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argentina | ricette di miseria/laboratori di alternative
by disinformal Friday, Dec. 20, 2002 at 2:17 PM mail: disinformat@inventati.org

breve testo sulla situazione in argentina [tra poco in vv print]: que se vayan todos! _copia_incolla_diffondi_

_20 dicembre 2001_ plaza de mayo_ buonos aires_ argentina:
centinaia di migliaia di persone occupano le strade. battono sulle pentole ritmando canti di protesta: "que se vayan todos!": tutti a casa! E'il gentile invito fatto a governanti, banchieri, multinazionali.. tutti responsabili di una crisi che ha gettato nella miseria un intero paese.
Nonostante la feroce repressione (30 morti durante gli scontri con la polizia) il governo è costretto a dimettersi. Dopo la rabbia, l'economia e il tessuto sociale del paese rimangono da inventare: dal basso, questa
volta..

_20/21 dicembre 2002_ buenos aires_ londra_ amsterdam_ barcellona_ roma_monterrey ...giornata globale di solidarietà con il popolo argentino. Dopo un'anno
l'Argentina rimane un momento centrale nella critica al neoliberismo e al nuovo ordine mondiale.

A_RICETTE DI MISERIA

In primo luogo il caso dell'Argentina mostra l'ennesimo fallimento delle ricette neoliberiste e delle politiche del Fondo Monetario, che non solo hanno aumentato le disuguaglianze ma hanno anche condotto il paese alla
bancarotta.

COLLASSO ECONOMICO
Oggi l'Argentina è un paese in ginocchio; con tassi di disoccupazione che superano il 30%, larghe fasce della popolazione sono sotto la soglia di povertà: nel paese delle bistecche sono ormai decine i bambini che muoiono di fame. Dopo anni di incubazione i nodi sono venuti al pettine
con il governo de la Rua; la politica di rigore economico (tagli alla spesa pubblica + aumento delle imposte) sponsorizzata dal Fondo Monetario Internazionale ha determinato l'impoverimento del paese fino a che la crisi non è esplosa.
La tragica situazione argentina ha le sue radici in due fatti: la "dollarizzazione" del cambio (e cioè la fissazione del cambio dollaro-peso su un rapporto di parità uno a uno) e la politica di privatizzazione e smantellamento dello stato sociale. Il primo elemento
rappresenta la ragione per cui l'economia perde gradualmente di competitività, e diviene man mano più conveniente importare che non produrre; ciò produce la crescita del debito. Il secondo elemento causa
da un lato la perdita per la popolazione di servizi essenziali (o l'aumento esponenziale dei loro prezzi), mentre dall'altro consente alla classe politica di intascare una forte quota della ricchezza nazionale;
il risultato è (fra l'altro, la vendita all'estero di tutte le attività di maggior valore).
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L'Argentina non è un caso isolato: tutto il Sudamerica attraversa un periodo di grandi tensioni: sull'orlo del baratro della recessione e della crisi economica si trovano anche Brasile e Uruguay... almeno una decina di stati son stati eletti a successori delle disgrazie argentine. Tuttavia l'aria è cambiata; il modello neoliberista non è più nè egemone nè indiscutibile, come dimostrano le recenti elezioni in Brasile ed Ecuador.
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ALCUNE CONSIDERAZIONI
1_L'Argentina era un paese modello per l'establishment finanziario internazionale (FMI, Banca Mondiale...) per lo scrupolo con il quale aveva seguito le ricette di aggiustamento strutturale (tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, apertura ai capitali ed alla proprietà estera)imposte dal Fondo Monetario. E' persino ovvio dire
che questa disponibilità non ha aiutato il paese ad evitare la crisi; anzi la politica raccomandata dal FMI ha contribuito ad impoverire gli argentini ed a causare la recessione economica.
2_La crisi in Argentina è la crisi di un paese ricco, con una forte classe media. L'Argentina è un paese che si è sempre pensato come più simile all'Europa ed agli usa che non ai suoi vicini sudamericani o comunque ai paesi del terzo mondo. Non che prima i poveri non esistessero, ma la
reazione oggi è quella di chi (impiegati, liberi
professionisti, ecc.) è passato da uno standard di vita paragonabile al nostro al soffrire la fame. E' un caso unico ed irripetibile...?

