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Mugello / TAV: intervista a un minatore
by a cura di Giacinto Carvelli Tuesday, Oct. 29, 2002 at 9:26 AM mail:

Quella che proponiamo è la cronaca della trasmissione radiofonica della rai, Radio a Colori, andata in onda il 19 aprile 2001, che si è occupata della vicenda degli operai della Cavet della tratta Firenze Bologna, che da tempo Il Petilino sta seguendo.

Introduzione del conduttore Oliviero Beha.

Beha: "Pietro Mirabelli, un minatore calabrese che lavora in un cantiere della Tav, nella costruzione della tratta ferroviaria a d alta velocità tra Firenze Bologna, dice basta e scrive al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi., dopo averlo conosciuto in occasione dell’inaugurazione di una galleria nel Muggello, un mese fa, ora lo esorta ad intervenire sui problemi della sicurezza".

Sigla. Radio a colori. Di Oliviero Beha e Claudio Ceravolo.

Oliviero Beha: "Buongiorno. Buon Giovedì 19 aprile 2001. come avete sentito parliamo di sicurezza sul lavoro, parliamo della TAV, Treni ad Alta velocità, cosa che abbiamo fatto già in passato e numerose volte: A Radio Zorro 3131 (5 o 6 anni fa); problemi dei lavori se si trovano di fronte a reperti archeologi importanti (22/03/1999 - 20/03/2000 – 05/01/2001). Oggi, invece, ci occupiamo d’altro. Ho evocato prima della sigla le parole di Pietro Mirabelli. Buon giorno, come sta?"

Pietro Mirabelli: "Abbastanza bene, grazie".

Beha: "Senta, lei ha incontrato fisicamente il Presidente Ciampi?

Mirabelli: "Di sfuggita, proprio una stretta di mano al volo".

Beha: "E da li le è venuta l’idea di scrivergli?"

Mirabelli: "No, veramente era nata prima l’idea, perché … io parto subito con il ciclo continuo perché voglio spiegare agli italiani cosa vuol dire…"

Beha chiede di pazientare un poco.

Sono in linea:

- l’ing. Carlo Silva, direttore generale del Consorzio Cavet;

- Girolamo dall’Olio, responsabile dell’associazione di volontariato IDRA di Firenze;

- Alessandro Muller, tecnico di igiene e prevenzione sui luoghi di lavoro dell’Asl di Firenze;

- Mariano Mellini, sindacalista della CGIL.

Beha: "Mellini, lei da qualche tempo è uscito dal sindacato di categoria, perché?

Mellini: "Potevo restare nel Sindacato, ma non occuparvi della Tav".

Scheda di Radio a colori sull’alta velocità.

"E’ la più grande opera mai realizzata in Italia. 900 chilometri di linee ferroviarie a 300 all’ora da Torino a Napoli. 140 chilometri di gallerie, 400 tra ponti e viadotti, 5.000 operai al lavoro, una spesa che secondo alcuni arriverà a 140 mila miliardi di lire. Iniziata nel ’91 l’avventura dell’Alta Velocità ferroviaria non trova pace. Al centro di intricatissime vicende giudiziarie e politiche ancora aperte, la Tav pone problemi su tutti i fronti: ingegneristico, finanziario, ambientale e, infine, anche sindacale. Il 29 marzo scorso un operaio calabrese, Pietro Mirabelli, ha scritto una lettera aperta al capo dello Stato denunciando le condizioni di vita ed i ritmi di lavoro a cui sono costretti i tremila operai impegnati nella difficile tratta Firenze – Bologna, dove su 78 Km., 73 si sviluppano in galleria. Mirabelli denuncia turni lavorativi da 48 ore a ciclo continuo, con operai costretti a lavorare fino a 6 notti consecutivamente; squadre ridotte all’osso, straordinari legalizzati, scarsa sicurezza nei cantieri, inquinamento da grisù e da polveri di silice. Mirabelli contesta la riduzione della pausa pranzo da 60 a 45 minuti l’impossibilità di avere una vita normale nei villaggi prefabbricati, dove si dorme insieme e perfino le docce sono in comune. Villaggi nei quali si fa fatica a dormire per via dei rumori dei cantieri notturni, e dove si sono già verificati 3 morti ed una notevole quantità di infortuni. Il tutto, secondo Mirabelli, sotto gli occhi di un sindacato incredibilmente compiacente".

