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Firenze, università: Per una storia del debito e dei suoi responsabili
by oMMe Monday, Dec. 16, 2002 at 9:52 PM mail: omme@inventati.org

Per una storia del debito e dei suoi responsabili

Il debito di chi?
E’ ormai alla ribalta, sulla scena della politica cittadina e non, l’enorme debito dell’universita’ di Firenze calcolato, lira piu’ lira meno, attorno a 380 miliardi.
Ci sembra un buco davvero Magnifico per sanare il quale il Magnifico rettore Marinelli e il suo fedele codazzo amministrativo hanno messo in cantiere delle proposte altrettanto Magnifiche:
Chiedere alla neoministra dell’istruzione Moratti di abbattere il tetto massimo per l’aumento delle tasse annuali, ormai noto come “il tetto del 20%”, condizione necessaria per l’ennesimo aumento arbitrario e indiscriminato.
iniziare la vendita del patrimonio immobiliare “superfluo”: allineandosi, cosi’, alle selvagge politiche privatizzatrici che accomunano, ormai, gli enti pubblici ( ASL, POSTE, FERROVIE, ENERGIA, ecc…) nella dismissione degli ultimi residui di stato sociale a vantaggio delle solite e insaziabili aziende e imprese private.
Queste sono, in linea generale, le contromisure che l’universita’ azienda, a cui le leggi sull’autonomia affidano piena autonomia finanziaria, adottera’ per tappare il buco: ovvero + TASSE , NESSUN DIRITTO, - SERVIZI .

Ad oggi l’universita’ puo’ essere considerata a tutti gli effetti un’ azienda; valga come esempio su tutti la sua partecipazione attiva al “Piano strategico per lo sviluppo dell’area metropolitana di firenze “ in cui, al pari di CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI, CAMERA DI COMMERCIO, ASSINDUSTRIA, CGIL-CISL-UIL-, l’ateneo si candida ad agente diretto del Magnifico business della riqualificazione urbana.
Come un’azienda tra le aziende l’universita’.
Privatizza servizi al miglior concorrente, procura e commissiona appalti, compra e vende.
Come un’azienda non garantisce alcun diritto, nello specifico il DIRITTO ALLO STUDIO ( primo fra tutti nella sua espressione di DIRITTO ALLA CASA).
Ma soprattutto come un’azienda PRIVATIZZA GLI UTILI E SOCIALIZZA LE PERDITE.
E’ proprio quest’ultima la chiave interpretativa con cui occorre leggere la storia dell’universita’ di Firenze e del suo debito accumulato in decenni di GESTIONE PRIVATISTICA, BARONALE E IMPRENDITORIALE: un raro esempio di CAPITALISMO ASSISTITO ALL’ITALIANA!!

A questo punto due domande semplici e forse scontate:
CHI CI HA GUADAGNATO?
I docenti, hanno visto crescere il loro potere: progettano, dirigono i lavori, si spartiscono cattedre e fondi, si aumentano gli stipendi, hanno aule spaziose e attrezzate; insomma COMANDANO.
Le banche , i gruppi finanziari, le imprese commissionate, nelle tante revisioni, varianti di progetto, ristrutturazioni, messe a norma hanno sguazzato felicemente.
Commercianti, albergatori, proprietari immobiliari che sul bisogno abitativo, i libri, le dispense ecc… hanno potuto lucrare persino nelle forme dell’illegalita’ ( ad esempio gli affitti al nero ).

CHI HA PAGATO ?
La vivibilita’ dei quartieri che si sono visti togliere parti di se stessi ( case, palazzi, aree dismesse ) per essere destinati ad altri usi.
gli studenti e le loro famiglie sottoposte ad un costante innalzamento delle tasse, all’introduzione dei numeri chiusi, alla diminuzione di borse di studio ed agevolazioni in base al reddito.
i lavoratori, i non docenti ovviamente, sempre piu’ precari e sottopagati, flessibilizzati alle necessita’ di profitto dell’università , abbandonati dai sindacati , ridottisi essi stessi ad organi di cogestione della “cosa universitaria”, ed ora sottoposti pure al ricatto del debito utilizzato come pretesto di ulteriori tagli al personale e ristrutturazioni interne.

Adesso, di fronte alla propaganda con cui il rettore tenta di nascondere a tutti i costi le origini del debito, non possiamo, come studenti/esse, non fare un po’ di chiarezza sulle cause reali dell’attuale situazione attingendo a quel patrimonio di ricerca e controinformazione che da anni insegue, arrancando, le carognate di lor signori.

