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[via Lecco] Lettera del Sindaco ai Milanesi
by Gabriele Albertini Tuesday, Jan. 10, 2006 at 3:28 PM mail:

Lettera ai Milanesi su via Lecco

[via Lecco] Lettera ...
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Il caso di via Lecco

Cari milanesi,

sui rifugiati di via Lecco non mi sono defilato, come dice qualcuno. Ho invece lavorato in silenzio, evitando di aggiungere la mia voce alle polemiche stonate dei giorni scorsi. Ora che pare stia prevalendo la ragionevolezza, consentitemi di dire cosa penso.

So di interpretare il pensiero di molti di voi. Anche dei tanti - italiani e stranieri regolari – in lista d’attesa per una casa.

La verità è una sfida per chiunque non abbia serenità di giudizio: e la verità è che i rifugiati di via Lecco, strumentalizzati dai centri sociali e da agitatori che non vogliono il loro bene, avevano respinto tutte le proposte che l’amministrazione aveva avanzato da subito per alleviare il loro disagio.

Innanzitutto facciamo chiarezza sullo status delle persone di cui parliamo: 15 sono rifugiati, 15 richiedenti asilo e 231 clandestini ma dotati di permesso di soggiorno provvisorio per motivi umanitari, perché provenienti da paesi di guerra.

Sono stati abilmente subornati, illusi che comportandosi con intransigenza verso qualunque soluzione offerta, avrebbero potuto ottenere una casa, magari gratis e scavalcando le migliaia di famiglie milanesi che sono in lista d’attesa per avere un alloggio dell’Aler o del Comune.

Dunque, per ragioni propagandistiche ed elettoralistiche, con cinismo rivoltante si è approfittato del disagio e del dolore di queste persone. E si è compiuta un’azione di grave scorrettezza nei confronti dei milanesi e degli stranieri bisognosi di una casa.

Gli attori di questa operazione da sciacalli? I già citati centri sociali, che usano chi capita per creare conflitti e occupare strutture ed edifici pubblici e privati. Ma anche, incredibilmente, alcuni aspiranti candidati del centrosinistra che cercano di farsi propaganda in questo modo. Dario Fo teneva comizi in via Lecco e si comportava come se fosse il portavoce degli africani.

E che dire, infine, del gesto teatrale compiuto, questa volta, da un rappresentante delle istituzioni, il presidente della Provincia Penati? Ci sono rimasto molto male, ve lo confesso.

Invece va dato atto al neoprefetto Lombardi di aver operato con fermezza, moderazione, saggezza, equilibrio e amore per le istituzioni, consentendo di porre fine a una situazione di illegalità che la città non poteva più tollerare.

Come ho già avuto occasione di dire, ciò che è stato offerto agli immigrati era un’ampia gamma di dignitosissime sistemazioni abitative, condivise dalle associazioni. Sgombriamo il campo da un equivoco grottesco: nessuno voleva chiudere gli stranieri in barattoli di latta: i containers che accolgono anche le vittime italiane di calamità naturali sono casette prefabbricate, riscaldate e dotate di servizi. Sono strutture gestite dalla protezione civile che, quantunque provvisorie, non sono soluzioni prive di umanità, come qualcuno ha tentato di far livorosamente credere.

Noi comunque abbiamo messo a disposizione, fra l’altro:

1 - 70 posti per donne e bambini al centro di accoglienza di via Sammartini 75, gestito dalla Croce Rossa;
2 - 130 posti al centro di accoglienza di via di Breme;
3 - 60 posti al centro di accoglienza di via Anfossi;
4 - altri 60 posti al centro di accoglienza di via Pucci;
5 - 70 posti nei ricoveri notturni di viale Ortles.

Inoltre erano disponibili altri 25 posti nei centri di accoglienza di Legnano e altri 30 in appartamenti nel comune di Gallarate, con fruibilità di una piscina.

Complessivamente abbiamo offerto quasi 500 posti, una disponibilità che permetteva anche di distribuire la presenza tenendo conto delle diverse etnie.

Ma, come dicevo, tutte le nostre proposte sono state respinte. Frastornati e illusi dai loro manipolatori, gli africani hanno preferito la strada e il sagrato del Duomo al tetto da noi immediatamente offerto.

Lo sgombero è stato effettuato con efficienza e rispetto: nessuno si è fatto male. Dopo una notte di protesta in strada, gli stranieri hanno accettato di spostarsi nella sede della Protezione civile in via Barzaghi e da lì 56 uomini hanno acconsentito al trasferimento nella struttura di accoglienza in via Di Breme. Gli altri hanno continuato a rifiutare ogni offerta, perché dicevano di voler restare insieme. Un’altra pretesa incomprensibile se si esclude la finalità strumentale.

A questo punto il Presidente della Provincia ha proposto di ospitare gli immigrati in una scuola di via Saponaro, al Gratosoglio. Peccato che quell’edificio sia di proprietà del Comune che lo ha dato in uso alla Provincia solo perché lo utilizzi come scuola e non per adibirlo a residence.

Ed ecco dunque il colpo di teatro: gli immigrati nell’aula del consiglio provinciale. Una decisione senza precedenti, come se quel luogo istituzionale fosse una proprietà personale del Presidente della Provincia e ne potesse fare un uso discrezionale.

Per fortuna, dopo il bivacco sul sagrato del Duomo, come sapete, gli stranieri hanno finalmente accettato le soluzioni di accoglienza proposte dal Comune, approvate anche dall’UNHCR. In una lettera inviata al Presidente della Provincia e a me il 30 dicembre scorso, infatti, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso il proprio "apprezzamento per aver trovato una soluzione concordata e condivisa con il gruppo".

Infine al Presidente della Provincia mi permetto di suggerire di comportarsi come il suo compagno di partito Cofferati, sindaco di Bologna, che ha dichiarato lotta aperta contro l’illegalità.

In caso contrario la città penserà che la sinistra adotti pesi e misure diverse, anche nel dare un significato alla parola legalità. Quale legalità per Milano?

il Vostro Amministratore di Condominio
Gabriele Albertini

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