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lenti deformanti sulle strade di genova__
by disinformat Monday, Dec. 09, 2002 at 12:45 PM mail: disinformat@inventati.org

Un obiettivo deformante zooma di nuovo sulle strade di Genova, carri armati, fumi e spari: i volti si confondono facilmente. "acuti osservatori" scrutano severi. by DISinformazione IN FORmato ATtivo

A quasi due anni da Napoli e Genova assistiamo ad una nuova e concitata fase della storia "giudiziaria" di questi anni di lotte; più che ad un attacco frontale ci sembra di assistere ad un rimescolamento delle carte in tavola, pericoloso [oltre che dal punto di vista penale, sono decine i compagni indagati] perchè nella confusione il tentativo è quello di riscrivere la storia recente dell' opposizione sociale in Italia.

Davanti a tutto questo la nostra posizione resta chiara: il giudizio politico su Genova non si cambia, al di là dei fatti giudiziari. Ciò che è successo a Genova non si
riassume nella condanna o nell'assoluzione di un carabiniere di vent'anni; la verità è che chi ha gestito l'ordine pubblico ha scelto consapevolmente di farlo in modo repressivo e violento. Da questa scelta "macro" [dategliele secche finchè non implorano pietà] discendono le cariche selvagge, gli spari, i maltrattamenti e le torture, le mani libere degli sbirri più fascisti. A titolo di esempio ricordiamo tanto l' aggressione a freddo del corteo dei disobbedienti [che porterà poi alla morte di Giuliani] quanto la sanguinosa irruzione alla scuola Diaz [1/2]; due episodi [se ne potrebbero citare altri] che dimostrano come gli scontri e la violenza a Genova siano stati scelte ben precise, prese da poliziotti e politici sulla pelle di decine di migliaia di manifestanti, figlie di una concezione muscolare e militare dell' ordine pubblico.
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Nonostante quindi alcuni dei più pericolosi "violenti istituzionali" [Scajola, DeGennaro, Berlusconi, ecc.] rimangano inspiegabilmente a piede libero, sembra che quest'autunno la magistratura abbia occhi solo per il movimento: chi ha un' inchiesta aperta la chiude, chi non ce l'ha ne apre una, e poi perquisizioni, fermi, codici penali sventolati.. Disinformat fa il punto e trae qualche conclusione.


_15.11.02_Sovversione a Cosenza

All'alba del 15.11.02 vengono arrestati [gli altri indagati a piede libero sono 26] 20 compagni tra Napoli, Salerno, Cosenza e Bari, tra cui militanti di centri sociali e cobas: il più famoso del mazzo è Francesco Caruso, leader dei disobbedienti napoletani.
L'imputazione [pesante assai] è quella di "associazione sovversiva", contestata sulla base della comune appartenenza alla "rete del sud ribelle", un coordinamento nato dopo napoli_marzo2001; in pratica è una buffonata: si tratta di un' indagine-collage che mette insieme una serie di avvenimenti diversi [azioni contro agenzie interinali, gli scontri di Napoli e Genova, ecc.] sostenendo di avere individuato una "direzione centrale" semiclandestina, che avrebbe organizzato ed attuato queste azioni nell' ambito di un piano eversivo. I fatti specifici sono, infatti, ben poca cosa: ciò che, realmente, si contesta è il presunto disegno eversivo, tanto che uno dei pm arriva ad affermare che "associazione sovversiva può essere considerata tale pur se non si è [ancora] dotata di mezzi adeguati per raggiungere i suoi scopi".

L' indagine parte dalla procura Cosenza un paio di anni prima, e riguarda inizialmente la rivendicazione di un attentato dinamitardo di stampo neobrigatista a Roma; gli stessi giudici oggi ammettono che questo fatto [che costituisce l' avvio dell' indagine] non ha nessun rapporto con i fatti contestati a Caruso e compagni [la fine dell' indagine]. Meno male, ma intanto i giudici iniziano a ravanare prima tra gli ambienti dell'università cosentina e poi dell'opposizione sociale nel meridione, scoprendo [!] che esistono gruppi ed associazioni che pubblicamente si parlano, s'incontrano e coordinano la partecipazione alle manifestazioni ed alle iniziative del movimento: ecco che si delinea la "cupola" che sta dietro al progetto eversivo che tutti abbiamo visto attuarsi in questi anni in Italia, è la "rete del sud ribelle". Quello che si colpisce in realtà non è un'associazione sovversiva bensì un tentativo serio di realizzare ricomposizione e crescita delle lotte sociali nel meridione.

