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Tufah 21 agosto 2002
by Alex - Operazione Colomba Friday, Aug. 23, 2002 at 7:06 AM mail: colomba@eudoramail.com

Tufah 21 agosto 2002

Tufah 21 agosto 2002...
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(...)
-Bene, loser, molto bene. Siamo arrivati al punto. I mezzi d'informazione, hai detto. Tu come la vedi? Immagini un Grande Fratello che controlla e coordina ogni dettaglio, orchestrando la campagna di menzogne e censurando le voci fuori dal coro? Eh? Per favore! Non puoi essere così idiota da credere a una regia mondiale delle balle giornalistiche!
-No, infatti. Si tratta semplicemente di mezzi a disposizione. E guarda caso, chi si mette contro i vostri interessi, non ha mai i mezzi sufficienti per dire al mondo qual'è il proprio punto di vista al riguardo.
Bart annuì esageratamente, accentuando l'atteggiamento di padre paziente verso il figlio sprovveduto.
-E tu, non avevi una telecamera? Non eri là per mostrare al mondo la terribile ingiustizia rivolta al popolo nicaraguense? Dimmi una cosa: quante televisioni hanno accettato il tuo materiale?
-Praticamente nessuna -ammise Leandro
-Già, ma ti sei convinto che la colpa fosse tutta della congiura internazionale, dell'asservimento planetario ai voleri dello Zio Sam, no? Povero illuso. Stammi bene a sentire, loser: sai perchè nessuno ha mandato in onda i tuoi filmati di denuncia? -perchè alla gente non gliene frega niente, non vuole sapere, preferisce non sentire. é l'esatto contrario: non sono manipolati dal Grande Fratello, sono sordi
e ciechi a qualsiasi cosa minacci di turbare i loro equilibri. Se provi a farlo, cambiano canale. Ecco perchè è tutto inutile: puoi fargli vedere qualsiasi cosa, ma se ne sbattono! Al massimo, provano un brivido di fastidio e se ne dimenticano l'indomani.
Leandro scosse la testa.
-No...-In parte è così, ma...non si diventa direttori di un telegiornale, se...
-E piantala! -esclamò Bart, in tono assurdamente allegro.
-Ma sai che sei senza speranza? Bene, ti faccio un esempio pratico...
(...) Pino Cacucci, Demasiado Corazon.

21 agosto, prime ore del mattino
E' uno dei tanti ragazzini che camminano a piedi scalzi sulle macerie che ancora fumano. Uno che si potrebbe facilmente confondere tra tutti gli altri che vengono verso di noi per mostrarci le schegge che hanno raccolto da poco, frammenti di metallo esplosi conservati come cimeli. Lo contraddistingue la sua maglietta nera e azzurra a strisce che con la scritta Ronaldo impressa sulla schiena rapisce per un istante i miei pensieri, distogliendoli dal tetro paesaggio di morte che mi trovo davanti. Una sola domanda. Che cosa hanno in comune lui e una ragazzina di sedici anni che cerca i contatti per poter diventare una martire?
Per capire occorre riavvolgere il nastro del tempo di una mezza giornata.

