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L'industria imperialista del caffè.
by sbirulisbirula Monday, Oct. 21, 2002 at 11:29 AM mail:

La dedizione al guadagno causa la miseria nel terzo mondo. L'industria imperialista del caffè. Obrero Revolucionario #1110, 15 luglio 2001.

Se hai comprato una tazza di caffè, non ti sorprenderà il fatto che i grandi produttori che dominano il mercato ne stanno ricavando enormi guadagni. Nelle città degli Stati Uniti troviamo uno Starbuck in quasi ogni angolo, e una tazza di caffè costa tanto quanto una giornata di lavoro di un operaio del Terzo Mondo.

Verso la fine di aprile, Starbuck ha registrato un aumento semestrale delle entrate del 40% netto; nel 2001 i suoi depositi aumenteranno da 1100 a 1200. Nestlè, produttrice numero uno nel mondo e maggior esportatrice di caffè, ha annunciato a febbraio "un aumento netto dei guadagni del 22%" che il presidente ha così commentato: " Nestlè ha registrato aumenti nello sviluppo e nei guadagni. Sono i risultati della nostra implacabile campagna di continuo miglioramento". L'impresa spera in ulteriori aumenti di guadagno per il 2001.

Ma negli ultimi mesi quello che viene pagato per la grana ai produttori del Terzo Mondo ha registrato un calo senza precedenti. Mentre le corporazioni produttrici di caffè come Nestlè ottengono enormi guadagni e il prezzo di un capuccino raggiunge quasi i tre dollari, negli ultimi quattro anni quello che percepiscono i produttori di grana del Terzo Mondo è sceso da 1.50 $ a 50 centesimi la libbra.

Soltanto poche multinazionali dei paesi imperialisti dominano il mercato mondiale del caffè: comprano la grana dai produttori e lo rivendono ai tostatori. Circa 20 milioni di produttori e lavoratori del Terzo Mondo producono quasi tutta la grana in piantagioni che vanno dai due ai migliaia di ettari di superficie. La metà della grana del mondo viene prodotta in terreni la cui superficie è inferiore ai cinque ettari. Ad esempio, in Messico il 90% di caffè viene prodotto in zone di questo tipo. La produzione richiede molta manodopera, poichè la maggior parte della grana viene raccolta a mano. La recente caduta del prezzo si è abbattuta su milioni di piccoli produttori e coltivatori.

Nel maggio del 2001, Oxfam (organismo di sviluppo non governativo inglese) ha avvertito attraverso un comunicato stampa che, se non si aumenteranno le quote per i produttori di grana, la crisi " lascerà milioni di piccoli produttori e di famiglie nella povertà più estrema, con conseguenze devastanti per la salute, l'educazione e la stabilità sociale". Recentemente, l'Organizzazione Internazionale del Caffè ha previsto la prosecuzione della situazione di "sovraofferta" fino al 2002, con poche probabilità di aumento dei prezzi. In Guatemala, il ricavo dall'esportazione del caffè è calato più della metà negli ultimi quattro anni e il tasso di disoccupazione nei campi è salito fino al 40% a causa della caduta dei prezzi. In Etiopia, il caffè costituisce il 64% delle esportazioni e nel 1999 le esportazioni sono diminuite del 38%. Nel marzo del 2000, lo Zimbabwe ha registrato un calo del 50% per quanto riguarda i ricavi dalla vendita della grana. L'Uganda ha registrato un calo del 32%.

I paesi produttori di caffè sono i più poveri del mondo e dipendono fortemente dall'esportazione del caffè. L'esportazione della grana costituisce più del 10% dei ricavi di 17 paesi produttori; in Uganda e in Burundi più del 70%. I produttori di questi paesi guadagnano tre dollari al giorno e vivono nella povertà più assoluta, senza acquedotti nè fognature, senza elettricità e servizi medici. Secondo l'articolo "Colombia, terremoti e caffè" di Global express, " la maggior parte dei 20 milioni di produttori di caffè vivono in povertà estrema. Gregorio Gomez, produttore, ha detto: " I produttori erano poveri quando iniziarono a coltivare 40 anni fa e oggi la situazione non è cambiata. Niente è cambiato".

