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aggiornamenti da strasburgo (noborder)
by nz Sunday, Aug. 25, 2002 at 3:05 PM mail:

Aggiornamenti in seguito all'occupazione degli uffici del ministero della giustizia a Strasburgo.

Aggiornamenti da Strasburgo

Le 17 persone arrestate venerdi scorso, mentre occupavano alcuni uffici del ministero della giustizia francese a Strasburgo per esprimere la loro solidarietà con Ahmed, un partecipante al campo noborder arrestato il 24 luglio, sono ancora in prigione e rischiano di essere processati domani per direttissima. Sono accusati di sequestro di persona!

- Il campo
Il campo noborder di Strasburgo, che si è svolto dal 19 al 28 luglio, aveva riunito numerose realtà, collettivi e individui, europee e non solo, che lottano per il diritto di muoversi e di stabilirsi al di là di qualunque frontiera. Per dieci giorni ci sono stati scambi, dibattiti, azioni, workshop, manifestazioni, spettacoli che hanno permesso di dare visibilità alle lotte contro il controllo sociale in generale e in particolare contro il sistema, sempre più rigido, delle frontiere, che colpisce con feroce ingiustizia i migranti.

- L'arresto di Ahmed
Ahmed è stato arrestato nel corso di una delle manifestazioni contro il controllo sociale e i campi di detenzione, di mercoledi 24.
La manifestazione è stata aggredita ripetutamente senza ragione (quando è avvenuta la prima carica erano stata fatte solo alcune scritte) e Ahmed è stato arrestato in modo "chirurgico" con un incursione mirata da parte delle forze dell'ordine all'interno del corteo.

- Il processo
Al processo Ahmed sarebbe stato "riconosciuto" da agenti, in quanto colpevole di un'aggressione a un commissario al quale avrebbe rotto la mano. Nonostante le innumerevoli "sviste" procedurali e testimonianze in disaccordo tra i diversi agenti, Ahmed è stato condannato a 8 mesi di carcere di cui ne sconterà almeno 3 in prigione. Dal 25 luglio Ahmed è in isolamento e lo rimane tuttora, dopo il processo, perché l'Amministrazione Penitenziaria lo considera "pericoloso".

- L'occupazione
Venerdi 24, intorno alle 16, due giorni dopo il processo, 17 attivisti hanno occupato degli uffici del ministero della giustizia che si trovano a Strasburgo. I tre impiegati che si trovavano all'interno erano liberi di andarsene ma sono rimasti per ordine del ministero per "controllare l'integrità dei materiali". Dopo le diciotto gli attivisti sono stati arrestati con l'intervento dei GIPN (Gruppi di Intervento della Polizia Nazionale ossia i NOCS francesi) che hanno fatto una vera operazione militare. Altre tre persone all'esterno del palazzo sono state arrestate per oltraggio e rilasciate ieri sera.
I diciassette occupanti sono tuttora in carcere con l'accusa di sequestro di persona potrebbero essere processati domani per direttissima...

In seguito:
- traduzioni dei comunicati stampa del "Collectif de Soutien à Ahmed" di venerdi 23 (durante l'occupazione), e di sabato.
- due articoli (in francese) pubblicati dal quotidiano di Strasburgo, "Dernières Nouvelles d'Alsace" sabato 24 e domenica 25.
- un po' di indirizzi utili

- comunicato di venerdi:
ISOLAMENTO E NIENTE DI PARLATORIO = TORTURA

Stiamo attualmente occupando degli uffici del ministero della giustizia che si trovano rue Gustave Adolphe Hirn, 8, a Strasburgo per esigere la fine del trattamento inaccettabile che Ahmed sta subendo in carcere da un mese, in isolamento e senza diritto al parlatorio. Chiediamo che gli venga immediatamente accordato il diritto a una visita che e gli sia data la garanzia della sua uscita dall'isolamento.

Ahmed. co-fondatore del "Mouvement Spontané" e partecipante al campo No Border, è stato arrestato il 24 Luglio 2002 nel corso della manifestazione in sostegno ai sans-papiers, e per la chiusura di tutti i centri di detenzione e per la libertà di circolazione. È stato incarcerato da quel giorno ed è stato condannato l'altro ieri a 8 mesi di carcere di cui cinque con la condizionale e più di settecento euro di multa nonostante le innumerevoli incoerenze dell'accusa e gli errori di procedura.

