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La TAV uccide!
by imc-toscana Wednesday, Oct. 23, 2002 at 9:30 AM mail:

C'e' una grave coincidenza fra gli incidenti mortali, nella tratta Firenze-Bologna e l'applicazione del quarto turno lavorativo del 2000.

L'ultimo incidente occorso in un cantiere Tav ha provocato a Franco Marrazzo l’asportazione della milza, femore e polso rotti, trauma cranico e toracico, un rene compromesso. Marazzo era stato trasferito a Morticine dal Carlone, il primo cantiere della tratta TAV Bologna-Firenze, inaugurato nel luglio 1996 da Lorenzo Necci, Claudio Burlando e Vannino Chiti. Il Carlone è chiuso da mesi perché, secondo l’Agenzia per la Protezione Ambientale ARPAT, il consorzio costruttore CAVET (società leader la Impregilo Spa) non adotta le procedure appropriate per l’avanzamento verso Firenze nella galleria sotto il delicatissimo Monte Morello.

Al Carlone è morto anche un altro compagno di lavoro e compaesano di Franco, il 31 gennaio 2000, Pasquale Costanzo, 23 anni, pure lui elettricista di Petilia Policastro.

Il 5 novembre 2001 è morto nel cantiere TAV FT2 di Sesto Fiorentino Pasquale Adamo, 55 anni, di Quarto (NA), sposato e padre di tre figli, stritolato dalla coclea di un posizionatore all’imbocco della galleria di Monte Morello, a Quinto.

Il 1 settembre 2000 era morto nel cantiere della galleria TAV di Monghidoro un operaio della provincia di Chieti, Pietro Giampaolo, 58 anni, schiacciato dalle ruote di un camion in retromarcia.

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TAV e morti sul lavoro...
by hektisch Wednesday, Oct. 23, 2002 at 2:58 PM mail: hektisch@hacari.net

Vedere anche [http://italy.indymedia.org/news/2002/10/98077.php].


hek_

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Rassegna morti & feriti
by Ale Saturday, Aug. 09, 2003 at 12:49 PM mail: alexik@libero.it

Vi allego rassegna stampa su morti & feriti nei vari cantieri TAV.

Operaio travolto da treno sotto gli occhi del figlio. Mentre lavorava all’interno di un cantiere per la costruzione della nuova linea ad alta velocità nei pressi del ponte di via della Serenissima a Roma. A poca distanza si trovava il figlio 24enne anch’egli dipendente della stessa ditta del padre

ROMA - Un operaio di 52 anni, Vittorio Cipolla, è morto questa mattina travolto da un treno mentre lavorava all’interno di un cantiere per la costruzione della nuova linea ad alta velocità nei pressi del ponte di via della Serenissima a Roma. L’operaio è stato travolto dal treno Roma-Sulmona, che era partito poco prima dalla stazione ferroviaria Tiburtina, mentre stava attraversando il binario per trasportare un sacco carico di chiodi da una parte all’altra dello stesso cantiere. A poca distanza dalla vittima si trovava il figlio 24enne anch’egli dipendente della stessa ditta del padre.
L’uomo, che aveva 52 anni, alle 8,20 stava camminando vicino ai binari nei pressi del viadotto della Serenissima, al chilometro 4 della linea ferroviaria Roma-Tivoli-Pescara quando è sopraggiunto il treno, il locale 7504 partito dalla stazione Tiburtina e diretto a Tivoli. Nonostante ci fosse ampia visibilità, l’operaio non si è accorto del convoglio ed è stato investito.
La circolazione dei treni diretti e provenienti da Est è stata interrotta ed è stato istituito un servizio di autobus sostitutivo che collega la stazione Tiburtina con le fermate Tor Sapienza e Bagni di Tivoli sia in arrivo a Roma che in partenza dalla capitale.

