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[Droghe] Conf. di Palermo: resoconto II giornata
by Da Aduc Tuesday, Dec. 06, 2005 at 10:54 PM mail:

Italia. La Conferenza di Palermo, la seconda giornata


Rilanciare interventi strategici contro le tossicodipendenze, intervenendo su famiglie, scuola, istituzioni e servizi. Lo ha sottolineato l'assessore alle politiche sociali della Regione Veneto Antonio De Poli, intervenendo a nome delle Regioni a Palermo, alla quarta Conferenza governativa sulle dipendenze.
De Poli ha lanciato un allarme "sulla diffusione 'devastante' delle sostanze stupefacenti (trend in crescita costante, secondo i dati parlamentari 2005, con coinvolgimento sempre maggiore sia delle fasce giovanili ma anche di persone oltre i 35 anni) e su una cultura che le considera ormai quasi 'normali' e 'divertimenti' mentre invece finiscono per rovinare nel corpo, nella psiche e nell'anima intere generazioni di giovani e di adulti". "E' un aspetto totalmente negativo della nostra societa' e della nostra cultura e vanno rilanciati interventi strategici per combatterlo. Bisogna intervenire in modo diverso sulle famiglie, nella scuola, nelle istituzioni, nei servizi. Permane un'immagine del consumo di droga e del 'tossico' che e' completamente sorpassata dalla realta'. La droga oggi non e' piu' quello che ci faceva vedere la 'pubblicita' progresso' degli anni '70 dove c'erano la siringa e l'eroina. Bisogna allora intervenire su cio' che i giovani e gli adulti fanno il sabato sera o in altri momenti e occasioni quando si consumano cocaina o cocktail di pasticche e alcol". L'assessore De Poli ha denunciato che le droghe eccitanti hanno raggiunto picchi di consumo elevatissimi e portano (soprattutto tra i giovani) nuovi problemi legati a patologie psichiatriche ma anche all'aids e alle epatiti che non sono certo scomparse. De Poli, inoltre, ha fatto presente che c'e' la necessita' di una profonda riorganizzazione dell'intero sistema delle dipendenze che non corrisponde piu' ai bisogni della popolazione. Vanno date risposte agli eroinomani (in Italia ce ne sono 120 mila circa) ma il Sert e le comunita' vanno organizzate con nuovi approcci e strutture speciali per le nuove droghe e l'alcol . E' stato ribadito, inoltre, il "No" alla normalizzazione dell'uso di sostanze. L'assessore veneto e' stato incaricato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni di fare da portavoce delle Regioni in quanto responsabile del Coordinamento interregionale degli Assessori alle politiche sociali, e ha espresso una posizione fortemente preoccupata delle Regioni italiane "che, purtroppo devono lamentare di non essere state coinvolte nella promozione e organizzazione di questo importante evento, pur essendo le Regioni i principali enti territoriali di riferimento per quanto riguarda la programmazione e la gestione delle risorse e degli interventi in materia di dipendenze. Siamo presenti - ha aggiunto - per dovere e senso di responsabilita' istituzionali. Affermiamo che la titolarita' della conferenza e' delle Regioni assieme al governo". De Poli ha ricordato che le Regioni hanno espresso parere negativo sulla bozza di Piano nazionale di interventi sull'uso di sostanze considerato un documento non emendabile e che va riscritto seguendo le procedure per regolare i rapporti tra Stato, Regioni ed Enti Locali. Anche per quanto riguarda il disegno di legge di revisione del DPR 309/90, la posizione delle Regioni espressa da De Poli nel suo intervento e' stata negativa. "Il disegno di legge - ha detto - non ha tenuto conto ne' dell'evoluzione della normativa, sia generale in materia sociosanitaria e soprattutto di tossicodipendenze e alcoldipendenza avvenuta dal 1990, ne' delle norme e delle competenze regionali che dovrebbero oramai essere acquisite non solo sulla carta legislativa ma anche nella pratica istituzionale di tutti i giorni". Tra le proposte formulate dall'Assessore veneto, trasferire il fondo nazionale di lotta alla droga alle Regioni; rilanciare un "patto" sociale e culturale tra servizi, enti locali, universita', forze politiche, istituzioni in un programma nazionale contro l'uso di qualsiasi sostanza stupefacente; realizzare politiche di comunicazione e informazione di responsabilizzazione sociale e individuale; realizzare una nuova organizzazione dei servizi puntando alla pari dignita' tra pubblico e privato sociale ma anche a una pari responsabilita' e a una nuova formazione e all'attivazione dei sistemi di accreditamento; sostenere le famiglie informandole dei danni provocati dalle cosiddette "nuove droghe" e a proporre ai figli un messaggio educativo non permissivista. Si ricorda che, nel Veneto, sono circa 13 mila gli utenti tossicodipendenti (soprattutto per eroina) in carico ai Sert di cui oltre 1900 ospitati in comunita' terapeutiche; nei servizi pubblici, inoltre, sono presi in carico circa 7 mila utenti alcoldipendenti.

