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Rassegna stampa SFE 30/10
by marijuana Wednesday, Oct. 30, 2002 at 6:56 PM mail:

-

Liberazione


http://www.liberazione.it:80/giornale/021030/LB12D6BB.asp
Rosi Bindi: io a Firenze ci saro'


http://www.liberazione.it:80/giornale/021030/LB12D6B6.asp
«E' in gioco la nostra credibilità». Preparativi ormai nella fase operativa
Gli organizzatori: «Il Forum si farà: pacifico...


http://www.liberazione.it:80/giornale/021030/LB12D6B5.asp
Alla Camera Pisanu alimenta la tensione. E Berlusconi: «Ci saranno devastazioni». L'Ulivo cade nella trappola dell'allarmismo
Il governo intimidisce Firenze


Panorama (lo scoop :PPPPPPPP)


http://www.panorama.it:80/home/stampa/articolo/ix1-A020001015623/idxsl1-stampaarticolo

e per non rischiare di perdere questa chicca:

Revolución a Firenze

di Giacomo Amadori


18/10/2002






URL: http://www.panorama.it/italia/cronaca/articolo/ix1-A020001015623


Quanti sono? Trecento. Cosa vogliono? Protestare contro la soppressione di Batasuna dal palcoscenico del Social forum.Chi sono? Baschi molto arrabbiati. Panorama li ha incontrati



Saranno 300, quasi tutti giovani e probabilmente forti. Certamente arrabbiati. Partiranno dai Paesi Baschi per Firenze la sera del 5 novembre, in modo da attraversare di notte la frontiera con i loro 13 pullman, senza dare troppo nell'occhio.
E sebbene rischino l'arresto prima dell'ingresso in Francia, giurano che la causa basca non ammette tentennamenti: al Social forum di novembre loro ci saranno, per protestare davanti al mondo contro la decisione del giudice spagnolo Baltasar Garzón di mettere fuori legge il loro partito, Batasuna («Unità», in lingua basca), ma anche per manifestare «contro i governi neofascisti di Aznar e Berlusconi».
Le avanguardie del movimento politico più temuto d'Europa hanno già pronti i piani e un fitto programma di appuntamenti, che Panorama è in grado di anticipare in esclusiva, dopo un viaggio nel cuore della rabbia basca, dove il furore indipendentista dell'Eta (acronimo di «Paesi Baschi e libertà») ha piantato oltre 800 croci in 35 anni di terrore (l'ultima, quella di un poliziotto, pochi giorni fa) e il suo braccio politico, Batasuna appunto, da quasi due mesi è un movimento clandestino. Le sue bandiere rosse e nere, i colori dell'anarchia, non sventolano più da balconi e finestre e parlare con i militanti è impossibile se qualcuno non garantisce per te.
Ancora più arduo sapere se, come temono i servizi segreti italiani, a Firenze sceglieranno la protesta violenta. Loro, con Panorama, lo negano, benché i fotogrammi della guerriglia al G8 di Genova facciano temere il contrario: infatti, nel capoluogo ligure, a bruciare la prima auto furono proprio due giovani baschi. Specializzati in quella «kale borroka», lotta di strada, che da anni, secondo gli investigatori spagnoli, è una sorta di palestra urbana prima del passaggio alla lotta armata (vedere intervista a pagina 80). Una pratica decennale, che con i suoi assalti a banche e simboli delle istituzioni di Madrid, ha anticipato i black bloc.
Gli ultimi esempi hanno date vicine: nei giorni scorsi Barcellona è stata incendiata da una guerriglia conclusa con 27 arresti, mentre nel giugno scorso, al Social forum di Pamplona, organizzato in occasione dell'incontro dei ministri dell'Ambiente europei, ci sono voluti 3 mila poliziotti per mettere il morso alla rabbia no global e indipendentista.

