Dal riciclaggio di denaro allo Spirit of Davos
Prima tappa, Basilea. La Commissione UE accusa il colosso americano del tabacco RJR-Nabisco (Camel, Winston), membro del WEF, di partecipazione al traffico di droga. Secondo l'UE, il riciclaggio dei proventi dei loschi affari sarebbe stato affidato all'impresa commerciale basilese attiva nel settore del tabacco e del dutyfree Weitnauer, anch'essa membro del WEF. Pronte le smentite della Weitnauer sulle colonne della Basler Zeitung (BaZ) a inizio novembre, ma, guarda caso, non è la prima volta che proprio la Weitnauer fa parlare di sé nell'ambito di inchieste internazionali sul traffico di droga.
Nel 1990, Pascal Auchlin e Frank Garbely avevano pubblicato in un libro dal titolo "Das Umfeld eines Skandals" informazioni tratte da rapporti internazionali di polizia concernenti l'impresa commerciale basilese Weitnauer considerata un tassello importante nel traffico internazionale di droga (il libro è esaurito, estratti sul sito http://www.unionsverlag.com/info). Queste inchieste sono state insabbiate e censurate dai media svizzeri. Da allora nulla è cambiato: anche l'attuale denuncia dell'UE non è sembrata degna ai media elvetici di un minimo di approfondimento. Tanto, per la droga ci sono gli immigrati e, cosa non indifferente, la Weitnauer sponsorizza il FCB! Per la sua fedeltà al padrone, il caporedattore della BaZ avrà occasione di illustrare durante una delle manifestazioni di PR del WEF (il cosiddetto Forum aperto) come le imprese private possono ancora meglio sfruttare le Nazioni Unite per i propri scopi.
Nestlé – fiducia nella fame
Seconda tappa, Vevey. La Nestlé è un simbolo di ciò per cui il WEF vuole "creare fiducia". Lo scorso dicembre il gigante Svizzero ha preteso dall'Etiopia 6 milioni di dollari di risarcimento per una sede espropriata nel 1975. Questo, mentre almeno 11 milioni di abitanti di quel Paese rischiano la fame. 6 milioni di dollari significano per la Nestlé 0,1 % dell'utile al lordo delle tasse. In Etiopia, la stessa somma significa creare accesso all'acqua potabile per 1,5 milioni di famiglie. La reazione internazionale ha costretto questo membro del WEF ad accontentarsi dei 1,5 milioni di dollari offerti dall'Etiopia, soldi che avrebbero permesso di costruire un accesso all'acqua potabile per quasi 400'000 famiglie. Ora la multinazionale vuole destinare questi soldi all'aiuto contro la fame, una mossa indubbiamente più redditizia in termini di pubbliche relazioni!
In Etiopia, un quarto della popolazione vive, o almeno viveva, della produzione di caffè. Da alcuni anni il prezzo in borsa del caffè è però sceso al di sotto dei costi di produzione. La conseguenza: in tutto il mondo, le coltivatrici e i coltivatori di caffè finiscono in miseria. Ma un po' di fiducia, perdio! In tutto questo ci sarà pure chi ci guadagna: magari proprio i quattro ladroni che controllano il mercato mondiale del caffè, Nestlé, Kraft, Sara Lee e Procter&Gamble, tutte rigorosamente membri del WEF.
Dialogo con la nuova dittatura?
Assieme al Citigroup le sanguisughe di Vevey hanno stabilito la rotta del Latin American Business Summit del WEF tenutosi a Rio de Janeiro lo scorso novembre. Con una bella faccia di bronzo, le grandi imprese hanno vestito i panni delle vittime: "In tutto il mondo cresce l'aspettativa che le imprese debbano sobbarcarsi in crescente misura l'onere di prestazioni di servizio pubblico" (dal sito del WEF). Con la salute, l'educazione e l'acqua potabile si possono però fare affari dell'ordine di grandezza di miliardi di dollari. L'"onere" consiste nello spartire il piatto con le classi dirigenti. Esempio: in El Salvador la popolazione si mobilita da ormai quattro mesi contro la privatizzazione del settore sanitario, quindi contro questo "sacrificio" della Transnazionale. Pochi giorni dopo l'incontro di Rio, dove i membri del WEF avevano concordato un piano di assunzione dei servizi pubblici in America latina, la polizia del Salvador ha nuovamente preso d'assalto 4 ospedali con gas CS. Nei media, nessuna parola.
A Rio sono stati concordati dei piani d'azione volti a spianare la strada alla dittatura delle multinazionali. Quando si parla di "rafforzamento delle istituzioni" si intende in realtà che le imprese vengano chiamate a partecipare all'elaborazione di testi legislativi in materia di fiscalità e proprietà, oppure che siano direttamente coinvolte nelle trattative sul libero scambio. Booz Allen, l'impresa di consulting USA per la "strategia e tecnologia" strettamente legata alla CIA, ha dichiarato sull'incontro di Rio: "[...] la [approvata] 'Dichiarazione del settore privato' va ben oltre il ruolo tradizionale di tale settore. [Il settore privato] deve assumere un ruolo più importante nel rafforzamento delle istituzioni, segnatamente per quanto concerne la riforma della politica giudiziaria, il sistema elettorale e il finanziamento di campagne politiche" (http://www.boozallen.com, "Private Sector Needs To Engage....", 6.12.02). Per quanto concerne il tanto evocato "dialogo" di Davos, gli strateghi del consenso evocano la possibilità che "il settore privato potrebbe impegnarsi nella creazione di Task Forces non politiche per rappresentare la società civile". Questo sarebbe lo "Spirit of Davos" che il governo dei Grigioni, su ordine superiore del WEF, sta invocando a gran voce.
Anche a Rio non sono mancati i pezzi forti del repertorio classico dell'arroganza padronale, specialmente le solite lamentele sulla rigidità del mercato del lavoro in America latina. I padroni sono scandalizzati che le paghe da fame laggiù siano ancora leggermente superiori a quelle africane. A condire quest'insalata dell'orrore non poteva mancare il contributo del Credit Suisse Group per maggiori diritti dei creditori (affinché non si ripetano procedimenti come quello in corso in Argentina per gli ingenti profitti da affari illegali del CS per il dissanguamento del Paese). Ma l'aspetto peggiore di tutta la faccenda è il tentativo delle multinazionali di prendere possesso dei settori pubblici centrali mascherando il tutto con la foglia di fico dell'impegno sociale. Fumo argomentativo per portarci a collaborare (il bastone dei blocchi di polizia a Fideris e la carota del "dialogo costruttivo"), contro la rivolta sociale in Argentina, contro chi in Etiopia costruisce strutture di usufrutto comunitario dell'acqua, contro tutti noi che qui lottiamo contro il furto delle rendite e lo Stato di polizia.
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