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OPERAI ZANON ARGENTINA
by OP. Tuesday, Jan. 17, 2006 at 10:25 PM mail:

Domande e risposte, da un incontro fra un rappresentante operaio della Zanon e alcuni operai dell’Associazione delle fabbriche di Milano

10 OPERAI CONTRO
DICEMBRE 2005 - n° 118
ZANON, NEUQUÉN, ARGENTINA
LA CRISI
Domande e risposte, da un incontro fra un rappresentante operaio della Zanon e alcuni operai dell’Associazione delle fabbriche di Milano Martedì, 15 novembre 2005, presso la
sede dell’ASLO, si sono incontrati un rappresentante
operaio della fabbrica argentina Zanon e alcuni operai dell’ASLO in rappresentanza di alcune tra le più importanti fabbriche della zona.

Dopo una breve presentazione, il compagno
della Zanon ha incominciato la relazione
sull’esperienza che gli operai di
quella fabbrica stanno conducendo. Il quadro
che ha incominciato a descrivere, è il
tentativo di chiusura della fabbrica da parte
del padrone e la successiva occupazione
della stessa da parte degli operai. con
la conseguente decisione di proseguire la
produzione sotto il controllo operaio.
Ecco la breve sintesi della storia della
fabbrica:
La Zanon è una fabbrica argentina della
zona di Neuquén in Patagonia che produce
ceramica, e nella fattispecie piastrelle
ceramiche di varie dimensioni. Nel 2001,
il proprietario Luis Zanon decise di portare
la fabbrica verso il fallimento e la successiva
chiusura. Gli operai della fabbrica
a quel punto, davanti alla prospettiva di
rimanere senza lavoro decisero: prima di
presidiare per ben cinque mesi lo stabilimento
per evitare che il padrone si vendesse
il macchinario, e poi successivamente
di occupare la fabbrica e di riavviare la
produzione autonomamente.
Numerose sono state le domande che gli
operai hanno posto al compagno argentino,
e il dibattito che ne è scaturito è stato
importante, per la serie di quesiti anche
teorici oltreché pratici che quest’esperienza
sta ponendo e porrà non solo agli operai
argentini, ma agli operai di tutto il mondo.
Gli operai presenti hanno incominciato
a porre queste domande al compagno argentino:
1. Quando avete incominciato la produzione,
con che soldi vi pagavate i salari?
2. Tutti i lavoratori hanno aderito alla vostra
lotta e all’iniziativa di continuare la
produzione senza padrone?
3. I salari sono tutti uguali o c’è una differenza
tra operai e operai e tra operai ed
impiegati?
4. Come avete risolto il problema della
gerarchia di fabbrica?
5. Esiste una rotazione nel lavoro tra varie
mansioni?
6. L’intercambiabilità tra le mansioni
comprende il fatto che gli impiegati fanno
gli operai e gli operai fanno gli impiegati?
7. L’intercambiabilità tra le mansioni significa
che tutti vanno in produzione?
8. Esiste un comitato di gestione, e chi è
che prende tutte le decisioni?
9. Chi decide quanta produzione fare?
10 La fabbrica produce utili?
11. Di questi utili cosa ne fate?
12. La giornata lavorativa e la settimana
lavorativa sono state ridotte?
13. Il salario è come prima?
14. E’ stato aumentato o è stato diminuito?
15. Avete assunto nuovo personale?
16. Il governo centrale o quello locale
vi ha aiutato o vi sta aiutando?
17. Il sindacato esterno vi ha in qualche
modo ostacolato? E’ d’accordo con le vostre
posizioni? Vi ha preso ad esempio e
sta propagandando la vostra esperienza?
18. Ci sono altre fabbriche che hanno seguito
o stanno seguendo il vostro esempio?
19. Qual è l’obbiettivo o lo scopo politico
che vi prefiggete?