E' il ros dei carabinieri a lanciare l' indagine su questa pista. I militari dispongono da tempo di un voluminoso rapporto su Genova che accredita la tesi della preordinazione degli incidenti e dell'associazione sovversiva, e con il dossier sotto braccio si fanno un tour delle procure di mezza italia; alcune, come quella di Genova, rifiutano, ma il gen. Ganzer, capo del ros, sa bene che chi la dura la vince, ed infatti basta presentarsi ai magistrati di Cosenza perchè questi diano corpo alle più sfrenate fantasie dei supercarabinieri.

La cosa è talmente assurda che neanche i pezzi grossi del governo si arrischiano a sparare a zero sui compagni, alcuni dei quali per fortuna cominciano ad uscire entro qualche giorno, dopo [così dicono i giudici,ve lo giuriamo] "aver fatto abiura delle pratiche violente", gli altri escono tutti il 4.12.02; la cosa un pò meno assurda è che quest' indagine è durata due anni, con 60.000 email intercettate, centinaia di ore di pedinamenti e intercettazioni telefoniche, e molti degli indagati sono stati sbattuti al volo in galera [Caruso si fa dodici giorni di isolamento nel supercarcere di Trani, assieme a brigatisti irriducibili e mafiosi]. Una domanda: quanti di noi sono entrati in questa indagine per aver parlato negli ultimi due anni con qualche compagno meridionale? Devo ricostruire la mappa delle mie conversazioni telefoniche per capire se posso essermi lasciato sfuggire qualcosa di compromettente o ambiguo? Mi pedinano...?


__2.12.02_Tutti (?) assolti

Martedì 2.12 il pm genovese S.Franz consegna la richiesta di archiviazione dell' indagine per omicidio volontario a carico dei carabinieri M.Placanica [che ha sparato a Giuliani] e F.Cavataio [l'autista che successivammente l' aveva investito]. A parte il caso dell' autista, che se la cava perchè investe quello che ormai è già un cadavere, l' elemento fondamentale è il riconoscimento delle caratteristiche della legittima difesa nella reazione di Placanica all' assalto del defender. Senza addentrarci nel merito della ricostruzione di ciò che avvenne in quella piazza [guardatevi i contributi di Franti <a href="http://italy.indymedia.org/news/2002/09/84372.php
">[1/2] su indymedia] facciamo alcune constatazioni:

.Lo stesso documento di Franz elimina alcune ambiguità: lo sparo è stato volontario, la storia del calcinaccio [sulla quale è peraltro aperta una guerra di perizie] che devia la pallottola è da considerarsi ininfluente. Sono nero su bianco, anche se solo sussurrate, le critiche alle forze dell' ordine [i "disservizi" nell' organizzazione dell' ordine pubblico], ed ai tempi dell'indagine [si parla di "una certa superficialità" nell' autopsia, di "errata valutazione" della prima perizia balistica, della difficoltà "ad individuare e contattare i testimoni"].

.La destra esulta; questi geniali Sherlock Holmes l'avevano detto subito, e senza neanche visitare il luogo del delitto, che era stata legittima difesa. Ce lo rammenta l'ex ministro Scajola, in un'allucinante intervista apparsa su Repubblica (3.12.02), in cui questo bastardo si dice "consolato", dopo tutte le polemiche del dopo Genova, dal fatto che "..oggi la procura, dopo tante indagini.." gli abbia dato ragione. Inconsapevole del fatto che chi sia stato ministro dell' interno durante il g8 dovrebbe tacere per sempre, Scajola poi deborda ricordando come tutto sommato "..[quella di Giuliani] non è stata una morte inutile. Da quel giorno [..] sono cambiati i rapporti tra forze dell' ordine e manifestanti. Si è capito che la violenza genera violenza..". Babbo Scajola ci ha dunque dato una lezione certo dura ma fruttuosa, che ci ha consentito una decisiva maturazione politica.


