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[ecuador] Repressione contro costruzione della Represa Baba
by CRIC Wednesday, Nov. 23, 2005 at 9:55 PM mail:

AGGIORNAMENTO SULLA DURA REPRESSIONE DELLA PROTESTA CONTRO LA REPRESA BABA VINCES – PROV. LOS RIOS-ECUADOR

Mentre Quito é invasa da 6000 indigeni della Conaie che protestano pacificamente (e minacciano di continuare a farlo per settimane) contro il TLC, la compagnia petrolifera Occidental e in favore dell'assemblea costituente e il parlamento trema perché ha paura che veramente le mobilitazioni destituiscano tutti/e i/le deputati/e, a Los Rios accadono di nuovo fatti gravi, dopo quelli inumani dello sgombero di settembre scorso di una comunità contadina di Palenque.

In quell’occasione la polizia ha buttato giù case e scuole con bulldozer e dando fuoco laddove le macchine non potevano arrivare, senza preoccuparsi che tali edifici fossero occupati da gente indifesa. Tutto per tutelare gli interessi di una grande proprietaria terriera, che rivendica titoli di proprietà di cui dispongono però anche le famiglie contadine colpite dallo sgombero...

Bhe una volta ancora, e sempre quando la tv non c'è a denunciare quanto accade, a Los Rios la polizia usa la mano pesante...

Da martedì 15 novembre ad oggi é in corso una nuova ondata di proteste delle comunità locali di Buona Fé della provincia di Los Rios, nella regione costiera dell’Ecuador, contro la costruzione della Represa Baba.

Protesta che ha coinvolto numerose comunità locali, urbane e rurali e che é stata promossa dalla “Coordinadora para la defensa de la vida y la naturaleza de la Cuenca Baja del Rio Guyas”, un coordinamento nato nella provincia di Los Ríos e formato da organizzazioni sociali, comunità contadine, associazioni locali per i diritti umani e di cui é parte la UOCQ (Unión de Organizaciones Campesinas de Quevedo), nostra partner di progetti di sviluppo dal 1997 e che riunisce più di 500 famiglie contadine.

All’espressione di dissenso rispetto alla costruzione di questo nuovo megaprogetto, manifestazione che ha contato anche con l’attiva partecipazione del Municipio di Buona Fe e della chiesa locale, ha corrisposto una estrema violenza e militarizzazione dell’area da parte delle forze dell’ordine.

Mercoledi pomeriggio, dopo già un giorno e mezzo di mobilitazioni, mentre una delegazione composta dal sindaco e rappresentanti delle organizzazioni locali veniva trattenuta in una ambigua e sterile negoziazione a Quito con il ministero di governo, la polizia reprimeva violentemente la popolazione di Patricia Pilar.

Il bollettino é di:
-29 persone arrestate, tra cui due minori, di cui ad oggi solo tre sono state liberate;
-sgombero forzato dei blocchi stradali che la popolazione aveva organizzato come forma di protesta e di richiamo dell’opinione pubblica;
-case, chiesa e municipio di Patricia Pilar danneggiate da incursioni violente della polizia (la gente racconta che l’attacco repressivo é stato portato avanti anche via aerea e con armi da fuoco)
- varie persone ferite e intossicate, tra cui anche bambini/e e neonati
- gas lacrimogeni lanciati da terra e dall’aria, anche direttamente dentro le abitazioni dove la gente cercava di rifugiarsi, e violenza indiscriminata nelle vie del paesetto fino a che non é arrivata la televisione a filmare.

Il sindaco di Buona Fé ha denunciato che l'averli convocati in delegazione a Quito é stata una strategia per poter massacrare il "popolo di Patricia Pilar" come gli pareva e piaceva senza la presenza dei/lle dirigenti contadini e delle organizzazioni dei diritti umani.

Pare che una delle ragioni che ha provocato la rabbia della polizia sia stato il fatto che quattro poliziotti erano finiti a riparo nella Chiesa, dove il parroco si era preoccupato di rifugiarli per evitare che la gente, indignata per la dura repressione e i danni subiti da persone e beni, potesse sfogare contro di loro la propria rabbia.

Il parroco, nonostante essersi preoccupato per la incolumità dei quattro poliziotti, ha visto realizzarsi prima una violenta incursione della polizia nella chiesa, che ha causato ingenti danni ai locali e varie persone intossicate per i gas lacrimogeni che venivano lanciati anche dall’aria, e poi arrivare una denuncia per sequestro a suo carico.

Attualmente tutta la zona di Buona Fé é militarizzata, con numerosi posti di blocco e nutrite truppe sparpagliate su tutta la via Santo Domingo - Quevedo, mentre la popolazione si é dichiarata in Assemblea Permanente ed ha emesso una risoluzione pubblica in cui:

condanna la brutale aggressione da parte della polizia alla popolazione
denuncia la polizia per gli atti di violenza di fronte agli enti competenti
esige la immediata libertà dei detenuti
dichiara persone non grate il Ministro di Governo, il Sottosegretario di Governo e il Governatore della Provincia di Los Ríos e richiede al Presidente la loro immediata destituzione
sollecita l’Associazione dei Municipi dell’Ecuador – AME affinché interceda presso il Governo Nazionale per il ritiro della Polizia Nazionale da Patricia Pilar e settori limitrofi
dichiara una tregua fino alle 12 del 18 novembre in modo che il Governo Nazionale si sensibilizzi e risponda alle richieste fatte dalla popolazione
responsabilizza il Ministro di Governo e il Governatore della Provincia per qualsiasi provocazione e repressione che la forza pubblica realizzi durante la tregua e le successive manifestazioni pacifiche
si dichiara in assemblea permanente per vigilare il processo di negoziazione.

Nel frattempo il sindaco di Quevedo non ha ancora firmato l’Habeus Corpus per i detenuti, procedimento che permetterebbe la loro immediata scarcerazione senza carichi penali, nonostante lo stia promettendo da giovedì mattina. Anzi due casi sono finiti alla Fiscalia con la denuncia di sequestro!
Nonostante i grossi sforzi e la determinazione delle madri e familiari che si sono immediatamente autorganizzate per ottenere la loro libertà, gli arrestati sono ancora in carcere, molti dei quali sono giovanissimi e dalle testimonianze risultano essere tutte persone estremamente pacifiche.

Dall’altro lato sono stati emessi altri ordini di cattura contro il presidente della Junta Parroquial di Patricia Pilar e contro numerosi tra i dirigenti più esposti della protesta, che si aggiungono a quello contro il parroco.

Come CRIC abbiamo mandato una lettera, diretta alla Presidenza della Repubblica, all’Ambasciatore Italiano in Ecuador e al rappresentante della Delegazione della Commissione Europea in Ecuador, esprimendo come ONG, impegnate da anni nell’area in partenariato con organizzazioni contadine, la nostra profonda preoccupazione per la violazione dei diritti umani e della libertà di espressione e chiedendo che si verifichino immediatamente le condizioni per un dialogo costruttivo che riconosca la attiva partecipazione delle comunità locali nelle decisioni che riguardano lo sviluppo locale.

Da parte sua, la gente di Buona Fé, visi contratti dalla stanchezza e dallo shock per tutto quanto é accaduto, continua a dichiarare la volontà pacifica di manifestare il proprio dissenso e continua a rivendicare il proprio diritto ad essere consultata e a partecipare alle decisioni che hanno dirette conseguenze sulle proprie condizioni di vita.

Quale sarà la risposta del governo?

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