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Idee contro corrente
by anti $i$tema GLOBALI$TA Wednesday, Dec. 18, 2002 at 2:54 PM mail:

Una voce in controcanto,di folle raziocinio, racconta una tecnofobia pronta al terrorismo e all'omicidio.

Theodore Kaczynski, ovvero Unabomber, il più estremo dei luddisti contemporanei. Una voce in controcanto, di folle raziocinio, racconta una tecnofobia pronta al terrorismo e all'omicidio.

The most extreme of the technofobies, from the voice of the man who scared the academic and techological american world. The ultimate luddist in penny loafers?

Per gli estratti dal manifesto di
Unabomber © Theodore Kaczynski
U n a b o m b e r
Manifesto

Per Theodore Kaczynski maggio è il più crudele dei mesi.
Vent’anni fa, 9.5.1978, Northwestern University, Evanston, Illinois: in un laboratorio scoppia una bomba che ferisce una guardia. È il primo dei sedici attentati che uccideranno tre persone e ne feriranno ventinove. "Le persone che vogliamo colpire sono scienziati e ingegneri, in particolare quelli che lavorano nei campi critici dell’informatica e della genetica". Le bombe sono costruite artigianalmente – i componenti sono lucidati a mano con cura maniacale – spesso riportano l’iscrizione FC: Freedom Club.
Maggio 1998: Theodore Kaczynski, ormai noto soprattutto come Unabomber, attende in carcere la sua sentenza che dovrebbe essere formulata tra pochi giorni.
Dissolvenza. Chicago, bianco e nero. "Come un personaggio di Dreiser" (Joan Didion) Kaczynski cresce in una famiglia polacca: il padre prepara salsicce, la madre si dedica a coltivare l’intelligenza precoce del figlio. Harvard: a sedici anni con una borsa di studio e una stanza nella Eliot House ("Aprile è il più crudele dei mesi").
Università di Berkeley: il rettore lo definisce "uno dei migliori venti, venticinque Phd tra gli ottocento laureati di quell’anno".
1967, autunno: Kazcynski passa indenne attraverso la rivoluzione beat. Due anni dopo, nonostante le proteste dei docenti, Kazcynski lascia l’università.
Scompare, lavora qua e là, viaggia su autobus di latta: Lincoln-Helena, Helena-Butte, Missoula-Salt Lake e da lì una puntata a Sacramento o a San Francisco. Dorme in alberghi da quattordici dollari a notte. A Sacramento, nella libreria Tower Books, gli impiegati lo soprannominano Einstein.
Nel frattempo muoiono tre persone, ventinove restano ferite: una manciata di technonerds - così Kazcynski definisce le proprie vittime.

Nel giugno del 1995 le redazioni del New York Times e del Washington Post ricevono un pacco. Non contiene un bomba ma due risme di carta da 67 fogli, 35.000 parole, spazio singolo, titolo: Industrial Society and its Future. I due giornali devono pubblicare il testo completo entro tre mesi, in cambio Unabomber promette di porre fine agli omicidi. Se il testo dovesse venir pubblicato da Penthouse Unabomber ucciderà almeno un’altra persona.

Le redazioni dei quotidiani temporeggiano, si rivolgono all’FBI che distribuisce il manifesto a cinquantacinque professori e personalità del mondo accademico nella speranza che qualcuno riconosca un’idea, un tic stilistico, un’espressione che aiuti a rintracciare Unabomber. Per la stessa ragione i due quotidiani pubblicano estratti di 3.000 parole nel mese di agosto.

Niente di fatto. Il diciannove settembre del 1995 il Post e il Times pubblicano insieme il manifesto di Kazcynski. Una nota specifica che le redazioni pubblicano il testo su suggerimento del procuratore generale Janet Reno e dell’FBI. Il manifesto è pubblicato per "ragioni di sicurezza pubblica". Il diciotto settembre – quindi un giorno prima – nel sito internet del Time Pathfinder vengono pubblicati lunghi estratti del testo. Pochi mesi dopo la Jolly Roger Press di Berkeley lo pubblica in volume e in poche settimane si conquista un posto al sole nelle classifiche dei bestseller americani. Eccone la traduzione di alcune parti.



La società industriale e il suo futuro

1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Hanno aumentato la durata della vita media di chi risiede nelle nazioni "progredite", ma hanno destabilizzato la società, impoverito la vita e assoggettato l’uomo alla mancanza di dignità, contribuito a diffondere sofferenze psicologiche (e nel terzo mondo anche fisiche) e inflitto danni smisurati alla natura. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà ulteriormente la situazione. Condurrà senza dubbio a nuove e più grandi sofferenze per la razza umana, infliggerà ferite sempre più gravi alla natura. Condurrà alla distruzione del tessuto sociale e a nuove malattie psicologiche, nonché a nuove sofferenze fisiche, persino nelle nazioni "progredite".

2. Il sistema industriale tecnologico potrà sopravvivere o crollare. Se dovesse sopravvivere, POTREBBE un giorno conquistare un livello sufficientemente basso di sofferenze psicologiche e fisiche, ma ciò accadrà solo dopo un lungo e doloroso periodo di assestamento e solo dopo aver ridotto esseri umani e molti altri esseri viventi allo stato di prodotti industriali, piccoli insetti infiltrati nella macchina sociale. Inoltre, se il sistema dovesse sopravvivere, le conseguenze sarebbero inevitabili: Non esiste alcun modo per riformare o modificare il sistema così da impedirgli di deprivare gli uomini della loro dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla, le conseguenze saranno comunque molto dolorose. Ma più il sistema cresce e più disastrosi saranno le conseguenze della sua distruzione: quindi se deve crollare, è meglio che scompaia ora e non domani.

4. Pertanto annunciamo la rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione non sarà necessariamente violenta; potrà essere un cambiamento improvviso o relativamente graduale, distribuito in poche decine di anni. Non possiamo predire quello che accadrà. Ma possiamo tracciare in modo generale le direttive che dovrà seguire chi odia il sistema industriale, per preparare la strada alla rivoluzione contro quella forma di società. Non sarà una rivoluzione POLITICA. Il suo scopo non sarà rovesciare i governi ma le basi economiche e tecnologiche della società presente.



La perdita della libertà è inevitabile nella società industriale

114. Come spiegato nei paragrafi 65-67 e 70-73, l’uomo moderno è imbrigliato in una rete di regole e regolamenti, e il suo destino dipende dalle azioni di persone distanti e non influenzabili. Ciò non accade per caso né per colpa di qualche burocrate arrogante. Questa situazione è necessaria e inevitabile in qualsiasi società tecnologicamente avanzata. Per funzionare il sistema DEVE controllare da vicino i comportamenti umani. Sul posto di lavoro i dipendenti devono fare ciò che gli viene ordinato, altrimenti la produzione precipiterebbe nel caos. La burocrazia DEVE rispettare regole molto rigide. Il sistema sarebbe distrutto se si concedesse ai burocrati al livello più basso di operare a propria discrezione, e si creerebbero delle disparità dovute ai modi diversi in cui i burocrati applicherebbero la legge. È vero che potremmo eliminare alcune limitazioni della nostra libertà, ma in senso generale il controllo delle nostre vite da parte di grandi organizzazioni è necessario al funzionamento della società industriale e tecnologica. Ne risulta un senso di impotenza da parte dell’individuo medio. Tuttavia, si può osservare che probabilmente in futuro i divieti formali verranno sostituiti da strumenti psicologici che ci spingano a desiderare ciò di cui ha bisogno il sistema (propaganda, tecniche didattiche, programmi di salute mentale ecc.)

115. Il sistema DEVE costringere la gente a seguire stili di vita che si allontanano progressivamente dalle abitudini naturali del comportamento umano. Ad esempio, il sistema ha bisogno di scienziati, matematici e ingegneri. Non può funzionare senza di loro. Ecco perché si costringono i bambini a eccellere in quei campi. Non è normale per un adolescente passare la maggior parte del suo tempo seduto a una scrivania, assorto nello studio. Un adolescente normale vuole passare il proprio tempo allacciando contatti attivi con il mondo reale. Tra le tribù primitive ai bambini si insegnano cose in armonia con gli impulsi umani naturali. Tra gli indiani americani, ad esempio, i bambini vengono addestrati alla caccia all’aperto – proprio come piace ai più piccoli. Ma nella nostra società i ragazzi sono costretti a studiare materie tecniche, spesso disprezzate dagli stessi studenti.