_5.12.02_Giustizia psichica a Genova

Dopo l' assoluzione a Placanica si torna immediatamente a parlare di Genova: sono 23 le persone per cui i pm Canepa e Canciani richiedono al gip D' Aloisio misure restrittive della libertà personale [di cui otto in galera e quattro ai domiciliari]; vengono effettuate cinquantadue perquisizioni in tutt' Italia, il totale dei denunciati è di quarantacinque. Tutto questo a più di un anno e mezzo dai fatti contestati, pur "non avendo mai -nessuno di questi- manifestato in questo lungo lasso di tempo la volontà di fuggire nè di reiterare il reato" [L.Tartarini,Genoa Legal Forum]. L'indagine riguarda i reati di "devastazione, resistenza aggravata, incendio doloso, detenzione di materiale esplodente"; gli episodi contestati sono i più varii, e le indagini si basano sostanzialmente sull' enorme mole di filmati sugli scontri genovesi. La procura parla di "..persone [..] in parte del blocco nero, in parte [..] frange, rivoli che si sono staccati dalle tute bianche..". Agli arresti domiciliari finiscono anche gli unici indagati rimasti per i fatti di piazza Alimonda, questa volta sotto accusa per l' incendio della camionetta dei CC in corso Torino.

L'inchiesta parte sotto la bandiera del "non indaghiamo su reati associativi" [dopo il flop di Cosenza..], però si parla subito del reato di "compartecipazione psichica", imputato a chi "agevola" in qualche modo il compimento di un atto illegale.
Non ci è dato di sapere che cosa ciò significhi esattamente, ma nel dubbio ci viene da pensare male; significa che battere le mani e gridare evviva mentre uno assalta una banca è un reato? D'altra parte la sola presenza di molte persone attorno facilita l'assalto, perchè la polizia risulta ostacolata nel suo intervento; quindi anche tutti quelli che stanno lì a guardare sono colpevoli?
La cosa insomma si presta ai peggiori abusi tipici del reato associativo, perchè identifica una sorta di associazione a delinquere basata sulla contingenza. Nella foto siete in due, uno spacca e uno no [ruoli a piacere, ovviamente]; se il magistrato deduce che in qualche modo la presenza di chi guarda agevola l'opera di chi fa, ecco stabilita una sorta di complicità temporanea ed ineffabile, forse non cercata nè voluta ma bastante per inguaiare entrambi.


_5.12.02_Meno male, porcoDiaz..

Contemporaneamente l'inchiesta sui 93 fermati alla scuola diaz viene archiviata per quanto riguarda le accuse di furto [di materiale edile dal cantiere nella scuola], resistenza e lesioni, mentre rimane in piedi l'indagine per associazione a delinquere. Ovviamente il buonsenso ci impone di sentirci sollevati..

Attenzione però; da quanto ci risulta l' archiviazione non riconosce che le accuse dei poliziotti [che parlarono di violenta resistenza all' irruzione] sono "inesatte", tra l'altro perchè supportate da una profusione di prove false, come le molotov, il giubbotto dello sbirro "accoltellato", ecc.; il procuratore Lalla anzi parte proprio dalla versione delle forze dell'ordine, che non viene contestata, per concludere che il caso va chiuso perchè i responsabili delle imputazioni non possono essere identificati.
Tradotto: sicuramente la polizia ha ragione ma siccome non sappiamo chi sono i "facinorosi" dobbiamo chiudere il caso. Con questo bell'esempio di garantismo [non sbattere in galera 93 innocenti perchè potrebbero anche esserci degli innocenti fra loro] il signor Lalla chiude gli occhi su tutte le cazzate inventate dalla polizia prima, durante e dopo l'irruzione alla diaz, per giustificare uno degli esempi più squallidi e brutali di repressione poliziesca nella nostra storia recente.



per ora ci fermiamo qui...

