Un estratto dell'articolo del 9-10-2002 da Il Manifesto

Le critiche internazionali, la durissima condanna giunta da Parigi, l'imbarazzo (apparente) della Casa Bianca non lo smuovono. I comunicati della Lega araba nemmeno li legge. Ariel Sharon non ha dubbi: l'attacco a Khan Yunis (Gaza), che nella notte tra domenica e lunedì ha fatto 14 morti tra i palestinesi, è stato un «successo». Compreso il missile sparato da un elicottero contro una folla di civili nel quartiere di Al-Amal. E assicura, «ve ne saranno altre di operazioni nella Striscia di Gaza perché quella che si è appena conclusa è stata un successo. Le forze israeliane stanno facendo di tutto per contenere le azioni e gli attacchi delle organizzazioni terroristiche». Aveva detto le stesse cose a luglio, dopo che una bomba di una tonnellata uccise un capo militare di Hamas (Salah Shehadeh) ma anche 14 civili tra cui nove bambini. Il fatto che a Gaza i soldati israeliani stiano ammazzando soprattutto civili, è un dato marginale per il primo ministro che non tiene conto anche del fatto che i militanti del movimento islamico Hamas, che sarebbero stati l'obiettivo dell'attacco a Khan Yunis, sono riusciti a fuggire, come ha riferito la radio statale israeliana. «La maggior parte delle vittime erano terroristi, ma vi sono stati alcuni civili e per questo esprimo il mio rammarico», ha detto Sharon ai giornalisti incontrando il capo dello stato Moshe Katsav. Ha poi annunciato che abbrevierà il suo viaggio negli Usa. Il 16 ottobre sarà ricevuto a Washington da George Bush ma non farà tappa a New York «per tornare più presto in Israele». «E' stato evidente al mondo intero che il missile della morte a Khan Yunis è stato sparato contro una folla di bambini, donne e uomini disarmati», ha detto Rashid Abu Shabak, capo della sicurezza nella Striscia di Gaza. Sull'incursione israeliana è intervenuto anche il Commissario Onu per i diritti umani, Sergio Vieira de Mello: con un messaggio a Shimon Peres ha sollecitato un'inchiesta imparziale con riferimento alla violazione della Convenzione di Ginevra.