116. A causa della crescente pressione che il sistema impone per modificare i comportamenti umani, si verifica un incremento graduale nel numero di persone che non possono o non voglio soddisfare le richieste della società: poveri, gang giovanili, sette, ribelli antigovernativi, terroristi ambientalisti radicali, antagonisti e vagabondi di varia specie.

117. In qualsiasi società tecnologicamente evoluta il destino dell’uomo DEVE dipendere da decisioni che lui non può affatto controllare di persona. Una società tecnologica non può essere scomposta in piccole comunità autonome poiché la produzione dipende dalla cooperazione di un vasto numero di persone e macchinari. Queste società DEVONO essere altamente organizzate e le decisioni DEVONO coinvolgere il maggior numero di individui. Quando una scelta influenza – diciamo – un milione di persone, allora ciascun individuo ha, in media, partecipato a quella decisione per una sola milionesima parte. Ciò che accade di solito è che le decisioni vengono prese da autorità pubbliche, dirigenti aziendali o specialisti tecnici. E anche quando il pubblico vota per esprimere le proprie scelte, il numero di votanti è così grande da rendere irrilevante il voto di un solo individuo. Perciò pressoché nessuno può influenzare in modo consistente le decisioni più importanti che influenzano le nostre vite. In una società industriale non esiste alcun modo per porre rimedio a questa situazione. Il sistema cerca di "risolvere" il problema con la propaganda, cercando di far credere alla gente di condividere le scelte che sono state fatte da altri. Ma anche se questa soluzione funzionasse, sarebbe profondamente umiliante per la razza umana.

118. I conservatori e altre correnti di pensiero invocano più "autonomia locale". Un tempo le comunità locali avevano davvero una certa autonomia, ma ora è sempre più difficile ottenerla poiché le comunità locali sono collegate a e dipendono da sistemi su larga scala, quali i servizi pubblici, le reti informatiche, le autostrade telematiche, i sistemi di comunicazione di massa, la sanità pubblica. Inoltre l’autonomia è ridotta dalla tecnologia che se applicata in un luogo influisce inevitabilmente anche su individui residenti in zone molto distanti. I pesticidi o i prodotti chimici utilizzati nei pressi di un fiume contaminano l’acqua a centinaia di miglia di distanza, e l’effetto serra colpisce il mondo intero.

119. Il sistema non può né vuole soddisfare i bisogni umani. Al contrario, i comportamenti umani devono essere modificati per adattarsi ai bisogni del sistema. Ciò non dipende affatto dall’ideologia politica o sociale che pretenderebbe di guidare il sistema tecnologico. È un diretta conseguenza della tecnologia, perché il sistema non sottoposto al controllo dell’ideologia, ma solo a quello della tecnologia. Naturalmente il sistema soddisfa molte esigenze umane, ma solo a patto che queste a loro volta soddisfino il sistema. Sono i bisogni del sistema ad avere priorità assoluta, non quelli dell’uomo. (…) Se i bisogni umani dovessero sostituire quelli della tecnologia, seguirebbero disordini economici, disoccupazione, carestie ecc. Il concetto di "sanità mentale" nella nostra società è in larga parte definito in base a quali comportamenti individuali soddisfino i bisogni del sistema senza dare segnali di sofferenza.



Gli aspetti negativi della tecnologia non possono essere separati da quelli positivi

121. Non si può riformare la società industriale ampliando la libertà individuale poiché la tecnologia moderna è un sistema unitario in cui tutte le parti dipendono l’una dall’altra. Non ci si può liberare delle parti negative della tecnologia e conservare solo gli aspetti positivi. Prendiamo ad esempio la medicina moderna. Il progresso nelle scienze mediche dipende dai progressi della chimica, fisica, biologia, informatica e altre discipline. I trattamenti medici più sofisticati richiedono equipaggiamenti costosi e ad alta tecnologia, disponibili solo nelle società tecnologicamente più progredite ed economicamente più forti. Naturalmente non si può immaginare un progresso medico che non coinvolga un progresso del sistema tecnologico con le sue inevitabili conseguenze.

122. Anche se potessimo conservare soltanto il progresso medico senza tutto il contorno del sistema tecnologico, ci troveremmo a fronteggiare molti pericolosi inconvenienti. Supponiamo per esempio che venga scoperta una cura per il diabete. Le persone con una predisposizione genetica al diabete sopravviverebbero e sarebbero in grado di riprodursi proprio come gli individui sani. In questo modo la selezione naturale contro i geni del diabete verrebbe evitata e quei geni si diffonderebbero in tutta la popolazione. (Questa condizione in parte si è già verificata, poiché il diabete – anche se non viene curato – può essere controllato con l’uso di insulina.) Lo stesso accadrebbe con molte altre malattie, con una crescente degradazione genetica della popolazione. L’unica soluzione sarebbe una qualche forma di programma eugenetico o una ricostruzione intensiva del patrimonio genetico della razza umana: in questo modo in futuro l’uomo smetterebbe di essere una creazione del natura, del caso o di Dio (a seconda delle più diverse opinioni religiose o filosofiche), per trasformarsi in un prodotto tecnologico.

123. Se già credi che i governi più importanti interferiscano troppo con la tua vita, aspetta di vedere l’alba del giorno in cui i governi regoleranno la costituzione genetica dei tuoi figli. Le regole imposte dai governi si rifaranno inevitabilmente alla ingegneria genetica, poiché le conseguenze di un mondo libero sarebbero disastrose.



Strategia

180. I tecnofili ci stanno conducendo in un pericolosissimo viaggio nell’ignoto. Molte persone hanno in parte capito dove ci sta conducendo il progresso tecnologico, ma hanno un atteggiamento passivo nei suoi confronti perché credono che sia inevitabile. Noi del Freedom Club ci opponiamo a questa situazione. Crediamo che possa essere fermata. Ecco alcune indicazioni per arrestare lo sviluppo.

181. Come abbiamo spiegato nel paragrafo 166, al momento le nostre due priorità sono le azioni di disturbo e destabilizzazione della società industriale e la diffusione di un’ideologia contraria al sistema tecnologico e industriale. Solo quando il sistema sarà sufficientemente destabilizzato, sarà possibile una rivoluzione contro la tecnologia. La nostra rivoluzione sarà simile a quella francese e russa. La società francese e quella russa – per molti anni precedenti la rivoluzione – hanno mostrato evidenti segnali di debolezza e instabilità. Nello stesso tempo nacquero ideologie creatrici di una nuova visione del mondo opposta a quella più vecchia. Nel caso della rivoluzione russa i rivoluzionari si sono impegnati in modo attivo per distruggere le vecchie ideologie. Dopo aver sottoposto il sistema a una sistematica destabilizzazione (economica in Francia e militare in Russia), la rivoluzione ha avuto via libera. Ciò che noi proponiamo non si distanzia molto da queste linee generali.

182. Qualcuno potrebbe obiettare che sia la rivoluzione francese sia quella russa abbiano fallito. Ma le rivoluzioni hanno sempre due obiettivi. Uno è la distruzione di una vecchia forma di società, l’altro è la creazione di una nuova forma di società sognata dai rivoluzionari. I rivoluzionari russi e francesi hanno fallito (fortunatamente!) nella creazione della nuova forma di società a lungo desiderata; tuttavia sono riusciti a distruggere le vecchie società. Noi non nutriamo illusioni sulla possibilità di creare una nuova forma ideale di società. Il nostro obiettivo è solo la distruzione della società esistente.