B.LABORATORI DI ALTERNATIVE

_Quello costruito da tecnocrati globali e presidenti arraffoni non è l'unico dei mondi possibili; lo dimostrano con la loro creatività e determinazione le lotte quotidiane di milioni di persone che non hanno rinunciato a vivere e sognare.

_Quella espressa dalle lotte in Argentina non è una
rivoluzione politica, intesa come presa del potere, ma una rivoluzione gioiosa delle forme di vita, una sovversione di massa delle strutture di un potere parassitario ormai in fuga. Le lotte in Argentina esprimono un protagonismo sociale capace di irrompere nel quotidiano, trasformandolo in tutti suoi aspetti:assemblee di quartiere, cacerolazos, picchetti e fabbriche occupate non costituiscono certo un insieme omogeneo, ma sono una costellazione di itinerari possibili nella fuga da un presente di miseria ed
emarginazione. L'Argentina del dopo-crisi si configura come un eccezionale laboratorio di resistenza al neoliberismo, in grado di fornire strategie e tattiche a movimenti come quello italiano ed europeo, che, senza una ricaduta sulla materialità dei rapporti di produzione corrono il rischio di limitarsi ad una sterile dichiarazione di buoni
propositi.

I Piqueteros

Il movimento dei disoccupati argentini nasce nel '96 come nuovo soggetto politico intorno alla pratica del "piquete" (picchetto finalizzato al blocco della circolazione di mezzi, merci e persone). I "piqueteros", rivendicando trabajo, dignidad, cambio social (lavoro, dignità, cambiamento sociale) attuano una strategia concreta e mirata
di sabotaggio del capitale interrompendone una delle fasi chiave: la distribuzione.Il piquete, nato nella provincia, subisce una trasformazione negli anni sucessivi,
modellandosi sulla dimensione metropolitana della Gran
Buenos Aires (il vastissimo bacino urbano nato intorno alle industrie della capitale) e della capitale stessa. L'adozione di questo metodo di lotta ha modificato la forma tradizionale dell'agire in piazza, sostituendo alla pratica del corteo unitario una struttura reticolare capace di far interagire soggetti che prima non collaboravano; la
diffusione dei nuovi supporti tecnologici (fotocamere digitali,internet, telefoni cellulari, attrezzatura audio ecc.) ha accelerato questo fenomeno.
In questa direzione va la nascita di Indymedia Argentina, che funziona come vero e proprio sistema nervoso centrale del movimento nel collegamento tra i piquete sparsi nella città. Verso il finire degli anni '90 gruppi come il MTD (movimento lavoratori disoccupati) e Ctd (coordinamento lavoratori disoccupati) si sviluppano nelle zone periferiche più povere della megalopoli, affiancando formazioni preesistenti d'estrazione sindacale come la
CTA(centrale dei lavoratori argentini) la CCC (corrente classista combattiva).
Citiamo da un documento del Mtd i fondamenti del loro agire politico:

ORIZZONTALITA': nel nostro movimento non ci sono posizioni
gerarchiche, si delegano ai compagni responsabilità che possono essere revocate dall'ASSEMBLEA, che è sovrana. Nessuno sta al di sopra di un altro.
AUTONOMIA: uno dei pilastri di tutti i movimenti, conserviamo l'indipendenza da partiti politici, centrali sindacali e chiese, per non rimanere impigliati in interessi estranei alle nostre autentiche necessità.
DEMOCRAZIA DIRETTA: le decisioni sono prese nelle assemble di quartiere, che con il tempo diventano sempre più
partecipative e assicurano il protagonismo della maggioranza.

