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I rifiuti: una problematica ricca di “interessi”
by Comitato territoriale "Un altro ambiente Wednesday, Feb. 12, 2003 at 10:13 AM mail:

I rifiuti: una problematica ricca di “interessi”

Economia neoclassica

Con l’economia neoclassica si tende a ricondurre il valore di scambio di un bene (prezzo) alla sua utilità, il valore di un bene o di un servizio non dipende più dalle caratteristiche naturali o dal lavoro in essi incorporato, ma dipende esclusivamente dalle preferenze soggettive del consumatore. Un bene e un servizio hanno un valore solo se essi sono “scarsi”, solo se il loro acquisto comporta la rinuncia ad altri beni o servizi, si introduce così un concetto di scarsità che non è sinonimo di penuria ma del suo esatto contrario, di un modello acquisitivo senza limiti in quanto soggettivo ed individualistico in cui tutto diventa risorsa: suolo, sottosuolo, acqua, aria, brevetti, copyright, denaro (equivalente universale di tutte le altre risorse), uomo. Si assiste cioè ad un processo di mercatizzazione globale dell’universo fisico e sociale…….


Il risorsismo

….Il “risorsismo” riduce tutte le relazioni con la natura in un mero rapporto di soggetto a oggetto, l’organizzazione sociale odierna si perpetua attraverso la moltiplicazione delle merci e trova i propri cardini tanto in un prelievo illimitato di risorse naturali quanto in un accumulo illimitato di rifiuti. Come quella delle merci, infatti, la circolazione dei rifiuti è mediata da un flusso crescente di denaro che si utilizza non per acquistare ma per cedere qualcosa. Per eludere questo terrorismo socio-ambientale bisogna considerare in modo unitario il binomio merce-rifiuto distruggendo il corto circuito che oggi spinge sempre più ad identificare il rifiuto con la risorsa. La reimmissione dei residui nel circuito economico dovrà diventare la regola e la loro restituzione all’ambiente sotto forma di rifiuti l’eccezione…….


Internalizzazione dei costi e responsabilità estesa del produttore

……Per ottenere un tale risultato bisogna innanzitutto internalizzare i principali costi esterni. Bisogna cioè trasferire i costi di degrado o di ripristino ambientale, oggi supportati dalla collettività, alle imprese che ne sono l’origine e la causa. L’integrazione tra sfera della circolazione delle merci ed una gestione razionale dei residui inserisce tra valore d’uso e valore di scambio la “valenza ambientale”, la compatibilità di un prodotto con l’ambiente. Il principio chi inquina paga non significa potersi comprare l’ambiente ma significa prevenire i danni ambientali. La responsabilità per i danni ambientali è del produttore che (presumibilmente) scaricherà i suoi costi a catena fino al consumatore finale, ma se è vero che il mercato si conquista riducendo i costi, da un punto di vista ambientale con l’internalizzazione dei costi esterni vincerebbe chi innova riducendo il carico inquinante di una merce, mentre oggi senza la responsabilità estesa del produttore vince chi riesce a trasferire la maggior parte dei carichi inquinanti sulla collettività. Il cambiamento di prassi e teoria sopra esposto abbisogna di un approccio che consenta di conoscere diffusamente i cicli fisici e biologici della natura e la loro interconnessione con il mondo degli artefatti e viceversa. Oggi non ci può essere cultura senza natura né natura senza cultura……




Negoziazione Partecipativa

….. Il coinvolgimento della cittadinanza in tale progetto è condizione indispensabile per il suo successo. La negoziazione partecipativa in campo ambientale e sociale a livello locale e nazionale non significa rinunciare al conflitto o allo scontro in nome di una inesistente “armonia” ambientale e sociale, ma significa riuscire a creare una prassi resistenziale all’ingerenza neoliberista scommettendo sulla ricostruzione dei cittadini come esseri umani e come soggetti politici. I professionisti della politica devono sapere che il consenso non è riducibile ad oggetto di strategia, ma deve essere sancita la sua natura interattiva frutto di una improrogabile costruzione multipla…...

Dimensione storica e dimensione materiale

……Oltrepassare l’impianto meccanicistico del modello economico neoclassico è possibile attraverso la riproposizione della dimensione storica e attraverso la reintegrazione nell’analisi del comportamento umano della sua dimensione materiale, cioè di ciò che lega l’uomo ai cicli della vita e del cosmo. Non si può venire a capo dello sfruttamento dell’uomo senza affrontare contestualmente quello della natura; la lotta odierna è sempre più tra capitale da un lato e lavoro, nonlavoro, natura dall’altro……...


