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articolo il manifesto su Davos
by serena Sunday January 12, 2003 at 10:13 PM mail:  

articolo su davos, pubblicato da il manifesto il 5 gennaio 2003



Berna.
E’ l’anno delle aspettative incrociate: da una parte quelle del Wef, che aspira a rifarsi una facciata democratica, per riconquistare la "sua” Davos. Dall’altra quelle di un vasto fronte di opposizione e protesta, che vuole cacciare una volta per tutte il World Economic Forum dalla Svizzera.
La partita si gioca alla fine di gennaio, ma le manovre fervono da mesi. La riunione annuale del Wef torna dopo un anno di pausa nell’amena località dei Grigioni dal 23 al 28 gennaio, grazie agli impegni presi dal Governo federale e dalle polizie cantonali interessate. Ma per la prima volta sarà autorizzata la manifestazione di sabato 25 gennaio. L’Alleanza di Olten, un cartello che vede insieme ong, sindacati, partiti e Comitato anti-WTO, ha deciso di trattare con le autorità per una mobilitazione "forte e colorata”, la cui piattaforma chiede la distruzione del Wef (http://www.oltnerbuendnis.ch/).
In seguito all’edizione del 2001 le polemiche erano state pesantissime. Per la militarizzazione di Davos e per i disastri di Zurigo, dove si erano riversati migliaia e migliaia di manifestanti che non erano riusciti a raggiungere i Grigioni: negli scontri con la polizia ci furono fuoco e fiamme, arresti e danni. Davos 2001 é rimasta come una pagina nera per la Svizzera: per i costi materiali e per l’accusa di violare il diritto di manifestare la propria opinione, in nome di un convegno privato. La fuga a New York del gennaio 2002 ha rappresentato una pausa terapeutica ed una mossa di comunicazione esemplare: il Wef volava oltreoceano in solidarietà col cuore ferito del capitalismo, ma mai atto di ossequio fu cosi’ tempista per calmare le acque agitate nella Confederazione. Ora il Wef prova a tornare a Davos, cornice ovattata di 31 anni di meeting riservati ai potenti della terra: il tema di quest’anno é "Creare intimita'”. Ma deve a tutti i costi dimostrare di lavorare per il dialogo. Così in novembre é arrivato l’annuncio dell’Open Forum Davos, un tavolo fra Wef e ong. Praticamente una bufala: sette organizzazioni che con il Wef hanno sempre collaborato, incontreranno a convegno i dirigenti delle multinazionali. Molte invece le organizzazioni di base che hanno deciso di partecipare all’Alleanza di Olten: pacifiste e anarchiche, cristiane ed ecologiste. La parte di movimento che ha deciso di non partecipare alla trattativa, pure ha aderito alla mobilitazione del 25. E secondo il Comitato antiWTO: "Dipenderà dalla forza che riusciremo a portare in strada, se il Wef l’anno prossimo potrà tornare a Davos”.
Una forza che dovrà superare frontiere probabilmente molto controllate, ed un dispositivo di sicurezza che si annuncia imponente. Il Dipartimento federale di polizia ha dichiarato al quotidiano NZZ: "Abbiamo una lista di oltre cento persone che sono state identificate come violente o potenzialmente tali: a loro non sarà consentito di raggiungere Davos”. In effetti già nell’edizione 2001 le forze dell’ordine avevano applicato una misteriosa lista nera, fornita dalle polizie europee, ma di cui ufficialmente non si hanno notizie. L’Alleanza di Olten protesta "per il tentativo di spaccare il movimento in "buoni e cattivi” e annuncia: "Andremo tutti insieme in carovana, verso Davos come alle frontiere: non ci faremo dividere”.
Di sicuro le strade innevate dei Grigioni, ma anche Zurigo e le linee di confine con la Svizzera saranno molto affollate nelle prossime settimane. Ci saranno azioni e televisioni, radio e cortei. A Davos, il Governo ha concesso una tenda da circo per il lavoro di coordinamento della mobilitazione. La protesta correrà sull’etere e anche via cavo: una videoconferenza porterà a Davos i movimenti radicali presenti a Porto Alegre. Ed il corteo del 25 si annuncia vistoso, con uno spezzone pink, gruppi di teatro ed azioni molto colorate.
Sarà invece alla Rote Fabrik di Zurigo il Convergence Center, dove ogni sera dalle 17 sarà Indymedia café: connessione, scambi e bevute. Indymedia Svizzera, nata a Davos nel 2001, da pochi giorni ha riaperto i battenti: http://ch.indymedia.org.
Serena Tinari

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