Le indagini dei centri specializzati
In Italia ci sono gia' centri dedicati specificatamente al trattamento dei cocainomani: lo rende noto la Fict (federazione italiana comunita' terapeutiche), che ha realizzato una prima indagine conoscitiva, sul fenomeno della cocaina, all'interno della sua rete. Attualmente i centri della Fict dedicati sono una dozzina, su circa 600 presenti in tutta Italia. Dal 2003 ad oggi -secondo i risultati dell'indagine- 503 persone (421 maschi e 82 femmine) hanno contattato le strutture della Fict per problemi connessi al consumo di cocaina. La maggioranza con problemi di poliabuso, cioe' cocaina insieme ad altre sostanze (273), mentre 142 cocainomani puri. Di questi 503, 163 erano inviati dai Sert, 106 da associazioni e reti di volontariato, e ben 188 si sono presentate spontaneamente. Da un po' di tempo, tra l'altro, la Fict ha messo in rete un sito (http://www.drogaonline.it) e un numero di cellulare, che per ora e' attivo solo in provincia di Reggio Emilia, per ottenere informazioni. Circa 328 le persone che, dopo il primo contatto, hanno deciso di proseguire nel trattamento: quest'ultimo, hanno spiegato, puo essere di tipo psicoterapeutico, oppure farmacologco (con ansiolitici o antidepressivi, non esiste ancora un farmaco antagonista della cocaina). La maggior parte (228) ha scelto un percorso terapeutico di tipo ambulatoriale, 82 di tipo semiresidenziale e solo 28 hanno deciso di andare in comunita'.

L'appello dall'Unodc
"Invito i governi a lavorare sui fattori di rischio e di protezione, fornendo ai giovani informazioni chiare e ben fondate sui rischi di esposizione alla droga. E' estremamente importante". E' la raccomandazione del direttore esecutivo dell'Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine), Antonio Maria Costa. Intervenendo a una delle sessioni dei lavori della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, in corso a Palermo, Costa ha citato la Relazione al Parlamento sull'andamento del fenomeno delle tossicodipendenze, dal quale emerge che "l'uso della cannabis tra coloro che hanno una fondata percezione del rischio e' dell'11% circa, mentre la percentuale di uso sale al 53% quando si considerano coloro che sono meno consapevoli dei rischi". "Un rapporto di uno a 5 e questo si applica a tutte le sostanze: per la cocaina il rapporto e' di uno a 8 via dicendo per le altre sostanze". Occorre, quindi, ha ribadito Costa, "essere chiari sui rischi reali per la salute e sulle conseguenze mentali dell'uso delle droghe e abolire la falsa nozione di droghe leggere: ve lo dice uno dei 'figli dei fiori ' di Berkeley degli anni '70".
Costa ha esortato poi a "migliorare la qualita' dei servizi per il trattamento dei tossicodipendenti", offrendo "servizi specialistici con competenze e modalita' cliniche scientificamente riconosciute" e "protocolli diagnostici e interventi clinici seri e differenziati in relazione al tipo di pazienti". Ha anche sottolineato la necessita' di una formazione dei professionisti dei servizi per le tossicodipendenze, alla quale "bisogna dedicare maggiori risorse".
Servono infine, secondo il direttore dell'Unodc, "misure di controllo piu' pronunciate che in passato". In diversi Paesi, ha riferito, sono entrate in vigore misure per verificare l'assunzione di droga sul lavoro, e sono anche in aumento i test anti-droga per chi guida, "poiche' i dati confermano che la droga e' fattore di incidenti stradali". Nell'area d Milano, ha spiegato, nel 2003 il 39% dei morti per incidenti stradali aveva livelli di alcol oltre i limiti e il 29% aveva consumato droga, per lo piu' cocaina; oltre la meta' delle morti sono state attribuite a poliassunzione di droga e alcol.