Una rabbia che, dopo i sigilli alle sedi della sinistra nazionalista, ha solo traslocato: Batasuna vive nei centri sociali («gaztetxe», casa della gioventù in lingua euskera) e nelle case del popolo (le «herriko tabernak»). E si stringe intorno ai circa 600 «patrioti» baschi arrestati con l'accusa di appartenere all'Eta. Nei centri storici di Pamplona e San Sebastian, Vitoria e Bilbao, una fuliggine eversiva arrossa gli occhi e incrosta i muri: centinaia di foto singole o di gruppo mostrano i volti dei prigionieri («presoak»), reclamando per loro carceri basche, mentre cupi volantini blu con la scritta rossa omaggiano due terroristi saltati sul proprio tritolo.
In queste strade gli adesivi proibiti di Batasuna restano appiccicati sulle porte dei bar, ma nessuno parla con i cronisti. Neppure quelli italiani. Il tema Firenze scoppietta sotto un silenzio di brace.
Persino i giornalisti del quotidiano Gara, ultima voce ufficiale di Batasuna dopo la chiusura con l'accusa di propaganda eversiva del quotidiano Egin, scelgono un diplomatico no comment. Joseba Alvarez, deputato dei Socialisti nazionalisti (nom de plume del Batasuna clandestino) nel parlamento basco e responsabile dei rapporti internazionali del partito, non rivela programmi né contatti italiani «per non metterli in difficoltà». Più disponibile il suo collega Anton Morcillo, laurea in geografia e vent'anni di Batasuna alle spalle: «Abbiamo rapporti di solidarietà con Rifondazione comunista, alcuni centri sociali, in particolare uno di Bergamo, e con l'ex presidente Francesco Cossiga, da anni nostro amico». Sulla violenza dei black bloc è secco: «Non esistono no global buoni e altri cattivi, il nemico è uno solo: il capitalismo, con il suo Fondo monetario internazionale». Dunque, nessuna condanna della violenza antiglobalizzazione.
«Anche se il mio partito attua solo proteste pacifiche» assicura. Dietro di lui, però, le foto dei prigionieri dell'Eta. «La lotta armata? Risponde alla mancanza di diritti fondamentali del popolo basco, all'occupazione militare da parte del governo spagnolo».L'unica possibilità che resta per ottenere notizie è quella di fingersi supporter della causa indipendentista, quelli che parteciperanno al Social forum. Per i «compagni italiani» le porte si aprono subito. Soprattutto se si partecipa a una delle serate pro Palestina che segnano l'agenda quotidiana del militante basco. Il posto giusto è uno dei covi dei giovani nazionalisti, la Casa della gioventù di Pamplona.
È un ex stadio di pelota (da queste parti sport nazionale) occupato e difeso con tre giorni di guerriglia dal tentativo di sgombero della Guardia civil. All'esterno, un enorme King Kong dipinto e una bandiera con l'aquila nera dell'antico regno di Navarra, dentro una gigantografia con le foto dei 600 militanti imprigionati.
All'ingresso del bar, il simbolo dell'Eta: il serpente che si attorciglia intorno a un'ascia con sotto la scritta «Bietan jarrai», «Entrambi avanti».
Tra panini e birra, una quarantina di under 30 con orecchino d'ordinanza guardano delle diapositive scattate a Nablus. Nessun simbolo politico sulle loro magliette, niente falci e martelli o Che Guevara. Sulla porta, però, un volantino pubblicizza un corso di marxismo. La relatrice è Bea Arana, sindacalista del Lab, l'unica organizzazione legata a Batasuna ancora legale. Alla fine della proiezione l'attivista accetta di parlare del Social forum.
Nascosta sotto le treccine rasta, racconta di essere stata a Genova e di aver dormito con le tute bianche di Luca Casarini allo stadio Carlini. Quando morì Carlo Giuliani, era a pochi metri. Poi, davanti a una birra, detta ai cronisti in incognito nome e numero del collega che sta organizzando la discesa in Italia di Batasuna e associazioni collegate: Jon Excheverria, sindacalista di Vitoria.
Nella città, sede del parlamento basco, la sensibilità per le vicende internazionali è altissima. Sui muri della via dei Calzolai due scritte inneggiano a Giuliani, pochi metri più in là la via Cuchilleria, roccaforte del marxismo indipendentista. La strada, imbiancata da striscioni che incitano alla disobbedienza civile, è occupata dalle sedi delle associazioni e dai loro negozi di gadget «equosolidali» o di autofinanziamento. Si va dai gruppi terzomondisti come Askapena («Liberazione»), con i suoi libri intervista a Renato Curcio e le kefiah pro intifada, agli ambientalisti arrabbiati come quelli che sono saliti sul cupolone di San Pietro il giorno della santificazione di Josemaría Escrivá. Nel negozio di Askapena, un militante con i capelli rossicci assicura in italiano: «Certo che parteciperemo al Social forum, ma a quello parallelo. Ce n'è uno non ufficiale vero?». Vero.

Quello organizzato dai Disobbedienti dei centri sociali più intransigenti, quelli che preferiscono la protesta dura al dialogo. Intransigenti come i ragazzi della taverna Herrikoia, dove pochi giorni fa la polizia è entrata e ha portato via un cameriere. Nella sede della radio pirata Hala bedi («Così sia», uno sberleffo alla cattolicissima Spagna), una delle 20 che diffondono il verbo di Batasuna nei Paesi Baschi, risuona la musica di cantautori politicamente impegnati come Benito Lertxundi o Fermin Muguruza, il Manu Chao di Batasuna.
Iker, ventenne dj-studente di scienze politiche, baffi neri e capelli lunghi, parla dei contatti italiani: gli scambi avvengono soprattutto con i ragazzi del Paci' Paciana di Bergamo. Quelli che hanno manifestato solidarietà a Batasuna arrampicandosi con uno striscione su un campanile. Rapporti frequenti, ospitalità reciproca.
Legami che si sono intensificati dopo che uno dei ragazzi italiani si è trasferito a Vitoria. Anche perché le battaglie sono comuni: sulla facciata della casa della gioventù, murales contro la Tav, l'alta velocità ferroviaria. Proprio come davanti all'ex Emerson, sede degli autonomi fiorentini. Qui il treno è un serpente, là un pugno. La sostanza è la stessa.
All'appuntamento nel bar della radio Jon arriva puntuale. Ha i capelli lunghi, a cespuglio, e una maglietta con un piccolo disegno: tre braccia che sollevano due bastoni e un fucile. Elenca il programma, dai seminari ai cortei.
Spiega che i militanti arriveranno in Italia in pullman perché è il mezzo più economico; e che sperano di non restare intrappolati al confine o di non essere arrestati al ritorno. Poi protesta perché la «kale borroka», in Spagna, viene considerata il fuoco di disturbo dell'Eta e punita come banda armata.

