Questa č la testimonianza di una delle volontarie del Servizio Civile Internazionale che stanno partecipando alla FREEDOM SUMMER 2002 CAMPAIGN AGAINST OCCUPATION lanciata dall'International Solidarity Movement.
Domenica 4 Agosto Oggi si e' deciso di osservare...A parte la frustrazione non abbiamo potuto fare altrimenti. Gli attentati di ieri hannoaumentato l'aggressivita' dei soldati israeliani...ieri usavano sarcasmo, oggi violenza. In questo momento, proprio qui sotto, ci sono forti esplosioni. Stanno facendo saltare in aria tutti i negozi dell'area, area dedicata alla vendita di oro, importante non solo per Nablus ma per Palestina intera. Stanno stringendo la morsa, stanno distruggendo giorno dopo giorno la vita familiare, sociale, economica del popolo palestinese. La loro vita quotidiana si basa sull'assistere allo sgretolamento totale della loro salute fisica e psicologica. Un gruppo di vigili del fuoco, verso le 14 stava lavorando alla chiusura dei negozi distrutti durante la notte e durante la giornata di ieri. Eravamo con loro. A distanza di trecento metri i soldati hanno cominciato a sparare. Ci siamo avvicinati chiedendo di farci proseguire. Ci hanno mandato via. Non esiste negoziare, non esiste parlare. Ci hanno lanciato bombe assordanti e un gas strano, fucsia, per evitare che vedessimo che direzione prendevano. Sembra stupido, no? Sono loro che fuggono.... Siamo andati per le strade della citta' con i vigili del fuoco in cerca di negozi "violati". In molti posti non ci hanno fatto passare, ci hanno detto che, comunque, li avrebbero fatti esplodere di nuovo! Nel frattempo e' arrivata la notizia di una casa demolita proprio in quel momento. Andiamo li', proprio nel centro della citta' vecchia. Lo spettacolo e' deprimente. Ovunque negozi e case dilaniate. E i visi della gente...La paura e' uno dei tanti sentimenti che disegnati sugli sguardi delle donne, degli uomini, dei bambini e delle bambine...I lineamenti dei volti assumono piano piano quelle espressioni che uno vorrebbe fossero passeggere, istantanee e che invece qui sono giornaliere. Arriviamo nel luogo della casa demolita nella sua parte inferiore. Al piano di sopra abita una famiglia, la famiglia di Samer Nanish, sua moglie Hunut e tre bambine. Ci invitano ad entrare.Ci spiegano che al piano di sotto viveva Mohammed Mikawi che da tre o quattro anni e'assente. L'uomo era stato ferito agli durante la prima intifada con il calcio di un fucile. Ora e' in Giordania per le cure. Ha 65 anni e attualmente non č politicamente impegnato. I soldati stamattina hanno perquisito la sua casa e hanno trovato una pistola, probabilmente anche registrata. Hanno obbligato Samer ad aprire porte e armadi per aiutarli a perquisire. Avevano anche un cane.Le bambine erano sotto shock. I soldati hanno allontanato la famiglia e hanno fatto esplodere l'intero piano. La vita e' impossibile. Non c'e' spazio per la crescita dei bambini, per la vita. Ci racconta dei suoi familiari che non puo' incontrare. Sono a Jenin e poco fuori Nablus. Ci racconta della sua amica che ha dovuto partorire seguendo le istruzioni del dottore per telefono. Dopo varie complicazioni il bambino e' morto. Questo e' il suo lungo racconto raccolto in poche righe...Non e' una grande giustizia anche questa. Raffaella
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