Il patto scuola-famiglia, la proposta del ministero dell'Istruzione
"Il problema della droga si vince con una forte prevenzione, e per farlo occorre un nuovo patto tra famiglia e scuola che aiuti i ragazzi a superare il disagio": ne e' convinta Letizia Moratti, ministro dell'istruzione, che oggi ha illustrato in una conferenza stampa a Palermo, nell'ambito della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, le iniziative del ministero dell'Istruzione in questo settore. Partendo dal dato allarmante dei consumi, che vede in Italia "500 mila famiglie con problemi di droga in casa" e "almeno il 23% dei ragazzi tra 15 e 18 anni che fuma spinelli" e "400 mila che usano eroina", Moratti ha detto che "spesso gli adulti non sanno ascoltare i giovani, le loro angosce e insicurezze". Sta alla famiglia e alla scuola, ha spiegato, "intercettare queste difficolta' per aiutare i ragazzi a superarle". Il Ministero, ha spiegato Moratti, ha cercato di dare "risposte strutturali", ad esempio "rafforzando il raccordo scuola-famiglia" attraverso la creazione di "forum di genitori", l'orientamento e "il potenziamento, attraverso tutto il percorso scolastico, dell'attenzione a tutto cio' che attiene alla sfera dei valori". Il Ministero ha poi attuato una serie di iniziative specifiche di informazione, tra cui format teatrali presentati agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, con 150 rappresentazioni che hanno coinvolto 30 mila studenti. Un'altra iniziativa e' la campagna "Missione salute", che ha raggiunto un milione e 200 mila studenti del biennio della scuola secondaria di secondo grado, per informarli sui rischi legati all'assunzione di droghe. Ancora, il concorso nazionale "Io voglio esserci. E tu?", in collaborazione con Giffoni Film Festival, che ha visto oltre 500 classi elaborare spot contro la droga. Altro progetto importante, ha sottolineato il ministro, e' quello del mentoring, che vede gli studenti affiancati da un mentore-amico che lo aiuta a prevenire il disagio. C'e' poi un progetto specifico, il programma "Formazione famiglie", realizzato in collaborazione con il Dipartimento antidroga, che prevede interventi formativi rivolti sia ai genitori sia agli studenti, per "migliorare le capacita' relazionali, i comportamenti e l'organizzazione familiare, il tutto in funzione preventiva.

Le richieste delle piccole associazioni
Il Gruppo Valdinievole -Associazione Famiglie lotta alla droga di Montecatini Terme- che fa parte della Consulta nazionale del Dipartimento antidroga e presente a Palermo alla Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, chiede che il governo istituisca un fondo nazionale per supportare le comunita' medio-piccole, che versano in grandi difficolta' economiche. Le piccole strutture per il recupero dei tossicodipendenti, denuncia il fondatore del Gruppo, Giovanni Moschini, "da anni con molteplici difficolta' riescono comunque a dare risposte concrete al problema. Sarebbe un fallimento per tutta la societa', i politici e tutti coloro che lavorano nel settore se esperienze come la nostra dovessero chiudere".

