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Il vero SIMBOLO della N.A.T.O.
by Bush the yankee W.A.S.P. Wednesday, Feb. 12, 2003 at 1:49 PM mail:

bastardi fascisti !!

Il vero SIMBOLO dell...
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L'ora della RIVOLUZIONE ANTI IMPERIALISTA nell'intero MONDO si avvicina:ecco,la sua ombra giá é tra di noi ...


Ma quando mai la N.A.T.O. é servita a garantire la pace e la sicurezza mondiali? Caso mai ha sempre fatto da garantista agli agressori u$a !!!

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Se tutti i popoli del mondo si tenessero per mano isolerebbero gli YANKEEE
by dolcetto amaro Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:03 PM mail:

Nelle pagine seguenti noi vogliamo fare il tentativo di esporre con la massima brevità,in forma accessibile,la connessione e i rapporti reciproci tra le caratteristiche economiche fondamentali dell'imperialismo.Non ci occuperemo, benché lo meritino,dei lati economici del

Se tutti i popoli del mondo si tenessero per mano isolerebbero gli YANKEEE ed il GOVERNO Satanico Criminale di Washington D.C. !!!!!!!!!!!!

Fase suprema del capitalismo razziale di MERDA !!!!

Negli ultimi quindici o venti anni, e specialmente dopo la guerra ispano-americana (1898) [1] e la guerra anglo-boera (1899-1902) [2], nella pubblicistica tanto economica quanto politica del vecchio e del nuovo mondo, ricorre sempre più di frequente il termine di " imperialismo " per qualificare l'epoca in cui noi viviamo. Nel 1902 fu pubblicata a Londra e a New York l'opera dell'economista inglese J. A. Hobson, intitolata appunto Imperialismo. In essa l'autore, che condivide le teorie del socialriformismo borghese e del pacifismo -una concezione, cioè, sostanzialmente identica a quella attuale dell'ex marxista K. Kautsky- fa un'ottima e circostanziata esposizione delle fondamentali caratteristiche economiche e politiche dell'imperialismo. Nel 1910 comparve a Vienna l'opera del marxista austriaco Rudolf Hilferding, intitolata Il capitale finanziario. Quest'opera, nonostante l'erroneità dei concetti dell'autore nella teoria della moneta e nonostante una certa tendenza a conciliare il marxismo con l'opportunismo, offre una preziosa analisi teorica " sulla recentissima fase di sviluppo del capitalismo " -come dice il sottotitolo del libro di Hilferding. Tutto ciò che intorno all'imperialismo è stato detto in questi ultimi anni- particolarmente nell'infinita congerie di articoli di riviste e di giornali trattanti questo tema, come pure nelle risoluzioni dei congressi tenutisi a Chemnitz e a Basilea nell'autunno del 1912- non esce, in realtà, dall'ambito delle idee esposte o, più esattamente, riassunte dai due summenzionati autori.

Nelle pagine seguenti noi vogliamo fare il tentativo di esporre con la massima brevità, e in forma quanto più si possa accessibile a tutti, la connessione e i rapporti reciproci tra le caratteristiche economiche fondamentali dell'imperialismo. Non ci occuperemo, benché lo meritino, dei lati economici del problema. Le notizie bibliografiche ed altre note che potrebbero non interessare tutti i lettori, si trovano alla fine dell'esposizione.
Note
1. La Dottrina di Monroe (l'America agli americani), del 1822, ebbe il suo complemento nel panamericanismo, cioè nella politica tesa a imporre il potere economico e politico degli USA su tutti gli Stati dell'America centrale e meridionale. Il panamericanismo ebbe la stia sanzione ufficiale nella prima Conferenza panamericana di Washington del 1889 e cominciò ad avere applicazione pratica con la minaccia di guerra all'Inghilterra, nel 1895, se non avesse rinunziato alle sue aspirazioni sul Venezuela. La prima e più clamorosa affermazione dei princìpi dei panamericanismo fu occasionata dalla rivolta di Cuba contro il dominio spagnolo (1895); in quell'occasione l'affondamento di una corazzata americana servì di pretesto agli Stati Uniti per attaccare l'impero spagnolo in America (1898). La guerra fu decisa in alcuni scontri navali e con il trattato di Parigi dell'agosto 1898 gli spagnoli dovettero rinunziare agli ultimi residui dell'antico impero: Cuba passò praticamente sotto il dominio degli USA e per Portorico si giunse a una vera e propria annessione. Inoltre, fuori dell'emisfero americano, la Spagna dovette cedere le Filippine e le Guam, e gli Stati Uniti, con l'annessione delle Hawaii e di parte delle Samoa, ebbero accesso in oriente, dove il grande mercato cinese costituiva un ambìto obiettivo per tutti i paesi industrializzati.

