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A nove mesi dal 20 dicembre, l'Argentina scende di nuovo in piazza, al grido
di "que se vajan todos". A Buenos Aires c'è stata una doppia
convocazione alle 18. Plaza de Majo è stata occupata da piu'di 10.000
persone (per la maggior parte aderenti alla CCC) convocate dalla Carriò, da De
Gennaro e da Zamora. Dopo le 19 sono cominciate a confluire in piazza le
colonne del Blocco piquetero e di Barrios de Pie (piu' di 8.000 manifestanti)
partite nel pomeriggio dal ponte di Avellaneda, mentre altri
(interbarriale, Izquierda Unida e altri partiti di sinistra come il
PTS, l'LSR, il PO, MAS, ecc.) confluivano verso il Congresso. Inoltre si è reso
omaggio ai morti del 20 dicembre 2001, che ogni 20 continuano ad essere ricordati
dai loro parenti, dagli amici e dalle assemblee popolari di quartiere. Un fiume
di gente: questa è stata Buenos Aires.
A Jujuy, invece,questa giornata è stata totalmente diversa. La manifestazione
per il "que se vajan todos" è stata repressa pesantemente. Gli scontri tra
polizia e manifestanti sono cominciati subito dopo le 12. Dopo aver manifestato
davanti alla Casa de Gobierno, il corteo si stava spostando. La polizia
sostiene che tutto è cominciato per un'aggressione da parte di
manifestanti "fortemente armati" ad una camionetta. Cosiì le cariche e i
lacrimogeni della polizia hanno dato inizio alla resistenza da parte dei
manifestanti. Più di una vetrina è andata in frantumi, tra cui quelle di un gruppo
finanziario e di una banca. I manifestanti sono poi confluiti verso la
stazione degli autobus, dove hanno subito un'altra carica della polizia, che
poi ha continuato il suo "lavoro" nei quartieri di Moreno, Alto
Castañeda, Lujan e San Francisco. Più di 100 arresti. La lista dei detenuti è
tuttora ignota.
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