Lotta di strada che, in vista di Firenze, preoccupa pure le nostre forze dell'ordine. Venerdì 8 novembre, a mezzogiorno, è previsto l'appuntamento clou: un corteo di solidarietà a Batasuna. «Lo stiamo preparando insieme ai Cobas e al Movimento antagonista di Bruno Palladini.
Ma anche con gruppi stranieri come il Social forum greco e gli inglesi di Globalise resistance». Sigle che avevano allarmato gli investigatori in vista del G8. Jon preferisce evitare condanne dei black bloc, ma precisa: «Posso assicurare che il mio sindacato ha intenzioni pacifiche. Gli altri? Non parlo per tutti».
Infatti, i 300 partecipanti baschi appartengono a circa 25 associazioni diverse, tutte d'area Batasuna (in partenza pure una decina di politici con cariche ufficiali), ma non tutte ghandiane. Alcune addirittura fuorilegge, come Segi, movimento giovanile del partito, e Gestora pro amnistia, gruppo che lotta in difesa dei prigionieri politici.
E non sono certo delle suffragette gli attivisti di Hernani, la capitale di Batasuna dove, su 19 mila abitanti, più della metà vota Batasuna e la lotta armata è assai popolare.
Davanti all'edificio comunale campeggiano i 18 faccioni dei prigionieri cittadini, oltre a drappi inneggianti all'Eta («Gora», viva). Non condanna la violenza neppure il sindaco, Mertxe Etxabarria, una signora sui 60 che è più facile immaginare impegnata con una torta di mele che con un fucile.
Che dice: «Abbiamo ottimi rapporti con l'Italia, la settimana scorsa due avvocati di Roma ci hanno scritto per avere la nostra bandiera». Una bandiera che l'8 novembre potrebbe sventolare sopra Firenze. Perché, come recita l'inno del soldato basco appeso nelle taverne di San Sebastian, «Un grido acuto chiama alla lotta: il popolo non perdonerà».
(ha collaborato Silvia Oldrini)


Il corriere della sera

http://www.corriere.it:80/edicola/index.jsp?path=POLITICA&doc=DINI
Dini: tardi per rinviare ma tocca al sindaco decidere