Emissione Zero

…….Tutti gli outputs delle imprese e delle famiglie diventano inputs di altre unità produttive o di altri consumatori anche se in forma più degradata e con utilizzi di qualità progressivamente decrescenti. E’ in nome degli interessi collettivi, che travalicano la logica dell’impresa, che si può raggiungere un’economia sostenibile che ridefinisca alla radice i confini tra pubblico e privato. L’esatto contrario di ciò che a livello governativo si sta facendo oggi, seguire la massimizzazione del benessere indicizzandolo al PIL significa indurre alla produzione di beni destinati a divenire rifiuti per la gioia di chi ha interessi economici nel campo dello smaltimento. Per ottenere l’emissione zero è indispensabile seguire gerarchicamente il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
a)riduzione quantitativa dei rifiuti;
b)produzione qualitativa; un esempio in tal senso ci è dato dagli imballaggi che oggi non sono recuperabili, bisogna semplificarli, standardizzarli ed uniformarli nei materiali e nei formati eliminando dove possibile gli additivi tossici e nocivi;
c)riuso; utilizzazione di un prodotto nella stessa forma in cui è stato già usato (macchine di seconda mano),
d)riciclaggio; recupero di qualche parte del prodotto originario o di uno o più materiali da cui è composto utilizzati per fabbricare altri prodotti. Grazie al riciclaggio si riduce la materia da smaltire e la quantità di materia prima da utilizzare;
e)smaltimento della materia indifferenziabile; visto che tanto le discariche quanto gli inceneritori sono altamente inquinanti per terra, acqua ed aria la materia indifferenziata deve essere la più contenuta possibile;
Tali interventi devono essere affrontati cronologicamente, avviare infatti la raccolta differenziata spinta parallelamente alla messa in funzione degli inceneritori significa che la frazione combustibile raccolta separatamente non venga riciclata ma bruciata con danni irreparabili tanto per l’ambiente quanto per la salute……………


Raccolta Differenziata

…………..Per fare raccolta differenziata non è necessario separare i rifiuti ma basta non mischiare tra loro quelli che non possono subire lo stesso tipo di trattamento nello stesso tipo di impianto.
Ordini di intervento:
1)separare il flusso dei rifiuti di origine produttivi dai rifiuti solidi urbani
2)partire dalle grandi utenze (mercati, ospedali, caserme, mense, ecc) dove i rifiuti sono omogenei e consistenti e garantiscono un buon rifornimento ai primi impianti di riciclaggio;
3)servizio di raccolta di rifiuti ingombranti con un sistema di prelievo gratuito e domiciliare;
4)organizzare circuiti separati per la raccolta di rifiuti urbani pericolosi (RUP) (batterie, prodotti tossici e infiammabili, lampade, ecc) grazie ad un sistema di cauzionamento con resa ai dettaglianti. Sono i RUP che rendono arduo, per l’alta capacità contaminativa, il recupero di RSU;
5)promozione del compostaggio domestico o rionale dove possibile. Il compost deriva da materiale organico presente nei RSU tra il 30/40% del totale, è differenziabile (dopo 5-6 anni minimo) una quota pari al 50/60% della frazione, quindi il 15/25% del totale. La qualità del compost dipende sia dalla purezza che dal rispetto di determinati parametri di processo: attrezzatura per il contenimento dei cattivi odori; impianti vicino al luogo di produzione; esigenza di lavorazione immediata ed elusione dello stoccaggio.
Con una raccolta differenziata spinta la quantità di compost di qualità è destinata a crescere, è per questo che la sua commercializzazione va programmata per tempo.
6)raccolta spinta ed estesa di vetro, carta, plastica, alluminio, legno;
7)raccolta integrale casa per casa di compost, vetro, carta, alluminio, plastica , legno.
8)Monitoraggio e servizio di assistenza tecnica all’utenza;

Senza raccolta differenziata o con raccolta debole non si attivano le filiere del recupero che stanno a valle e a monte della produzione di rifiuti e non si cambia il modello di consumo, produzione, sviluppo. Perché la raccolta differenziata abbia senso c’è bisogno di nuovi impieghi per i materiali riciclati, nuove forme di trattamento per migliorare la qualità del prodotto, nuova progettazione per facilitare recupero di materiali, nuova commercializzazione, legislazione che favorisca il recupero e che non induca al solo utilizzo di materie vergini.
I cittadini devono sapere, in concreto e non in astratto, dove finiscono i materiali che hanno differenziato, quale occupazione determinano, dove avvengono i trattamenti per alleggerire i carichi ambientali, come dover conferire i propri rifiuti. La localizzazione degli impianti non deve essere imposta ai cittadini ma concordata con loro………..