Beha: "Mellini, la sua uscita dal sindacato ha a che fare con quello di cui parlava la scheda?"

Mellini: "C’è stata una discussione nel sindacato di categoria, si son determinate maggioranze e/o minoranze; noi ch’eravamo in minoranza siamo riusciti a convincere sulla necessità di mettere mano su tutto, sugli orari di lavoro. Poi, per me s’è conclusa un’esperienza e la CGIL mi ha consentito di fare altro".

Beha: "Certe volte sa che le formule che lei usa legittimissimamente, sono più significative o addirittura più parlanti, evocative di lunghi discorsi?"

Mirabelli, ricominciamo da lei. Cosa succede in questo ciclo? La scheda rende l’idea?"

Mirabelli: "C’è un piccolo errore".

Beha: E allora lo corregga".

Mirabelli: "Gli operai impegnati non sono tremila, saranno 1.700 tra Firenze e Bologna.

Beha: "Preziosa correzione. Mirebelli, cosa l’ha spinta a scrivere una lettera a Ciampi?"

Mirabelli: "Parlando tempo fa con mio padre, che è ancora in vita ed ha fatto per 30 anni il minatore in tutte le grandi ditte, anche a livello mondiale, mi ha detto: "Ma come fate a lavorare anche il sabato e la domenica? Io ho lottato per non far lavorare il sabato e ci siamo riusciti, adesso voi, praticamente, avete seppellito tutte le nostre conquiste. Con i turni a ciclo continuo a 6/1, 6/2 e 6/3 che adesso spiego cosa vuol dire, sono sempre sei giorni consecutivi di lavoro ad 8 ore; la matematica è una scienza esatta, quindi, sono 48 ore settimanali. Qui c’è già una violazione alla Costituzione italiana, che prevede l’orario di lavoro settimanale fissato in 40 ore. Noi ne facciamo 42 di media, più il tempo di percorrenza tra il campo base per arrivare al fronte di avanzamento, che per il momento, da dove lavoro io e per sentito dire dagli operai che lavorano a Sesto Fiorentino è a mezz’ora di distanza, così come a Carlone. Questo tempo vorremmo che ci venisse pagato, perché non sono più 42 ore, ma diventano di più; per andare e tornare ci vogliono più di 45 minuti, ma ci pagano sempre 8 ore.

Beha: "Ricordo agli ascoltatori che grosso modo la questione Cavet presenta tre aspetti: ha una vicenda politico finanziaria, delle conseguenze ambientali e presenta il problema della condizione dei lavoratori nei cantieri. Quest’ultimo è l’aspetto di cui ci occupiamo oggi. Mellini".

Mellini: "Detto con uno slogan, all’Alta velocità si guadagna bene ma si lavora per due".

Beha: "Mirabelli, quando lei o chi per lei fate presente all’interlocutore che la situazione è questa, che cosa vi viene risposto?"

Mirabelli: "Che sono accordi fatti con il nostro sindacato".

Beha: "Mellini: E’ questa la risposta"

Mellini: "Sì. Cioè, sicuramente il comportamento della cavet è quello di un’impresa che rispetta le regole e gli accordi. Questo è vero. Diciamo che questi accordi, fatti prima dell’inizio dell’opera, potevano, strada facendo, essere adeguati soprattutto per il problema del rientro a casa dei lavoratori emigrati".

Beha: "Ci vorrebbe un po' di flessibilità, per citare la "parolaccia".

Mellini: "Aggiustare il tiro strada facendo".

Beha: "Silva, le posso chiedere un suo parere dal punto di vista della Cavet?"