ROMA - «Sì, effettivamente c'è un rimbalzo di responsabilità», secondo Lamberto

Dini. L'ex premier, fiorentino ed esponente di spicco della Margherita, ha seguito a distanza il dibattito parlamentare di ieri: era a Bruxelles per la riunione della Convenzione europea. Ma non gli sono sfuggiti l'imbarazzo e l'ambiguità della discussione sui problemi e i rischi del Social Forum di Firenze. E non crede come i suoi colleghi dell'opposizione in Parlamento che il governo, e in particolare il ministro Pisanu, stia tentando di scaricare tutte le responsabilità sugli amministratori locali, sul sindaco di Firenze Domenici e sul presidente della Regione Toscana Martini. Anzi: «Il governo deve dire che se le autorità locali decideranno di andare avanti, farà di tutto per garantire l'ordine pubblico. Questo spetta alle forze di polizia, garantire l'ordine. Il resto è di competenza del sindaco». Vista da Bruxelles, dove Lamberto Dini ha passato la giornata per partecipare ad una riunione della Convenzione europea, il susseguirsi di rinvii, rimpalli e dubbi sul Social Forum, sembra la puntata di uno psicodramma: «Capisco tutte le perplessità, ma è tardi per rinviare. Ognuno deve fare la sua parte perché non è interesse di nessuno ormai avere violenze e incidenti a Firenze, anche il governo sa che le responsabilità ricadrebbero sul suo ministro». Non a caso Silvio Berlusconi ha detto che se fosse per lui ci penserebbe bene prima di dare l'ok allo svolgimento.
«Anch'io ho nutrito e nutro perplessità sulla scelta di Firenze, ma ormai è tardi per rinviare. Bisognava pensarci prima».
Ma a chi spetta eventualmente decidere che fare, se rinviare o continuare?
«Io credo che la decisione se tenere o no la riunione del Social Forum spetti alle autorità locali».
Perché?
«L'iniziativa di far svolgere il Social Forum a Firenze è delle autorità locali, del presidente della Regione Claudio Martini per precisione. Ed è stata appoggiata da subito dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Sono loro che hanno fatto l'invito, che hanno offerto Firenze per questa riunione».
Sì, ma mantenere l'ordine pubblico è una competenza del governo centrale.
«Sì, e lo deve fare sempre, qualsiasi fazione o parte manifesti, va garantito questo diritto. Sono tutti cittadini. Anzi, è una questione che riguarda chi è preposto all'ordine pubblico, cioè al ministero dell'Interno, alle forze di polizia, al prefetto e agli Enti locali, non c'entra il governo in quanto tale. Mi sembra che il prefetto si stia muovendo bene».
Insomma ha ragione il ministro Pisanu: la responsabilità va condivisa? Tocca a chi ha fatto l'invito dire che la riunione si può fare, o al governo segnalare la gravità dei rischi per l'ordine pubblico?
«Nessuno può garantire al cento per cento la regolarità della manifestazione. Un conto è quando manifestano i sindacati che hanno un loro servizio d'ordine, una polizia interna. Un conto sono i Casarini e gli Agnoletto che non ce l'hanno. Le autorità locali non possono pretendere che tutto vada bene, possono chiedere il pieno impegno del governo. E penso che lo avranno».
Il sindaco di Firenze Domenici invece ha detto che la richiesta del ministro Pisanu, e cioè che sia proprio il sindaco a chiedere un rinvio, è «irricevibile».
«Io ho sempre avuto delle perplessità sull'opportunità di fare questa riunione del Social Forum a Firenze. Ma una volta che il sindaco ha detto di sì, tocca a lui dire che cosa vuol fare».
Che cosa si può fare ad una settimana dall'evento?
«E' molto tardi per rinviarlo. E' anche molto complicato dire che per colpa di un cinque per cento di violenti si impedisce una riunione di questa importanza: il diritto di manifestare è garantito dalla legge e dalla Costituzione. Poi non dobbiamo dimenticare che Firenze ha da sempre la tradizione di città aperta, ha sempre ospitato persone con idee diverse e vuole mantenere questo carattere».
Se lei fosse il sindaco di Firenze, li avrebbe invitati i ragazzi del Social Forum?
«Preferirei non rispondere... Io fin dall'inizio avevo avuto delle perplessità perché Firenze è anche una città fragile, ricca di arte e storia. E non si può dimenticare quello che è successo a Genova con le infiltrazioni di violenti tra i ragazzi. Poi però la decisione è stata presa. Ultimamente sono aumentate le preoccupazioni perché nessuno può prevedere con esattezza il numero dei partecipanti, nessuno sa quanti verranno dall'estero, non si sa se c'è una sistemazione per tutti, anche se gli Enti locali hanno chiesto assistenza ai Comuni vicini perché aprano asili e scuole per ospitare una parte dei partecipanti. Oggi comunque il mio auspicio è che la manifestazione si tenga».
I fiorentini, con tutti questi timori, non saranno granché contenti di passare questo week end ad alta tensione. Ci possono essere rischi anche per la popolarità degli amministratori?
«Speriamo di no: non ci saranno ripercussioni se tutto andrà bene. Ci sono state effettivamente le proteste dei commercianti e delle banche, soprattutto dopo certi singolari discorsi di Casarini che le considera responsabili della fame nel mondo».
Gianna Fregonara


http://www.corriere.it:80/edicola/index.jsp?path=POLITICA&doc=BER





POLITICA








Il premier: c'è chi vuole devastare la città

Berlusconi pensa di spostare il Social Forum: lì è un azzardo, alcuni sono già pronti a colpire


