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Brasile: Lula e le canaglie
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Foxerbass Thursday January 02, 2003 at 12:23 PM |
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foxerbass@hotmail.com |
Se Lula prova a tener buoni i mercati finanziari in campagna elettorale arriva la cerimonia di insediamento con Chavez e Castro a riportare un sano anti-americanismo
Dopo mesi di politically correct, Lula finalmente riconferma che la sua linea politica, seppur condizionata da una maggioranza parlamentare da conquistare e dai vincoli con il FMI, non è cambiata e che il partito dei lavoratori sta ancora con gli oppressi. Ieri senza vergogna hanno salutato la sua vittoria due tra le canaglie ispaniche tra le più famose e odiate negli states, una storica Fidel Castro, l'altra di nuova fattura petrolifera, Chavez. E questo sicuramente non piacerà all'amministrazione Bush che da sempre agisce in Sud America con l'intelligence molto più che con la diplomazia. Se con il Venezuela, gli americani hanno sguinzagliato la CIA e corpi di marines, pronti ad addestrare i golpisti della "lega per la democrazia" (in realtà industriali e un sindacato venduto al padronato), pur di mettere le luride mani insanguinate sui barili di petrolio venezuelani, c'è da chiedersi cosa stia pensando Bush del Brasile. Sappiamo tutti quanto l'America possa manovrare organizzazioni internazionali palesemente sue vittime o creazioni, come l'FMI (basti pensare come gli USA hanno ricattato l'Argentina nel corso dell'ultimo anno col meccanismo dei prestiti del fondo) o l'ONU (come nel caso della potenziale, sicura, guerra in Iraq). Sarà il Brasile nuova vittima del golpismo strisciante di stampo Pino Chet, del ricatto delle banche internazionali, del debito estero o veramente riuscirà ad essere l'alternativa al libero mercato, l'esempio per i paesi del mondo di una nuova politica di sinistra? Per adesso sembra che Lula possa godere di un vastissimo consenso, ma anche Chavez...
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Lula: un buon politico riformista
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alessandro Thursday January 02, 2003 at 01:24 PM |
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Bene, dopo avere santificato Fidel Castro e il genrale dell'esercito venezuelano, già golpista negli anni novanta, Hugo Chavez, adesso è il turno dell'alloro a Lula. Questi, un noto politicante riformista ha sacrificato buona parte della propria vita a deviare le sane tendenze rivoluzionarie della popolazione brasiliana verso i più sicuri porti del riformisto e dello stato. In una intervista affermava esplicitamente, per rassicurare i potenti di mezzo mondo, che il Partito dei lavoratori era stato fondato per dare un'alternativa alla rivoluzione. Tutta la sua opera recente è improntata infatti al dare un'alternativa alla rivoluzione, dalla campagna elettorale ultra morbida per rassicurare i vertici della finanza e dell'economia mondiali, alla formazione di un governo in ultima analisi zeppo di noti liberisti ai ministeri economici e con un programma che...boh? Democrazia partecipativa? nemmeno più quello. Secondo me è arrivata (ma già da tempo) l'ora di abbandonare tutti questi miraggi statalisti e riformisti, impersonificati da marcescenti individui quali Castro o da populisti come Chavez o quest'ultimo onesto riformista brasiliano.
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a meno che...
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zulù Thursday January 02, 2003 at 01:49 PM |
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A meno che non si consideri Lula come anche Chavez una risposta emotiva significativa allo strapotere nordamericano in SudAmerica. Una sorta di primo argine. Le nazioni dell'America Latina forse non sono più verginelle sacrificali sull'altare dello zio Sam. Si possono considerare Lula e Chavez non tanto come due rabdomanti che indicano dove si trova l'acqua a milioni di assetati, ma una risposta in politica internazionale alla presunzione yankee. Diverso il discorso per il castrismo, e questo mi sembra evidente. Tutt'altra cosa rispetto alle modalità con cui Lula e Chavez oggi presiedono due paesi dalle ricche risorse. Credo che l'intelligence norteamericana penetri nel tessuto politico ed economico di un paese molto più subdolamente rispetto a quanto noi pensiamo. A volte la strategia della tensione (rubo il termine alla storia del nostro paese) è architettata per distogliere l'attenzione da altri particolari. Ad esempio, in quanti adesso siamo preoccupati per la costituzionalità dell'Ecuador? In quanti ci chiediamo se l'Alca è realtà scongiurata o già avverata? Eppure proseguono i lavori di costruzione di un oleodotto che ha già distrutto parzialmente l'ecosistema di diverse comunità della foresta. Io credo che Lula e Chavez possano essere tutto, anche uno specchietto per le allodole per tacere parzialmente il malessere. Ma che fermare il dibattito su quanta speranza affidare a Chavez e Lula per le sorti del SudAmerica sia l'errore del cazzo a cui andiamo spesso incontro. Delegare qualcuno per le nostre aspirazioni, anche quelle piu esotiche.