Intanto l’inviato della trasmissione, Alberico Giostra, non viene fatto entrare nei cantieri di Sesto Fiorentino: si era concordata una visita mattutina, ma poi, con l’aiuto dei buoni auspici dell’Ing. Silva, riesce ad entrare.

Ing. Silva: "Volevo fare una considerazione sui turni di lavoro. Mi sembra abbastanza sorprendente che questo problema esca con questa virulenza così come è stato illustrato dal minatore Mirabelli e da altre persone, perché è un sistema di lavoro questo, che è di consuetudine in tutti i lavori con certe prerogative, dove la continuità tecnica di lavorazione è assolutamente fondamentale. (…) Quello che si fa al Cavet non è assolutamente straordinario, è la norma. Se si vanno a vedere i cantieri in stato di formazione o (…) i piani di programmazione del lavoro per i grandi trafori del Brennero o altre realtà di questo tipo, sono tutti impostati in questa maniera. Perché? Per esigenze programmatiche da una parte, ma soprattutto tecniche di sicurezza".

Beha: "E’ la natura dei lavori con tutto ciò che comporta …"

Ing. Silva: "Si, per carità, forse si potrebbe fare diversamente … non nell’Appennino per via delle caratteristiche geo-meccaniche degli ammassi che andiamo ad attraversare. Volevo anche dire a Mirabelli che io ho lavorato 20 anni all’estero e sto lavorando adesso in Italia, sempre in sotterranea; lui probabilmente ha manifestato la volontà al Presidente Ciampi di trasferirsi all’estero per trovare condizioni di lavoro …"

Beha: "Come si troverebbe all’estero?"

Silva: "Le posso dire chiaramente che si troverebbe, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, esattamente come quelle che sta sperimentando adesso. Forse dal punto di vista della sistemazione logistica ed ambientale, anche in modo peggiore".

Beha: "Dalla padella alla brace".

Silva: "Io ho lavorato da giovane ingegnere a Singapore, a Washington. I lavori si svolgevano su tre turni, 24 ore su 24".

Beha: "Ed a Singapore c’era un ispettorato del lavoro?"

Silva: "Si, ed era strettissimo, devo dirlo".

Beha: "Avete mai avuto problemi?"

Silva: "No, devo dire con fierezza che a Singapore ci sono varie società italiane, francesi e giapponesi, e l’Ente appaltante, che effettuava i controlli, ci ha dato anche la bandiera rossa e premi in denaro per aver assicurato i migliori standard di sicurezza e per il minor numero di incidenti (…)"

Beha: "Invece, con l’Ispettorato del lavori di Firenze, avete mai avuto problemi?"

Silva: "Guardi, problemi ce ne sono moltissimi; ce ne sono sia a Firenze che a Bologna".

Beha: "Non è che c’è stata recentemente una denuncia precisa, no?"

Silva: "No guardi, se devo dire una cosa, di denunce per problemi di prescrizioni, ne abbiamo …"

Beha: "L’importante è che lei mi dica, Silva, così non cadiamo in errore, che non c’è stata il 7 febbraio 2001 una denuncia dell’Ispettorato al lavoro di Firenze per una scoperta fatta nei tabulati, per le ore di straordinario saltate fuori improvvisamente … Se mi dice che è un’informazione sbagliata, io le credo".

Silva: "Non le posso dire ne che è giusta ne che è sbagliata. So che il nostro ufficio del personale sta verificando tutte queste informazioni e non le so dire i risultati".

Beha: "Va bene. Lo lasciamo in pregiudicato".

Silva: "Visto che qui noi lavoriamo due milioni di ore all’anno, abbiamo un cantiere, dice Mirabelli di 1.700 operai - molto probabilmente si riferisce al personale diretto del Cavet - ma poi c’è tutto l’indotto e il sub appalto, che ci porta ad un personale di 3.000 unità".

Beha: "Senta, Silva, quando lei legge sulla prima pagina di un giornale, una notizia come quella di Repubblica – era Repubblica che citavo prima leggendo la cosa di Mirabelli – "Si al ponte sullo Stretto, ma la metà deve essere finanziato dai privati". Chi tira fuori i soldi per la Cavet?"