Il 26 giugno 2002 il leader del movimento MTD Darìo Santillàn è stato ucciso con due colpi di pistola alla nuca da un agente di polizia negli scontri seguiti all'ennesimo picchetto del ponte Pueyrredòn, una delle principali arterie della città. Nessuno è stato inquisito per questo omicidio.


Autogestione della produzione

A partire dal catastrofico collasso economico e politico del dicembre 2001, l'autogestione delle fabbriche è stata la forma più incisiva di resistenza e contrattacco da parte degli operai; già presente dalla metà degli anni '90, questa esperienza ha conosciuto una vera e propria esplosione. In molte fabbriche infatti, in seguito ad una vera e propria fuga dei padroni sotto il peso dei debiti(moltiplicatisi con la svalutazione del peso), la risposta degli operai alla chiusura per fallimento è stata l'occupazione degli stabilimenti, che hanno ripreso la
produzione sotto gestione collettiva. Il passo successivo è stato quello di intervenire sulla produzione stessa, commisurandola alle esigenze dei lavoratori ed
indirizzandola a scopi sociali.

Alcuni esempi:
- la Zanon, nel cuore della Patagonia, in cui 400 operai continuano a produrre ceramica.
- la Brukman, fabbrica tessile nel centro di Buenos Aires,
specializzata nella produzione di capi di qualità.
- il panificio Cinco,sempre a Buenos Aires, occupato nell'aprile scorso dall'assemblea del quartiere unita ad un gruppo di lavoratori.
La pratica dell'autogestione sta prendendo piede anche nel campo della grande distribuzione: il supermercato Tigre a Rosario, seconda città dell'Argentina, è occupato dai dipendenti dal luglio 2001 e funziona secondo criteri comunitari, dando vita ad una serie di attività sociali e culturali (ospita un teatro, una ludoteca, una mensa e un
consultorio psicologico).
Anche nel campo della produzione agricola si stanno sviluppando significative esperienze di autodeterminazione (orti comunitari),proprio mentre le multinazionali come Monsanto si precipitano come avvoltoi sulla drammatica situazione Argentina, sperando di poterne trarre un via libera per l'introduzione indiscriminata di OGM.
Sulle macerie lasciate dal neoliberismo emerge dal basso un nuovo modello economico e produttivo basato su criteri di solidarietà e condivisione.

Trueque-Il baratto ai tempi del turbocapitalismo

Se nel campo della produzione ci si sta muovendo in
direzione della socializzazione, in quello dello scambio la direzione appare, ma solo a prima vista, quella opposta: la privatizzazione del denaro. In questo senso va vista la pratica del "Trueque", il baratto, reso possibile dall'emissione di una moneta sociale(i "tickets del
trueque", appunto); si tratta di una moneta finalizzata al solo scambio(non può essre accumulata perchè fortemente deperibile) con cui i cittadini rivendicano potentemente autodeterminazione e dignità in un paese a sovranità limitata. Anche in questo caso non si tratta di una pratica sbucata dal nulla, ma di una tradizione dell'economia informale che torna alla ribalta in
tempi di crisi. Le reti del baratto (fra cui La Red Global de Trueque e la Red del Trueque Solidario) nate nel corso dell'ultimo decennio stanno conoscendo una vera esplosione: si stima che attualmente il baratto venga praticato da almeno 4 milioni di argentini.
Localmente le reti si sviluppano in nodi, o club, i luoghi in cui viene concretamente praticato il baratto, ognuno dotato di autonomia.
Il baratto consente lo sviluppo di un economia in cui viene superata la distinzione fra consumatori e produttori; ci si scambia di tutto: il cibo, in una situazione di vera e propria fame generalizzata, è la prima esigenza da soddisfare, ma il trueque consente di far circolare
anche saperi, servizi e competenze professionali.

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