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GAZA - Per tutta la gente che grida libertà
by Lorenzo - Operazione Colomba Wednesday January 08, 2003 at 10:46 AM mail: colomba@eudoramail.com 

GAZA - Op Colomba - Per tutta la gente che grida libertà 05.01.03

GAZA - Per tutta la ...
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E' il cinque gennaio nella Striscia di Gaza. In Palestina è una bella giornata di sole lucente e cielo sereno, non sembra affatto pieno inverno. La temperatura è primaverile e si può girare in camicia, passeggiando per le strade, sentendosi in un'altra stagione, in un altro paese, in tutt'altra realtà. Guardando il mare, tornando da Gaza verso Khan Younis, a me almeno, è capitato. Purtroppo non basta questo per estraniarsi dal contesto di guerra in cui ci troviamo, dall'occupazione e dall'umiliazione che i palestinesi subiscono sulla loro pelle tutti i giorni. Proprio ieri un ragazzo canadese, volontario in una organizzazione molto simile alla nostra, ci ha mandato un messaggio via mail descrivendo uno dei tanti atti di terrorismo sottile e psicologico a cui l'esercito piace (o forse ha l'ordine di) sottomettere la popolazione palestinese. Al check point di Hebron un uomo era stato fermato e gli era stato ordinato di raccogliere uno dei tanti foglietti di carta che un soldato poco prima aveva gettato in aria. Su ognuno di questi c'era scritta una parte del corpo umano e a seconda della scelta casuale del palestinese, i soldati gli avrebbero rotto quella, secondo sua volontà, secondo sua scelta. Di che lamentarsi? Oggi A. ci diceva, e purtroppo a ragione, che gli animali in gabbia conducono una vita migliore della loro sia come persone che come popolo, perché hanno più diritti; se sono affamati il guardiano gli dà da mangiare, se sono malati vengono curati. Qua vediamo la gente che fa fatica a trovare il cibo per vivere, che non ha soldi per la scuola dei figli, per tutto ciò che esula dall'ordinaria sopravvivenza cui è difficile comunque provvedere.
Anche noi oggi, al check point di Abu Holi, siamo stati diretti testimoni di una delle tante umiliazioni di questa terra, in questo caso perpetuata proprio al tassista che ci stava conducendo verso Gaza. Come se già la presenza dei blocchi di cemento, delle torrette, dei fili spinati, le file di macchine in attesa per ore senza la sicurezza del via libera e la totale impotenza nei confronti di questa situazione, non fossero di per sé un sacrilegio a quella vita normale che noi da fuori diamo per scontata, che qui tarda ancora ad affermarsi. Oggi il check point era chiuso e come sempre accade c'erano decine di mezzi carichi di persone che aspettavano di passare. Come tutti fanno, anche il nostro conducente ha cercato con successo di guadagnare posizioni, in modo da trovarsi più vicino allo "start". Stavamo per passare quando dalla torretta una voce metallica d'altoparlante ha intimato l'alt. Come spesso succede esiste uno scarto tra l'arrivo dell'imput e la risposta fisica, così un camion e una macchina prima di noi hanno approfittato di questo gap temporale per transitare, noi invece ci siamo dovuti arrendere alla voce gracchiante che minacciava dal megafono e che ci ha costretto a fermarci. Non è stato possibile per il tassista fare nient'altro che parlare al soldatino asserragliato nella torretta poco distante da noi da dentro la macchina, e quando si sporgeva dal di dentro, tra la carrozzeria e lo sportello mezzo aperto, la voce gracchiante intimava perentoriamente con maggior forza e determinazione i suoi ordini. Evidentemente il ragazzetto di forse vent'anni si è sentito in diritto di far valere la propria superiorità e come sempre succede, ogni altrui ragione è un torto a priori, soprattutto quando è la sicurezza del tuo paese a richiederlo e un tuo superiore ad ordinarlo. Ogni cosa può essere un pretesto, se così lo si vuole leggere. E quando si ha un fucile spianato contro non è il caso di far valere a lungo le proprie ragioni, non per vittimismo o per qualsiasi altra, comunque legittima ragione, quanto semplicemente perché ancora la vita ha valore, perché non basterebbero le sfere di Goku se per ogni rivendicazione bisognasse rischiare la vita. Così il tassista ha dovuto ubbidire alle intimazioni, ci siamo rigirati e siamo ritornati indietro per riprendere la fila da più distante. Non credo possa essere considerata normale una cosa del genere, anche se è facile (non giusto) farci l'abitudine dopo un po'. Penso però, sia soprattutto criminale privare la gente della propria dignità, umiliarla senza la possibilità di far valere il proprio diritto a supportare le proprie motivazioni, sfinirla negandole non tanto la materialità di una vita tranquilla, quanto la speranza e la volontà di impegnarsi in questa direzione. E nella disillusione di troppi le ingiustizie si perpetuano quotidianamente senza che si levi altra voce se non quella silenziosa e inascoltata di questo popolo.
Dopo cinquant'anni di occupazione, di case abbattute e terre espropriate, di capi che si abbassano a ragioni più forti di loro, di viaggi forzati verso garanzie di altrui sicurezza, di resistenza nonviolenta che i palestinesi portano avanti continuando a vivere faccia a faccia coi loro aguzzini ai margini degli insediamenti, delle zone di sicurezza, bersagliati dalle mitragliatrici, rivendicando con la loro stessa esistenza, con la loro presenza sulla propria terra il diritto a viverci, lasciando ad un'esigua ed irrisoria minoranza la disperazione del suicidio-omicidio; questo popolo costruisce la storia, insegna al mondo che esistono strade già segnate e non percorse che ancora pochi conoscono e ancora troppo pochi camminano.
Buona viaggio, biglietto aperto e bagaglio leggero.

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Titolo Autore Data
gg Gioele Monday January 13, 2003 at 07:11 PM
... ... Monday January 13, 2003 at 07:04 PM
bel bell racconto Wednesday January 08, 2003 at 12:24 PM
bella! capitan nuvola Wednesday January 08, 2003 at 12:12 PM
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