Silva: "Guardi, in questo momento in tutto il progetto i privati non ci sono; c’erano, ma non ci sono più".

Beha: "Ci sono solo soldi pubblici?"

Silva: "Ci sono soldi pubblici e finanziamenti internazionali".

Intanto Alberico Giostra è riuscito ad entrare nei cantieri di sesto Fiorentino e li descrive.

Alberico Giostra: "Si vede una baracca, un prefabbricato. Ci sono 26 alloggi per ogni prefabbricato, con quattro docce e due bagni, di cui 2 con la famosa "turca". C’è aria condizionata: è stata messa la scorsa estate. Qui dovevano sorgere campi da tennis e di calcetto ma non sono stati ancora realizzati. Saranno lasciati in eredità agli abitanti di Sesto Fiorentino. Volevo ricordare che negli ultimi tre anni ci sono stati 32° infortuni superiori ai 30 giorni di prognosi. Con questo rumore gli operai che fanno il turno di notte dovrebbero dormire".

Beha: "perché, lo stesso rumore si sente anche di notte?"

Alberico: "Qui si lavora 24 ore su 24".

Beha: "Muller, vuole sull’argomento citare la sua esperienza?"

Muller: "L’esperienza dell’Asl di cui faccio parte è un’esperienza molto intensa, molto forte; siamo quasi trenta persone che lavoriamo …"

Beha: "Ma riferita naturalmente a questi cantieri …"

Muller: "Esatto. Vorrei innanzitutto ricordare una cosa: per quanto riguarda il tratto toscano, è coperto da un’unica azienda sanitaria; che siamo, naturalmente, divisi su più presidi, ma l’azienda è unica. Abbiamo avuto una direzione generale".

Beha: "lei può darci una visione d’insieme del problema?"

Muller: "Non proprio, perché io curo il tratto da Carlone a Sesto Fiorentino".

Beha: "Parliamo di questo, visto che abbiamo una testimonianza di Mirabelli in un senso e quello che ci ha detto Silva nell’altro".

Muller: "Io prenderei uno spunto (…) che riguarda un problema strategico. Parlo del tratto toscano. Mi pare che il collo di bottiglia dell’opera per quanto riguarda i tempi di realizzazione siano la galleria di Vaglia, che è quella più lunga, di19 km, perché mentre il resto dell’opera è pensabile che sia risolvibile prima, il problema che rimane è quello … Ci sono state fatte delle proposte strategiche che non ci hanno per niente convinto, sulle quali nutriamo fortissimi dubbi, proprio in materia di sicurezza del lavoro".

Beha: "Muller, proprio perché capisca l’ascoltatore che nulla sa di specifico le condizioni di lavoro quali siano …"

Muller: "Dunque. Non si può fare un discorso. Intanto c’è da dire questo. Per sicurezza credo che si debba parlare anche di ritmi di lavoro e di tempi di lavorazione. Però, per non fare il solito discorso di tirarsi fuori, bisogna che tutti sappiano che i problemi della sicurezza sono divisi in tre passi: una parte sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro che seguiamo noi".

Beha: "E le condizioni di sicurezza sono soddisfacenti da questo punto di vista?"

Muller: "ma no, non perfettamente. C’è una parte assicurativa e normativa che segue l’Ispettorato del lavoro e poi …"

Beha: "E poi, sa qual è la terza parte? E’ il Gr delle 13. A dopo".

Fine della prima parte

Beha: "Riprendiamo. Oggi Radio a colori è dedicata alla TAV".

Nuovo collegamento con Alberico Giostra, che è uscito dal cantiere e lamenta le difficoltà degli operai nel parlare.

Alberico Giostra: "C’è una notizia del giorno, che, però, stranamente nessun giornale riporta. C’è stata una frana nel cantiere TAV di Fiorenzuola, con un mistero: sono spariti 10.000 metri cubi di terra".

Beha: "Come spariti?"