I cortei degli studenti
Guidati dalle bandiere rosse di Rifondazione comunista e Sinistra giovanile, dietro il lenzuolo giallo con la scritta "Contro il proibizionismo, contro la mafia", circa mille studenti hanno invaso il centro storico al ritmo di musica rock, reggae e ska, mixata dai loro compagni "deejay" da una console montata su un camioncino. "Siamo qui perche' dire no al proibizionismo vuol dire dire no alla mafia", dice Andrea del liceo Vittorio Emanuele II. Gli fa eco un altro studente dell'Itc Crispi, "se legalizziamo la droga leggera -dice Alessandro- possiamo togliere grandi fette di guadagno alle associazioni criminali". Un piccolo gruppo dei Giovani Comunisti e' sceso da Roma "per partecipare a una manifestazione in cui crediamo molto. Questo governo non fa altro che cancellare a poco a poco i nostri diritti. Il proibizionismo non risolve i problemi, ma li moltiplica". La principale richiesta del corteo e' la legalizzazione delle droghe leggere. "Se non vogliamo alimentare le organizzazioni criminali nel narcotraffico -dice Giusto Catania, europarlamentare del Prc- come ha fatto Antonio Maria Costa, direttore dell'ufficio Onu contro la droga, dobbiamo rendere legale il consumo delle droghe leggere e evitare qualsiasi forma di proibizionismo. La tabella unica del Governo, che equipara la marjuana alla cocaina e' pura follia".
Nel pomeriggio un presidio-fiaccolata di Azione Giovani e Azione Universitaria in piazza Indipendenza in difesa della vita contro tutte le droghe, per chiedere una rapida approvazione del Ddl sulla droga, con il presidente nazionale di Azione Giovani Giorgia Meloni.
A Roma un gruppo di studenti del movimento di massa antiproibizionista e comitato studentesco dell'Universita' La Sapienza di Roma, questa mattina ha inscenato una protesta sotto il Ministero della Salute. Gli slogan: "Mandiamo in fumo la legge Fini sulle droghe" e "giu' le mani dai consultori per difendere la legge 194". "Siamo qui per contestare l'atteggiamento repressivo del Governo e contro la criminalizzazione del consumo e in favore dell'uso terapeutico di alcune droghe", hanno spiegato i ragazzi, circa una cinquantina, appoggiando anche la difesa della legge 194 e dei consultori.

La svolta liberticida preparata dal Governo
"Nel silenzio e nel disinteresse generale, il governo si prepara ad una svolta dissennata e liberticida" sulle droghe. Lo afferma Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani. "Insisto (e nessuno mi smentisce): con la legge-stralcio, bastera' il possesso di 7-8 spinelli per finire in carcere. Insomma, qui saranno considerati 'spacciatori' quelli che saranno trovati con 2-3 grammi di cannabis. Nella Russia di Putin ne occorrono ben 20, a New York 28, a Berlino e in Canada 15: in altre parole, l'Italia continuera' ad essere il paradiso delle mafie ma diverra' un inferno dei piccoli consumatori". "Una legge debole con i forti (cioe' con le grandi organizzazioni criminali, che ringraziano...) e forte con i deboli. Per questo lancio un appello ai genitori, ai quali potra' dispiacere, magari, che loro figlio si faccia una canna, ma che non credo desiderino la galera per questo: e invece si rischia, per il solo fatto che i figli abbiano qualche spinello, la perquisizione all'alba, l'arresto del ragazzo, il processo penale e la condanna. Tutto cio' e' semplicemente assurdo".
