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Caccia ai nazisti da stadio
by dal manifesto Thursday, Feb. 02, 2006 at 11:28 AM mail:

La questura mobilitata. Identificati in 52 attorno agli striscioni neonazi, almeno 6 saranno denunciati come organizzatori, decine di perquisizioni. E' la campagna elettorale di Pisanu: «Massima severità, basta critiche alla polizia».

Decine di perquisizioni nei quartieri più caldi del tifo giallorosso, a Roma e in provincia. La questura ha mobilitato centinaia di uomini, la Digos ma anche la squadra mobile e i commissariati, nella caccia ai nazi-ultras. Si fa sul serio. Già ieri mattina cinquantadue persone erano state identificate nei filmati perché si trovavano attorno agli striscioni e ai simboli nazisti apparsi domenica nella curva sud dell'Olimpico prima di Roma-Livorno, dalle svastiche al lugubre «Gott mit uns» e all'inquietante «Lazio Livorno stessa iniziale stesso forno». L'elenco si è allungato durante la giornata ma dal riconoscimento all'ipotesi di responsabilità penali per incitamento all'odio razziale (legge Mancino), il passo non è affatto breve. Sei tifosi sarebbero stati invece identificati e saranno denunciati come organizzatori della parata nazi-fascista che ha accolto i livornesi, i tifosi più rossi del campionato. Anche se dalla questura non arrivano conferme non si tratterebbe di nomi noti del panorama ultras, piuttusto «cani sciolti» che albergano nel settore centrale della Sud dov'è apparso lo striscione sui forni, un settore un tempo occupato dal vecchio Commando ultrà, poi dagli AsRoma ultras e oggi fuori controllo. I gruppi ultras tradizionali peraltro negano la paternità degli striscioni, sia pure con la comprensibile preoccupazione di non apparire delatori o vigliacchi. Si parla di «chiarimenti» in corso tra i capi della curva che potrebbero proseguire stasera, prima di un blindatissimo Roma-Juve di Coppa Italia (a Torino 3 a 2 per i giallorossi).

Altre indagini riguardano il borsone ritrovato (o fatto ritrovare?) domenica mattina al ponte Duca d'Aosta, prima del passaggio dei pullman livornesi: lì c'era il materiale per l'agguato, sei bottiglie molotov e lo striscione con la scritta «V'avemo bruciato vivi» che sarebbe servito per l'agghiacciante rivendicazione dalla curva. Ma nulla trapela dalla questura perché il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu si è gettato alla grande sullo scandalo dei nazisti da stadio. In clima da campagna elettorale, i risultati della caccia non sono arrivati neanche ai magistrati, sarà lo stesso ministro a renderli noti stamattina, in una conferenza stampa annunciata fin da lunedì. E poco importa che i fatti di domenica, compreso l'agguato fallito e le cariche nel prepartita all'ingresso del settore ospiti della Nord, per quanto allarmanti, siano stati meno gravi degli ultimi episodi accaduti attorno alle partite tra il Livorno e le squadre romane, segnate da ferimenti tutt'altro che banali.

Pisanu è scatenato e si è fatto sentire già ieri, ha promesso la massima severità e la drastica applicazione della legge Mancino (le cui sanzioni, peraltro discutibili, sono state di recente attenuate per volontà della Lega nord, con il voto di tutto il centrodestra) e ha rivendicato i meriti delle sue leggi contro la violenza negli stadi, come quella sulla flagranza differita: «Dalla loro entrata in vigore gli incontri con feriti sono diminuiti del 49 per cento e quelli con l'uso di lacrimogeni del 75 per cento, e che nella sola serie A è stato possibile disimpegnare 12.618 operatori delle forze dell'ordine, rendendoli disponibili per altri servizi».

Pisanu ha poi difeso la polizia, messa sotto accusa da giornalisti e politici che avrebbero voluto un intervento di forza, all'interno di una curva strapiena e notoriamente ostile alle forze dell'ordine, per togliere gli striscioni nazisti (esposti per pochi minuti) e le svastiche, o almeno la sospensione d'autorità della partita (che avrebbe posto il problema di un rabbioso deflusso, come avvenne due anni fa al famoso derby romano interrotto per la falsa notizia del ragazzino ucciso). «Critiche quantomeno affrettate - ha detto il ministro - Un intervento di forza o la stessa sospensione della partita nelle condizioni di estrema tensione che si erano già manifestate, avrebbe comportato rischi molto gravi anche per gli spettatori pacifici». Lo avevano già spiegato il prefetto Achille Serra e lo staff del silenzioso questore Marcello Fulvi. Però era stato lo stesso Pisanu, in passato, a rassicurare i benpensanti con lo spauracchio della sospensione delle partite, quindi dal Viminale è uscita una nota secondo la quale, su indicazione del ministro, il capo della polizia Gianni De Gennaro «ha ribadito ai questori le direttive già impartite sulla necessità di intervenire con la massima severità al reiterarsi di episodi di esposizione di simboli o scritte che inneggino alla violenza politica e alla discriminazione di qualsiasi natura e di disporre la conseguente sospensione delle gare» sia pure tenendo conto della «tutela generale dell'ordine pubblico». Qualche funzionario ha storto la bocca.


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