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tra il dire e il fare
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schiacciata Thursday January 02, 2003 at 02:37 PM |
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Etichettare cosi' facilmente Lula é un gioco da ragazzi....bisogna essere proprio dei bambini per sperare che Lula porti il socialismo reale o la dittatura del proletariato in Brasile. Altro conto é capire le dinamiche che comporta l'elezione democratica a capo di un Paese immenso quale é il Brasile.
Essere eletti o vincere una rivoluzione sono due cose ben diverse e probabilmente Lula sarà una spina nel fianco a Bush proprio perché eletto democraticamente....come Allende (e infatti s'é visto)
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bambini rivoluzionari vs adulti spine nel fianco
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alessandro Thursday January 02, 2003 at 03:33 PM |
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Bene, il fatto è che a me che Lula possa essere una spina nel fianco di George dabliu e gli USA non interessa poi così tanto. Anche Saddam o Kim il sung o come diavolo si chiama adesso come adesso sono spine nel fianco dell'amministrazione americana. Ma quello che mi spinge a lottare e ragionare non è un generico antiamericanismo, quanto un limpido antistatalismo e una forte voglia di liberazione. Che Lula possa essere un buon politico riformista lo auguro ai diseredati del Brasile, quello che è certo e che nessuna riforma potrà sfamare queste persone, così come nessuno stato potrà donare loro la felicità. Questo è un percorso da percorrere in piena autonomia dalle logiche classiche della politica degli stati, dalle politiche di sinistra così come quelle di destra, perché solo con una rivoluzione individuale e sociale potremmo rimettere tutto in discussione e dimenticarci delle miserie a cui adesso possiamo guardare con attesa (Castro, Chavez, Lula, Cofferati, Agnoletto...).
Saluti da un bambino rivoluzionario
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pedagogo, maddai!
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alessandro Thursday January 02, 2003 at 05:42 PM |
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Forse non mi sono spiegato bene. Per me non esiste un Lula da buttare giù, perlomeno lui potrebbe essere uno degli ultimi. Quello che forse non sono riuscito a spiegare è che non voglio continuare a riporre speranze in qualsivoglia politico. Senza dubbio è meglio essere governati da Lula piuttosto che schiacciati da una dittatura militare. Ciò che importa è che penso che la mia liberazione non possa essere delegata a Lula, nè a Chavez, nè a Castro,nè a nessun altro. Non mi sta particolarmente antipatico Lula, è semplicemente un ostacolo tra me e la rivoluzione sociale, probabilmente un ostacolo meno ingombrante del macigno che rappresentano, ad esempio gli USA, ma pur sempre una persona che gestendo il potere di uno stato è automaticamente nemico delle mie aspirazioni più profonde. Il fatto è che non credo che gli stati possano risolvere le questioni che assillano la specie umana, essendone i primi fautori, perciò non posso affidare alcuna speranza ai politici, nemmeno a un simpatico e confesso riformista come Lula, che al massimo potrà migliorare l'assistenza sanitaria o l'istruzione, cose meritevolissime senza dubbio ma non risolutive delle aspirazioni di libertà e eguaglianza che muovo me come altri molteplici individui. Tutto qui. Non si tratta di rifiutare il meno peggio, anche in Italia sarebbe meglio Cofferati che Berlusconi, si tratta di non fermarsi al meno peggio e cominciare a scalare le vette di ciò che ora sembra impossibile, l'utopia, il sogno.
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Il sogno di Lula
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Brandoz Saturday January 04, 2003 at 01:50 PM |
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La mia non vuole essere una risposta diretta ad Alessandro o a chi, come lui, crede nella possibilità di cambiare radicalmente il mondo partendo dalla base, cioè dal popolo. Voglio solo provare a riflettere sul valore e sulle aspettative che può creare in un paese devastato dalla violenza e dalla miseria, come è il Brasile attuale, l'elezione di Lula. Personalmente non sono mai stato in Brasile però ritengo l'elezione di Lula, un politico, è bene ricordarlo, che viene dal basso, una cosa positiva. Non credo, come diceva qualcuno, che possa trattarsi di una "spina nel fianco" per il governo degli Stati Uniti (troppi sono gli interessi in ballo e soprattutto, almeno attualmente, troppo è il dislivello tra le due nazioni sul palcoscenico della politica internazionale). Credo, più semplicemente, che la sua elezione possa smuovere (almeno questo è quello che mi è successo leggendo la notizia relativa alla rinuncia da parte del governo brasiliano dell'acquisto dei caccia superveloci a favore di un piano di aiuti per i diseredati delle favelas) le coscenze di chi ancora crede in un mondo migliore. E' già qualcosa!
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