183. Ma qualsiasi ideologia, per raccogliere entusiasmi, deve avere un ideale positivo oltre a quello negativo. Deve lottare PER qualcosa e non solo CONTRO qualcosa. Noi proponiamo come ideale positivo quello della Natura. O meglio, della natura SELVAGGIA: quegli aspetti della vita della Terra e degli esseri viventi che sono indipendenti dal organizzazione umana, liberi dall’interferenza dell’uomo e dal suo controllo. E nella natura selvaggia noi includiamo anche la natura umana, ovvero quegli aspetti del funzionamento dell’individuo umano che non sono soggetti alle regole delle società organizzate, ma che sono prodotti del caso, della libera volontà o di Dio (a seconda delle vostre opinioni filosofiche o religiose).

184. La Natura è il perfetto e ideale antagonista della tecnologia. La natura (che è al di fuori del potere del sistema) è l’opposto della tecnologia (che cerca di espandere ovunque la forza del sistema). Tutti sarebbero pronti ad ammettere lo splendore della natura; di sicuro la gente ne è enormemente attratta. Gli ambientalisti radicali diffondono già un'ideologia che esalta la natura e si oppone alla tecnologia. Nel nome della natura non è necessario inventare chimeriche utopie o qualsiasi altro tipo di ordine sociale. La natura si regola da sé. È una creazione spontanea che precede di molto qualsiasi società umana, e per innumerevoli secoli diverse società umane hanno saputo cooperare con la natura senza creare danni eccessivi. È solo con la rivoluzione industriale che l’impatto dell’umanità sulla natura ha iniziato a essere davvero devastante. Per alleviare la pressione a cui è sottoposta la natura non c’è bisogno di creare un sistema sociale speciale: dobbiamo semplicemente liberarci della società industriale. Naturalmente non tutti i problemi verranno risolti in questo modo. La società industriale ha danneggiato la natura in modo così radicale che ci vorrà molto tempo prima che le ferite si rimarginino. Inoltre anche le società preindustriali possono danneggiare la natura. Tuttavia liberarsi della società industriale è il primo passo da compiere. In questo modo verrebbe alleviata gran parte della pressione alla quale al momento è sottoposta la natura (inclusa la natura umana). Indipendentemente dal tipo di società che si instaurerà dopo la distruzione del sistema industriale, la maggior parte delle persone potrà vivere a più diretto contatto con la natura, perché in assenza della tecnologia avanzata l’uomo non potrà in altro modo. Per nutrirsi gli uomini dovrebbero diventare contadini o pastori o pescatori o cacciatori ecc. E, in generale, l’autonomia locale dovrebbe iniziare a crescere, perché l’assenza della tecnologia avanzata e dei mezzi di comunicazione impedirebbe a governi o ad altre grandi organizzazioni di controllare le comunità locali.

197. Molti credono che l’uomo moderno abbia troppo potere, troppa autorità sulla natura: auspicano un atteggiamento più passivo da parte della razza umana. Queste persone si esprimono in maniera poco chiara, poiché non sanno distinguere tra il potere delle GRANDI ORGANIZZAZIONI e quello degli INDIVIDUI e dei PICCOLI GRUPPI. È un errore desiderare un atteggiamento più passivo e debole, perché la gente ha bisogno del potere. L’uomo moderno come un’entità collettiva – ovvero come sistema industriale – ha un potere smisurato sulla natura, e noi (Freedom Club) ci opponiamo a questo stato. Ma gli INDIVIDUI moderni e i PICCOLI GRUPPI DI INDIVIDUI hanno ancora meno potere degli uomini primitivi. In genere la maggior parte del potere esercitato dall’uomo moderno sulla natura è nelle mani non degli individui o dei piccoli gruppi ma in quelle delle grandi organizzazioni. L’uomo moderno medio può utilizzare la tecnologia solo all’interno di margini molto ristretti e comunque sempre sotto la supervisione o il controllo del sistema. (Serve un permesso o una patente per qualsiasi applicazione tecnologica, e insieme alle patenti vengono rilasciate regole e regolamenti.) L’individuo è in possesso soltanto di quegli strumenti tecnologici che il sistema gli ha concesso. Il suo potere PERSONALE sulla natura è praticamente inesistente.

202. Sarebbe impensabile che i rivoluzionari attaccassero il sistema senza utilizzare in qualche misura la tecnologia moderna. Se non altro possono avvalersi dei mezzi di comunicazione per diffondere il proprio messaggio. Ma i rivoluzionari dovranno utilizzare la tecnologia moderna per un solo scopo: attaccare il sistema tecnologico.

203. Pensate a un alcolista seduto di fronte a una bottiglia di vino. Immaginate che cominci a parlare da solo "Il vino non è pericoloso se usato con moderazione. Anzi si dice che un poco di vino fa bene alla salute. Se bevo un solo bicchiere non è che mi fa male…" Già sapete come andrebbe a finire. Non dimenticate che la razza umana e la tecnologia sono come un alcolizzato e la sua bottiglia di vino.



Due tipi di tecnologia

207. Si potrebbe obiettare che la nostra rivoluzione sia destinata a fallire, poiché si crede che la tecnologia sia storicamente progredita, senza mai interrompere il proprio crescendo, e pertanto la regressione tecnologica sarebbe impossibile. Questa credenza è falsa.

208. Possiamo distinguere tra due tipi di tecnologia, che chiameremo tecnologia su scala ridotta e tecnologia industriale. La tecnologia su scala ridotta è quella che può essere utilizzata da piccole comunità senza il bisogno di assistenza esterna. La tecnologia industriale dipende da organizzazioni sociali più vaste. Non conosciamo alcun fenomeno di regressione nella tecnologia a scala ridotta. Mentre la tecnologia industriale regredisce quando crolla l’organizzazione sociale su cui si fonda. Esempi: la tecnologia su scala ridotta sopravvisse al crollo dell’impero romano perché qualsiasi bravo artigiano in qualsiasi villaggio era in grado di costruire un mulino ad acqua, qualsiasi fabbro esperto sapeva forgiare il ferro seguendo il metodo romano ecc. Al contrario la tecnologia romana a carattere industriale conobbe allora una forte regressione. Le tecniche di costruzione delle strade furono per sempre perse. Il sistema di igiene urbana venne presto dimenticato (…).

209. La tecnologia sembra perennemente in fase di crescita perché, almeno fino a uno o due secoli prima della rivoluzione industriale, gran parte degli strumenti tecnologici appartenevano alla famiglia della tecnologia su scala ridotta. Mentre dalla rivoluzione industriale in poi la tecnologia ha assunto una forma industriale.

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Casi insoluti
by patologo riformista c.c.c.c.c. Wednesday, Dec. 18, 2002 at 3:03 PM mail:

Casi insoluti :
The Unabomber (parte 2 di 2)