L’Universita’ prima di Scaramuzzi
Quando nasce nel 1924 l’universita’ di Firenze conta 880 iscritti ed alloggia nei locali che eredita dai Medici, dal Granduca e dal regno ( P.zza S.Marco, via Romana, S.M.Nuova, rotonda e chiostro del Brunelleschi, giardino dei semplici ) . Di li a poco si mettono in cantiere altri locali ( Careggi, Fisica ad Arcetri, Museo di Geologia a S.Marco, piu’ vari istituti e laboratori ) il cui finanziatore principale sara’ la Cassa di Risparmio di Firenze, uno dei grandi elettori dell’Universita’.
Negli anni seguenti cominciano le acquisizioni ( Palazzo Non Finito, Ist. C. Alfieri ) ed i lavori di ampliamento ( Careggi ) che troveranno battuta d’arresto con la Guerra.
Arrivano gli anni ’60, sono gli anni del BOOM di cui risentira’ anche l’Università che sente arrivato il momento di uscire dalle mura del centro storico.
Delusa dal Piano regolatore Detti del ’62 ( Piano Detti ), che non la considera abbastanza come agente dello sviluppo cittadino, l’Universita’ decide di farsi propositiva approfittando tra l’altro della legge 641 del ’67 che per la prima volta affida alle Universita’ compiti in materia di programmazione edilizia e l’obbligo allo Stato di finanziarne i programmi. Nascono, cosi’, nello stesso anno ( ’67) sia il servizio di economato e patrimonio sia il “Piano di espansione dell’Università di Firenze.” meglio noto come Piano Gamberini ( dal nome dell’architetto).
In esso sono gia’ chiare le linee di sviluppo future: l’Ateneo si articolera’ su tre poli
Careggi per Medicina e Chirurgia
Centro storico per le facolta’ umanistiche
Sesto per le facolta’ scientifiche
Si chiedono 600 ettari edificabili e 55 miliardi al Ministero. La risposta e’ sotto le aspettative, i miliardi arriveranno ma solo nel ’78 e saranno “solo” 22, con i quali si continuera’ ad acquistare in centro; Palazzo Fenzi, Villa Ruspoli, Convento di S. Bonaventura a Quaracchi, Via Maragliano per chimica e nell’ 80-’81 S.Marta e un edificio in Via Cittadella.
Nell’80 salira’ al rettorato Scaramuzzi di cui parleremo poi.
Dal ’24 all’80 , quindi, non e’ possibile riscontrare una tendenza univoca e unitaria; quello che si puo’ notare e’ comunque l’assenza di movimenti edilizi degni di nota. I soldi girano e gli acquisti pure ma la vita cittadina sembra sostanzialmente indifferente ai movimenti dell’Università
.
Scaramuzzi il Magnifico Speculatore
Come abbiamo detto Scaramuzzi viene eletto nell’80 restando in carica ben 11 anni sino al ’91.
L’Universita’ che ci troviamo di fronte e’ un’ Universita’ cambiata negli anni, un’ Università che ha attraversato due momenti di esplosione studentesca ed anni di forte fermento politico-sociale: il ’68 e il ’77 che pur non hanno spostato il centro del potere all’interno dell’Universita’ ne’ hanno certo cambiato la vita ( una didattica aderente alla vita concreta, la rottura con l’accademismo vetero e conservatore, lo studio come strumento di emancipazione sociale e non di privilegio di certe classi ecc.. ).
Scaramuzzi, vero reazionario, fu una risposta chiara e decisa a questa istanze progressiste.
L’Universita’ che eredita conta 45000 iscritti senza contare ancora nulla in citta’; il rettore capisce di dover agire in due direzioni:
distruggere l’Universita’ di massa
trasformare l’Universita’ nel quarto ente cittadino ( dopo regione, provincia e comune) reperendo fondi ovunque e comprando per acquisire peso economico e prestigio.
Sul piano interno la parola d’ordine sara’ “ tutto il potere ai docenti” : si smantellano i corsi per studenti-lavoratori, si rafforza il senato accademico, si ripristina la cerimonia coll’ermellino, ecc
Sul piano esterno la parola d’ordine diventa “Comprare”: case, conventi, chiese, caserme, carceri, palazzi storici, tutto purche’ crescere.
Per Scaramuzzi gli studenti e l’alto numero di iscrizioni non furono che un pretesto per allargarsi ed accrescere il patrimonio smisuratamente oltre le esigenze reali di studio e ricerca.
Il peso economico di tali politiche patrimonializzatrici non poteva essere retto dai “soli” 22 miliardi del ’78 ed infatti la legge 331 dell’85 , poi integrata dalla Finanziaria dell’87 , accordano all’Universita’ di Firenze un finanziamento di 80 miliardi con cui ripartire di nuovo.
Sarebbe lunga e faticosa la lista degli immobili acquisiti in questi anni dal rettore: essa, casa piu’ casa meno coincide con l’attuale patrimonio
Ci sembra pero’ opportuno soffermarsi almeno sulla faraonica speculazione del polo di Sesto.

