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«Né Moratti, né Zecchino», migliaia in corteo. La Pantera è giovanissima e riparte da Roma | ||
by da liberazione Sunday, Oct. 16, 2005 at 12:11 PM | mail: | |
Ieri, a sorpresa, un corteo è uscito dalle facoltà occupate verso il centro città. Occupazioni anche a Padova, Firenze e Bologna.
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Tutti erano molto determinati, quelli coi manganelli e quelli con le mani che, però, arrivano quasi dove volevano arrivare. Ci saranno altre occasioni per dire che non è solo il decreto Moratti a fargli occupare le università ma i tagli continui delle finanziarie, le privatizzazioni delle aziende per il diritto allo studio e l'intero impianto, il 3+2, che la pessima ministra liberista ha ereditato dal centrosinistra e poi ci ha ricamato sopra rendendolo più odioso. «Zecchino è quello che ha immesso negli atenei un esercito di 40mila ricercatori a contratto che guadagnano da zero a mille euro a semestre», spiega Andrea Capocci della rete dei ricercatori precari. Sul versante studentesco è stata prodotta una "licealizzazione". Fa i conti Ivan, 21 anni, teramano di Lettere: «180 crediti da conseguire in prove da 4 ciascuna, significa 45 esami in 3 anni». Tempi e ritmi che impediscono socialità e sapere critico. E piccoli lavori precari per far fronte al caro affitti che si mangiano il poco tempo libero. «L'occupazione ci rivela dimensioni negate della facoltà», dice Giorgio, perugino ventenne, che da tre notti dorme e vive a Fisica. Per questo le facoltà occupate si riempiono subito di giocolieri, musicanti e si reinventano spazi per discutere. Coi compagni, coi docenti, coi ricercatori, con le matricole che sono un po' spaesate, due giorni che erano iniziate le lezioni e già si occupa. «Ci sarà da fare una seria campagna di comunicazione in facoltà e fuori», pensa Mery, 21 anni pure lei, viene da Gaeta per studiare psicologia. Non è stata a Genova, non aveva mai occupato neppure al liceo eppure, dice, «stavolta è scattato qualcosa». Ha occupato per denunciare l'incubo di 18 esami spalmati in 4 appelli l'anno e con la seria probabilità che il numero chiuso sbarri l'accesso al biennio specialistico, il più costoso. «La nuova consapevolezza - conferma Elisa Coccia del coordinamento dei collettivi - scaturisce proprio dalle condizioni alienanti di vita e di studio e trova sbocco nella radicalità delle occupazioni, l'unico luogo per creare partecipazione». |
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