Un altro attacco, l' 8 Ottobre 1981 all'università dello Stato dell' Utah, che stavolta fallisce completamente in quanto il pacco sospetto viene
identificato e disinnescato dagli artificieri della polizia locale.
Ancora sette mesi di silenzio. I seguenti due attacchi rivelano ancora una
volta lo stampo sperimentale-dilettantistico ma anche la potenzialità
distruttiva degli ordigni fabbricati da Unabomber. Per fortuna, ancora nessun decesso, anche se ferite gravi addirittura con perdita della vista da un occhio ed amputazioni delle dita di una mano iniziano a comparire.
Il prossimo attacco è avvenuto nel parcheggio di una catena di computers di Sacramento, in California. Mentre esce con l'auto per tornare a casa il proprietario Hugh Scrutton nota un pezzo di legno con dei chiodi che
escono in fuori; ritenendo l'oggetto pericoloso da lasciare in mezzo alla strada, fa per raccoglierlo con l'intenzione di gettarlo poi in un cassonetto ma appena lo tocca l'oggetto esplode. Il congegno era stato concepito per recare il massimo danno a chi avesse avuto la sfortuna di essere presente al momento della sua deflagrazione. La bomba era composta da cloruro di potassio, solfato di potassio nitrato di ammonio e polvere di alluminio. Il tutto incluso in un tubo di alluminio pieno di pezzi di metallo appuntiti ed arrugginiti. Stavolta la bomba esplose con tutta la sua potenza mietendo la prima vittima di Kaczynsky. L'episodio successivo è avvenuto pressappoco nello stesso modo, solamente che stavolta la vittima non è deceduta e Kaczynsky è stato visto mentre depositava l'oggetto. La segretaria dell'azienda davanti alla quale il criminale aveva depositato l'oggetto di legno infatti aveva provveduto a denunciare alla polizia l'uomo descrivendone le fattezze in quello che sarebbe poi circolato come l'identikit ufficiale di Unabomber.
Da quel momento, sei anni di pausa. Da tutte le parti si specula sul fatto che Unabomber si sia spaventato all'idea che un suo identikit fosse in circolazione. Persino l' F.B.I. aveva sottovalutato il soggetto, intasata di casi "caldi" da risolvere e convinta del fatto che magari il soggetto era finito in prigione per qualche reato minore oppure si era semplicemente ritirato considerando sufficienti gli attacchi riusciti ed il clima di panico da lui instaurato per così tanto tempo.
Nei prossimi tre attacchi Unabomber sceglie tre persone specifiche stavolta, due professori universitari ed il fratello di uno dei due, un biologo studioso di genetica. In seguito spedisce una lettera nella quale esce allo scoperto per la prima volta. Nella lettera si dice che i responsabili degli attacchi sono un gruppo di anarchici ecologisti estremisti convinti che il progresso dell'umanità
è stato deciso senza nessuna collaborazione da parte dei popoli della terra e che altre vie per l'uomo erano possibili. Viene costituita una task-force composta ancora una volta dall' F.B.I. e dal servizio di poste con l'ingresso
del settore investigativo del dipartimento del tesoro. Naturalmente le cose
si complicano ancora di più. L' F.B.I. ha pronta una lista di sospetti
(tra i quali, si è saputo a posteriori, non figurava Kaczynsky) impossibile da controllare per l'elevato numero e così anche gli ispettori postali. I sospetti in tutto in questo momento delle indagini sono circa cinquemila.
Dopo i seguenti due attentati Unabomber scrive una lettera dove detta le sue condizioni per l' arresto della sua attività terroristica. In pratica esige che un quotidiano di diffusione nazionale pubblichi il suo "Manifesto", una trattazione filosofico-politica della situazione mondiale e delle sue idee per cambiarla.
Dopo molte discussioni, il famoso manifesto viene pubblicato anche perché l' F.B.I. ritiene che attraverso esso si possa in qualche modo risalire alla persona che lo ha scritto. Sessanta pagine sono tante, al loro interno si celano una lunga serie di informazioni alle quali la polizia come il pubblico possono accedere. L'invito viene reso pubblico, ogni lettore viene invitato ad
analizzare almeno una parte del manifesto ed a cercare somiglianze con qualcosa di familiare.
Fu proprio questa mossa che assicurò alla giustizia un uomo che molti
ritengono senza una uscita al pubblico così diretta non sarebbe
mai stato arrestato.
Il fratello di Kaczynsky, David, riconosce al di là di ogni dubbio lo stile del fratello e dopo una sofferta riflessione decide di dividere le sue
impressioni con la polizia.
Theodore Kaczynsky viene arrestato due settimane dopo nel luogo dove vive, una capanna che definire spartana è un vero eufemismo, nel mezzo di
un bosco del Montana.
La capanna di Kaczynsky era piena di materiali dinamitardi, chimici, insieme a ritagli di giornale, migliaia e migliaia di pagine di diari personali, ma completamente priva di ogni genere di comodità anche basilare: niente riscaldamento, camino, acqua corrente, niente cucina a gas né a legna. Le descrizioni degli agenti che lo hanno arrestato sono persino comiche, molti sostengono che puzzasse come una capra e che avesse l' aspetto di un uomo che non si lavava da mesi.
La parabola di Kaczynsky finisce qui, il processo seguirà dopo qualche falsa partenza dovuta alla richiesta di Kaczynsky di difendersi da solo ed alla sua riluttanza a farsi analizzare dagli psicologi dell'accusa e della difesa.
Grazie alla sua dichiarazione di colpevolezza si evita le pena di morte per omicidio colposo e la condanna è ergastolo senza possibilità di riesame.
Considerando il caso nel suo insieme non posso che sottolineare quello già detto; a favore di Kaczynsky hanno giocato non soltanto il parapiglia di istituzioni che si sono occupate del caso ma anche la sua scaltrezza nel
saper aspettare, nel dare equivoci messaggi di sé e nell'agire isolato dal
mondo civile dove nessun testimone poteva minimamente sospettare delle
sue attività. Sono tutti concordi nell'affermare che il Manifesto sia stato il gesto che lo ha praticamente consegnato alla polizia.
Anche a posteriori l' etichetta di serial killer è quella che più si adatta a Kaczynsky, non soltanto per l'aspetto eziologico riguardante l' isolamento e le fantasie ma anche per le motivazioni alla base della sua carriera criminale.
Non c'è dubbio che le cose scritte nel manifesto non fossero argomenti a lui cari ma sicuramente non erano il motivo di quello che stava facendo.
Per sua stessa ammissione, gli argomenti del manifesto erano tutte cosa in cui credeva assolutamente (e che straordinariamente praticava mediante la sua ascesi ed il suo allontanamento dalla società moderna) ma alla fine quello che voleva fare era "..soltanto fare male a qualcuno..".
La definizione di killer "Mission Oriented" cioè con una missione da compiere si adatta più ad un assassino compulsivo o ad un serial killer che uccide "one-on-one", di persona. I crimini di Kaczynsky sono più l' esternazione della rabbia di chi cresce sentendosi isolato e perseguitato.
Elementi questi che avrebbero contribuito a sfoltire notevolmente la lista dei sospetti se fossero stati presi in considerazione durante le indagini.
Casi insoluti :
The Unabomber (parte 2 di 2)