Sesto: fondi pubblici e profitti privati
L’interessamento dell’Universita’ per Sesto risale gia’ al Piano Gamberini del ‘67, ma va concretizzandosi a tappe successive: prima nel ’79, con l’adesione del comune di Sesto al piano redatto dall’incaricato “ gruppo Amalassunta “, poi con il concorso per il finanziamento FIO nell’86 per finire nell’87 con la concessione dei lavori da parte del Consiglio d’amministrazione dell’Universita’ alla societa’ ITALPOSTE, raccomandata dallo stesso Ministero delle Partecipazioni Statali.
Nell’88 arrivano i soldi FIO: 114 miliardi e nello stesso anno iniziano i lavori.
Il fatto che ad oggi, a ben 13 anni di distanza dal via , il polo di Sesto cominci pian piano a “macinare” non deve far dimenticare gli enormi ritardi e l’enorme lievitare di spese che essi hanno comportato. Dall’88 al ’96 sono stati edificati a malapena 2 edifici con immensa gioia dei costruttori per cui le continue interruzioni, riprese e modifiche di progetto hanno funzionato da ulteriore fattore speculativo. Certo e’ che se una ditta impiegasse 8 anni a costruire 2 palazzi come minimo fallirebbe senza ottenere mai piu’ appalti; ma altrettanto certo e’ che lavorare per il pubblico e’ un'altra storia specie in regime di Tangentopoli…..alla faccia del debito e di chi lo paghera’…..

Blasi il Magnifico Continuatore
Il rettorato di Blasi iniziato nel 92 si e’ caratterizzato sostanzialmente per l’aver portato avanti e a compimento le direttive gia’ tracciate con particolare attenzione al polo di Sesto e di Careggi.
Con Blasi l’Universita’ viene fatta tornare definitivamente nelle mani delle classi dirigenti, sia per quanto riguarda il generalizzato aumento dei costi , attraverso l’introduzione dei numeri chiusi, l’innalzamento delle tasse, sia per quanto riguarda l’asservimento del sapere alle esigenze mutevoli e flessibili del mercato del lavoro e la funzionalizzazione diretta della formazione alle imprese.
In questi anni di “ vacche magre” i finanziamenti pubblici sembrano essere agli sgoccioli ed una politica di ulteriore espansione sembrerebbe impensabile , almeno nei termini di quella vista in precedenza.

Novoli : un’occasione unica e irripetibile….. per “Magnarci” ancora !