Alberico: "Sono spariti. Non si sa dove sono andati a finire Su questa cosa può essere più dettagliato Girolamo dell’Olio, del Comitato IDRA, che si è occupato più volte dell’aspetto ambientale della vicenda".

Dell’Olio: "Sono dati dell’Agenzia regionale per la prevenzione ambientale della Toscana che segue questi lavori ufficialmente (…) ci sono grossi inquinamenti, diradamenti e frane; nella zona di Fiorenzuola, in un deposito ed in una discarica, risulta una differenza tra 10.000 metri quadri, da valutazioni e misurazioni effettuate e da quanto emerge dalla documentazione. La cosa strana particolare è che l’operazione fatta - registrata negli appositi registri - non si capisce se è stata di carico o di scarico, non si sa lo stato fisico del materiale, la destinazione dei rifiuti stessi. Siamo preoccupati per ciò che si svolge intorno a queste operazioni relativi agli inerti (…) ed abbiamo segnalato subito questo questa circostanza alla stampa. La ditta è stata licenziata dal Cavet senza che nessuno sapesse niente".

Beha: "Quale ditta?"

Dell’Olio: "Quella che aveva preso l’appalto".

Beha: "Intanto l’opera è di per se grandiosa ed impegnativa e comporta dei dei grossi rischi, tipici di opere del genere, in più, se si gioca a ribasso per gli appalti".

Dell’Olio: "C’è la tragedia dell’insicurezza. Denunciamo da anni che 60 Km di gallerie sono costruite senza tunnel di soccorso, senza che il ministero dell’interno, protezione civile, non sia stato nemmeno consultato, in sede di progettazione e di approvazione. Il servizio geologico nazionale ha dato il parere contrario a 360 gradi, e non è stato considerato. L’autorità di bacino, che cura la gestione idro geologica, non è stata consultata".

Beha: "Lei sta dicendo una serie di cose che gireremo all’ingegnere. Muller, sono state evocate condizioni di sicurezza , gallerie e tutto il resto".

Muller: "I problemi attuali riguardano innanzitutto la qualità dell’aria nelle gallerie, che è … senza aria non si vive. Tra gas di scarico di mezzi pesanti, polveri e silice, che ha caratteristiche particolari. Si pensi alla silicosi come malattia professionale. Sono problemi che diventano sempre più forti con l’avanzare delle gallerie, man mano che diventano più lunghe, diventano più forti.

Beha: "Ma in caso di emergenza, l’evacuazione degli operai …"

Muller: "Questo è un altro problema gravissimo … E’ la cosa di cui siamo estremamente preoccupati. Per fare un esempio, pensate al Monte Bianco. Tale problema, se non viene affrontato, diventerà estremamente pericoloso. Se occorre evacuare velocemente, noi abbiamo dei seri dubbi sull’organizzazione dell’emergenza riguardo al Cavet. Direi un’altra cosa. Riguardo al fronte intermedio che si vorrebbe aprire sul fronte di vaglia. Questo significherebbe creare un fronte partendo da un cunicolo, un buco, che è molto stretto, che non consente il traffico dei mezzi su gomma per qualche chilometro, per arrivare ad aprire dei fronti intermedi".

Beha: "Lei ci sta dicendo da tecnico che ci sono dei forti rischi?"

Muller: "Dei rischi forti sui quali abbiamo espresso pareri negativi".

Beha: " Senta, Mirabelli. Lei è di Pagliarelle, frazione in provincia di Crotone. Lo conosce Fausto Garofalo? Abbiamo avuto una sua segnalazione. Era stato a trovare da Pagliarelle diversi suoi amici e parenti che lavoravano alla Tav. perché pare che ci sia molta gente di Pagliarelle che vi lavora. Segnalava che per i lavori in galleria, voleva rimarcare che nonostante si dica che ci sia una forte pressione fiscale sulle imprese, non ci sono le condizioni di sicurezza, quest’anno le imprese che operano nel settore hanno guadagnato tre volte in più, senza, per altro, investire tale guadagno in altre attività".