DAL NOSTRO INVIATO


TRIESTE - La sua opinione è che la manifestazione del Social Forum prevista a Firenze per la prossima settimana non debba «avere luogo». Perché, spiega con l'aria scura e preoccupata Silvio Berlusconi da Trieste, dove presiede il vertice dei ministri degli Esteri dell'area Adriatico-Ionica, «dai rapporti che ho, mi dicono che esistono pericoli». E perché, soprattutto, al premier appare inevitabile che «alcuni manifestanti» sono pronti a lasciarsi andare a «devastazioni» della città.
Insomma, scuote la testa il Cavaliere, la scelta di tenere il raduno dei no-global a Firenze è quantomeno «azzardata», o per dirla tutta «è assurda, come dico da tempo». E dunque bisogna fare qualcosa, subito, per limitare i danni dati per sicuri. Tenuto conto che dall'opposizione non ci si può aspettare nessun contributo: «Le critiche - dice rassegnato - ci saranno sicuramente. Questa è un'occasione per l'opposizione di aspettare di vedere che cosa succede, e il governo sarebbe criticato ove negasse questa manifestazione, e sarà criticato per la resistenza che opporrà alle devastazioni che certamente verranno da alcuni dei partecipanti a questa manifestazione: il governo quando piove sappiamo come lo si definisce...».
Ecco perché, tornato da Tripoli e sbarcato a Trieste, quando gli è finalmente apparso chiaro che la questione del Social Forum di Firenze si era ormai trasformata in patata bollente, quando è svanita la possibilità di un ripensamento da parte delle autorità locali sull'opportunità di tenere il meeting e quando l'appoggio dell'opposizione, che sperava arrivasse dal dibattito parlamentare, si è dimostrato inesistente, Silvio Berlusconi ha deciso che non sarebbe stato lui a rimanere con «il cerino acceso in mano». E, infuriato per le critiche del sindaco di Firenze Domenici che lo ha accusato di «scarsa chiarezza» e di voler fare uno «scarica-barile», ha pensato bene di prendere in mano la situazione, chiedendo al ministro Pisanu una relazione dettagliata sulla situazione e sui rischi della manifestazione e riservandosi di decidere, nei prossimi giorni, se tenere o meno la manifestazione, dove, quando e con quali modalità.
«A questo giochetto non ci sto, con me queste cose non funzionano! Non mi faccio mettere in mezzo io», si è sfogato ieri Berlusconi con i suoi collaboratori. E il suo portavoce, Paolo Bonaiuti, ha «tradotto» così la sua rabbia: «A fare chiarezza con se stessi devono essere le autorità di Firenze, non il governo: sono loro che hanno deciso di tenere la manifestazione a Firenze senza nemmeno chiederci un parere, noi più e più volte abbiamo sostenuto che non era quello il luogo adatto».
Ora dunque si apre quella che a palazzo Chigi è definita «la fase formativa delle decisioni». Ieri sera, dopo il Consiglio dei ministri, Berlusconi ha incontrato Pisanu, che gli ha consegnato il dossier su Firenze, e Gianni Letta. Studiate tutte le altre note informative, il premier proporrà il da farsi già nella prossima riunione dell'esecutivo. Allo stato, sembra esclusa per ragioni di opportunità politica e giuridica l'ipotesi di annullare tout court il raduno (anche se il Cavaliere l'avrebbe accarezzata nelle ultime ore), mentre si fa forte la tentazione di spostare di tempo e di luogo il meeting: Prato e Signa sono le località di cui si parla in queste ore e su cui potrebbe cadere la scelta, se alla fine si decidesse di trasferire la manifestazione per tutelare ordine pubblico e patrimonio artistico di una città come Firenze. Ma allo studio ci sarebbero anche strade meno drastiche: la «blindatura» delle frontiere per impedire l'afflusso di manifestanti stranieri ritenuti molto pericolosi (blindatura che però viene considerata molto difficile da attuarsi), o più semplicemente la limitazione massima dei cortei, degli eventi, delle manifestazioni all'aperto.
Paola Di Caro


http://www.corriere.it:80/edicola/index.jsp?path=INTERNI&doc=IMARISIO
Torino, nella casa occupata dai membri del centro sociale che partecipò alle violenze di Genova. Una sessantina andrà al raduno

Tra i «cattivi» di Askatasuna: «Cosa faremo? Nessuna

promessa, decide la piazza»


DAL NOSTRO INVIATO


TORINO - Gli scivoli e le giostre per i bambini sono coperti da un telo, perché forse pioverà. E nell'edificio pitturato di rosso oggi non c'è quasi nessuno, vuoto il bar, vuota la sala concerti, il cinema (il 6 novembre c’è «Senso» di Visconti, la settimana dopo Buñuel, poi Rossellini), la biblioteca, l'emeroteca popolare.
Tra i pochi che entrano nella casa occupata di corso Regina Margherita quando ormai è buio: due ragazzi vestiti di tutti i colori che si baciano e aprono la porta; una vecchietta in cappotto in missione per conto della nipote - anni sei - che ha dimenticato un libro di scuola. E allora uno si chiede: ma sono questi? Ma siamo sicuri? Quelli del centro sociale Askatasuna, quelli che hanno una solida storia di botte date e prese, una pila di rinvii a giudizio e diffide, sempre per storie di ordine pubblico, quelli che prima di ogni manifestazione sono indicati come i cattivissimi. Sono questi?
A Firenze li aspettano come una specie di orda, annunciata da informative preoccupate. E loro dicono che ci saranno, una sessantina. Con quali intenzioni, è da capire, perché il rimarcare la propria differenza da tutti significa anche portare con sé una bella dose di ambiguità. Dice il loro portavoce: «Nessuna promessa. Non abbiamo cattive intenzioni, ma è la piazza che decide».
E dunque: torinesi, giovani, non allineati, grandissima fama di casinisti consolidata durante le giornate genovesi del G8, tre di loro arrestati mentre scaricavano mazze da un furgone, un'altra ventina che non potrà rimettere piede a Genova per tre anni. Prima ancora, una storia di manifestazioni a Torino, mattoni contro il Tribunale, vetrine sfondate, perquisizioni e arresti, e le scritte sui muri contro «Digos e magistrati boia».
Askatasuna, «libertà» in basco, è nella palazzina di corso Regina Margherita dal novembre 1996, una ex scuola. Quartiere Vanchiglia, zona popolare, pochi bar, poca gente in giro. Al momento dell'occupazione, qualcuno è un diretto discendente dall'autonomia degli anni Settanta, altri, i più giovani, arrivano dal movimento studentesco. Stanno con i loro simili, i centri sociali che non riconoscono le istituzioni, non vogliono saperne di trattare: una rete, si chiama «autonomia di classe», che ha propaggini irregolari, collettivi di Milano, Como, Cremona, Firenze, Napoli. Contro i «Disobbedienti» di Luca Casarini, fuori dal Social Forum, ma dialoganti con i Cobas, che invece nel Social Forum ci stanno a pieno titolo.
All'ora dell'aperitivo, Lele Rizzo, 27 anni, che di Askatasuna è (più o meno) il portavoce, cerca di spiegare l’ambivalenza di un gruppo che riesce a commuovere gli abitanti del quartiere facendo volantinaggio contro i pericoli dell'eroina e a spaventare tirando sassi nelle vetrine: «Con le istituzioni non si tratta, mai. I Disobbedienti, che lo fanno, per noi sono ipocriti che tengono il piede in due scarpe».
Il Forum di Firenze non è cosa loro, dice. Ma ci saranno comunque: «Per conoscere gruppi stranieri, per propagandare la lotta contro il progetto per l’Alta velocità in Val di Susa, per la pace». Fin qui, chiaro. Sulle intenzioni, un po' meno: «Non vedo gli spazi per scontri di piazza. Che non sono una nostra prerogativa».
Sarà, ma visti i vostri precedenti, a Firenze sono preoccupati: «Ma no. Se si dovesse forzare, il posto giusto è Camp Darby, la base americana». Forzare? «Noi non lo cerchiamo, ma se ci sarà non ci sottrarremo allo scontro. Se le forze dell'ordine dovessero radicalizzare, noi siamo pronti». Lele saluta con un sorriso: «Ti sembra ambiguo? Non interessa spiegare. Capire è un vostro problema, mica nostro».
Marco Imarisio



