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Mugello: danni ambientali e lavoratori della TAV
by marijuana Monday, Oct. 28, 2002 at 11:15 AM mail:

fonti senza acqua e lavoratori deportati

La storia e' sempre la stessa. Arrivano a promettere grandi posti di lavoro e in cambio deturpano l'ambiente. Questo fanno coloro che anche nel Mugello stanno realizzando una nuova linea ferroviaria per un treno che viaggia con niente po' po' di meno che 12 minuti in meno della linea firenze-bologna gia' esistente e in 70 km di galleria scavata e ancora da scavare. Problema e' che quando si scava una galleria a un tot di metri di profondita' si corre il rischio di passar sotto le fonti d'acqua che magari forniscono una erogazione idrica alle abitazioni dei paesi vicini. Cosi' accade che la galleria gioisce di tante infiltrazioni (gli operai un po' meno) e che viene scongiurato l'annegamento di chi scava con pompe che ributtano l'acqua fuori in chissa' quale altra parte del terreno. Cio' che non si puo' evitare e' il fatto che le fonti, una ad una, si stanno prosciugando e che la gente un bel giorno puo' trovarsi senza acqua (cosa che e' accaduta a due paesi vicini a Borgo San Lorenzo). si provvede allora con una fornitura d'acqua derivante dai canali ancora in vita usati da Borgo San Lorenzo che tanto se costa di piu' paga sempre l'utente.
Le fonti che visitiamo sono secche o vi scorre solamente l'acqua delle ultime piogge, ed e' triste pensare e vedere che tanto naturale equilibrio possa essere devastato per gli stessi interessi economici che muovono ogni altra zona dell'occidente e non solo.
Ma la storia non finisce qui. Ci sono quegli operai che scavano a ciclo continuo (secondo il contratto i cui criteri sono stati stabiliti da tutti i sindacati prima che si aprisse il mercato delle assunzioni o delle deportazioni) e che ovviamente possono essere recuperati soltanto dove la poverta' e la mancanza di lavoro puo' spingere a sacrifici enormi per campare la famiglia. Sono tante braccia del sud che praticano il nomadismo forzato per uno stipendio. Mimmo e Pietro ci raccontano, all'interno di un capanno autocostruito a fare da zona pseudo ludica di uno dei campi base vicini agli scavi, quali sono le loro condizioni di lavoro e la loro vita. Turni di notte massacranti; qualche ora di sonno dentro i prefabbricati biposto disturbati dai rumori di chi e' sveglio (in qualunque altro container) e di chi sta per o ha appena smesso di lavorare; minimo della paga sindacale; alto rischio di infortuni; tre morti gia' sepolti; tante rivendicazioni inascoltate; nessuna addestramento a far dei capisquadra; nessuna formazione ad evitare i pericoli; nessuna possibilita' di socializzazione con la popolazione indigena.
"Come puo', la gente del luogo, che vanta tradizioni cosi' alte e che dice di essere cosi' diversa e progredita - accusa Pietro - non occuparsi di gente che gli sta tanto vicino e che soffre di tutti questi problemi."
E' buona regola, infatti, di chi riceve migranti nella propria terra quella di fruire dei loro silenziosi servigi senza dover subire la loro ingombrante presenza.
"Non ci concedono nulla - continua Pietro - abbiamo chiesto di poter andare una volta alla settimana a prendere una pizza fuori da questo campo e non ci e' stato concesso. Non abbiamo mezzi di trasporto autonomi e i Comuni assieme alla TAV non hanno mai neanche lontanamente pensato di far arrivare fin qui un bus navetta che ci possa riportare, di tanto in tanto, alla vita. Viviamo qui con la nostalgia per le nostre famiglie e senza sentire nessuna forma di calore e solidarieta' umana da parte di nessuno."
Mimmo e' d'accordo, tant'e' che se ne andato a Bergamo, dove lo trattano meglio. Di tanto in tanto intercetto un suo invito alla prudenza rivolto a Pietro che e', lui si, un fiume in piena di parole e voglia di lottare ancora, nonostante la stanchezza. Sono entrambi compaesani di Calabria, deportati di professione. La TAV devasta l'ambiente e pratica una tra le piu' moderne forme di tratta degli schiavi regolamentati con firma nell'apposito contratto.
E la storia, purtroppo, continua...

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