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racconto sgombero molino
by lilitu Tuesday, Oct. 22, 2002 at 1:29 PM mail:

racconto di una molinara sgomberata

Venerdi 18 ottobre 2002, pochi minuti dopo le 6:00, l'alba della vergogna sta spuntando.
"Sono gią qui! Sono gią qui!" La voce concitata di chi č rimasto di guardia mi sveglia, sussulto, sono in piedi prima di aver aperto gli occhi e ancora m'illudo che sia un incubo. Raccatto due cose, scendo le scale, incontro altri visi increduli e sgomenti... davvero? Lo stanno facendo davvero?
Rumore di passi pesanti e colpi che abbattono porte. Eccoli, avanzano nel corridoio tutti bardati come se andassero in guerra, i burattini dello stato che combattono le idee di libertą e autogestione. I fasci di luce delle loro torce e i tonfi dei loro mazzotti, che continuano ad abbattere porte anche quando gli diciamo che gli diamo le chiavi.
Ci separano, ovviamente, in gruppetti. Chi faceva la guardia viene bloccato al piano inferiore, chi era di sopra come me fermato in un atrio.
Ci tengono li, mentre frugano il nostro (di tutti) centro sociale, come se fosse un covo di terroristi invece che uno spazio liberato, laboratorio per un mondo migliore.
Dopo una prima perquisizione sommaria, qualcuno deve andare in bagno e insistendo un po' si ottiene di poterci andare, accompagnati fin dentro la toilette da un agente dello stesso sesso. Quando devo andare io in bagno vengo accompagnata da un anti-sommossa uomo che rimane piantonato davanti alla porta aperta, che non si fa scrupoli a sbirciare l'operazione terroristica di minzione.
Ad un solo attivista del Molino viene permesso di seguire la perquisizione del centro, anche se i poliziotti mettono sottosopra piu di un locale alla volta.
Veniamo ulteriormente divisi, gli stranieri vengono raggruppati e a loro verrą riservato un trattamento piu duro e intimidatorio; un interrogatorio pressante con minacce di provvedimenti penali severissimi a chi si rifiutava di rispondere… ma non č un diritto questo anche in Svizzera?
Chiediamo piu volte che venga chiamato Pedrazzini, che si presenti sul posto, che le promesse di dialogo vengano rispettate. Invece la polizia ha solo picchiato sul portone, dicendo "aprite che vi sgomberiamo", arrivando in numero spropositato, che quando la prima camionetta si fermava davanti al maglio l'ultima della grigia carovana non aveva ancora attraversato il ponte sul fiume.
Dopo piu di due ore veniamo fatti scendere nel salone, tutti gli altri attivisti del Molino sono gią stati portati via, la comunitą ecuadoriana verrą sloggiata tra poco, i nostri cani sono tutti chiusi nella cucina e abbaiano spaventati.
Chiediamo nuovamente la presenza di Pedrazzini e dapprima ci prendono in giro dicendo che arriverą tra 10 minuti, poi ammettono che nessuno si presenterą.
Quando vogliono caricarci sui cellulari facciamo resistenza passiva, ci sediamo a terra, chiediamo ancora il dialogo ma non serve a nulla.
In otto veniamo ingabbiati nei cellulari come delinquenti e trasferiti al rifugio della protezione civile di Pregassona. Ci viene chiesto di fornire i nostri dati, si prosegue a uno spoglio individuale, poi ci viene presentato un verbale in cui si legge che siamo diffidati dalla zona al maglio, pena l'arresto o la multa, ma noi non firmiamo niente. Non ci č concesso di fare nessuna telefonata, nč ad avvocati nč ad autoritą.
Tentiamo di parlare a questi ottusi invasori, ci chiediamo se a livello personale almeno si rendano conto delle valenze del loro atto, di come stanno tentando di distruggere un'esperienza creativa e costruttiva. Qualcuno č a disagio ma molti portano avanti convinti il loro indottrinamento di essere nel giusto.
Verso mezzogiorno cominciano a lasciarci andare e ci portano coi cellulari a gruppetti di due o tre persone in punti diversi della zona: chi viene lasciato in stazione, chi in centro, chi a Sonvico o a Villa Luganese in un vano tentativo di evitare di ricompattarci.
Ma la reazione allo sgombero č spontanea e nasce da diversi fuochi, portando la gente a presidiare piazza dante e ad appendere striscioni come ghirlande di dissenso sul municipio di lugano blindato.
Perché quello che č stato attaccato venerdi non č solo uno spazio, č l'idea di augestione, in cui non si riconoscono solo i fissi frequentatori del maglio, ma tutti quei gruppi, singoli e associazioni che lottano per un mondo migliore, per la libertą di pensiero e d'espressione.
Anche adesso la repressione continua, siamo regolarmente seguiti da poliziotti in borghese e in divisa, controllano i nostri movimenti continuando a ledere la nostra libertą personale.

Lanciamo l'appello a partecipare tutti alla manifestazione di sabato 26 ottobre 2002 per rivendicare il nostro diritto all'autogestione, all'autodeterminazione e alla libertą d'espressione.

NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI, MOLINO VIVE!

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