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West Jerusalem on the road
by operazione colomba Sunday, Sep. 29, 2002 at 7:56 PM mail: rebeldia@gmx.it

26 settembre 2002 - operazione colomba

West Jerusalem on th...
manifestazione_di_pacifisti_israeliani_e_palestinesi_-_aprile_2002.jpg, image/jpeg, 480x319

Gerusalemme notte 26.09.02
Una notte a Gerusalemme ovest, un azione per la pace: due testimonianze
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Di Fabrizio Operazione Colomba
Quando incontriamo S. gli racconto di quanto in Italia si giochi sull'accusa che chi critica Israele e le azioni del suo esercito sia antisemita. Gli racconto anche di quando siamo stati definiti noi antisemiti per aver criticato duramente l'azione del 23 luglio dove un f 16 ha lanciato una bomba di una tonellata su di un quartiere popoloso di Gaza per colpire un solo membro di Hamas. Lui, ebreo, mi guarda e mi chiede se ho detto alla persona che ci ha cos? definiti che ebrei e arabi sono entrambi origine semitica. Mi piace questo ragazzo e ci conforta pensare a lui e a quelli come lui nelle notti isolate di Gaza. Da Gaza Israele ha il volto di soldati che entrano nelle case e portano via gli uomini, ha il suono sinistro dei cingoli dei carri armati o il rombo degli elicotteri apache. Delle volte assume anche un ronzio sordo ma continuo: l'aereo spia. Incontriamo S. a Gerusalemme e ci propone di partecipare ad un azione di attacchinaggio di manifesti anti occupazione. Ci piace l'idea e il giorno dopo all'ora stabilita siamo al punto di ritrovo. E' notte, molti ragazzotti simili a quelli italiani si muovono per le strade alla ricerca di divertimento anche a gerusalemme ovest. Finchè non compaiono scope, colla, manifesti riamaniamo mimetizzati tra i ragazzi. Il gruppo degli attivisti israeliani è eterogeneo, ci sono giovani e signori con i capelli bianchi, ci sono pacifisti, e ci sono quelli di Yesh Gvul che acettano l'esercito ma non nei territori occupati. Ci dividiamo in gruppi, io e L. capitiamo in gruppo con S. e altri due ragazzi con i quali avevamo in precedenza giocato a freesbe per ingannare l'attesa. Incominciamo; il primo manifesto viene attaccato su di un pilastro di cemento, poi raggiungiamo Rabin Road dove ai lati della strada ampia c'è un cantiere edile recintato con dei pannelli di lamiera. Incominciamo a tapezzare il recinto con i nostri manifesti che dicono: "deportazione=razzismo", altri gruppi ne hanno altri con uno slogan tipo: "liberiamo israele dall'occupazione". Per me la difficolta, nell'azione, sta nel capire quale è il dritto e il rovescio visto che il tutto è scritto in ebraico. E' bello fare questa cosa assieme a questi ragazzi, ci fa sentire un po' meno soli e penso che anche loro provino una cosa simile. Velocemente quasi cento metri del recinto sono coperti con i nostri manifesti. Le macchine passano sulla strada, qualche urlo nella nostra direzzione ma niente più, passa anche un poliziotto su di uno scooter ma ci ignora. Ci accaniamo particolarmente per coprire dei manifesti messi dalla destra israeliana che dicono: "La deportazione è una forma di difesa; la Giordania è lo stato dei palestinesi". Sento la foga e la gioia delle cose giuste anche se stiamo attaccando solo manifesti. Ad un certo punto, per?, si ferma una volante della polizia, scende un agente che incomincia a parlare con S., gli chiede i documenti e lui e gli altri dissimulano il fatto che siamo attivisti italiano dicendo che siamo ebrei ma non sappiamo l'ebraico. Il poliziotto se ne va, ma pare che abbia detto che quello che stavamo facendo era: "una provocazioen criminale" e io penso suaonasse un po'come una minaccia. Io e L. temiamo un eventuale arrivo di altra polizia, non vogliamo che prendano i nostri nomi, potrebbe procurarci dei problemi al rientro in Italia, un espulsione non c'è la possiamo proprio permettere. E' sempre dura ragionare in questi termini perchè io sono amante della verità e anche quando entravo nella non democratica Yugoslavia diretto nel Kossovo dove avevo amici albanesi non ho mai mentito sul fatto che fossi membro di un organizzazione pacifista. Qui devi dissimulare di fronte alla polizia, devi dire che sei un turista, perchè, probabilmente, quello che vediamo, in Israele e in Palestina, non piace alla politica di Sharon. Guardiamo i nostri amici sentiamo che per "proteggere" noi si limiterebbero nell'attacchinaggio e decidiamo di rinunciare. Per me è amaro lascirli soli con la colla e lo scopettone in mano, non perchè la nostra presenza fosse necessaria ma perchè loro sono i "giusti di Israele". Sono gente che ha capito che quello che succede nei territori da molti anni non è difesa ma atacco. E' amaro allontanarsi ma è bello sapere che in Israele c'è molta gente che sa la verità e si oppone a Sharon e alla guerra. Il giorno sucessivo, in viaggio verso Gaza, con grande gioia vediamo dei cavalcavia tapezzati di manifesti. "Deportazione=razzismo!" "Liberiamo Israele dall'occupazione!"