Il suo arresto, come anche l'insieme della procedura che ne è seguita, dimostrano un accanimento poliziesco e giudiziario iniquo: arresto mirato, svoltosi diverso tempo dopo i fatti contestati, con utilizzo di proiettili di gomma (1 ferito grave), processo in direttissima, incarcerazione di Ahmed ferito, isolamento sin dalla messa in stato d'accusa, senza diritto al parlatorio, esame della sua richiesta di liberta provvisoria senza avvocato... La ragione della sua messa in isolamento è stata fornita per iscritto dall'Amministrazione Penitenziaria (il documento sarà reso pubblico a breve): appartenere ad un gruppo che lotta contro le prigioni e l'insieme delle sue idee politiche che potrebbero "turbare" gli altri detenuti; nessun fatto concreto precedente nel mondo del carcere, gli è stato rimproverato, questa comunicazione è la riconoscimento maldestro di un trattamento speciale per reato di opinione.

Ahmed è oramai condannato e la procura continua a rifiutargli il diritto al parlatorio. Molto probabilmente sta ancora in isolamento. Questo "trattamento privilegiato" dimostra chiaramente una volontà di impedire alla difesa di organizzarsi e di destabilizzare Ahmed: da 30 giorni non ha avuto contatti altro che con il suo avvocato e il personale dell'Amministrazione Penitenziaria, e di passare anche la sua ora d'aria da solo. Noi temiamo che il prolungarsi di questo trattamento, comunque e per chiunque, sia inaccettabile, e possa provocare gravi danni. Infatti, i danni fisici, psicologici e psichiatrici sono frequenti quando si esce da questi soggiorni in isolamento, che è realmente una forma di tortura. Due volte abbiamo lasciato partire palloni gonfi ad elio con degli striscioni al di sopra
degli alti muri per poter comunque entrare in contatto con Ahmed e salutare tutti i prigionieri.

Mentre il sostegno ad Ahmed si allarga ed è sempre più attivo, come anche la denuncia della repressione contro i movimenti, e più in generale, il rafforzamento incredibile del controllo sociale, il fatto di prolungare questa situazione dopo la condanna è, da parte della procura, un'autentica provocazione. Noi esigiamo che Ahmed possa uscire dall'isolamento e che gli sia accordato il diritto alle visite.

Continueremo con la rete Noborder e l'insieme dei gruppi o singoli a mobilitarci per:
- La liberazione di Ahmed
- la fine immediata di tutti i processi contro i partecipanti al campo
- la chiusura dei Quartieri di Isolamento
- la libertà di circolare e di stabilirsi, contro ogni forma di controllo sociale.

AHMED LIBERO!

- comunicato di sabato:
FINO A DOVE ARRIVERA' LA REPRESSIONE?

Ieri, alcune persone hanno occupato degli uffici del ministero della giustizia che si trova in rue Gustave Adolphe Hirn, 8, a Strasburgo per esigere la fine dello stato di isolamento e l'accesso al parlatorio per Ahmed. Lui sta subendo questo trattamento inaccettabile da un mese. La repressione è stata molto violenta per un'occupazione. Venti persone sono state fermate e portate in commissariato. Noi siamo determinati/e a continuare le mobilitazioni e a lottare malgrado una tale repressione ad oltranza.

Più che mai è necessaria la solidarietà!
Se volete unirvi al "Collectif de Soutien à Ahmed", potete scriverci all'indirizzo il-legalteam@lalune.org. Non esitate ad inviare comunicati stampa di solidarietà.

le Collectif de Soutien à Ahmed

- articolo di sabato:
"No Border": arrestations
Le vice-procureur a annoncé, hier soir, à l'issue de l'évacuation des locaux du ministère de la Justice, rue Gustave-Adolph-Hirn, à Strasbourg, qu'il allait engager des poursuites pour " séquestration " à l'encontre des 17 jeunes du " Collectif pour la libération d'Ahmed ". Aux blagues, aux bons mots et aux slogans à l'emporte-pièce pourraient succéder de sévères grimaces...