Il Mattino

http://www.ilmattino.it:80/hermes/20021030/NAZIONALE/SPECIALI/HUHU.htm
IL RETROSCENA

CLAUDIO SARDO
Berlusconi l'aveva chiesta un paio di giorni fa. E ieri sera, prima del Consiglio dei ministri sull'emergenza Etna, Beppe Pisanu gli ha consegnato la relazione dettagliata su come le forze dell'ordine affronteranno il Social forum fiorentino, dalla tutela dei cittadini a quella del partimonio artistico. Il premier è preoccupato, non lo nasconde ai collaboratori e non lo ha fatto neppure ieri in Consiglio. Anzi, dopo la riunione, ha chiamato nel suo ufficio Fini, Buttiglione, Gianni Letta e Pisanu e ha nuovamente chiesto al ministro dell'Interno se i rischi sono tali da imporre una decisione d'autorità, una sospensione del Social forum o quantomeno un rinvio. Ma, a questo punto, è improbabile che scatti il divieto. Il centrodestra ci ha provato a concludere il dibattito alla Camera con una mozione contraria al Social forum: nella conferenza dei capigruppo della scorsa settimana, Ignazio La Russa aveva proposto il voto dopo le comunicazioni di Pisanu. Ma l'ipotesi presupponeva la disponibilità almeno della Margherita. Disponibilità che, invece, non c'è stata: così, lo scontro fra gli schieramenti e il rimpallo delle responsabilità hanno finito per coprire tensioni e distinguo, che attraversano tanto l'Ulivo che la Cdl.
Nell'Ulivo, le diversità si erano manifestate in modo esplicito. La riunione del Social forum provocò persino una mezza crisi nella giunta di Firenze, con le dimissioni dell'assessore della Margherita. Stefano Bruzzese. Alla fine, il partito di Rutelli ha ricucito con i Ds, anche se la tenuta del centrosinistra è legata al successo della manifestazione. Paolo Gentiloni, braccio destro di Rutelli, sosteneva ieri che «al primo atto di violenza, il raduno va sospeso». E Pierluigi Castagnetti assicurava che, «se il governo decidesse di vietare il Social forum sulla base di rischi oggettivi, noi sosterremo la scelta del governo».
Un dirigente Ds non potrebbe dire altrettanto senza provocare una frattura nel proprio partito. Tuttavia, anche nella Quercia ci sono umori diversi. Ad esempio, le posizioni del sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, non coincidono con quelle del governatore della Toscana, Claudio Martini. Se la scelta di Firenze ha un padre è proprio Martini, che lanciò l'invito nel raduno no-global di Porto Alegre. Domenici l'ha in qualche modo subìta e per questo oggi è il più impegnato nella polemica con Pisanu sulle responsabilità future. «Solo il governo, non un sindaco, può decidere di vietare un meeting»: questa la linea su cui sono schierati i Ds. Ma tutti sanno che le posizioni di oggi difficilmente terranno, nel malaugurato caso la violenza prendesse il sopravvento in piazza.
Per quel che riguarda il centrodestra, la linea è espressa dal portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti: «Sono state le autorità locali di Firenze ad organizzare il Social forum, è stupefacente, assurdo che cerchino di scaricare le loro responsabilità sul governo». Sono parole che, allo stato, segnano il fronte della polemica con le opposizioni. Non tutti, però, nella Cdl volevano lo scontro. Pur definendo «avventurosa» la scelta di Domenici e Martini, il leader dell'Udc Marco Follini aveva chiesto agli alleati, prima del dibattito di ieri, di lavorare ad un'intesa con l'Ulivo almeno per esprimere «solidarietà» preventiva alle forze dell'ordine. Ma Pisanu non l'ha seguito fino a quel punto. Ha evitato di imporre un divieto. Ha assicurato in Parlamento che la polizia non ripeterà gli «errori» di Genova. Ma nello scontro sulla responsabilità dell'evento, e di futuri, eventuali incidenti, ha risparmiato colpi ai Ds, al sindaco e al governatore della Toscana.