Un altro attacco, l' 8 Ottobre 1981 all'università dello Stato dell' Utah, che stavolta fallisce completamente in quanto il pacco sospetto viene
identificato e disinnescato dagli artificieri della polizia locale.
Ancora sette mesi di silenzio. I seguenti due attacchi rivelano ancora una
volta lo stampo sperimentale-dilettantistico ma anche la potenzialità
distruttiva degli ordigni fabbricati da Unabomber. Per fortuna, ancora nessun decesso, anche se ferite gravi addirittura con perdita della vista da un occhio ed amputazioni delle dita di una mano iniziano a comparire.
Il prossimo attacco è avvenuto nel parcheggio di una catena di computers di Sacramento, in California. Mentre esce con l'auto per tornare a casa il proprietario Hugh Scrutton nota un pezzo di legno con dei chiodi che
escono in fuori; ritenendo l'oggetto pericoloso da lasciare in mezzo alla strada, fa per raccoglierlo con l'intenzione di gettarlo poi in un cassonetto ma appena lo tocca l'oggetto esplode. Il congegno era stato concepito per recare il massimo danno a chi avesse avuto la sfortuna di essere presente al momento della sua deflagrazione. La bomba era composta da cloruro di potassio, solfato di potassio nitrato di ammonio e polvere di alluminio. Il tutto incluso in un tubo di alluminio pieno di pezzi di metallo appuntiti ed arrugginiti. Stavolta la bomba esplose con tutta la sua potenza mietendo la prima vittima di Kaczynsky. L'episodio successivo è avvenuto pressappoco nello stesso modo, solamente che stavolta la vittima non è deceduta e Kaczynsky è stato visto mentre depositava l'oggetto. La segretaria dell'azienda davanti alla quale il criminale aveva depositato l'oggetto di legno infatti aveva provveduto a denunciare alla polizia l'uomo descrivendone le fattezze in quello che sarebbe poi circolato come l'identikit ufficiale di Unabomber.
Da quel momento, sei anni di pausa. Da tutte le parti si specula sul fatto che Unabomber si sia spaventato all'idea che un suo identikit fosse in circolazione. Persino l' F.B.I. aveva sottovalutato il soggetto, intasata di casi "caldi" da risolvere e convinta del fatto che magari il soggetto era finito in prigione per qualche reato minore oppure si era semplicemente ritirato considerando sufficienti gli attacchi riusciti ed il clima di panico da lui instaurato per così tanto tempo.
Nei prossimi tre attacchi Unabomber sceglie tre persone specifiche stavolta, due professori universitari ed il fratello di uno dei due, un biologo studioso di genetica. In seguito spedisce una lettera nella quale esce allo scoperto per la prima volta. Nella lettera si dice che i responsabili degli attacchi sono un gruppo di anarchici ecologisti estremisti convinti che il progresso dell'umanità
è stato deciso senza nessuna collaborazione da parte dei popoli della terra e che altre vie per l'uomo erano possibili. Viene costituita una task-force composta ancora una volta dall' F.B.I. e dal servizio di poste con l'ingresso
del settore investigativo del dipartimento del tesoro. Naturalmente le cose
si complicano ancora di più. L' F.B.I. ha pronta una lista di sospetti
(tra i quali, si è saputo a posteriori, non figurava Kaczynsky) impossibile da controllare per l'elevato numero e così anche gli ispettori postali. I sospetti in tutto in questo momento delle indagini sono circa cinquemila.
Dopo i seguenti due attentati Unabomber scrive una lettera dove detta le sue condizioni per l' arresto della sua attività terroristica. In pratica esige che un quotidiano di diffusione nazionale pubblichi il suo "Manifesto", una trattazione filosofico-politica della situazione mondiale e delle sue idee per cambiarla.
Dopo molte discussioni, il famoso manifesto viene pubblicato anche perché l' F.B.I. ritiene che attraverso esso si possa in qualche modo risalire alla persona che lo ha scritto. Sessanta pagine sono tante, al loro interno si celano una lunga serie di informazioni alle quali la polizia come il pubblico possono accedere. L'invito viene reso pubblico, ogni lettore viene invitato ad
analizzare almeno una parte del manifesto ed a cercare somiglianze con qualcosa di familiare.
Fu proprio questa mossa che assicurò alla giustizia un uomo che molti
ritengono senza una uscita al pubblico così diretta non sarebbe
mai stato arrestato.
Il fratello di Kaczynsky, David, riconosce al di là di ogni dubbio lo stile del fratello e dopo una sofferta riflessione decide di dividere le sue
impressioni con la polizia.
Theodore Kaczynsky viene arrestato due settimane dopo nel luogo dove vive, una capanna che definire spartana è un vero eufemismo, nel mezzo di
un bosco del Montana.
La capanna di Kaczynsky era piena di materiali dinamitardi, chimici, insieme a ritagli di giornale, migliaia e migliaia di pagine di diari personali, ma completamente priva di ogni genere di comodità anche basilare: niente riscaldamento, camino, acqua corrente, niente cucina a gas né a legna. Le descrizioni degli agenti che lo hanno arrestato sono persino comiche, molti sostengono che puzzasse come una capra e che avesse l' aspetto di un uomo che non si lavava da mesi.
La parabola di Kaczynsky finisce qui, il processo seguirà dopo qualche falsa partenza dovuta alla richiesta di Kaczynsky di difendersi da solo ed alla sua riluttanza a farsi analizzare dagli psicologi dell'accusa e della difesa.
Grazie alla sua dichiarazione di colpevolezza si evita le pena di morte per omicidio colposo e la condanna è ergastolo senza possibilità di riesame.
Considerando il caso nel suo insieme non posso che sottolineare quello già detto; a favore di Kaczynsky hanno giocato non soltanto il parapiglia di istituzioni che si sono occupate del caso ma anche la sua scaltrezza nel
saper aspettare, nel dare equivoci messaggi di sé e nell'agire isolato dal
mondo civile dove nessun testimone poteva minimamente sospettare delle
sue attività. Sono tutti concordi nell'affermare che il Manifesto sia stato il gesto che lo ha praticamente consegnato alla polizia.
Anche a posteriori l' etichetta di serial killer è quella che più si adatta a Kaczynsky, non soltanto per l'aspetto eziologico riguardante l' isolamento e le fantasie ma anche per le motivazioni alla base della sua carriera criminale.
Non c'è dubbio che le cose scritte nel manifesto non fossero argomenti a lui cari ma sicuramente non erano il motivo di quello che stava facendo.
Per sua stessa ammissione, gli argomenti del manifesto erano tutte cosa in cui credeva assolutamente (e che straordinariamente praticava mediante la sua ascesi ed il suo allontanamento dalla società moderna) ma alla fine quello che voleva fare era "..soltanto fare male a qualcuno..".
La definizione di killer "Mission Oriented" cioè con una missione da compiere si adatta più ad un assassino compulsivo o ad un serial killer che uccide "one-on-one", di persona. I crimini di Kaczynsky sono più l' esternazione della rabbia di chi cresce sentendosi isolato e perseguitato.
Elementi questi che avrebbero contribuito a sfoltire notevolmente la lista dei sospetti se fossero stati presi in considerazione durante le indagini.




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http://assassiniseriali.firenze.net/casi.htm

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Il ruolo delle fantasie
by fantasioso esoso ma NON borioso Wednesday, Dec. 18, 2002 at 3:05 PM mail:

