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PRIGIONIERI POLITICI ED ESILIATI BASCHI
by xxx Saturday, Sep. 07, 2002 at 10:46 AM mail:

traduzione dal quotidiano della Sinistra indipendentista basca GARA

PRIGIONIERI POLITICI...
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Gari Arriaga, Tomax Karrera – Askatasun Taupadak
2.600 POTENTI RAGIONI

I prossimi 21 e 22 settembre, si svolgeranno ad Arrasate le giornate denominate Askatasun Taupadak; giornate che vogliono fare il punto su ciò che hanno significato gli ultimi 25 anni di democrazia spagnola e francese per il nostro popolo, Euskal Herria, concentrandosi sul tema della repressione e della mancanza di libertà democratiche.

Pur senza ambire ad un bilancio esaustivo, è molto significativo che a venticinque anni dalla scomparsa della dittatura franchista perdurino la stessa strategia repressiva e le sue note conseguenze: la tortura, l’esistenza di tribunali speciali come la Audiencia Nacional e la dispersione penitenziaria all’interno della Penisola Iberica o la dispersione degli esiliati politici che vivono nei diversi continenti del pianeta; conseguenze che riguardano un numero sempre maggiore di persone. In questo momento esiste il maggior numero mai registrato di prigionieri politici baschi incarcerati (oltre 600) che, insieme ai circa 2.000 esiliati ed ai loro rispettivi famigliari compone un quadro della repressione nel quale si trovano più di 2.600 potenti ragioni per riunirci ad Arrasate ed esigere un finale politico e democratico per il contenzioso che Euskal Herria sta portando avanti con gli stati spagnolo e francese per la sua sopravvivenza come popolo .

Conseguenze che, evidentemente, non si esauriscono con la prigione o l’esilio, ma che riguardano altri tagli alle libertà ed alle garanzie democratiche, che vengono reiteratamente negate a buona parte della popolazione. La persecuzione per motivi ideologici, la mancanza di considerazione e l’apartheid imposti alle diverse organizzazioni della sinistra indipendentista colpiscono migliaia di cittadini baschi. Non dobbiamo, né vogliamo, dimenticare neppure la sofferenza che questa situazione di conflitto politico irrisolvibile comporta per un’altra parte della popolazione, che sceglie la via repressiva e la negazione dell’esistenza del popolo basco e del suo diritto all’autodeterminazione.

Venticinque anni di transizione democratica; senza alcun dubbio, venticinque anni sono molti ed è molto il tempo che, come cittadini baschi, abbiamo passato essendo testimoni di un’infinità di promesse non mantenute (con lo Statuto i prigionieri torneranno a casa…; con una tregua di ETA in due mesi si potrà ottenere il raggruppamento dei detenuti, eccetera) al momento di affrontare una soluzione politica che consenta, fra le altre cose, la scarcerazione dei prigionieri, il ritorno degli esiliati e, allo stesso tempo, che garantisca che queste promesse non vengano di nuovo disattese per ragioni politiche.

Venticinque anni durante i quali si è sviluppata una grande quantità di iniziative di solidarietà con le vittime della repressione; Askatasun Taupadak vuole raccoglierle e mostrarle visivamente in queste giornate. Viaggiare attraverso il tempo e la solidarietà, considerando l’importanza del movimento sociale nella lotta per il riconoscimento della dignità umana e politica delle vittime della repressione e della società basca, perché siamo convinti che il loro futuro sia il nostro, perché la loro libertà rappresenta quella di tutti i cittadini, mentre la loro prigione ed il loro esilio sono la dimostrazione concreta della nostra mancanza di libertà.

Responsabilità della classe politica basca. A questo punto, risulta più che evidente che il nostro popolo è condannato a sopportare le conseguenze di molte inadeguatezze, fra le quali è da sottolineare quella della sua classe politica. Autorità che, lungi dall’accettare ed affrontare i rischi necessari per portare il nostro popolo ad uno scenario di pace e democrazia, non fanno che sgranare un rosario repressivo, muovendosi sempre nell’interesse dei governi spagnolo e francese.

Questa mancanza di lungimiranza, questa incapacità di fare politica non fanno che confermarci la necessità di una soluzione politica, nella quale la questione delle vittime della repressione è fondamentale nell’agenda di risoluzione del conflitto. In definitiva, la classe politica basca deve essere cosciente che emarginare, mettere fuori legge, non affrontare la lotta per l’amnistia come uno dei punti d’incontro politico più democratici e plurali per antonomasia del nostro popolo, non avvicinarsi a questo fronte di solidarietà e di risoluzione politica, vuol dire non occuparsi della storia della democrazia in Euskal Herria e negare tutte le esperienze internazionali di risoluzione di conflitti politici.

2.600 potenti ragioni. Per concludere, sottolineare la responsabilità che spetta a ciascuno di noi quando si tratta di approfondire, consolidare e garantire tutta quest’ampia corrente di solidarietà con le vittime della repressione, in difesa della loro dignità politica ed umana, insieme ad una attività politica in favore dell’amnistia e del ritorno a casa degli esiliati non fa che mettere in risalto ancora una volta la necessità e l’importanza dell’esistenza di un movimento pro amnistia forte, coeso ed efficace nell’evidenziare l’apatia, in questo campo, degli agenti politici di Euskal Herria fra i quali, a volte, bisogna includere la stessa Sinistra indipendentista.

Perché la lezione da trarre da questi venticinque anni di transizione democratica, è proprio che senza una vera amnistia politica si può progredire ben poco in materia di pace e democrazia per il nostro popolo.

Un appuntamento ineludibile. Per tutto questo e senza alcun dubbio, queste giornate di Arrasate ci indicheranno la strada da seguire, ci mostreranno i passi da compiere, l’impegno necessario per la risoluzione dei problemi dei nostri prigionieri ed esiliati.

Vi aspettiamo.

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