La Gazzetta del Mezzogiorno 22/10/02

Firenze, 20:11 . Tav, sciopero di otto ore lunedì

Otto ore di sciopero per ogni turno di lavoro per chiedere di lavorare in sicurezza: le hanno proclamate Cgil, Cisl e Uil e Rsu dei cantieri dopo ' ultimo incidente avvenuto nei cantieri dell'Alta velocità tra Firenze e Bologna. I lavoratori si fermeranno lunedì prossimo. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di devolvere almeno un'ora di lavoro alla famiglia di Giovanni Damiano, il carpentiere di Benevento deceduto oggi, dopo essere stato nove giorni in coma a causa di un infortunio sul lavoro nella galleria Vaglia, nel cantiere Carlone.

La Repubblica 1/02/03

Scoppio in galleria alta velocità: 5 operai ustionati
Una esplosione, con successivo incendio, si è verificata verso le 15.15 in una galleria in costruzione del tratto appenninico dell'alta velocità ferroviaria, nella zona di Barbarolo, sulla collina bolognese

BOLOGNA - Uno scoppio con successivo incendio si è verificato verso le 15.15 in una galleria in costruzione del tratto appenninico dell’ alta velocità ferroviaria, nella zona di Barbarolo, sulla collina bolognese. Secondo le prime informazioni, cinque operai che stavano lavorando in galleria sarebbero rimasti ustionati in modo grave.
Sono intervenuti sette mezzi dei vigili del fuoco, tre ambulanze e tre eliambulanze del 118 Bologna Soccorso. Le ustioni sui corpi dei cinque lavoratori sarebbero tutte superiori al 40%. I feriti dovrebbero essere ricoverati tre a Bologna, uno a Cesena e uno a Modena. Alcuni di loro verranno trasferiti successivamente, quando sarà assicurata la disponibilità, in centri grandi ustionati.
Le macchine all’ interno della galleria di Montebibele erano ferme, e i rilevatori della presenza del grisou non avevano segnalato concentrazioni rischiose del gas. Ma la dinamica dell’ esplosione, secondo le prime informazioni, è sembrata proprio quella tipica provocata dal gas delle miniere e si può ipotizzare che una sacca di grisou sia fuoriuscita proprio quando uno degli operai colpiva col martello una asse di legno.
E’ stata questa la prima impressione, spiegata ai cronisti sul posto, dal responsabile del cantiere, l’ ingegnere Franco Perini, direttore del tronco degli scavi interessato dallo scoppio. Ad innescare l’ esplosione è stata probabilmente la scintilla scaturita da un colpo di martello dato da uno degli operai.
I cinque minatori erano a circa 15 metri dal fronte di scavo, nelle vicinanze di un cassero di rivestimento, una impalcatura di sostegno di legno e metallo, necessaria ai lavori. Mentre gli operai erano al lavoro, le macchine scavatrici erano ferme e i sistemi di sicurezza non avevano segnalato nulla di anomalo. Quando però uno dei minatori ha assestato un colpo di martello per bloccare una delle assi di legno del cassero, è avvenuta l’ esplosione.
Le fiamme hanno invaso la galleria e sono subito scattati i soccorsi dei colleghi per salvare i cinque operai tra cui c’ era anche il responsabile del sistema di sicurezza per rilevare la presenza del gas inodore. Mentre si attendeva l’ arrivo degli uomini del Gecav (Gestione emergenze cantieri alta velocità, la speciale struttura del 118 nata esplicitamente nel 1996 per intervenire nelle situazioni di emergenze nei cantieri Tav) i colleghi dei cinque ustionati hanno allestito un primo pronto soccorso negli uffici del cantiere. Ai feriti sono stati somministrati ossigeno e praticate flebo mentre i loro corpi venivano protetti con coperte termiche. Sono arrivate tre eliambulanze, due autoambulanze, una automedica e due auto per le gestione dell’ emergenza, che trasportavano complessivamente due medici e cinque infermieri. Un operaio è stato ricoverato nel reparto Grandi ustionati del Bufalini di Cesena, mentre gli altri quattro sono stati trasportati all’ opedale di Parma. Hanno ustioni sul 20-30% del corpo.
Ancora da capire come sia potuta avvenire la fuga di grisou senza che i rilevatori ne segnalassero la presenza.