Il ruolo delle fantasie
Dei trentasei criminali studiati nella ricerca ogni singolo soggetto ha ammesso di essere sempre stato cosciente di avere avuto una vita fantastica molto attiva e che all’interno di queste fantasie quelle più ricorrenti erano di violente situazioni sessuali. La maggior parte di queste fantasie prima del primo omicidio si concentrano sull’uccidere. Questo contrasta con le fantasie post-omicidio, che nella maggior parte dei casi hanno per argomento una rivisitazione dei crimini commessi e soprattutto il come perfezionare i vari aspetti delle imprese criminali.
Il ruolo delle fantasie negli omicidi è un fattore che ha ricevuto attenzione solamente di recente. Negli ultimi vent’anni, il ruolo delle fantasie sadiche è stato esplorato in diversi studi (Brittain 1970; Reinhardt 1975; Revitch 1965,1980; West et al 1978), tutti concordi nell’affermare che gli atti sadici e le fantasie sono intimamente connessi fino ad annunciare la regola che “La fantasia guida il comportamento”.
Da qui la regola aurea di Douglas che riassume in poche parole il senso dell’approccio comportamentista: “Il comportamento è lo specchio della personalità, la personalità è lo specchio delle fantasie”
Analizzando i dati ottenuti con le ricerche e le interviste, si sono notate le corrispondenze biunivoche ed il legame inequivocabile fra fantasia ed omicidio; queste fantasie nascono presto nella mente dei soggetti e si incanalano in un flusso di percorsi di pensieri che tendono a difenderle e privilegiarle fino a farle diventare l’unica cosa di valore dell’individuo, l’unica realtà “veramente propria”.
I flussi di pensiero sono evidenziati da alcune dichiarazione rappresentative di un soggetto: “Per tutta la mia vita sapevo che avrei ucciso, ed ogni mia energia si incanalava in quei pensieri che mi facevano sentire bene…sapevo che sarebbe successo, mi preparavo” o dalle dichiarazioni di una madre di un assassino che , dopo che suo figlio fu arrestato durante l’infanzia per il furto di materiali feticistici disse che se non succedeva qualcosa temeva che gli sbalzi d’ umore e la solitudine estrema in cui il figlio si era rinchiuso avrebbero portato a “qualcosa di terribile e tragico”.
L’omicidio è un atto che dà soddisfazione nel mondo fantastico dell’assassino. Poiché questi criminali pensano di avere il potere di fare quello tutto ciò che vogliono e di vivere in un mondo ingiusto, la fantasia emerge come un importante luogo di fuga e un momento in cui esprimere liberamente le proprie sensazioni di ricerca di controllo su di sè e su altri esseri umani.
Ma quale è l’origine del pensiero di uccidere ? I pensieri sono definiti come idee che sono state elaborate da stimoli ricevuti attraverso il cervello (Gardner 1985). Il sogno ad occhi aperti è stato definito come ogni attività cognitiva rappresentante uno spostamento di attenzione dal contesto di un pensiero (Singer 1966). Una fantasia, come Douglas e Ressler la definiscono, è un pensiero elaborato con molta accuratezza, ancorato nelle emozioni e che ha origine nei sogni ad occhi aperti.
Le fantasie sono un normale mezzo attraverso il quale gli adulti ed i bambini ottengono e mantengono il controllo su una situazione immaginata. Comunque, il livello di sviluppo della capacità di avere fantasie può variare fra persone diverse ed in base alla capacità di ogni individuo di individuare un pensiero come sogno ad occhi aperti, articolarne il contenuto e retrospettivamente richiamarne il contenuto alla memoria.
Singer (1996) osserva che il 96 per cento degli adulti ammette di sognare ad occhi aperti molte volte al giorno, mentre Beres (1961) fa invece notare una informazione molto importante; molto spesso la fantasia prepara all’azione. Molte persone possono avere fantasie sadiche. Non è noto come molte persone attivano le loro fantasie sadiche ed in che contesto questo succede ma Sclesinger e Revitch (1980) fanno notare che una volta che la fantasia raggiunge il punto in cui lo stress interno è intollerabile, la via per l’azione è spianata.
Molto spesso i motivi psicologici per il comportamento violento fanno capo ad una serie di traumi e di episodi critici nella prima infanzia. La tesi di Douglas e Ressler per quanto riguarda il serial killer è che l’universo di fantasie del soggetto sia stimolato ed incoraggiato dalle circostanze particolari in cui si trova a crescere.
Nel tempo gli schemi di pensiero si organizzano in modo tale che la fantasia assume un ruolo dominante sopperendo alle sofferenze o ai disagi che il soggetto prova nella vita. Per esempio un bambino picchiato da suo padre può iniziare a pensare e fantasticare che ogni adulto che gli viene incontro lo fa per picchiarlo. Può immaginare che qualcuno arriva a picchiare l’adulto stesso e questo schema può dargli sollievo e soddisfazione. In aggiunta, mentre è picchiato il bambino può rimuovere se stesso dal dolore attraverso la fantasia, per esempio durante gli episodi di violenza non dà segni di paura o sofferenza fisica. Più tardi può fantasticare di quanto sia stato bravo a controllare la situazione. Il bambino può diventare esperto a diminuire o aumentare il terrore a vari livelli sempre attraverso la fantasia, oppure può manifestare una progressiva perdita di aderenza alla realtà.
Come diretta conseguenza si verifica non solo un isolamento ancora maggiore ma un’altra caratteristica molto diffusa dei serial killers, il bisogno di alti livelli di stimolazione per essere capaci di provare un’ emozione.
C’è uno sviluppo estremamente prematuro di queste fantasie sadiche e sessuali, alcune di queste sono realizzate in privato o nel gioco. Molte di queste fantasie costituiranno lo schema degli omicidi del criminale adulto.
Lo sviluppo di queste fantasie è documentato anche dai genitori dei soggetti. Una madre racconta di aver trovato una volta il figlio di appena tre anni con il pene legato con una corda ad un cassetto. L’organizzazione dell’atto le fece presumere che quella non era la prima volta che lo faceva.
Le fantasie sono utili ai bambini, li aiutano ad imparare attraverso il ripetersi ed il prepararsi all’azione. Non è chiaro se queste fantasie positive erano presenti per i criminali o se non ne abbiano mai avute; il dato che emerge comunque è un attaccamento morboso ad esse ed una dipendenza totale.
L’estrinsecazione delle fantasie si nota anche nel gioco dei bambini, anzi si ritiene che alcuni schemi di gioco siano la messa in atto della scena immaginata numerose volte. Questo è confermato dai soggetti stessi che ricordano fin dalla tenera età di aver avuto schemi di gioco ripetitivi da soli o con altri coetanei.
Spesso l’atto è un rovesciamento, ottenuto attraverso la razionalizzazione della fantasia di una situazione in passato imposta al soggetto o di un episodio di cui è stato vittima. In questi casi il soggetto non è consapevole di agire in senso di rivalsa rovesciando i ruoli.
Un criminale racconta che era solito masturbarsi apertamente in famiglia specialmente in presenza delle sue sorelle, usando il loro abbigliamento intimo come oggetto feticistico. Il soggetto voleva mostrare la sua superiorità verso la famiglia per rovesciare le situazioni di abuso che era stato costretto a subire dal padre quando era molto più piccolo. La famiglia lo derideva, e la sua reazione era di odio perché non riusciva a vedere il fatto che il rifiuto della famiglia per lui era basato sull’assurdità di questi atti. Era capace soltanto di percepire il risentimento e l’odio che provava per i suoi parenti.
Un altro elemento importante che affiora dall’analisi delle fantasie è che fin dall’inizio queste sono estremamente egocentriche, e che più tardi si traducono in un acting-out che non si preoccupa minimamente dell’effetto sugli altri di cosa succede. Un soggetto racconta che costringeva sempre sua sorella a fare un gioco che si chiamava “camera a gas” nel quale lei lo doveva legare ad una sedia e poi tirare un immaginario interruttore, dopo un po’ lui avrebbe iniziato ad agonizzare e poi sarebbe morto. Il gioco era molto scioccante per la sorella ma questo era di nessun interesse per il soggetto, preoccupato soltanto del fatto che la rappresentazione sesso-morte fosse il più fedele possibile all’ immagine mentale che aveva di essa.
L’interesse per temi feticistici è molto comune nei soggetti, anche durante la prima infanzia ci sono testimonianze di interesse per tacchi a spillo, abbigliamento femminile intimo e non, corde ed indumenti appartenenti ad altri.
Spesso le fantasie si concretizzano in modo embrionale ma evidente subito nei primi crimini commessi dai soggetti, che troppo frequentemente sono sottovalutati come bravate di adolescenti bizzarri.
Sarebbe invece opportuno che psicologi e forze dell’ordine si rendessero conto della pericolosità che alcuni crimini minori manifestano a livello di potenziale.
Esempio di questa ultima affermazione è il caso sopra analizzato del bimbo trovato dalla madre col pene legato con una corda ad un cassetto. Da adolescente è stato trovato sotto la doccia che praticava asfissia autoerotica con una corda. A quattordici anni i suoi genitori lo portarono da uno psichiatra dopo aver notato delle evidenti bruciature sul collo. A diciassette anni ha rapito una ragazza più giovane di lui di qualche anno e con l’auto l’ ha trascinata nel deserto e l’ ha tenuta con se per tutta la notte . La denuncia è arrivata da parte della ragazza il giorno seguente e la polizia lo ha arrestato però senza grandi conseguenze. A questo punto si doveva capire che la situazione stava sfuggendo di mano. L’acting-out delle fantasie aveva preso una direzione fin troppo evidente, il soggetto era passato da se stesso come unico protagonista ad una vittima, certo facile, più giovane di lui, e all’uso di un’arma per assicurarsi che tutto andasse come lui aveva immaginato.
E’ molto interessante il fatto che queste prime manifestazioni delle fantasie che si concretizzano siano gli argomenti più difficili da affrontare con i soggetti. Sono estremamente riluttanti a parlarne e cercano in continuazione di trovare giustificazioni di fronte all’intervistatore. E’ come se fossero coscienti che quello è stato il momento in cui hanno deliberatamente e coscientemente passato la linea, il momento in cui esisteva il controllo su questi comportamenti, il momento in cui doveva scattare una massiccia razionalizzazione; non è successo niente di tutto questo piuttosto quegli avvenimenti sono ragionevolmente una delle poche cose di cui i soggetti si vergognano a parlare. Anzi , questo è verosimilmente il momento in cui i soggetti imparano che possono uscire inintaccati dalle loro azioni criminose; gli atti subiranno un’escalation e se si arriverà all’omicidio con una sensazione di impunità il destino di questi soggetti sarà segnato. Il potere di vita e di morte e la realizzazione che un individuo decide se ferire uccidere ed esercitare dominio e violenza indiscriminata su altri secondo il proprio piacere è un’esperienza molto precoce nella vita di questi uomini.
Douglas e Ressler sono molto chiari su questo punto; la parola chiave qui è “Controllo”. La disintegrazione della personalità dovuta ai traumi e la solitudine causata da bizzarri comportamenti e convinzioni fanno sì che il soggetto non si senta minimamente in controllo di quello che gli succede. Questa sensazione di controllo viene recuperata all’interno delle fantasie in modo esagerato e paradossale. La mancanza di piaceri derivati dalla vita comune spinge i soggetti a fare sempre più affidamento a queste fantasie, che durante la crescita diventano sempre più pericolose. Presto il confine crolla e l’individuo classifica gli episodi fantastici come unico elemento di valore della propria vita. Quando lo stress e la frustrazione aumentano fino a divenire intollerabili, le fantasie saranno vissute fino all’ultimo dettaglio.
E’ questa la ragione, forse, per la totale mancanza di rimorso a fronte di crimini di inaudita ferocia. All’interno delle proprie fantasie tutto è lecito. Chi non ha mai immaginato di soffocare il proprio capo nel sonno con un cuscino ? Ebbene i serial killer arrivano a credere, tanta è l’abitudine a vivere di fantasie, che non ci sia differenza con la realtà.
Tanto è il loro rancore per il mondo e tale è la loro forza interiore che al momento dell’esplosione si trasformano negli assassini più temibili del mondo. Alcuni riescono a convivere con le proprie azioni, altri le dislocano , cercando di spostarle da sè, altri sperimentano stati di dissociazione. Ted Bundy ha parlato dei propri crimini in terza persona fino all’ultimo, facendo finta che si trattasse di narrazioni di azioni altrui. Jeffrey Dahmer ha probabilmente sperimentato forti dissociazioni e delle specie di trance quando compiva certi atti. Il giorno che è stato arrestato a seguito della denuncia di una vittima che era riuscita a scappare, è stato trovato dagli agenti nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato la scampata vittima: a sedere sul letto che ondulava in su ed in giù con gli occhi sbarrati.
I dati comuni parlano da soli a proposito della precocità e della potenza di queste fantasie; per diciannove dei trentasei assassini che hanno risposto alla domanda “A che età sono iniziate le fantasie di stupro e violenza ?” la risposta è stata :dai cinque ai venticinque anni.
I desideri di esercitare sadismo sugli altri possono manifestarsi, in una serie di schemi molto diffusi fra questo tipo di criminale, anche sugli animali. Uno degli intervistati, Ed Kemper, era famoso per essere soprannominato “Doc” per la sua mania di uccidere e sezionare gatti. Interessante come spesso la colpa viene spostata sull'animale stesso e non sulla crudità del proprio gesto. Un soggetto riferisce di aver iniziato a torturare gatti dopo che la casa si era riempita di pulci per averne portato a casa uno. Iniziò a legare petardi ed esplosivi agli animali, per primo al suo , ed è fiero di aver prodotto molti gatti zoppi ad una gamba. Ogni atto o pensiero che si avvicina all’espressione di sentimenti violenti diventa un elemento ricorrente delle fantasie e dei desideri dell’individuo. Quello che dall’esterno percepiamo come una drammatica escalation che porta all’uccisione di un animale o di un uomo è in realtà una lenta progressione di elementi che ha origine nelle fantasie.
Questo ci porta ad un altro assunto fondamentale della genesi del serial killer: I pensieri creano un cosiddetto “Feedback loop”, un circolo vizioso in cui inquietudini, fantasie e convinzioni si sostengono rinforzandosi e giustificandosi a vicenda. Questo processo fa sì che durante la sua formazione un futuro assassino seriale realizzi molto presto che l’uccidere è un fatto assolutamente normale e giustificato nella sua vita. Sempre Ed Kemper è tristemente famoso di come con il fucile di suo nonno dava la caccia ai pavoni ed agli struzzi dei vicini. Quando il nonno lo rimproverava per il suo cattivo uso del fucile dallo stesso affidatogli, Ed non pensava di aver esagerato ma che il nonno si sbagliasse. Per quanto lo riguardava stava facendo cose normalissime; erano gli altri che non capivano. All’età di quattordici anni il nonno gli tolse l’uso del fucile perché diceva che esagerava nelle cose che faceva e lo metteva in imbarazzo con i vicini. Anche la nonna, la persona della famiglia forse più vicina al giovane Edward lo sgridava spesso per questi problemi. Più tardi Ed trovò naturale uccidere entrambi “per vedere che effetto fa sparare al nonno” .
Per i serial killers l’esperienza ha un valore supremo e senza prezzo; concretizzare i sogni di una vita. Provare tutte le sensazioni. Sappiamo che il basso livello di eccitazione li spinge a cercare stimoli sempre più nuovi e sempre più estremi.
E’ famosa la frase di Albert Fish, forse uno degli assassini sessuali più infami e privi di rimorso mai visti dall’America, che prima di sedersi sulla sedia elettrica per essere giustiziato disse : “Sarà il brivido supremo, l’unico che non ho ancora provato”.
Oppure quella di Peter Kurten, famoso “mostro di Dusserdolf”, che non vedeva l’ora di essere decapitato; il suono della testa che cade e la sensazione del suo stesso sangue che scorre sarebbero stati il suo ultimo, intenso, piacere.
Per quanto riguarda i modi in cui l’aggressività si esprime da adulto l’indagine svela che la corrispondenza fra le fantasie infantili ed il loro acting-out adolescenziale e le caratteristiche dei crimini da adulto è diretta. Il legame qui è in modo più specifico tra fantasia e Firma. La firma, quello che il criminale deve fare per appagare la sua ansia, è solamente un obbedire cieco alle fantasie. “Il demone” che molti criminali indicano come il vero colpevole degli atti è semplicemente quello: il mondo fantastico del soggetto.
In conclusione di questa parentesi possiamo dire che le fantasie giocano un ruolo essenziale nella costituzione della psiche di un assassino seriale e che è importante conoscere i meccanismi attraverso i quali le stesse funzionano per poter capire come si concretizzano nei crimini e a che personalità possono appartenere.