"Sono due gli interventi che pensiamo siano indispensabili: a livello nazionale mettere nel cassetto il ddl sino alla prossima legislatura; a livello internazionale si deve invece riconoscere il fallimento della politica dell'Onu e cominciare a pensare a nuove strategie meno proibizioniste", ha ribadito Capezzone nel corso di una conferenza stampa a Palazzo dei Normanni. "In quest'ambito il Governo italiano potrebbe richiedere all'organismo internazionale il monitoraggio del consumo di droga a livello mondiale per tornare a discutere con dati piu' certi". "Lo stralcio Giovanardi e' una legge liberticida. Non si puo' finire in carcere per il consumo di sette-otto spinelli".
"Capisco che chi e' contrario al ddl di Giovanardi ne chieda il rinvio, ma per tutto il centrodestra e' importante che la legge sia approvata al piu' presto. E' una delle grandi riforme e se non passasse entro la fine della legislatura ci potrebbe essere una spaccatura nella coalizione, per noi questo ddl e' di prioritaria importanza". E' la risposta di Maurizio Gasparri (An). "Possiamo discutere sui parametri del tetto stabilito per il principio attivo che puo' essere detenuto, ma di sicuro dobbiamo eliminare il vuoto normativo che e' stato presente sino ad oggi". "Bisogna porre la fiducia sull'approvazione del ddl Giovanardi, perche' e' una questione di fondo del Governo. (...) Speriamo che il ddl possa essere approvato entro gennaio-febbraio". Inoltre l'esponente di Alleanza Nazionale ha aggiunto come "In Afghanistan si deve arginare il narcotraffico cosi' come si combatte il terrorismo". "Nonostante l'ingente presenza di militari di tutto il mondo in quel Paese, si continuano ad ignorare le coltivazioni di oppio. L'Afghanistan, infatti, produce l'80% dell'oppio mondiale e dobbiamo fare qualcosa per risolvere questo problema".
"Lo stralcio del Ddl Fini sulle droghe che si vorrebbe approvare, verosimilmente a colpi di fiducia, prima della fine della legislatura, e' un raccapricciante mix di proibizionismo, repressione e business", ad affermarlo e' Mauro Bulgarelli dei Verdi. "Gli articoli che si vorrebbero far approvare contengono il succo, nefasto, della legge: fino a 20 anni di carcere per il possesso di qualche spinello, incremento a dismisura del business delle comunita' di recupero, equiparazione di droghe leggere e droghe pesanti". "Inutile sottolineare a quali esiti catastrofici potrebbe dare luogo l'applicazione di tale legge in associazione con la famigerata ex-Cirielli. Sarebbe pertanto gravissimo se per fini elettoralistici si arrivasse all'approvazione in dirittura d'arrivo di una legge pervasa di ideologia autoritaria, il cui rilancio serve solo a supportare l'offensiva oscurantista inaugurata con gli attacchi alla 194". "Da parte nostra qualora lo stralcio giungesse effettivamente in aula, dovremo mettere in campo tutte le misure possibili per contrastarlo, perché e' inammissibile che un tema cosi' complesso come quello delle droghe non passi attraverso una approfondita discussione parlamentare e senza il parere degli operatori".
"E' una pessima provocazione", cosi' il coordinatore dei Verdi Paolo Cento giudica la proposta di Gasparri che torna a parlare di fiducia sul Ddl Fini. "Mi sembra ancora piu' chiaro proprio grazie alla inutile conferenza governativa di Palermo, che le proposte avanzate dal leader di An piacciono solo al suo partito, al ministro Giovanardi e a qualche altro pasdaran della repressione contro i tossicodipendenti". "Il mondo del volontariato, quello scientifico, il mondo politico e quello associativo, non sostengono le politiche sulle tossicodipendenze centrate sull'intolleranza e la demagogia: dunque e' particolarmente odioso sentire che qualcuno vorrebbe imporle a colpi di fiducia".