Repubblica Firenze

http://www.firenze.repubblica.it:80/archivio/20021030/cronaca/02pacifo.html
Nonostante le cautele della gerarchia, tante parrocchie fiorentine in campo
"Noi come cristiani partecipiamo anche se la Curia sta lì a guardare"


http://www.firenze.repubblica.it:80/archivio/20021030/speciale/01fisei.html
Il sindaco: "Forza Italia sembra augurarsi incidenti". Annunciata querela L'intervista
"Giocano a scaricabarile"


http://www.firenze.repubblica.it:80/archivio/20021030/cronaca/02sinig.html
Basta paura, apriremo casa nostra


http://www.firenze.repubblica.it:80/archivio/20021030/cronaca/02amif.html
Rafforzati i controlli sull'arte dopo l'allarme dei servizi
Agenti in borghese nei musei


http://www.firenze.repubblica.it:80/archivio/20021030/cronaca/02paduti.html
Gli organizzatori contro Berlusconi e il ministro Pisanu le reazioni
"Noi andiamo avanti il Forum si farà come previsto"


Il Nuovo

http://www.ilnuovo.it:80/nuovo/foglia/0,1007,157698,00.html
Il sociologo: "Il patrimonio artistico non è in pericolo".

"I percorsi sono stati studiati per evitare qualunque
rischio per il patrimonio del capoluogo toscano". "Non sarà un secondo G8: quello era un forum istituzionale, questo è un appuntamento per incontrarsi e discutere".


Gazzetta di Parma

http://www.gazzettadiparma.it:80/gazzetta/sito/Articoli.nsf/ARTHW8b/5175e637bfc6780dc1256c62002c1676?Open
«La scelta di Firenze è azzardata»

Social Forum, Berlusconi prevede devastazioni. Pisanu: «Sicurezza sì, ma a che prezzo?


Il Messaggero


http://ilmessaggero.caltanet.it:80/hermes/20021030/01_NAZIONALE/PRIMO_PIANO/RUTE.htm
Mercoledì 30 Ottobre 2002

Il presidente del Consiglio si dice contrario alla manifestazione. «Ho chiesto a Pisanu di avere un'indicazione dal Parlamento»
«Scelta azzardata, ci saranno devastazioni»
Berlusconi: personalmente vorrei che il Social Forum non si facesse a Firenze

dal nostro inviato

MARCO CONTI

TRIESTE - La scelta di Firenze come sede del Social Forum è «azzardata». «Personalmente propenderei che non si desse luogo a questa manifestazione» nella quale «ci saranno certamente delle devastazioni». Tra la tenda del Colonnello Gheddafi e «l'asburgica Trieste», Silvio Berlusconi non mostra di avere dubbi anche se arriva nella città friulana per partecipare alla riunione dei ministri degli Esteri dei paesi che affacciano sull’Adriatico (Grecia, Bosnia, Albania, Croazia, Yugoslavia e Slovenia), mentre l’eruzione dell'Etna comincia a porre seri problemi, tanto da convincerlo a convocare per la sera un consiglio dei ministri straordinario. Nella riunione però non si parla solo di Etna, ma per la prima volta entra in agenda proprio il Social Forum. e persino /continua
:P


La Sicilia


http://www.lasicilia.it:80/giornale/3010/interno_esteri/ie11/01.htm

IL RADUNO DI FIRENZE / Social Forum di fronte alle responsabilità di eventuali disordini. La preoccupazione del premier Pisanu: sicure le infiltrazioni Il governo al Comune: assicurate la sicurezza? Il sindaco: compito di Roma



Il Manifesto
30/10

pag 3 taglio basso
http://www.ilmanifesto.it:80/oggi/art25.html
Paura e delirio sull'Arno
La campagna allarmistica ha avuto il sopravvento Il ritardo delle sinistre. I segnali positivi degli ultimi giorni
La violenza «C'è, ma è quella che viviamo tutto l'anno», dice il mondo dell'autorganizzazione. «Perciò il forum deve andare bene»


editoriale prima pagina
http://www.ilmanifesto.it:80/oggi/art7.html
Cavaliere di sventura
VALENTINO PARLATO
Il 6 di novembre, tra una settimana, si apre a Firenze il Social forum europeo. Si attendono decine di migliaia di persone di tutta Europa, centinaia di seminari, dibattiti, approfondimenti. Il tema: vogliamo costruire un'Europa unita e diversa.