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Di Fabio Operazione Colomba
cosa ci fa una peugeot bianca anni ottanta di notte per le strade (quasi) deserte di gerusalemme? e che ci fanno due scope, due secchi di colla e dei manifesti nel bagagliaio? assolutamente niente. o quasi.

pomeriggio afoso di gerusalemme. incontriamo al bar del jerusalem hotel s. , un giovane attivista di ta'aiush. incontrarlo, parlarci e' terapeutico; perche' dalle nostri parti, nella striscia di gaza, gli israeliani sono quelli vestiti di verde, con l'elmetto verde, che vanno in giro nelle camionette verdi o nei blindati verdi oppure appostati nelle torrette e negli avamposti militari coperti da teli militari, verdi. gli israeliani nella striscia di gaza e' gente che ama il verde. se non sono militari sono tra quelle quattromila persone che occupano una terra che porta il nome antico di palestina e anche a loro piace il verde. non e' un caso che abbiano occupato, in un fazzoletto di terra lunga quaranta chilometri e larga tredici, il quarantadue percento di terra, la piu' fertile, la piu' verde.
a s. invece il verde non piace. non gli piace il verde delle divise militari, e non per una questione di moda. da qualche anno ha deciso di rifiutarsi di prestare servizio da riservista in quello che definisce, sorridendo, "israeli offense force" (IOF) e non "israeli defense force" (IDF). e non gli piace il verde degli insediamenti perche' sa bene che quella terra non e' israele, e' terra rubata ai palestinesi.
alla fine della chiacchierata ci invita a partecipare l'indomani ad un'azione organizzata in diverse citta' di israele dal grosso delle associazioni pacifiste israeliane, dal centro all'estrema sinistra (peace now, yesh gvul, courage to refuse). non siamo nuovi alle loro manifestazioni ma questa volta, stranamente, l'appuntamento e' a mezzanotte... e non e' una manifestazione, non una fiaccolata, ma un'azione di attacchinaggio di manifesti contro l'occupazione, nella notte che precede l'anniversario dello scoppio della seconda intifada, mentre il presidente palestinese e' ancora assediato dall'esercito israeliano nei suoi uffici della muqata a ramallah e si parla della deportazione dei parenti dei kamikaze. ci muoviamo dalla porta di damasco verso il luogo dell'appuntamento, da cui gia' un'altra volta eravamo partiti per una manifestazione a sostegno dei refusnik israeliani, fuori da un carcere militare nelle vicinanze di tel aviv. giunti sul luogo, attendiamo l'arrivo degli altri, anche se non conosciamo nessuno se non s.. che difatti e' il primo ad arrivare. poi poco alla volta altri gruppi di ragazzi, fino a formare un grosso gruppo eterogeneo di persone di diverse eta', tutti li' per lo stesso fine. all'una, ci dividiamo in gruppi diversi, ognuno dei quali in una zona di gerusalemme diversa. obiettivo tappezzare i muri di manifesti del tipo "deportazione = razzismo" o "liberare israele dall'occupazione" coprendo, e dove possibile strappando, i paurosi manifesti della destra israeliana con slogan del tipo "la deportazione e' una forma di difesa: la giordania e' lo stato dei palestinesi". io e st. ci muoviamo con un gruppo di pacifisti coi capelli bianchi, simpatici cinquantenni. tra loro parlano ovviamente in ebraico ed uno di loro francese. armati di scope e secchi di colla e manifesti ci muoviamo in fretta verso la nostra macchina, una peugeot bianca anni ottanta che per tutta la notte ci portera' a spasso per le strade quasi deserte di gerusalemme. e' spaventosa la coordinazione con la quale scendiamo dalla macchina e ci mettiamo ad affiggere questi manifesti per me incomprensibili. ed e' incredibile la tenacia dei nostri compagni, pacifisti e israeliani. andiamo a caccia dei manifesti della destra e dei muri bene in vista e dopo pochi minuti li lasciamo tappezzati di slogan contro l'occupazione. qualche auto passa, magari rallenta e poi prosegue, a volte suona il clacson, non sappiamo se per ammonirci o per complimentarsi. intorno alle tre un altro muro prima ineggiante alla deportazione dei palestinesi fuori dalla palestina sta per essere trasformato. un pick-up si ferma in mezzo alla strada e il conducente, un omaccione con barba bianca e kippa si ferma a guardarci e a leggere i nostri manifesti. quindi accosta e scende dalla macchina. come se niente fosse io st. e uno dei tre israeliani prendiamo altri manifesti e ci muoviamo verso un altro muro mentre un altro si ferma a discutere con l'uomo appena asceso dalla macchina. da lontano, nel silenzio di una gerusalemme deserta, la discussione ci sembra piuttosto sostenuta ma pacifica. quando rientriamo tutti in macchina pronti per ripartire, arriva una seconda auto che frena di colpo. ne scendono due ragazzi, degli ultranazionalisti, che si mettono a strappare i nostri manifesti ancora umidi di colla. i nostri amici israeliani escono per primi dalla macchina e urlano qualcosa in ebraico di cui riusciamo soltanto a capire: "democrazia?". questa volta la discussione e' tutt'altro che pacifica e volano le botte. noi due, poveri italiani, restiamo in macchina a guardare. uno dei due ragazzi corre in macchina, prende il cellulare e chiama chissa' chi (la polizia intuiamo) mentre il secondo riprende a staccare i manifesti, accartocciarli e lanciarli verso di noi, rientrati tutti in macchina. nel ripartire, finestrino aperto, c'e' tempo per beccarci uno sputo. st. appena schivatolo tira fuori la testa dal finestrino e lancia un bestemmione in serbo-croato, a dir poco disarmante.
facciamo il giro dell'isolato e notiamo degli altri manifesti strappati. quindi scendiamo e con la colla restante affiggiamo gli ultimi manifesti rimasti. sono quasi le quattro e finisce cosi', con finale al cardiopalma e sputo nazionalista, la nostra azione di attacchinaggio clandestino.
il mattino seguente, dal taxi che ci riporta verso gaza, notiamo muri e cavalcavia coi nostri manifesti, affissi da chissa' chi e chissa' quando. sorridiamo. c'e' gente in israele, a cui non piace il verde...

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