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(It) UNABOMBER Anarchico? No! (AA)
by FREEDOM PRESS Wednesday, Dec. 18, 2002 at 3:08 PM mail:

A 228
EDITRICE A CAS POST 1710
20170 MILANO=20
---------------------


UNABOMBER
Anarchico? No!


Un eccentrico solitario, Theodore Kazcinsky, si trova sotto custodia
cautelare in Montana. Mentre andiamo in stampa, e accusato soltanto di
=ABpossesso non autorizato di arma=BB, in quanto si presume che la sua
collezione di rottami sia l'occorrente per la fabbricazione di una bomba. La
notizia del suo arresto, tuttavia, ha fatto il giro del mondo, perche'=
questa
persona e sospettata di essere =ABUnabomber=BB, il terrorista che ha spedito=
e
collocato in varie parti degli Stati uniti sedici bombe in diciassette anni,
uccidendo tre persone e ferendone pi=F9 di venti .


Gli organi d'informazione pi=F9 ricchi si preoccuperanno di commentare e
raccontare gli sviluppi della vicenda. Cio che a noi interessa non e tanto
discutere se il signor K@zcinsky sic@ o meno
Unabomber, ma piuttosto se Unabomber, qualunque sia la sua identita, e o
meno anarchico .


Gli anarchici, per definizione, si oppongono al dominio degli uomini=
sugli
altri uomini per mezo delle minacce, specie se la relazione coercitiva e
istituzionalizata. Ovvero, si oppongono al governo in tutte le sue forme. A
volte possono usare un'istituzione c'oercitiva contro un'altra, per esempio=
le
aule di tribunale contro una polizia particolarmente a@tiva, ma si tratta=
pur
sempre di espedienti, mai d i principi. Le sole societa che un anarchico=
vede
di buon occhio sono quelle nelle quali nessuno e capo e tulte le relazioni=
=20
sono basate sulla cooperazione volontaria.