La “lunga marcia “ per Novoli comincia gia’ nel ’91 quando il Consiglio d’Amministrazione dell’Universita’ si dichiara interessato all’insediamento in risposta alle domande postegli dal Comune.
Si istituisce in fretta e furia una commissione, formata dai Presidi interessati al trasferimanto delle rispettive Facolta’ nel polo delle Scienze Sociali ( Economia, Giurisprudenza, Scienze politiche), con il compito di valutare al meglio le esigenze architettoniche fino a che nel ’95 si avviano le procedure di acquisizione che si completeranno solo nel ‘97 , anno dell’approvazione conclusiva.
Come si legge nelle stesse parole del rettore pronunciate nella seduta del Senato Accademico del 22 Gennaio ‘97 << Novoli ha avuto un iter lungo e laborioso non riconducibile ad un solo atto di approvazione >> ; un modo come un altro per dire che le decisioni reali venivano prese altrove in modo mafioso , guidate da interessi non certo trasparenti, e poi fatte ratificare dagli organi collegiali..
Il partner economico nelle cui casse verranno dirottati i fondi pubblici e’ in questo caso la FIAT a cui, non solo viene pagata l’area edificabile ( per circa 50 miliardi) ma viene affidata anche la costruzione stessa del polo, dal momento che l’impresa costruttrice FUTURAUNO vede come azionista principale proprio la Fiat seguita con quote minori da Cassa di Risparmio, Banca Toscana e Monte dei Paschi di Siena.
La tipologia contrattuale scelta e’ quella del “chiavi in mano “ : l’Universita’ paghera’ al momento della consegna e a lavori ultimati ( si parla di un valore di 150-170 miliardi).
Si pone ancora una volta il problema del finanziamento in un momento che come abbiamo detto e’ lontano dalla disponibilita’ degli anni ’80 e rischia di costringere l’Universita’ all’accettazione passiva dei progetti presentati dai privati non essendo in grado (o non volendo) orientarli secondo criteri di utilita’ pubblica. E’ lo stesso Blasi a rassicurarci nella seduta del senato gia’ citata << L’ Italia e’ in una situazione critica per l’Universita’ […] vengono ancora tagliati i finanziamenti. […] Tuttavia sull’edilizia le risorse sono piu’ cospicue, con i 330 miliardi assegnati nel ’96 di cui 18 all’Universita’ di Firenze., con i 450 miliardi del ’97 e i 550 previsti per il ‘98-’99 si ritiene verosimile che l’Univ. di Fi. possa contare per il futuro su un’assegnazione ordinaria per l’edilizia di 20-25 miliardi l’anno.[…] L’occasione del progetto di Novoli e’ unica e irripetibile per l’Universita’ senza di cui i fondi straordinari assegnati all’Ateneo dal Ministero sarebbero perduti.[…] >>.
Non sono bastate nemmeno le “vacche magre” alla “nostra” beneamata Universita’ che quando si tratta di mettere a disposizione capitali e risorse pubbliche ai privati mette in campo tutta la sua abilita’ politica.

Il progetto di Novoli non solo ha ignorato le critiche dei docenti e le proteste degli studenti, il che non puo’ stupire, ma ha scavalcato, per ovvie ragioni di profitto e favoreggiamento, le stesse disposizioni della Finanziara ’97 che prevedeva l’obbligo per tutti gli enti pubblici di recuperare strutture inutilizzate appartenenti al demanio, e per l’Universita’ l’obbligo esplicito di rilevare gli edifici dismessi di proprieta’ dello stato “in uso perpetuo e gratuito”.
Esperti, studenti, docenti di varia estrazione persero il proprio tempo ad avvertire il Rettore Blasi sull’eccessiva esposizione finanziaria dell’ateneo ma le cose viaggiarono veloci e l’approvazione arrivò il 10/7/97. I lavori cominciano nel 1998 e il termine è previsto per l’estate 2002. Per il 2003 è previsto un buco di bilancio di 400 miliardi.

Cosa tocca a quelli di Novoli
Dei vari palazzi che sorgeranno nell’area all’Università spetteranno 7 palazzoni. Quelli espressamente riservati alle facoltà saranno tre: Giurisprudenza, Economia e Commercio, Scienze Politiche. Nel corso del 2002-03 i circa 19.000 studenti/esse si riverseranno tra viale Guidoni e viale Forlanini. Basti sapere che la mensa non è mai stata prevista dal progetto originario e sembra che essa verrà costruita (chissà quando) con i soldi della Regione che ha stanziato 7,2 miliardi di lire. Enormi sono i problemi legati al trasporto pubblico e privato. Il Comune non ha previsto nessun piano di impatto ambientale , né uno specifico piano di trasporti pubblici per gli studenti.
Ma il problema più grosso risulta quello dei posti letto. Ne sono previsti appena 220 a fronte di una necessità di gran lunga superiore. Gli affitti nell’area circostante saliranno alle stelle, anche perché la domanda di case non potrà essere distribuita, non essendo Novoli un’area centrale rispetto alla città. Anche i pendolari probabilmente dovranno reperire posti letto nei pressi della facoltà e per due motivi: 1) la distanza dallo snodo ferroviario centrale (S.M.Novella) implicherà un costo aggiuntivo nella mobilità urbana; 2) la “nuova” didattica prevede una frequenza “full-time” alle lezioni con frequenza praticamente indispensabile (anche se non obbligatoria formalmente).
Per ultimo, ma non in termini di importanza, l’estrema alienazione di dover trascorrere lunghe ore in grandi edifici freddi e inospitali dove la socializzazione sarà impossibile (e questo lo dice addirittura il preside Doccioli della facoltà di Economia!!)

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