20 agosto, ultime ore della sera
Io ed Andrea passiamo la sera in casa di una persona che vive molto vicino al check point di Qararah. La recinzione elettrificata che delimita il territorio è proprio lì a due passi da noi e quando scende la notte un potente faro illumina il perimetro controllato squarciando il buio con i suoi movimenti repentini e scostanti. Mentre chiacchieriamo sulle possibili conseguenze degli accordi di pace appena siglati tra Israele e l'ANP che dovrebbero prevedere l'allentamento della pressione militare israeliana anche qui nella striscia di Gaza, il cielo è continuamente solcato da aerei militari che sfrecciano in tutte le direzioni. Poco distane delle raffiche di mitragliatrice violentano il silenzio notturno che si crea tra il passaggio di un aereo e l'altro, un razzo luminoso illumina per alcuni secondi le case circostanti. S. ci racconta di quando poco tempo fa i soldati sono entrati proprio lì ed hanno arrestato una decina di persone. Di quanto male stiano andando le cose rispetto a pochi anni fa quando la sua famiglia era conoscente di alcuni coloni che addirittura venivano invitati a casa sua per condividere la stessa mensa.
Dopo aver mangiato la persona che ci ospita ci invita in casa per guardare la tv. Scorrendo un po' la lista dei canali che si ricevono con la parabola, ci fermiamo su rai uno pronti per aprire una parentesi virtuale in questa realtà per catapultarci qualche istante nel nostro Paese. Il telegiornale della sera, uno dei più seguiti in Italia, apre con la notizia dell'assalto da parte di un gruppo iracheno di opposizione a Saddam Hussein, dell'ambasciata tedesca. Continua offrendo un servizio dettagliatissimo sugli ultimi sviluppi del mondo del calcio italiano e solo dopo liquida in poco tempo due notizie drammatiche che riguardano il conflitto di Cecenia e gli sviluppi di quello palestinese trattando con la solita noncuranza e poca voglia di scoperchiare responsabilità e crimini contro l'uomo, due guerre che mascherate da azioni antiterroristiche continuano a mietere vittime civili in un clima di impunità esistente sia a livello informatico sia a livello istituzionale. S. è li con noi. Vive ad un passo da un check point militare dove ogni giorno partono dei colpi che colpiscono le case della gente. Mi ritornano in mente le case del quartiere di Mamsawi, costruite con fondi elargiti dall'Austria ma disabitate perché bersagliate dai colpi dell'artiglieria militare dell'esercito della Stella di David. Penso alle migliaia di fori di proiettile che hanno
demolito queste costruzioni distruggendo intere facciate, spaccando piastrelle e forando porte e finestre. Penso alla casa di K. e dei suoi fratelli, bersagliata tutti i giorni dal fuoco che parte dalle torrette militari, ai colpi che si conficcano nelle pareti. Penso alla figlia di A. e a suo padre che quando i soldati sparano, consola la sua piccola dicendo che i colpi li sparano dei suoi amici. Penso ai tanti drammi quotidiani di questa gente quando guardo questo telegiornale del mio Paese e S. è sempre lì con noi che guarda la tv. Io mi vergogno di essere italiano, non so come giustificare questo tenativo di alterare la realtà messo in atto dai nostri giornalisti che mandando in onda servizi futili mascherando dietro ad una cortina di fumo la realtà.
La zona è quella di Tufah. Non sappiamo proprio che cosa fare ma tutti non hanno dubbi sulla necessità di arrivarci al più presto. Nel cuore della notte la telefonata di una nostra conoscente che vive nella zona ci ha informato dell'irruzione delle truppe israeliane, spiegandoci che le azioni dell'esercito sono iniziate verso mezzanotte e che la pericolosità è molto elevata dato che i soldati sparano su qualsiasi cosa si muova. Arriviamo a Tufah accolti dai lampeggianti delle ambulanze. Centinaia di persone sono in strada e noi ci dirigiamo verso la folla con la telecamera accesa. La stessa strada sulla quale io stesso ho camminato non più di una settimana fa è ora un cumulo di macerie sollevate dalla potenza dei bulldozer militari. La polvere è dappertutto. Su quel che rimane di un muro c'è scritto in inglese:"Distruggerete le nostre case ma non distruggerete le nostre anime". Continuiamo a riprendere mentre una potentissima deflagrazione ci obbliga a ripararci. Poco dopo delle grida chiamano le ambulanze che giungono per assistere delle persone ferite. Una carica di esplosivo piazzato dai soldati ha sventrato un edificio provocando un morto e sette feriti. La confusione regna sovrana. Ormai è giorno e la luce ci permette di inorridire di fronte al lavoro ininterrotto portato a termine dall'esercito garante della democrzia in Medio Oriente. Delle donne piangono la loro disperazione; i volti e gli occhi della gente che si incontra trasudano rabbia. Tutt'intorno macerie e macerie, resti di case che ancora fumano. I militari, una volta entrati, hanno intimato alla gente di lasciare le case, minacciando di abbattere tutto. I bulldozer, coperti dagli elicotteri e dagli aerei militari, che hanno sparato sulla folla, hanno distrutto la strada per una cinquantina di metri, demolendo le mura delle case adicenti. L'esplosivo ha fatto implodere quello che i bulldozer non riuscivano a distruggere. In tutta la notte sono state demolite otto abitazioni.
Il ragazzino che indossa la maglia dell'Inter è proprio là, che cammina a piedi scalzi sulle macerie di una casa demolita, forse la sua. La maglietta che indossa mi riporta ai pensieri di ieri sera, alle regole
dell'informazione che vigono, al Grande Fratello che ci condiziona o a noi che condizioniamo l'informazione. Chissà se nel prossimo tg, tra le notizie importanti che parlano del calciomercato e le ultime trovate della moda, ci sarà un servizio che racconterà di questo dramma...

Ora forse è un po' più chiaro. Che cosa ha in comune questo ragazzino con la disperazione di una sedicenne che si vuol far saltare in aria?

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