C'est l'histoire d'un collectif bien organisé. Qui se présente aux portes de l'antenne régionale de
l'équipement du ministère de la Justice vers 16 h, hier. Les 17 personnes entrent dans les bureaux, font savoir qu'ils vont les occuper et laissent les trois employés, deux hommes et une femme, libres de quitter les lieux. Puis se succèdent des scènes complètement surréalistes. Dans la rue, un important déploiement policier. Le GIPN qui arrive vers 17 h. Le vice-procureur Philippe Vannier qui se déplace sur les lieux. Les pompiers qui seront là plus tard à toutes fins utiles, de même que le SAMU... Un dispositif qui annonce déjà que les autorités ne comptent pas prendre cette affaire pour une vétille.

A la fenêtre, des otages souriants

Et pourtant, dans l'autre camp, on s'amuse, on plaisante. De la fenêtre, une jeune femme, membre du collectif, détaille à la presse et aux badauds les raisons de cette action : " Depuis le 26 juillet, Ahmed est totalement isolé, alors que c'est un délinquant primaire. Il ne voit personne, sauf son avocat. Nous avons un courrier, qui a été versé au dossier, qui dit qu'il est soumis à l'isolement en raison de sa participation à un groupe qui milite pour la fermeture des prisons - c'est faux - et en raison de ses idées générales qui pourraient troubler l'ordre. " Au pied de l'immeuble, les journalistes notent. Des badauds commentent. Des sympathisants encouragent. Des policiers observent, impassibles, appuyés contre leurs voitures. Un peu plus tard, les trois employés se présentent à la même fenêtre. Ils sont souriants : " On reste pour le matériel ". " Vous voyez, ils ont choisi de rester pour leurs locaux ", commente un " preneur d'otages ". " Et réclamez le paiement des heures sup' ! ", lâche un comparse. " Ah non ! ", proteste un des employés. Tout le monde se retire. Il reste à faire.

Les fax tournent

Le Collectif inonde de fax les rédactions. On téléphone aux journalistes. On se met en relation avec les camarades, à l'extérieur, qui se chargent des contacts avec la presse. La photocopieuse de l'administration est aussi mise à contribution. On fabrique des tracts sur un ordinateur, ils sont reproduits et jetés par dizaines de la fenêtre : "Fermeturedes centres de rétention ", " Non aux expulsions ". Un militant lit un communiqué de soutien du groupe Agir ensemble contre le chômage (AC) du Rhône. Un jeune homme passe la tête par une fenêtre et lance : " Est-ce qu'Amélie est là ? Amélie de l'AFP ? ". Réponse : " C'est moi ". " T'as coupé ton téléphone? On essaie de te joindre ". Un employé du ministère de la Justice refait surface : " Paris demande à la secrétaire de sortir ". Question au pied de l'immeuble : " Et vous ? " " Je reste, je garde le matériel ". Matériel qui tourne à plein régime. Il ajoute : " Paris me demande de rester ".

" Il nous faut deux journalistes "

Ça se complique. Une jeune femme : " On veut libérer la secrétaire, mais les policiers occupent le couloir et bloquent la porte de secours. Il nous faut deux journalistes. " Les " preneurs d'otages " mènent leur affaire sur deux flancs : côté couloir, ils glissent au vice-procureur Philippe Vannier des demandes de parloir pour rencontrer leur camarade emprisonné. Côté fenêtre, ils commentent en direct les opérations, la radio tend son micro, la télé relance la caméra, les autres journalistes notent. Les téléphones chauffent.
A 18 h 50, celui des reporters des DNA sonne : " Ils attaquent la porte, il y a des étincelles et de la sciure. Ils viennent ". La conversation se poursuit, presque banale. " Ils sont là, ils entrent, ils visitent les locaux ". Communication coupée. Dans la rue, les sympathisants devinent que l'occupation se termine, les slogans anti-policiers repartent de plus belle.

Echauffourées

Encore un instant et les 17 " preneurs d'otages " sont évacués par petits groupes, embarqués dans des fourgons et emmenés menottés au poste. Tout s'est passé sans violence. Et c'est dans la rue que les choses ont bien failli déraper. Alors qu'un groupe de manifestants continuait de scander des slogans, une altercation oppose une sympathisante du collectif à des agents. Des policiers manifestement usés par trois heures d'attente et de discussions ont perdu leur calme. Insultés, certains vont au contact des militants présents dans la rue, provoquant des échauffourées. Courses poursuites dans la confusion, officiers qui interviennent pour calmer les esprits : trois personnes, dont une femme, sont plaquées au sol, interpellées et emmenées au poste. L'heure n'est plus à la plaisanterie, l'ambiance a changé. Un peu plus tard, le calme revenu, le vice-procureur explique qu'il s'agit " d'une prise d'otage " et que les 17 membres placés en garde à vue auraient à s'expliquer sur " une séquestration ". Le jeu est fini. La rigolade aussi...