Queste sono state le risposte alle domande:
1. Dopo aver finito il presidio davanti
alla fabbrica e aver deciso di occupare la
fabbrica, con la conseguente messa in moto
dei macchinari per riattivare la produzione,
abbiamo dovuto vendere una parte
d’invenduto che stava in magazzino e con
la vendita di queste scorte a magazzino che
c’erano ci siamo pagati i primi salari.
2. Non tutti i lavoratori hanno aderito
alla nostra proposta di continuare la produzione
autonomamente senza il padrone.
Quando abbiamo incominciato la lotta presidiando
la fabbrica dall’esterno, siamo rimasti
260 circa e quando abbiamo deciso
di occupare la fabbrica i quadri dirigenti,
gli ingegneri, i dirigenti che aspettavano
che la nostra lotta fallisse per riprendersi
in mano tutto si sono licenziati e sono rimasti
solo gli operai e gli impiegati.Ora a
distanza di tre anni il numero degli occupati
e di circa 430 tra operai e impiegati,
abbiamo assunto tutte le società di servizio
che prima erano in appalto cioè i lavoratori
della mensa e i lavoratori delle pulizie
e abbiamo costituito un presidio sanitario
all’interno della fabbrica con il personale
medico che è assunto come tutti gli
altri lavoratori, con gli stessi diritti e con
gli stessi doveri.
3. Le differenze salariali sono dovute alla
maggiorazione turno, cioè chi lavora sui
tre turni prende circa cento euro in più di
chi invece lavora dalle 8.00 alle 17.00.
un’altra differenza e data dal fatto che chi
è in fabbrica da 20 anni prende circa altri
50 euro in più di chi è stato appena assunto.
Non esistono altre differenze!
4. La vecchia gerarchia di fabbrica non
esiste più e non abbiamo creato nessuna
nuova gerarchia di fabbrica. Nell’assemblea
generale chi vuole proporsi come coordinatore
può candidarsi ed essere eletto
dalla stessa assemblea, svolge la funzione
di coordinatore continuando a fare la produzione
o a fare la mansione che in quel
momento sta facendo.
5. Durante l’assemblea generale di 8 ore
che ogni mese facciamo esiste, la possibilità
di proporsi per una rotazione delle
mansioni, cioè chi vuole fare una mansione
si propone, sostenendo che vuole fare
per un periodo quella determinata mansione
e se l’assemblea ritiene che il lavoratore
possa farlo lo vota dandogli il mandato.
6. La intercambiabilità delle mansioni tra
operai ed impiegati si possono fare. E’ sempre
l’assemblea che decide su proposta dello
stesso lavoratore che si candida ad occupare
un determinato posto di lavoro.
7. Sono sempre i lavoratori che proponedosi
all’assemblea decidono se andare in
produzione, una vera e propria rotazione
obbligatoria sulla produzione, nel senso che
un lavoratore deve fare un mese in produzione,
un mese in ufficio, un mese alle vendite,
un mese alla progettazione (ad esempio)
non esiste, sono solo le proposte individuali
avanzate dagli stessi lavoratori che
l’assemblea decide.
8. Non esiste un vero e proprio comitato
di gestione che decide cosa e come fare,
cosa e come fare lo decide l’assemblea generale
dei lavoratori che si riunisce a tale
scopo una volta al mese per un giorno intero.
9. È sempre l’assemblea generale che
decide come e quanta produzione fare!
10. La fabbrica in questi due anni di produzione
sotto controllo operaio ha prodotto
degli utili.
11. Una parte di questi li abbiamo donati
per la costruzione di un presidio sanitario
12. La settimana e la giornata lavorativa
non sono state ridotte, lavoriamo ancora 8
ore al giorno per sei giorni su tre turni.
13. Il salario non è come prima un lavoratore
che non fa i turni prende 800 pesos
al mese 100 pesos in più di qualsiasi altro
lavoratore argentino, il salario è uguale per
tutti tranne che per i lavoratori che fanno i
turni, che prendono 100 150 pesos in più al
mese.