La bufala della chiusura dei coffee shop olandesi
I coffee shop olandesi i negozi dove da almeno 15 anni vengono vendute e consumate legalmente le droghe derivate dalla Cannabis, verranno chiusi in tempi stretti: lo ha deciso il governo olandese, secondo quanto ha riferito stamani Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazione Unite contro la droga e il crimine (Unodc), aggiungendo che ora l'attenzione e' puntata sugli smart shop. Gia' ieri il ministro della giustizia, Roberto Castelli, aveva accennato alla decisione del governo olandese, costretto a uniformarsi a una deliberazione presa dall'Unione Europea nel corso del semestre di presidenza italiana. I coffee shop, ha spiegato Costa, "violavano le convenzioni internazionali; il rifornimento della merce, inoltre, avveniva attraverso canali illegali". Ora l'attenzione degli organismi internazionali e dei singoli Paesi si sta appuntando, ha riferito il direttore dell'Unodc, sui cosiddetti smart shop, quei negozi cioe' che vendono prodotti di erboristeria che possano talvolta sconfinare in sostanze farmacologiche, come ad esempio la 'salvia divinorum' un farmaco psicotropo ad effetto allucinogeno.
Gia' da tempo, ha riferito Costa, in Olanda si era registrata una consistente diminuzione del numero di coffee shop, che dai circa 1.700 dei "tempi d'oro" sono scesi a circa 700. Anche la quantita' massima di cannabis vendibile legalmente in questi caffe' e' scesa da 5 a 3 grammi. Molti gestori di coffee shop, ha riferito sempre Costa, cominciano a considerare l'affare antieconomico, in quanto molta gente preferisce rifornirsi sul mercato illegale perche' i prezzi sono piu' bassi. Anche altri Paesi europei come la Svezia, ha riferito il direttore dell'Unodc, hanno fatto o stanno facendo un'inversione di tendenza rispetto alle politiche sulla droga. Ora, quindi, l'attenzione si sta concentrando sugli smart shop, ma anche sulla vendita di sostanze stupefacenti via Internet, talvolta "mascherate" da un volto innocuo, come ad esempio alcuni te' alle foglie di coca non cocainizzate. Un mercato, secondo Gilberto Giarre, responsabile dell'Osservatorio nazionale sulle tossicodipendenze, che sta assumento proporzioni sempre piu' preoccupanti: "Negli Stati Uniti la vendita via on line ha forse superato il mercato tradizionale di vendita delle droghe". Governi e organismi internazionali stanno quindi studiando forme di controllo piu' efficaci contro questo nuovo "nemico", come ad esempio un accordo con i gestori di carte di credito, che potrebbe aiutare a individuare i canali, ma che pone problemi di conflitto con la legislazione sulla privacy.
"Non c'e' alcuna discussione parlamentare ma solo la dichiarazione di un ministro che non ha presentato atti formali in merito alla chiusura dei coffee shop in Olanda. Quei locali non chiuderanno". Lo dice l'eurodeputato di Prc, Giusto Catania, ribattendo alle dichiarazioni di Costa. "La maggioranza del Parlamento olandese e l'opinione pubblica hanno invitato quel ministro ad abbandonare questo folle tentativo. Il dibattito olandese in questo momento verte sulla proposta del sindaco democristiano di Maastricht che ha proposto di legalizzare l'accaparramento delle sostanze da vendere nei coffe shop". "Costa invece di contrastare il narcotraffico internazionale continua a raccontare frottole sugli effetti positivi della 'war on drugs' e adesso aggiunge pure le fandonie che riguarderebbero l'Olanda".
Ma quale chiusura, e' una bufala!. Commenta cosi' Franco Corleone, presidente dell'associazione Forum droghe, la notizia secondo cui ormai i coffee shop olandesi sarebbero a un passo dalla chiusura. E aggiunge che - si sa - "l'Olanda e' odiata dalla narcoburocrazia che vive sulla pelle dei tossicodipendenti" Intanto, secondo Corleone, non e' credibile la fonte. "Costa - afferma - non sa nulla di droghe, e' stato paracadutato in un incarico per il quale e' inadeguato, e' riuscito in un'impresa impossibile: far rimpiangere Pino Arlacchi, ed e' specialista in bufale. La prima e' stata quando ha detto che non esiste piu' differenziazione tra marjuana, eroina e cocaina, poi ha proseguito proponendo di fare in Italia test su urina e capelli degli studenti (un suggerimento che anche il ministro dell'Istruzione Moratti ha definito inaccettabile). Questo e' il personaggio". Quanto alla notizia della probabile chiusura dei coffee shop, Corleone ha puntualizzato prima di tutto che l'Olanda "e' odiata dalla narcoburocrazia che vive sulla pelle dei tossicodipendenti". Entrando nello specifico della notizia, Corleone ha spiegato che in Olanda c'e' si' un dibattito in corso, ma sulla proposta di legalizzare la produzione di marjuana per i coffee shop che e' cosa ben diversa. Certamente in questo momento il Governo di centro-destra sta esercitando pressioni su alcuni coffee shop, ma da qui a parlare di chiusura generalizzata ce ne passa...".
Il governo olandese per i coffe shops ha adottato "restrizioni e limitazioni" che li stanno portando alla "progressiva chiusura". Ha poi precisato Antonio Maria Costa, esprimendo "il suo profondo apprezzamento per gli sforzi che il Governo olandese ha compiuto, adottando restrizioni e limitazioni in merito alla gestione di coffe shops. I crescenti vincoli - spiega Costa - stanno portando infatti alla progressiva chiusura degli stessi. Il rifornimento della merce, inoltre, avviene anche attraverso canali illegali".
"I coffee shop olandesi non chiuderanno", ha detto all'Ansa Loek ten Hagen, secondo segretario dell'ambasciata d'Olanda, mettendo un punto alla vicenda.

http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=14191

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