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Torino: Il 20 luglio, tre mesi fa,
by torino Thursday, Oct. 20, 2005 at 2:02 PM mail:

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Il 20 luglio, tre mesi fa, venivo arrestato insieme ad altre sei persone e condotto alle vallette, con l’accusa di devastazione e saccheggio per gli scontri della manifestazione antifascista del 18 giugno, in via Po.
Dall’8 agosto io, Sacha, Mauro, Manu, Tobia, Darco e Fabio ci ritroviamo agli arresti domiciliari e poi, in tempi diversi, ma pur sempre ai domiciliari, Enrico e Luca, e per ultimo in ordine di arresto, Roberto, ancora detenuto in carcere.
Il 3 ottobre la procura ha chiuso le indagini preliminari e in tutto gli indagati sono venti, dieci per la manifestazione antifascista, dieci per i tafferugli davanti al cpt. Per la manifestazione del 18 giugno le dieci persone sono denunciate oltre che per devastazione e saccheggio (art. 110 e 419 del codice penale), anche per manifestazione non autorizzata, danneggiamento e lesioni. Cinque agenti della polizia, per ingrassare il magro stipendio e aumentare punti carriera, si sono considerati parte lesa.
Per far quadrare bene i conti e far numero tondo, vengono inseriti con accusa di devastazione e saccheggio anche Silvio e Massimiliano, arrestati appena dopo gli scontri, si vedono aggiungere un’altra infame e assurda accusa. Così, oltre a essere stati pestati e ingrassati da venti giorni di Vallette, anche loro vengono inseriti nel circolo vizioso degli articoli 110 e 419 del c.p.
Per ora non si sa con esattezza quando sarà l’udienza che fisserà la data del processo, intanto i domiciliari continuano. Il 18 ottobre il pm prunas tola ci rifiuta la domanda per gli obblighi di firma “ritenuto che la gravità dei fatti commessi renda tuttora il pericolo di recidivanza, pericolo che può essere salvaguardato quanto meno con la misura degli arresti domiciliari”. Tutto ben orchestrato, visto che la contestazione di reati del genere, per i quali è prevista la detenzione da 8 a 15 anni, ha reso possibile questa situazione paradossale di sequestro di persona legalizzato e preventivo.
Dal 12 settembre ho ricominciato a lavorare e ogni mattino, quando di casa esco, mi viene in mente una macabra scritta che capeggiava sul lager polacco Auschwitz IL LAVORO RENDE LIBERI.
Lodovico Paletto su “La Stampa” del 21 luglio, scriveva “li incastrerebbero filmati e fotografie realizzati dalla polizia. Fotogrammi nitidi che li immortalerebbero mentre entrano nei bar di via Po oppure mentre si muovono dietro la barricata”.
Insomma le prove granitiche…quelle classiche, d’altri tempi, cavalli di battaglia dei pm laudi e tatangelo, boia di Edo e Sole, recentemente impegnati nella ricerca di altre granitiche prove, o sostanze, negli orifizi del rampollo di buona famiglia lapo.
Guardando e riguardando gli atti d’accusa video e fotografici, ci si accorge dell’enorme montatura che c’è dietro tutto questo, non ci sono materialmente immagini o fotogrammi che riprendono gli indagati durante le azioni contestate, quindi prove che non provano niente se non la partecipazione al corteo.
Prove granitiche che si spezzano con un grissino.
Prove inesistenti.
Accuse infami.
Arresti dichiaratamente mirati.
Arresti finalizzati a reprimere e minacciare le contestazioni e le azioni di protesta prima e durante i giochi olimpici.
Noi siamo ostaggi di questa repressione.
Basta pensare alla rapidità degli avvenimenti: l’accoltellamento al Barocchio, avvenuto all’alba del 12 giugno,lo sgombero dell'Osservatorio Ecologico (terzo in due mesi!) all'alba di martedi' 14 giugno, il corteo antifascista del 18 giugno, gli arresti, le denuncie e il sequestro del Fenix del 20 luglio, lo sgombero e le denuncie agli occupanti di Rrosalia e Alcova lunedì 26 di settembre. Tutto così veloce, dettagliato, preciso, come da copione. Una trama repressiva che vuole indebolire il movimento antagonista torinese e paralizzare qualsiasi azione di disturbo.
Nonostante la chiarezza del piano, il prefetto di torino sulla stampa di venerdì 14 ottobre, a seguito del tentativo di rioccupazione del Rrosalia, ha la faccia tosta di dichiarare: “nessuna strategia olimpica, non c’è un disegno generalizzato di sgombero di tutti i centri sociali (…) Si interviene a seconda delle circostanze e delle urgenze”. Quindi l’urgenza in questione, che arriva direttamente da Roma, è di fare tabula rasa dei posti occupati e le circostanze sono le olimpiadi.
Il copione. I ruoli che si invertono.
Chi devasta? Chi saccheggia?Chi sequestra?
Spero che a tutta questa farsa ci sia una fine, una fine che si chiama libertà , quella libertà ora vincolata a me come agli altri arrestati da fantomatiche sbarre casalinghe che ci trasformano in carcerieri di noi stessi, la negazione della propria vita libera di tutti i giorni.
Gli atti intimidatori e gli atti repressivi continueranno
Ben vengano ogni tipo di iniziative fantasiose e di disturbo
Con il cervello e con il cuore
La voce non deve passare in silenzio e non passerà sotto il silenzio imposto dalla repressione

Un abbraccio vicino a voi al più presto.

Yashin il purti

Liberi tutti/e




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