Pochi dei giganteschi produttori e venditori di caffè controllano il mercato mondiale e stabiliscono i prezzi. Quattro corporazioni - Proctor and Gamble, Philip Morris, Sara Lee e Nestlè - controllano il 60% delle vendite negli Stati Uniti e quasi il 40% della compravendita mondiale. La frenesia mondiale delle fusioni e delle acquisizioni di imprese industriali dell'ultimo decennio ha intensificato questa situazione. Nel dicembre del 1999, Sara Lee ha acquistato Hills Brothers, MJB e Chase, mentre la Nestlè ha comprato la Sanborn, quando già era proprietaria di Superior Coffee e Chock Full o'Nuts ( acquisita nel giugno del 1999).

L'industria è divisa in diversi rami: produzione, esportazione/importazione, distribuzione, tostatura e vendita. Solo l'8% del prezzo del caffè che viene venduto in un supermercato degli Stati Uniti viene percepito dal lavoratore dei campi, il 5% va al produttore, il 67% all'impresa che lo tosta, lo frantuma, impacchetta e imbarca, e l'11% al punto vendita.

Le grandi corporazioni possono mantenere il prezzo alto nella vendita al dettaglio nonostante la caduta dei prezzi a causa delle condizioni di monopolio e perchè gran parte del prezzo corrisponde alla lavorazione e alla distribuzione.

I paesi imperialisti sono i principali consumatori: Stati Uniti, Germania, Francia e Giappone comprano più della metà dell'intera offerta mondiale. Però il caffè viene prodotto unicamente nei paesi tropicali, col 67% nel Centro e Sud America.

Il sangue e il sudore degli schiavi e dei popoli autoctoni.
La base del mercato mondiale del caffè

" La scoperta dei giacimenti di oro e argento in America, la crociata di sterminio, la schiavizzazione e il seppellimento nelle miniere delle popolazioni aborigene, dall'inizio della conquista e del saccheggio degli indiani orientali, e la conversione del continente africano in prigione per gli schiavi sono i segnali che rivelano gli albori dell'era della produzione capitalista.".

Carlos Marx

"Per la maggior parte delle potenze colonialiste europee, il caffè ha rappresentato una raccolta di sogni: un prodotto tropicale di alto valore, di facile distribuzione, con un grande mercato in Europa. Con la sua espansione sono nate pratiche inumane nella coltivazione della grana che hanno provocato cicatrici indelebili nella terra e nei popoli condannati ad essere parte integrante di questo massacro. La massiccia deforestazione e la schiavizzazione sono stati requisiti fondamentali per la coltivazione di queste terre vergini colonizzate, e le forze impiegate nel processo tuttavia non si sono ancora esaurite. La deforestazione prosegue ancora oggi...e in molti casi la schiavitù si è trasformata in lavoro forzato".

da The Coffee Book
di Gregory Docum e Nina Luttinger

La storia del caffè è uguale a tutte quelle che riguardano l'industria capitalista, basata sul sangue degli schiavi e sul sudore di milioni di lavoratori, con la dominazione di alcuni paesi imperialisti e di grandi corporazioni, da cui consegue la devastazione del mercato imperialista.

Sul finire del diciassettesimo secolo, il caffè divenne di gran moda in Europa: veniva considerato una bibita "esotica" perchè di provenienza non europea. Però le potenze capitaliste non lo coltivavano in grande scala. Con l'inizio del diciottesimo secolo, alcuni paesi capitalisti intensificarono la coltivazione: la Francia ad Haiti, l'Olanda a Java, il Portogallo in Brasile e l'Inghilterra in Ceilan.

Il clima tropicale di queste regioni favorì la coltivazione. All'inizio, gli schiavi africani e i popoli autoctoni lo coltivavano, lo raccoglievano e lo lavoravano nelle colonie del "nuovo mondo".