2. La guerra anglo-boera, che segna l'inizio del conflitto coloniale anglo-tedesco, fu voluta soprattutto dal ministro britannico delle colonie Joseph Chamberlain e da Cecil Rhodes per assicurarsi il possesso delle miniere d'oro, rafforzare l'imperialismo inglese in Africa (vi era il progetto della ferrovia Cairo-Città del Capo) e frenare l'espansione tedesca in Africa. La guerra ebbe inizio l'l1 ottobre del 1889 e fu aspra e difficile per la tenace resistenza dei boeri, con i quali solidarizzò larga parte dell'opinione pubblica europea.
Inizio pagina
I. La concentrazione dei monopoli e la produzione.
Indice de L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo
--------------------------------------------------------------------------------
Ultima modifica 21.9.2001

http://www.marxists.org/italiano/lenin/1916/imperialismo/introduzione.htm

http://www.italy.indymedia.org/news/2002/09/79066_comment.php#79067

http://WWW.italy.indymedia.org/news/2002/09/78944_comment.php#79111

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CRIMINI YANKEE CONTRO LA COREA DEL NORD
by Luka (the real) Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:07 PM mail:

CRIMINI YANKEE CONTR...
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Crimini di guerra ancora da giudicare Fonte: Roding Simnum novembre 2002 Estratto a cura del Comitato Italiano per la Pace e la Riunificazione della Corea Traduzione di Mauro Accastello


Com’è noto, il 1 luglio è stato istituito il Tribunale Internazionale, organismo permanente il cui scopo è sanzionare e condannare i crimini contro l’umanità. La creazione di quest’organismo internazionale ha ricevuto il plauso di tutto il mondo, solo gli Stati Uniti sono contrari …
Temono di trovarsi sul banco degli imputati?
Non è un segreto per nessuno che questo paese è ovunque considerato l’autore d’innumerevoli crimini contro l’umanità, ed esistono prove sufficienti per condannarlo. Come esempio possiamo citare i misfatti che commisero le truppe USA durante la guerra di Corea dal 1950 al 53’.
In quest’occasione gli Stati Uniti hanno violato gli accordi internazionali stipulati; milioni di civili coreani furono uccisi dai loro bombardamenti indiscriminati. Gli accordi dell’Aia e di Ginevra proibiscono i bombardamenti contro i civili e le installazioni che non sono obiettivo militare come città, villaggi, edifici residenziali, ecc.
Mark Clark, comandante delle truppe nordamericane dell’Estremo Oriente, durante la guerra dichiarò ufficialmente che avrebbe “.. cancellato della mappa 78 città nordcoreane, ed il piano relativo fu persino pubblicato. I dati dimostrano che i nordamericani effettuarono sulla Corea del Nord ben 1.050.000 missioni di bombardamento, e di queste l’85% colpirono le infrastrutture civili. Scaricarono, solo nella città di Pyongyang più di 428.000 bombe, cifra che superava l’ammontare della popolazione di quel periodo.
La guerra coreana può prendersi come esempio di come gli USA abbiano infranto l’accordo di Ginevra del 49’ sulla protezione dei civili in occasione di eventi bellici. E’ severamente proibito assassinare la popolazione civile, eppure, l’allora capo dello VIII Corpo d’Armata Walker, ordinò ai soldati di sparare a vista a tutti i nordcoreani che incontravano. Alla fine del 50’ nel distretto di Sinchon, Corea del Nord, provincia di Hwangjae del Sud, 35.380 civili (16.200 bambini, anziani e donne) furono barbaramente trucidati durante l’occupazione statunitense, il 25% della popolazione!
Ma i metodi che usarono sono ancora più mostruosi, sevizie e torture gratuite fino alla morte per la maggior parte di essi. In questo modo perirono più di un milione di civili nordcoreani.
Furono anche usate armi batteriologiche e chimiche; tra gennaio e marzo del 52’, 804 incursioni aeree con bombe batteriologiche colpirono 169 località nordcoreane. Furono scaricati al suolo più di venti agenti patogeni, acuti ed epidemici (peste, colera, vaiolo, ecc.).
Si badi bene che queste atrocità quasi incredibili, oggi, sono ammesse negli stessi USA: un libro pubblicato nel 98’ nell’Università dell’Indiana dal titolo: “Le truppe nordamericane e la guerra batteriologica; top secret della guerra sporca nella penisola coreana”, si descrive in che modo le truppe degli Stati Uniti causarono epidemie a Pyongyang e in altre regioni nordcoreane con pulci, scarafaggi e ragni impregnati di batteri … Furono anche lanciate bombe al gas procurando intossicazioni e decessi, i bombardamenti chimici (33 incursioni) durarono dal 27 febbraio al 9 aprile 1952. Furono lanciate oltre 15 milioni di bombe al napalm.
Ma gli USA hanno anche violato gli accordi che trattano le leggi in materia di detenzione dei prigionieri di guerra.
Il 27 maggio 1952, nel campo di prigionieri n.77 dell’isola di Koje, Sudcorea, hanno ucciso con i lanciafiamme più di 800 prigionieri di guerra nordcoreani, altri prigionieri furono invece utilizzati come cavie per testare le loro armi batteriologiche e chimiche.
Nonostante sia passato mezzo secolo da quei fatti tremendi, la coscienza dell’umanità non scorda tutti i loro crimini, perché sono tali da violare in modo flagrante ogni etica.
Pertanto, devono essere giudicati dal Tribunale Internazionale.