La Gazzetta del Mezzogiorno 6/04/03

Aquino/Autista morì nel cantiere dell’Alta velocità: imprenditore condannato

I giudici del tribunale di Cassino hanno condannato ieri mattina l'imprenditore Carmine Castellano di Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino) titolare della omonima ditta di costruzioni che 5 anni fa stava realizzando lavori per la ferrovia ad alta velocità. Lo hanno giudicato colpevole dell'infortunio mortale accaduto nel cantiere di Aquino il 2 novembre '98 quando morì Umberto Bevilacqua (51 anni) di Aquino: aveva appena parcheggiato la ruspa con cui stava livellando il tracciato del nuovo cavalcavia nella località Filetti Superiore di Aquino. Si è seduto su un muretto. E' precipitato per nove metri finendo contro una massicciata di pietre. Inutile ogni soccorso. La sentenza di ieri è arrivata al termine di dieci udienze, durante le quali i giudici hanno stabilito che la ditta è colpevole perché non aveva installato alcuna rete di protezione con cui evitare incidenti come quello costato la vita a Bevilacqua. A rappresentare la vedova ed i due figli sono stati gli avvocati Emanuele Tomassi e Maria Tudino.

Il Messaggero – Cronaca di Frosinone 11/04/03

Un cinquantaquattrenne rimase vittima d'un infortunio sul lavoro in un cantiere ferroviario dell'alta velocità. Perse la virilità in seguito a un incidente, operaio risarcito con 405 mila euro

Giovanni Pastore . In nome del popolo italiano, il giudice civile di Firenze, Riccardo Bazzoffi, ha condannato due aziende a liquidare un risarcimento complessivo da 405 mila euro, per danni morali e biologici, in favore d'un operaio cosentino, N.B. (che in giudizio è stato assistito dall'avvocato Federico Sirimarco), 54 anni, che subì la «diminuzione permanente dell'integrità pisicofisica del 67%» a causa di un infortunio sul lavoro. Un incidente che ha finito per cambiare radicalmente l'esistenza dell'operaio. Soprattutto, ha modificato la sua vita sessuale. E già, perchè proprio a causa di quanto accadde il 24 ottobre del 1997, l'uomo ha subito danni permanenti a carico del «basso apparato urogenitale». Ciò significa, tanto per capirci, tanti saluti alla virilità maschile. Tra i danni permanenti N.B. ha subito, infatti: impotenza organica e infertilità, secondo quanto venne diagnosticato dal professor Guido Barbagli, della Clinica Urologica I dell'Università di Firenze, che sottopose ad intervento chirurgico, il malcapitato. Un bel guaio, insomma, per il cinquantatreenne cosentino, consapevole d'un fatto: il pur consistente risarcimento non servirà a restituirgli quello che ha perduto in seguito al maledetto incidente di cui rimase vittima in quel cantiere. L'uomo, operaio qualificato della “Sgf” (società generale delle fondazioni), stava lavorando all'allestimento dell'area attrezzata dal Consorzio Alta velocità Emilia–Toscana (Cavet) per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità. In particolare, si stava occupando del trasferimento di tiranti da un camion ad un altro, nella zona affidata alla Sgf. Una procedura ripetuta chissà quante volte in quel periodo. Ma quel giorno andò diversamente perchè all'improvviso, una motopala tamponò uno dei camion e N.B. rimase schiacciato tra i due mezzi. Secondo quanto ha stabilito il giudice istruttore del procedimento, la responsabilità della Sgf è individuabile negli obblighi di sicurezza assunti dall'azienda nel Piano d'igiene e sicurezza ambientale redatto in vista dell'esecuzione dei lavori. E cioè: sarebbe venuto meno l'impegno di sorveglianza durante la fase dei lavori in questione. Un'omissione, che a parere del Tribunale fiorentino, ha concorso al verificarsi dell'incidente. Responsabile la Sgf, dunque, ma anche la Cavet, tenuta a rispondere per il conducente della motopala responsabile dell'inferno. Un giovane assunto al lavoro senza il previsto corso di formazione antiinfortunistica.

La Gazzetta del sud 4/05/03

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