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http://italy.indymedia.org/news/2005/11/929704.php Invia anche i commenti.

LA CULTURA FA PAURA
by autorganizzati dello spettacolo Thursday, Nov. 24, 2005 at 4:28 PM mail:

Finanziaria 2006. Ora raccontiamo cos’è il Fus, tra un po’ dovremo spiegare cos’era il teatro.

La finanziaria presentata dal Governo per l’anno 2006 prevede tagli drastici a tutto lo stato sociale.
Nonostante la marea montante di proteste e di dissensi cercano di placarci proponendo una riduzione del taglio al Fondo unico per lo Spettacolo dal 40% al 20%! Come temevamo!
Invece di reperire nuove risorse per la cultura, come già promesso più volte, stiamo per assistere ad un ulteriore saccheggio del FUS.
Questo metterà in seria crisi tutti i settori dello spettacolo; tutte le realtà, dalle più piccole alle più grandi sono ora minacciate di riduzione, chiusura o addirittura scomparsa.
A differenza di molti altri paesi europei, dove il contributo alla cultura è stanziato con una percentuale fissa del PIL, in Italia abbiamo una tra le percentuali di investimento sulla cultura più basse tra i maggiori paesi d’Europa (0,13).
Senza soldi pubblici la cultura rischia di svalutarsi sempre di più: stagioni teatrali sempre più spoglie, teatri usati dalla moda per sfilate o dalla pubblicità e dalla televisione come location d’eccellenza, canalizzazione delle risorse solo per grandi eventi, giornate uniche che non lasciano alla città neanche un segno, appiattimento delle arti a modelli produttivi aziendali e alla legge del profitto.
Ci aspetta un futuro di svilimento generale sia come lavoratori e come spettatori, con sempre meno scelta e adeguamento ai modelli mediatico-commerciali imperanti.


E dopo il FUS?

Cari spettatori milanesi, quando andate a teatro o al cinema o a un concerto, quelli che vedete sul palco o dietro le quinte non sono extraterrestri che campano d’aria. Stare sopra o dietro quel palco è il loro lavoro e per questo, come tutti, sperano di essere pagati, e di questo, come tutti, sperano di poter vivere. Il numero incredibile di contratti che regolano (si fa per dire) le prestazioni lavorative nello spettacolo determinano una frammentazione tale da rendere la precarietà certa e generalizzata.



La tutela del FUS significa quindi pura sopravvivenza da cui poter ripartire e ridiscutere radicalmente i doveri delle istituzioni nei confronti dei lavoratori, dei disoccupati e del pubblico per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale, del suo rinnovamento originale e della sua fruizione.
La nostra non è una semplice partecipazione allo sciopero generale del 25 novembre: da questo appuntamento prendiamo lo slancio per cominciare un percorso che vuole essere propositivo e rivendicativo, di costruzione di relazioni, di scambio di informazioni virali su tutti gli aspetti concernenti la precarizzazione della Cultura e la cultura della precarizzazione. Per invertire a nostro favore tutto quello che saccheggia le nostre vite e svilisce le nostre intelligenze.

La situazione in cui ci troviamo è grave e le responsabilità devono essere chiaramente cercate in chi, intellettuali ed artisti, burocrati e politici, in questi anni ha taciuto, per convenienza o debolezza. Perché la Cultura, quella vera, quella che nasce dalle strade, dalle genti e dai loro sentimenti, non si fa tagliare ma pervade il sociale, lo contamina, se ne nutre e con le sue passioni disseta intelligenze e i pensieri del domani.
La cultura che si fa tagliare è debole perché compromessa.
Invitiamo gli spiriti liberi ma anche gli indecisi, coloro che fino a ieri sono stati a guardare o che si sono battuti fino allo stremo delle proprie forze per far sì che tutto ciò non accadesse, a contattarci.
E’ solo l’inizio. La fine deve essere ancora scritta.
Facciamolo noi.

Autorganizzati dello spettacolo.
(trasfor/misti e miste della cultura, moda e comunicazione)

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