- articolo di domenica:
Strasbourg: Les militants " No Border " toujours en garde à vue

La garde à vue des 17 militants du collectif pour la libération d'Ahmed a été prolongée hier soir. Ils seront déférés au parquet aujourd'hui.
Les 17 militants du collectif pour la libération d'Ahmed, interpellés vendredi soir après leur occupation des locaux d'une annexe du ministère de la Justice à Strasbourg (DNA d'hier), étaient toujours hier soir en garde à vue, qui a d'ailleurs été prolongée jusqu'à ce soir. Vendredi après-midi, 17 personnes proches du collectif " No Border " avaient investi durant trois heures une annexe locale du ministère de la justice, rue Gustave-Adolphe Hirn, où se trouvaient encore trois employés. Ils protestaient contre les conditions de détention d'Ahmed, militant condamné mercredi à Strasbourg à trois mois ferme pour des violences envers des policiers. Les occupants avaient finalement été délogés par le GIPN. Hier, ils devaient tous être entendus par la police, puis par Philippe Vannier, vice-procureur au parquet de Strasbourg. Poursuivis pour délit de séquestration avec libération intervenant avant le 7e jour, ils encourent jusqu'à cinq ans d'emprisonnement.

Comparution immédiate en vue

Le parquet devrait décidé aujourd'hui s'il ouvre une information judiciaire ou si les militants pourront être jugés rapidement en comparution immédiate. Cette dernière procédure semble être la plus probable. Dans ce cas de figure, les 17 activistes pourraient être jugés dès demain. Quant aux trois manifestants qui ont été interpellés dans la rue, en marge de l'action du collectif, ils sont poursuivis pour des outrages. Tous trois ont été remis en liberté hier soir et seront convoqués ultérieurement par la justice.

Indirizzo di Ahmed:
Ahmed Meguini
n°d'écrou 25375
Maison d'Arrêt de Strasbourg
6, rue Engelmann
BP.25
67035 Strasbourg cedex 2
FRANCIA

Ambasciata francese a Roma:
Ambasciatore: M. Jacques BLOT
Tél : 06 686 011
Fax : 06 686 013 60
Web : http://www.ambafrance-it.org

Consolato a Roma:
Tél : 06 686 011
Fax : 06 686 013 60
Web : http://www.france-italia.it/consulat/rome

Consolato a Milano (alla c.a. di M. Alain ROUILLARD):
Tél : 02 655 91 41
Fax : 02 655 91 344
Web : http://www.consulfrance-milan.org

Consolato a Napoli: alla c.a. di (Mme Christine MORO):
Tél : 081 598 07 11
Fax : 081 598 07 30
Web : http://www.consulfrance-naples.org

Consolato a Torino (alla c.a. di Mme Odile REMIK-ADIM):
Tél : 011 57 32 311
Fax : 011 56 19 529
Web : http://www.consulfrance-turin.org

A Firenze:
Tél : 055 230 25 56
Fax : 055 230 25 51

A Genova
Tél : 010 247 63 27/40
Fax : 010 247 64 00

Per mandare un fax, o fare una telefonata, in Francia, il prefisso nazionale è
0033, non so se si deve mettere lo 0 prima del prefisso "locale".

Da questo indirizzo si dovrebbe poter scrivere a Giacomino Chirac (attuale presidente della repubblica francese ;)):
http://www.elysee.fr/ecrire/mail_.htm
Questo invece dovrebbe essere il fax della presidenza della repubblica: 0033 (0?)1 42 92 81 01,
e il centralino: 0033 (0?)1 42 92 80 00

Prefettura di Strasburgo
Tél : 0033 (0?)3.88.21.61.65
fax : 0033 (0?)3 88 21 61 55

Tribunale di Strasburgo
0033 (0?) 3 88 75 29 30
0033 (0?) 3 88 75 29 63

Segreteria del procuratore della repubblica a Strasburgo
tel : 0033 (0?) 3 88752769
0033 (0?) 3 88752826
fax : 0033 (0?) 3 88752930

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Titolo Autore Data
articolo di domenica in inglese nz Sunday, Aug. 25, 2002 at 3:32 PM
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