Mirabelli: "Sicurezza e orario di lavoro, famiglia, che dovrebbe venire ancora prima. Non è possibile, infatti, abbandonare la famiglia per 21 giorni consecutivi. Non è possibile smettere di lavorare alle 14 per avere i tre giorni di riposo davanti e fare 1.000 Km, impiegare 10-12 ore…"

Beha: "Ha sentito che le condizioni di lavoro all’estero sono peggiori".

Mirabelli: "Ma io sono un italiano, fino a prova contraria…"

Mellini: "Vorrei aggiungere qualcosa. I confronti sono come i proverbi: uno dice bianco e uno dive nero. Quando Silva dice che bisogna scavare 24 ore su 24 le gallerie per ragioni di sicurezza ha ragione. Però, chi ci lavora, non necessariamente devono fare 42 ore a settimana, che poi sono molte di più".

Beha: "Non basterebbe assumere più personale?"

Mellino: "Certo che basterebbe assumere più operai. Ma le ore sono molte di più. Diceva Mirabelli il tempo di percorrenza: ogni operaio normalmente timbra il cartellino all’ingresso della fabbrica, loro è come se timbrassero alla macchina, cioè, mezz’ora dopo".

Beha: "L’esempio è stato chiaro e calzante".

Mellino: "La pausa di mensa: gli altri operai che lavorano a turni è 30 anni che l’hanno negli orari di lavoro; loro no, e quindi lavorano per due".

Beha: "Ed il sindacato di categoria, dal quale lei si è dimesso, che fa?"

Mellino: "Ha preso un impegno: riportare l’orario di questi lavoratori a 40 ore come previsto dalla Legge".

Beha: "Che tempi si è dato per farlo? E’ stato fatto".

Mellino: "A me non risulta che sia stato fatto".

Beha: "Se non risulta a lei che è da tanti anni nel sindacato, figuratevi io …"

Mellino: "Ho preso l’impegno che i lavoratori più combattivi, come Mirabelli, non restassero soli".

Beha: "Mirabelli, è rimasto solo o no?"

Mirabelli: "C’è un silenzio di tomba, intorno".

Beha: "Ho capito. Silva, il quadro della situazione ce l’ha".

Silva: "I tre interventi hanno toccato moltissimi temi. Vorrei affrontarli nell’ordine di importanza. Intanto, vorrei dire al dottor Muller che proprio a sesto Fiorentino l’Asl di Firenze ha messo in campo per tutti i problemi di sicurezza un nucleo di circa 25 tecnici, sopraffini, che a livello di competenza sono straordinari. Ci siamo sempre confrontati con loro; noi rispondiamo sempre, e ci sono degli incontri periodici sulle varie tematiche. Abbiamo risolto recentemente il problema della ventilazione alla galleria di Vaglia; resta sospeso quel grosso problema di cui parlava Muller, che è l’apertura di due fronti supplementari dalla galleria di servizio, con problemi di sicurezza giganteschi. La stiamo affrontando insieme: ci sono già stati 4 o 5 incontri sul tema; è un problema che stiamo studiando da circa un anno. Questo lavoro sarà affrontato tra 6 – 8 anni: se ci saranno le condizioni si farà, altrimenti, se non troveremo le condizioni di lavoro sul fronte intermedio, noi non lavoreremo su questi fronti".

Beha: "E quella ditta (…) di cui si è parlato?"

Silva: "A proposito di quei 10.000 metri cubi, vorrei dare un ordine di grandezza di quelli che sono. Noi spostiamo 10 milioni di metri cubi… sono veramente …"

Beha: "E’ un mucchietto di terra nel giardino?"

Silva: "E’ un mucchietto di terra nel giardino, o poco più".

Beha: "In proporzione o in assoluto? Quanti sono 10.000 metri cubi di terra?"

Silva: "Sono, se lei pensa, 20 camion di terra, per intenderci".

Beha: Il problema dell’orario di lavoro è stato posto, e, come Radio a colori ci impegniamo a seguirlo. Non sarà tantissimo, ma io sarò periodicamente a disposizione".

Silva: "Si dovrebbe andare più nei dettagli in queste cose".