14. Il salario seppur di poco è stato aumentato
15. Dall’inizio della nostra lotta sino ad
ora sono stati assunti circa 170 lavoratori
ora siamo circa 420 e all’inizio eravamo 250
lavoratori.
16. Il governo centrale così come quello
locale non ci ha dato nessun aiuto, noi abbiamo
costituito una cooperativa che si chiama
Fasinpat: fábrica Sin Patrón che significa
fabbrica senza padroni, che si basa solo
sulla partecipazione dei lavoratori alla cooperativa.
Senza l’aiuto di nessuno, tutti i
lavoratori sono soci con uguali diritti e uguali
doveri. Le altre cooperative hanno tutte
un aiuto dal governo nazionale o locale che
però chiede in cambio di mettere un loro
uomo al comando della cooperativa, diventando,
di fatto, come la maggioranza delle
cooperative esistenti in Italia che ben
conoscete.La nostra cooperativa è diversa
dalle altre e se noi avessimo accettato gli
aiuti del governo ora ci troveremmo con una
direzione, un capo del personale, una gerarchia
aziendale che decide come e quanta
produzione fare. Cioè come qualsiasi altra
impresa normale. Per questo non vogliamo
l’aiuto di nessun ente governativo.
17. Il sindacato esterno non ha propagandato
per niente la nostra esperienza, non l’ha
presa ad esempio per farla seguire alle molte
fabbriche che hanno chiuso in Argentina in
questi anni. Quello che abbiamo fatto noi
rappresenta l’unica esperienza se il sindacato
avesse voluto appoggiare questa lotta
credo che in Europa e in Italia ne avreste
sentito parlare se non se ne è mai parlato al
di fuori dei nostri canali, significa che il sindacato
non è d’accordo con la nostra posizione.
18. Non ci sono altre fabbriche che hanno
o stanno seguendo la nostra esperienza,
nessuna mai si è sostituita in toto al padrone,
le altre fabbriche in crisi che hanno formato
delle cooperative sono, circa 150, che
con l’aiuto dello stato e degli enti locali
agiscono come delle normali cooperative,
come le migliaia di cooperative che esistono
anche in Italia, l’unico esempio che sta
in questi mesi venendo avanti e che può
assomigliare alla nostra vicenda e l’occupazione
di un albergo di Buenos Ayres i cui
circa 120 lavoratori stanno facendo una “produzione
“come la nostra senza padroni e sotto
il loro diretto controllo.
19. Non lo sappiamo, non ci siamo posti
nessun obbiettivo se non quello di rimanere
aperti e continuare la produzione, tutte
le discussioni sono aperte, da quella di aumentare
il salario a quella ridiminuire la
giornata lavorativa, per ora la nostra certezza
e che continuiamo a lavorare in una
fabbrica che il padrone voleva chiudere.
Questa non è una vera e propria intervista
con domande e risposte ma è il frutto
di una lunga chiacchierata svoltasi a Milano
tra Operai di alcune fabbriche e il rappresentante
della Zanon venuto in Italia,
le domande che sono state poste al compagno
della Zanon sono state fatte direttamente
dagli operai e la discussione che n’è
seguita è stata un esperienza fondamentale
per tentare di capire se veramente in
qualche parte del mondo la produzione si
sta facendo senza il bisogno di avere un
padrone sopra le spalle da mantenere.
Le problematiche che questa esperienza
porta con se sono fondamentali per gli
operai di tutto il mondo, fondamentale per
capire gli errori che loro stanno facendo
oppure la giustezza delle posizioni che
stanno mantenendo, fondamentale per capire
il rapporto tra la realtà di una produzione
capitalista che si scontra con le necessità
degli operai, senza cadere in trappole
ideologiche che possono far gridare
al miracolo.
D.C.
UNA FABBRICA SENZA
PADRONI

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