I colonizzatori europei deportavano gli schiavi da Caribe per far loro coltivare il caffè e la canna da zucchero, prodotto complementare del caffè. A partire dal 1730, la Francia importò 30.000 schiavi africani all'anno e trasformò "Haiti francese" nel principale produttore di grana del mondo. Nel 1791, produceva la metà della grana del mondo con mezzo milioni di schiavi.
Ma le condizioni di vita e di lavoro erano talmente brutali che nel 1793 gli schiavi si unirono in quella che viene chiamata la ribellione haitiana, incendiando le coltivazioni e uccidendo gli schiavisti.

Il Brasile " divenne indipendente" formalmente dal dominio coloniale nell'anno 1820. I capitalisti brasiliani continuarono a importare decine di migliaia di schiavi africani all'anno per impiegarli nelle piantagioni. Alla fine del decennio, erano presenti più di un milionie di schiavi, ossia quasi un terzo della popolazione. Anche se dal 1831 era ufficialmente proibita l'importazione degli schiavi, si continuarono a deportare decine di migliaia di schiavi l'anno e la schiavità continuò ad essere legale. Il Brasile era il maggior produttore di grana, detenendo il 50% della produzione mondiale.

Una volta proibita l'importazione degli schiavi, i produttori di caffè lavorarono per portarli all'interno del paese di contrabbando, trovando nuovi fonti di manodopoera. Ad esempio, nella seconda metà del diciannovesimo secolo, importarono coloni che erano poveri immigranti europei. Gli immigrati lavoravano per pagare il costo del viaggio in Brasile e non potevano smettere finchè non avevano pagato l'intero debito; in altre parole, diventavano schiavi per indebitamento. Nel 1884, il governo accettò di pagare il costo del viaggio agli immigrati viste le orribili condizioni di lavoro, ma i colonizzatori ingaggiarono bande di guardie armate. Si arrivò alla conclusione che il sistema dei coloni era più vantaggioso e si promosse l'abolizione della schiavitù. Nel 1888, fu proibita la schiavitù in Brasile.

Alla fine del diciannovesimo secolo, il Brasile controllava il 75% o più della produzione mondiale di caffè. In quell'epoca, i paesi centroamericani iniziarono a coltivarlo.Come il Brasile, anche il Guatemala divenne indipendente nel 1820, però i capitalisti di questo paese non usarono schiavi bensì il lavoro forzato. Nel 1873, lo stato confiscò tutte le terre dove non venivano coltivati caffè, canna da zucchero, cacao o foraggio; li rivendette a prezzi accessibili per i capitalisti ma non per i contadini. Un grande esercito proteggeva il sistema dei lavori forzati.

Crollo del mercato del caffè.

Con la crescita del mercato mondiale, le forze anarchiche della produzione capitalista non tardarono a causare problemi col prezzo della grana. L'Olanda iniziò a coltivare la grana nelle colonie del "Lejano Oriente" a cominciare dal diciottesimo secolo, e dopo la ribellione haitiana spostò le coltivazioni verso le Indie Orientali assieme agli schiavi. A partire dal diciannovesimo secolo, si stabilì il prezzo da 16 a 20 centesimi la libbra, che poi cambiò in 30 centesimi con l'aumento della richiesta da parte degli Stati Uniti e dell'Europa. Questo fatto stimolò la coltivazioni di nuone regioni, come il Brasile. Nel 1823, i prezzi impazzirono prima della guerra tra Spagna e Francia. La guerra non scoppiò e i prezzi sprofondarono, provocando il crollo di molte aziende europee. Mark Pendergrast scrisse nel suo libro Uncommon Grounds: " L'epoca contemporanea è iniziata con il prezzo del caffè che è salito moltissimo a causa della speculazione, della politica e della minaccia militare".

