invece chiedono ai magnifici di dimettersi, di abbandonare l'abusiva plancia di comando, di dare un segnale forte dell'impossibilità della discussione e di riconoscere il fallimento della strategia lobbistica intrapresa fino ad oggi. Strategia del resto presa politicamente a pesci in faccia dalla decisione della ministra Moratti di blindare la sua legge in senato. Le richieste dei manifestanti sono entrambe respinte.

I rettori si riuniranno in assemblea straordinaria il 13 ottobre e Tosi sta già sondando il terreno per un incontro con il presidente della camera Casini. Perché è a Montecitorio che la legge può essere approvata definitivamente. Parzialmente simile infatti la strategia scelta dai sindacati, presenti al sit in ma contrari e sonoramente assenti in un'assemblea alla Crui che sembrava infuriata e minacciosa. Le 14 organizzazioni della docenza incontreranno i rettori il 5 ottobre, nel tentativo di fargli rompere gli indugi e spostarli sulla linea dura. Entrambi dunque puntano a manifestare davvero il loro dissenso durante l'iter finale alla camera.

La controparte vera, riconoscono però tutti, è il governo e la maggioranza che lo sostiene. Per questo il blocco della didattica previsto dal 10 al 15 ottobre sarà l'ennesimo banco di prova di una mobilitazione che tra alti e bassi non si spegne da due anni. Una protesta che ha avuto almeno il merito di portare alla luce la «questione università», con i suoi tanti conflitti di interesse e le sue tante «criticità». Problemi che la legge che il senato approverà oggi non è in grado di risolvere. E' l'ennesima legge ad personam, stavolta non per chi ne usufruisce ma per chi la firma, una «legge Moratti» e basta.


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