Beha: "Vorrei concludere la trasmissione con un aspetto che aleggia sulla questione, con una nostra scheda".

Secondo il giudice Ferdinando Imposimato, l’alta velocità ferroviaria è la madre di tutte le tangenti, tanto da far impallidire la prima tangentopoli del 1992, che è rimasta ancora inesplorata ed in cui hanno giocato un ruolo "oscuro" perfino Romano Prodi e Antonio Di Pietro. Secondo l’esperto Ivan Cicconi consulente del ministro dei lavori pubblici Nerio Nesi è stata ed è una clamorosa truffa. Una bugia da 140 mila miliardi, forse anche più. Grazie alla quale siamo andati anche in Europa, nascondendo la portata del deficit.

Imposimato ha svelato per primo la penetrazione della malavita organizzata nella costruzione del tratto Roma Napoli della TAV, avvenuta sotto gli occhi distratti del presidente dell’IRI Romano Prodi. Cicconi ha mostrato, sulla scorta di una iniziale denuncia dell’ex ministro Luigi Preti come nella Tav non ci sia stata neanche l’ombra di finanziamenti privati. E grazie a questa bugia si sono potuti assegnare a trattativa privata appalti per decine di migliaia di miliardi senza alcun ribasso e con un aggravio del 100% del costo per lo Stato. A beneficiarne molte aziende tra le quali spicca la Fiat. Secondo Imposimato, lo scandalo della Tav dura tutt’ora ed è l’emblema della degenerazione del sistema politico che coinvolge maggioranza e opposizione. Ma in realtà il governo Amato tra le proteste del centro destra ed il voto contrario dell’Udeur ha introdotto una modifica nell’assegnazione degli appalti, che obbligherà TAV in futuro a bandire gare europee. A Bologna, una di queste, vinta da un’impresa spagnola, ha prodotto un ribasso del 47%. Intanto il maxi processo di Perugia sta per iniziare e vedrà sul banco degli imputati Necci, Pacini Battaglia, Danesi e i magistrati romani accusati di aver preso soldi per addomesticare le indagini sulla Tav. (…)

Nel finale della trasmissione Oliviero Beha ha chiamato in causa l’Amministratore delegato della TAV dal 1999 Antonio Savini Nicci, chiedendo se c’era da correggere qualcosa nella scheda. L’A. D. ha precisato che il progetto sta andando avanti, e che oggi ci sono lavori in corso da Milano a Napoli, con opere per circa 9.000 miliardi. Inoltre, ha precisato che i fondi a disposizione per i lavori non sono 140 mila miliardi, ma attualmente solo di 43 mila miliardi. Circa i problemi dell’antimafia sulla tratta Roma Napoli, ha comunicato che dal 1996 si è collaborato con gli inquirenti per istituire una banca dati che si fornisce alla DIA, collaborando anche con le Prefetture interessate; sono stati registrati una sessantina di tentativi di infiltrazioni della camorra; si sono bloccati 21 tra appalti e sub appalti e sono stati revocati 35 tra appalti e sub appalti.

E’ intervenuto, poi, Ferdinando Imposimato, già presidente della Corte di Cassazione, magistrato, autore come membro della Commissione parlamentare antimafia per tre legislature, di una dettagliata inchiesta sulla penetrazione della malavita organizzata nei cantieri Tav, nella tratta Roma - Napoli. Beha gli espone la preoccupazione degli ascoltatori per il contenuto della scheda. Tutto ciò che è venuto fuori è per una inchiesta fatta dalla Commissione parlamentare antimafia con la collaborazione del servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dei carabinieri. Si è appreso dalla sua voce che questa relazione è stata insabbiata dalla Commissione parlamentare antimafia , non è stata più discussa nel 1996. ha poi fornito un ultimo dato, rilevato da alcuni esperti: l’alta velocità in Italia costa 5 – 6 volte in più di quello che costa in Francia.

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Titolo Autore Data
In che mani.... Mariangela Sirca Wednesday, Nov. 06, 2002 at 7:13 AM
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