Ma il termine =ABanarchico=BB viene spesso mal applicato per indicare
chiunque usi mezi illegali, segreti e violenti nel perseguimento di=
qualunque
obieltivo sociale, per quanto autoritario.


Un commentatore radiofonico della Bbc, il 5 novembre descriveva Guy
Fawkes come =ABun anarchico=BB. Ma l'obiettivo di Guy Fawkes e dei suoi
seguaci era quello:di restaurare il caltolicesimo romano e il.vecchio=
costume
di reprimere l'eresia mandando al rogo la gente.


Anche un'opera ritenuta autorevole, il Fontana Dictionary of Modern
rhought, descrive Auguste Blanqui come un precursore dell'anarchismo, e
afferma che Bakunin =ABprosegui l'opera di Blanqui=BB, nonostante Blanqui
predicasse la conquista e l'uso del potere coercitivo, non la sua=
abolizione.


In alcuni giornali Unabomber veniva descritto come un anarchico ancora
prima che si avesse qualunque notizia su di lui, lei o i loro motivi e le=
loro
opinioni.


Oggi queste opinioni sono state rese pubbliche, Nell'aprile 1995, dopo
diciasset@e anni di bombe non rivendicate, =ABil gruppo terrorista FC=BB ha
scrilto alla stampa fornendo prove sufficienti riguardo alla paternita, sua=
o
loro, di Unabomber, Nella stessa lettera, come condizione per la fine delle
ostilita, si richiedeva la pubblicazione sul New York Times e il Washington
Post di un manifesto suddiviso in 232 lunghi paragrafi numerati, Cosi fu=
fatto,
e il testo completo e stato poi pubblicat@ come pamphlet da Green
Anarchist:


ll mani'festo denuncia la tecnologi'a:
130 La technologia avanza con grande rapidita e minaccia allo stesso
tempo la liberta sotto diversi punti di vista (sovraffollamento, regole e
regolamenti, crescente dipendenza degli individui dalle grandi=
organizazioni,
propaganda e altre tecniche psicologiche, ingegneria genetica, invasione=
della
privacy mediante sistemi di sorveglianza e computer ecc.). Per respingere
anche UNA sola delle minacce alla liberta occorrerebbe una lunga differente
(sic; un errore al posto di difficile?) battaglia sociale. Coloro che=
vogliono
proteggere la liberta sono schiacciati semplicemente dal numero di nuovi =B7
attacchi e dalla rapidita con cui vengo no portati, di conseguenza=
diventano =20
patetici e non resistono a lungo. Combaffere ciascuna di queste minacce
separatamente sarebbe futile. La solq speranza di successo risiede nel dare
battaglia al sistema tecnologico come insi'eme; ma questa e rivoluzione, non
riforma.=20


Kazcinsky rifugge dalla tecnologia, abitando in una baracca senza=
elettricita
ne' acqua e spostandosi in bicicletta (un trionfo della tecnologia=
industriale
che alcuni ciclisti preferisc=F3no immaginare primitiva). Unabomber denuncia=
la
tecnologia ma la usa: sofisticati congegni elettronici nella preparazione=
delle
bombe, e qualcosa di pi=F9 sofisticato di una bicicletta per spostare le=
bombe
in punti diversi degli Stati Uniti. Un problema per quelli che stanno
preparando l'accusa contro Kazcinsky sara dimostrare che, mentre viveva a
un basso livello di tecnologia, quando lo desiderava aveva accesso alla
tecnologia pi=F9 alta.


L'awersione alla tecnologia e compatibile con l'anarchismo. Uno stimato
collaboratore di Freedom accoglie con piacere l'occasionale declamazione
contro la tecnologia, @gli scienziati=BB e =ABil progresso=BB. Ma anche
l'apprezzamento della tecnologia (sia pur meno consueto) e compatibile con
l'anarchismo, e i pi=F9 accaniti oppositori della tecnologia sono gli=
autoritari
=ABeco-fascisti=BB. L'istanza antitecnologica non e essenziale=
all'anarchismo, e
non implica l'anarchismo. Ne' lo e l'utilizzo di bombe fatte in casa, per il
quale
Unabomber presenta un'interessante analisi:=20


96. @(...) Prendiamo noi (FC) per esempio. Se non avessimo mai faffo
ricorso alla violenza e avessimo sot@oposto il presente scritto a un=
editore,
probabilmente non sarebbe stato accettato. Se fosse stato accettato e
pubblicato, probabilmente non avrebbe affirato molti' leffori, perche' e
mc@)@c@ pi@ diYeltente c@sser,@a@e j di@er@ offertici dai media
piuttosto che leggere un saggio misurato. Anche se questo scritto avesse
molti leffori, la maggior parte di questi leffori avrebbe ben presto=
dimenticato
quanto letto perche' le loro menti sarebbero state inondate dalla massa di
materiaR a cui i media n espongono. Per cercare di diffondere tra il=
pubblico i
I nostro messaggio con qualche speranza di lasciare un'impressione duratura,
siamo costreffi a uccidere persone.=20
Alcuni anarchici hanno usato le bombe, ma la gran parte preferirebbe
rimanere inascoltata piuttosto che uccidere persone per attirare=
l'attenzione.
La maggioranza dei fanatici assassini sono autoritari, Il modo pi=F9=
ovvio per
scoprire se Unabomber e un anarchico e quello di rintracciare le parti che=
nel
Manifesto sono dedicate al governo. E in realta ci e sufficiente leggere il
paragrafo 4 dei 232 redatti per trovare l'informazione richiesta:=20
4. Percio noi sosteniamo una rivoluzione contro i'l sistema=
industriale...
Questa non dev'essere una rivoluzione POLITICA. Il suo obiemvo sara il
rovesciamento non dei goveMi, ma delle basi economiche e tecnologiche
della presente societa.=20
Ammirevolmente chiaro. Unabomber non e un anarchico. Dal momento che
non abbiamo intenzione di uccidere nessuno per dare rilevanza al nostro
punto di vista, probabilmente pochi ne verranno a conoscenza. Ma per quel
che puo valere, invitiamo i media a smetterla di parlare di Unabomber come=
di
un =ABanarchico antitecnologico=BB. =ABAnti-tecnologico=BB e vero,=
=B7@anarchico=BB e
falso.=20


=B7 editoriale di Freedom @Londra) =20
(Traduzione di Stefano Viviani)=20


FREEDOM PRESS
http://www.lglobal.com/TAO/Freedom



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MANNAGGIA ALLA MADONNA
by PORCO IL TUO DIO Wednesday, Dec. 18, 2002 at 3:09 PM mail:

E MANNAGGIA ALLA MADONNA MA CHE CAZZO CI FACCIO CO' TUTTA STA CAZZO DI ROBA MESSA COSI???

E DIRE CHE ME INTERESSA PURE, UNABOMBER, MA COSI ROMPI SOLO I COGLIONI!

USATE STO CAZZO DE CERVELLO!!!

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Abbi pazienza
by unabomber dal carcere Wednesday, Dec. 18, 2002 at 4:41 PM mail:

a me di questi tempi NON manca.
peró sappi una cosa:adoro IItalia.Poi saprai dei plichi esplosivi che hanno mandato in questi giorni gli anarco insurrezionalisti spagnoli dei ccccc:ebbene hanno imparato dai miei manifesti !!!
Ed in spagna l'eta ha messo una bomba,anche a buenos aires porprio oggi,in argentina ...
abbi pazzienza(e pazzia pure):se hai fretta tutto ti uscirá MALE:io NON HO MAI AVUTA FRETTA,se no
SAI QUANTE VOLTE NELLA MIA CARRIERA DINAMITARDA E BOMBAROLA SAREI DOVUTO SALTARE IN ARIA?

STAMMI BENE PORCO IL TUO DIO
tuo
UNABOMBER

P.S.: dio é morto,
satana protegge gli insurrezionalisi .

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