prima pagina
http://www.ilmanifesto.it:80/oggi/art8.html
La marcia su Firenze
«Scelta azzardata, ci saranno senz'altro devastazioni». Berlusconi accende la miccia sul Social forum: «Sarebbe stato meglio non farlo a Firenze». E il ministro dell'Interno Pisanu prepara l'assedio: «Garantiremo l'ordine pubblico, ma non so dire a che prezzo»
ALESSANDRO MANTOVANI

pag 3
http://www.ilmanifesto.it:80/oggi/art24.html
IL SOCIAL FORUM
«Non cadremo nella trappola»
Pronta replica alle intimidazioni del governo: «Nei giorni di Firenze ci giochiamo la nostra credibilità»
Sotto assedio Aumenta la presenza di camionette. Liberata un'ala del carcere e riattivata una ex caserma per raccogliere i fermati


pag 3
http://www.ilmanifesto.it:80/oggi/art23.html
«Firenze sarà devastata»
Allarme di Berlusconi per il Forum sociale europeo. Pisanu agli enti locali: fate marcia indietro. Sindaco, regione e opposizioni: «No allo scaricabarile. L'ordine pubblico compete al governo»


Il resto del Carlino

http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/2/10:3809216:/2002/10/30
Domenici: «Parole gravi
Il governo dia garanzie»

http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/2/10:3809213:/2002/10/30
I No global: «Noi non molliamo»


Il Tirreno

http://www.iltirreno.quotidianiespresso.it:80/iltirreno/arch_30/empoli/cronaca/le207.htm
L'associazione di Gino Strada
«Non inseriteci nel Social Forum»



Il Messaggero

http://ilmessaggero.caltanet.it:80/hermes/20021030/01_NAZIONALE/PRIMO_PIANO/Aab.htm
Mercoledì 30 Ottobre 2002
Il responsabile del Viminale: «I pericoli maggiori dell'appuntamento del 6 novembre vengono dai gruppi violenti stranieri»
«Garantiamo la sicurezza, ma i rischi ci sono»
L'allarme di Pisanu alla Camera. Ciampi: «Gli italiani hanno a cuore Firenze»


La Nazione

http://lanazione.quotidiano.net:80/chan/8/6:3807975:/2002/10/30
«Il clima di tensione di questi giorni potrebbe fare da esca a qualche sconsiderato»



Il Nuovo

http://www.ilnuovo.it:80/nuovo/foglia/0,1007,157624,00.html
Social Forum, Berlusconi: "Decide domani il Cdm"

La polemica sulla localizzazione a Firenze del vertice no
global sarà risolta domani dal Consiglio dei ministri. I movimenti: "Inaccettabile". Oggi vertice sulla sicurezza al Viminale.






ROMA - Sarà il Consiglio dei ministri di domani a decidere sulla questione del Social Forum in programma a Firenze dal 6 al 10 novembre. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a margine dell'inaugurazione della nuova sede del parco scientifico biomedico di Roma San Raffaele.

A chi gli chiedeva se ci siano novità sulla scelta della sede per il Forum sociale europeo, dopo le polemiche per i rischi incombenti sul patrimonio artistico del capoluogo toscano , il premier ha risposto: "Ne parleremo domani in Consiglio dei ministri e prenderemo una decisione".

Una posizione considerata "inaccettabile e inrresponsabile" dagli organizzatori del Forum. "Ieri -dicono - il ministro Pisanu ci ha chiesto formalmente se intendiamo mantenere il Forum Sociale Europeo. Abbiamo risposto con un chiaro e netto sì. Il Forum si terrà a Firenze dal 6 al 10".

A favore del Forum si schiera il segretario generale della Cgil Epifani, che considera "irresponsabili e stupefacenti" le dichiarazioni del premier. "E' fuori luogo ed esagerato - dice - questo montare della polemica. Non trovo elementi razionali a suffragio dell'ipotesi di spostare o rinviare il forum. Non abbiamo la sensazione di trovarci davanti a rischi, vedo semmai un uso strumentale. Rivendico la libertà di pensare che Firenze possa svolgersi pacificamente".

Per capire quale sarà la conclusione tratta dal governo potrebbe essere decisiva la riunione di oggi del Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza che si terrà al Viminale. Il tema al centro dell'incontro sarà senza dubbio il Social forum: il ministro Giuseppe Pisanu ha infatti annullato la sua visita a Firenze prevista per oggi pomeriggio, per la firma di un protocollo sulla sicurezza, e ha convocato il comitato chiedendo al prefetto di Firenze Achille Serra e al questore Giuseppe Di Donno di partecipare.

Intanto continuano le polemiche tra i rappresentanti dei diversi schieramenti politici. Il Prc boccia in partenza l'ipotesi di sospendere il Social Forum. "Se il Governo avesse in animo di sospendere l'iniziativa del Social Forum, come da più parti si fa sapere, ci troveremmo di fronte ad un atto di una gravità inaudita", ha dichiarato Franco Giordano, presidente del gruppo di Rifondazione Comunista alla Camera.

Di opinione contraria il Senatore La Loggia che condivide quanto detto dal presidente del Consiglio. "Firenze - dice - è una città unica al mondo. C'è stata una notevole dose di imprudenza nell'aver identificato il capoluogo toscano per il social forum. Francamente non meritava di correre questo rischio".

Intanto il ministro starebbe preparando un progetto che punta a vietare ai cortei le città d’arte. Allo studio ci sarebbe una vera e propria "zona rossa permanente" nei centri storici di Firenze, Venezia, Siena, Mantova e anche Roma, da sempre capitale delle manifestazioni.



ciao
marij

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