Il caffè è il secondo prodotto di vendita del mondo, dopo il petrolio. I grandi cambiamenti di prezzo generano la frenesia della compravendita, gli alti-bassi del mercato mondiale, milioni di guadagno per poche aziende e la bancarotta per altre. Quando sale il prezzo, scende la richiesta. Questo genera sovrapproduzione e cambiamenti di prezzo, come accade oggi. Di questo fenomeno ricorrente, Pendergrast dice:

"Il mercato della grana è sempre stato volatile. La minaccia di maltempo in Brasile causa il rialzo del prezzo; i grandi raccolti causano cadute devastanti, con conseguente miseria per i produttori e i lavoratori. Le forze del marcato, con l'avanzamento dell'avarizia, generano cicli di ricchezza e povertà che continuano ancora oggi. Come il caffè tarda di quattro o cinque anni a maturare, i produttori di caffè acquistano nuove terre e producono più caffè che, di conseguenza, supera il prezzo stabilito. Quando si ha sovraofferta e cade il prezzo, si ha sovrapproduzione di grana. A differenza del frumento o del mais, la semenza del caffè impiega tre anni a svilupparsi e, per questo, la produzione richiede un grande investimento di capitale che supera quello utilizzato per altri tipi di colture. Pertanto, segue la sovraofferta".

Caffè e dittature.

Dopo la seconda Guerra Mondiale, alcune corporazioni si sono aggiudicate la tostatura della grana. In America Latina, dove il Brasile era il principale produttore del mondo e la Colombia il numero due, gli Stati Uniti si preoccuparono di stabilire la loro dittatura e il loro dominio. Appoggiarono Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954 e sostennero una brutale dittatura militare in Brasile negli anni 60. In Nicaragua, il dittatore Somoza governò diverso tempo; la dinastia della sua famiglia si arricchì grazie a enormi piantagioni di caffè. Gli Stati Uniti operarono anche in Africa per la produzione della grana. Nel 1961, la CIA programmò l'assassinio di Patricio Lumumba in Congo, paese produttore di caffè, dove instaurò la dittatura di Mobutu.

Dopo la seconda Guerra Mondiale, il prezzo della grana scese. Salì al massimo livello nel 1955 e poi scese di nuovo. Nel 1962, gli Stati Uniti appoggiarono il Convegno Internazionale del Caffè. Un funzionario della General Foods espresse la sua preoccupazione rispetto ai capitalisti:

"Se i paesi latinoamericani smetteranno di ricevere queste quote, partirà la crisi...E' molto semplice. In politica, i paesi si troveranno alla deriva. Per il governo statunitense, se l'America Latina tornasse sotto il controllo dei comunisti, si creerebbe una situazione negativa per loro".

L'Organizzazione Internazionale del Caffè, l'organismo cui compete l'applicazione dell'accordo, in realtà era un'associazione di grandi produttori mondiali che stabiliva le quote per i paesi produttori e per i consumatori. Il prezzo si è mantenuto relativamente stabile per 25 anni. Alla fine degli anni '80, prima della sovraofferta, molti paesi protestarono per le quote. Per effettuare il pagamento dei debiti ingenti, i paesi produttori hanno dovuto aumentare ulteriormente la produzione e vendere il grano a prezzi più bassi rispetto all'accordo.
Dal 1985 al 1989 il prezzo è sceso sensibilmente, e l'accordo è andato in fumo. In più, l'Unione Sovietica crollò cosicchè l'imperialismo Yankee ebbe più margini economici per espandersi.. Il prezzo scese in picchiata e i paesi produttori perderono migliaia di milioni di dollari in pochi mesi. A partire dagli anni '90, il prezzo si è fissato ai livelli attuali.

La convergenza del collasso dell'accordo, il crollo del prezzo a metà fra gli anni '80 e '90 e il programma di Ajuste Estructural (PAE) del Fondo Monetario Internazionale (il FMI) hanno contribuito allo scoppio della guerra civile in Ruanda nel 1990. Il 70% delle famiglie di contadini ruandesi coltiva la grana; la Ruanda riceve quasi la metà dei ricavi del caffè ed è il quarto paese più dipendente dal caffè di tutto il mondo.