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Ed ora le conclusioni:


_Non ci piace parlare di complotti se non sappiamo spiegare esattamente come e da chi questi siano organizzati, per cui ci asteniamo dalle chiacchiere; però un paio riflessioni sono valide comunque.
Come prima cosa finchè c'è chi specula politicamente sulla criminalizzazione dell' opposizione sociale e dei movimenti, prima o poi una procura zelante o un poliziotto fascista saltano fuori con un' inchiesta nuova nuova; con Cosenza è andata maluccio ed i magistrati sono stati scaricati praticamente da tutti, ma è proprio questo il bello di questo sistema: il signor B. e la sua cricca devono solo aspettare che un pm si faccia avanti, la convenienza politica del momento determina l'atteggiamento da tenere [tra l'opzione "rispetto il lavoro dei magistrati" e quella "castrazione chimica per tutti i no global"].
La seconda osservazione è una domanda: cosa sarebbe successo se per esempio a Firenze ci fossero stati incidenti? Se lo sfondo dell' inchiesta di Cosenza [la più scalcagnata vista da un bel pò di tempo in qua] fossero stati degli scontri, magari proprio in piazza della Signoria, si sarebbe realizzata la stessa solidarietà con gli indagati? Il governo avrebbe mantenuto il suo low profile? Chi stava in galera sarebbe uscito dopo una quindicina di giorni?

_L'autunno del 2003 segna il ritorno alla grande, assieme ai pantaloni a zampa, di un altro gadget tipico degli anni settanta; il reato associativo, che compare nell' inchiesta cosentina in modo ufficiale, ma anche in quella della procura di Genova nella formula della "compartecipazione psichica".
I problemi sono quelli di sempre: citiamo Luther Blisset [a proposito dell' inchiesta del 7 aprile, a carico di militanti dell' area dell' autonomia accusati di essere la dirigenza delle Brigate Rosse]: "..le accuse sono fragili e comunque indimostrabili, ma intanto gli inquisiti vengono trasferiti in carceri di punizione a regime duro.. ..il nome "Brigate Rosse" viene usato come mastice per incollare spezzoni d' indagine diversi nelle motivazioni, nei modi, nei tempi e nei luoghi. L'istruttoria si concluderà [..] senza produrre alcun rinvio a giudizio" [Nemici dello stato, p.67].
Oltre a questo vorremmo spendere due parole sul reato di "devastazione e saccheggio" [dagli otto ai quindici anni], un must nelle inchieste contro il movimento almeno dal corteo dell' aprile 1998 a Torino con la sassaiola contro il cantiere del palagiustizia; a questo punto qualche fine giurista dovrebbe spiegarci perchè una sassata contro un vetro viene punita più severamente di una rapina, ed in particolare quando e come si passa da un [lieve] reato di "danneggiamento" a quello ben più pesante di "devastazione". Finchè nessuno lo fa ci teniamo l' idea che devastazione significhi "danneggiamento quando compiuto da compagni".

_Da Napoli in poi, sommando le varie inchieste in corso, sono stati decine e decine i compagni denunciati per attività "di movimento"; alcuni di loro sono passati per la galera,molti sono sottoposti a misure di restrizione della libertà personale [obbligo di firma, di dimora, coprifuoco]. A questi si sommano le migliaia di persone che la repressione l'hanno subita nelle piazze.
Da un lato ciò significa che sempre più la repressione e l'abuso giudiziario sono sotto gli occhi di tutti: non è più possibile per nessuno, dopo questi due anni, ignorare che le cose vanno così, non si tratta più del solito soggetto minoritario e marginalizzabile.
Dall' altro inchieste come quelle di Cosenza ci mostrano che nessuno è "al sicuro" dalle indagini e dagli sbirri; l'imputazione di reati associativi e l' utilizzo su larga scala di mezzi tecnologici che consentono l' intrusione nella privacy [cimici, intercettazioni, ecc.] allargano a dismisura il campo della responsabilità e coinvolgono nell' inchiesta un ingente numero di persone, spesso sulla base di elementi casuali.
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