Materiale indifferenziato

……….La composizione di tale frazione è in genere composta da: 50% materiale combustibile (carta, stracci, plastica, legno); 50% materiale organico, componente inerte ( cocci, ceramica, vetro).
Si seleziona la parte combustibile da quella pesante e si ottengono due frazioni:
1)materiali leggeri e di maggiori dimensioni (combustibili), metalli (estraibili con magneti), residuo di sostanza organica (3% circa);
2)residui organici con frammenti e sottovaglio che vengono stabilizzati in ambiente controllato per essere successivamente raffinati e divenire frazione organica stabilizzata (FOS) (terriccio) ed una frazione inerte di scarto. Il FOS è utile per mantenere il verde pubblico o discariche di prima categoria, evitando così l’uso di terra da riporto.
La parte combustibile può andare in:
a)inceneritori che producono energia; da evitare perché sono la negazione della raccolta differenziata e inducono alla produzione di rifiuti per mere ragioni di profitto;
b)cementifici;
c)acciaierie;
d)inceneritori che non producono energia; E’ la forma preferibile di smaltimento a patto che: siano di controllo pubblico per tutelare ambiente e salute e non cedere alla tentazione del profitto; entrino in funzione solo dopo che la raccolta differenziata si è sviluppata (5-6 anni); siano state localizzate e messe in sicurezza le discariche che devono ricevere il pericolosissimo residuo incombusto………….

Criteri per stabilire la dimensione e la localizzazione degli impianti

a)dimostrare, con i fatti (raccolta differenziata spinta) e non solo nelle intenzioni, di fare il possibile per ridurre al minimo possibile la produzione di rifiuti indifferenziati;
b)ripartire nel modo più equo possibile i carichi ambientali nel territorio. Gli impianti devono essere di taglia ridotta e distribuiti nel territorio in modo che non si creino zone protette (oasi) e zone di degrado più totale (conca ternana);
c)arrivare alla localizzazione, alle dimensioni ed alla tipologia degli impianti attraverso una negoziazione partecipata e trasparente………..

Dal Fordismo al Postfortdismo. Cosa non fare

…………Non si deve trasformare l’”azienda” urbana da labour-intensive a capital-intensive attraverso l’introduzione di impianti ad alta densità di capitale.
Non sostituire le discariche con gli inceneritori senza cambiare nulla nell’organizzazione del lavoro e nella concezione dei servizi.
Non introdurre camion compattatori che negano la raccolta differenziata.
Non bisogna soprattutto creare un nucleo ristretto di tecnici e lavoratori specializzati con funzione di programmazione e gestione di impianti tecnologici circondati da una miriade di imprese (famelicamente concorrenziali e succubi della logica al ribasso propria del mercato odierno) che operano in subappalto……….

Dal Fordismo al Lavoro. Cosa Fare.

………..La gestione dei rifiuti basata sulla raccolta differenziata e sulla valorizzazione dei residui spinge l’operatore ecologico a trasformarsi in un lavoratore della conoscenza senza dover perdere la componente manuale del lavoro. E’ per questo che l’”azienda” di igiene urbana deve essere sede di promozione dell’intelligenza, della professionalità e della capacità educativa dei propri addetti senza che questi ultimi perdano la possibilità/capacità di conflittualità con chi è responsabile del servizio………..

Difendersi dalla Globalizzazione. Costruire economie locali

……….Mentre il mercato delle materie prime è globalizzato grazie allo strapotere delle multinazionali che impongono di ridurre i costi della produzione tagliando i costi del lavoro, eludendo i vincoli ambientali e ricattando i territori con la minaccia della delocalizzazione a livello mondiale della produzione (vedere comportamento delle multinazionali presenti nella conca); il mercato delle materie prime secondarie (riciclate) è forzosamente locale pena la perdita di concorrenzialità con le materie vergini e la perdita di qualità del prodotto. I vari processi del riciclaggio (raccolta, stoccaggio, trattamento, selezione e rigenerazione dei residui) abbisognano di una rete di imprese e di impianti locali collegati in filiera e sistematizzati che favoriscano il lavoro vivo e astratto (uomo) in luogo di quello morto (macchine). Ultima fase di questa rete è la commercializzazione non vincolata, mentre la prima dovrebbe essere una legislazione che stabilisca per i contratti e per i capitolati di appalto requisiti prestazionali non pretendendo l’uso di materie vergini.
Anche dai rifiuti, possono partire quelle pratiche di resistenza all’ingerenza neoliberista, fatte di corpo e mente, prassi e teoria, conflitto e consenso, che l’umanità, irriducibile alla economicizzazione pretesa dall’ordine mondiale attuale, deve praticare per passare dall’antagonismo all’autonomia dal NO PASARAN al VENCEREMOS.

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Titolo Autore Data
ctmchgv dani Wednesday, Mar. 26, 2003 at 7:15 AM
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