Con il crollo del prezzo, i ricavi del Ruanda scesero del 50% nel periodo che va dal 1987 al 1991. Il disastro toccò tutti i campi e inoltre il FMI impose un PAE al paese nel 1990. Nel 1990, la moneta si svalutò e i ricavi dei produttori calarono fortemente perchè il PAE diede loro il colpo di grazia e venne congelato il prezzo della grana. Un'altra svalutazione del 1992 fece aumentare il prezzo dell'energia e altri prodotti di base, e la produzione della grana calò del 25% in un anno. Nel libro The Globalization of Poverty, Michel Chossudovsky segnala:

" I ricavi ottenuti dalla vendita della grana non erano necessari per comprare niente; e anche se il prezzo dei prodotti agricoli scese, i ricavi erano sempre troppo bassi. La crisi del caffè interessò negativamente anche le altre coltivazioni tradizionali, causando una forte caduta nelle coltivazioni di yucca e sorgo. Le cooperative di risparmio che prestavano capitale ai piccoli produttori sprofondarono. In più,... l'importazione di alimenti sussidiata fortemente dai paesi ricchi destabilizzò il mercato interno del Ruanda".

Caffè e brutalità del "mercato libero"

A metà degli anni '90, lo sovraofferta mondiale causò il blocco dei prezzi in Brasile. Poco dopo, il prezzo iniziò a scendere vorticosamente. Ironicamente, il calo più recente del prezzo si deve in parte al divenire del Vietnam secondo produttore mondiale della grana, posto occupato dalla Colombia per diversi decenni.

Durante la disintegrazione dell'accordo, il Vietnam ha ricevuto grandi prestiti dalla Banca Mondiale e dalla Banca Mondiale per lo Sviluppo per produrre caffè robusto (di cattiva qualità). ( Il caffè arabico è di più alta qualità e molto più caro). Quando la grana del Vietnam ha iniziato ad essere venduta nel mercato mondiale alla fine degli anni '90, il prezzo è caduto un'altra volta. Il Vietnam ha triplicato le esportazioni della grana in cinque anni, fatto che è coinciso con l'attuale crollo del prezzo a livello mondiale.

I produttori di paesi come il Guatemala, dove i lavoratori ricevono tre dollari al giorno, non possono competere con i capitalisti vietnamiti che li pagano solo un dollaro al giorno. Compreso il Brasile che contempla l'importazione della grana vietnamita per approfittare dei prezzi bassi. Nonostante l'aumento del 64% dell'esportazione del caffè, il Ministero del Commercio vietnamita ha annunciato nell'ottobre del 2000 che il valore dell'esportazione della grana è sceso di 80 milioni di dollari nel 1999-2000.

Un analista della Banca Mondiale ha descritto così il "miracolo" del Vietnam e ha difeso il brutale funzionamento del "libero mercato" : " E' un processo continuo. E' così in tutti i paesi. I produttori più efficienti e economici aumentano la produzione e i produttori meno efficienti e più cari decidono che non vogliono più produrre".

Perchè il produttore guatemalteco "decide" che non "vuole" più produrre la grana, dopo aver investito tutto nella sua piantagione? E cosa fa il lavoratore per mantenere la sua famiglia?Un medico del Guatemala ha detto: " Quello che sta accadendo è una catastrofe. Sempre c'è stata povertà e disoccupazione, però mai si è vista una cosa come quella attuale, dove la gente non ha realmente nulla da mangiare".

Quale classe del sistema si è costruita sulla schiavitù e sul lavoro forzato dei popoli autoctoni? Quale classe vive nella miseria e nella povertà dei produttori? Quale classe causa sofferenza e crisi quando si bloccano le produzioni?... Tutte queste cose servono per riflettere ogni volta che beviamo una tazza di caffè.

Articolo tratto da La Neta del Obrero Revolucionario su rwoe.org
Indirizzo: Box 3486, Merchandise Mart, Chicago, IL 60654
Telefono: 773-227-4066 Fax: 773-227-4497






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