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la solidarietà deve essere incondizionata
by NKVD Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:07 PM mail:

io non considero affatto Kim Jong Il un eroe, non è nemmeno lontanamente paragonabile al padre Kim Il Sung, nemmeno lui un "eroe", ma un grande compagno questo sì.

Detto questo mi fanno incazzare i gli autoproclamati "compagni" che con la puzza sotto il naso tipica dell'intelletuale "di sinistra" (occidentale) non sanno far altro che sputare sentenze su realtà oggettivamente antimperialiste che nemmeno conoscono; o, la cui conoscenza, nel migliore dei casi, è passa attraverso le calunnie e le mistificazione dei media asserviti all'imperialismo.

In Corea del Nord la gente soffre, ma imputare questo al governo popolare è completamente ridicolo. La carestia è provocata ad arte dall'imperialismo americano che fa di tutto per impedire alla RDPC di commerciare con altri paesi (vedi il recente atto di pirateria).

Io non sono stato in Corea del Nord ma nei paesi dell'est sì (Cecoslovacchia e Jugoslavia) sia prima dell'89 (allora ero un bambino) che dopo. Il capitalismo ha portato i macdonalds e i blue jeans, internet e la nike, ma soprattutto la libertà tutta occidentale di morire di fame, di non avere un lavoro, di non poter usufruire della sanità e della scuola pubblica. Questo non vuol dire che all'epoca del potere popolare fossero tutte rose e fiori, ma ogni proletario aveva un lavoro e una casa (sia pure negli orrendi casermoni grigi che scandalizzano le anime belle occidentali); e ogni bimbo un bicchiere di latte e la possibilità di studiare.

A FIANCO DI TUTTI I POPOLI IN LOTTA CONTRO L'IMPERIALISMO AMERICANO, DALLA COLOMBIA ALL'IRAQ, DALLA COREA AL NEPAL, DAL VENEZUELA ALLE FILIPPINE SENZA SE E SENZA MA!

BASTA CON LE DISCUSSIONI DA INTELLETTUALI, INTENSIFICHIAMO LA LOTTA DI CLASSE!

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I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici
by sando kan Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:14 PM mail:

I governanti del mon...
la_liberta_sovversiva.jpgf5k2kl.jpg, image/jpeg, 912x710

"Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche"scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij.In quel paio di pagine,passa dal generale al particolare,spiega come WACO sia stato solo il primo campanello d'allarme.


IL POTERE DA SEMPRE CONSIDERA LA LIBERTÁ SOVVERSIVA:SIA COMUNQUE ESSA UNA FORMA DI EMANCIPAZIONE POLITICA ECONOMICA E/O SPIRITUALE DAI MODELLI IMPOSTI DAL SISTEMA DI TURNO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Waco,la strage che sconvolse l'America
A otto anni dal massacro ordinato dal governo Usa che uccise settantasei religiosi in un ranch texano,un libro si interroga sulle reali cause di quell'atto che inorridì il mondo.
di Alberto Mingardi
MILANO -Ci sono tragedie che passano silenziose,lontane dai clamori,stemperate da una stampa complice e da un governo corrotto.E' il caso del massacro di Waco,19 aprile 1993.Molti di noi hanno ancora negli occhi le immagini fugacemente trasmesse dai telegiornali,quel ranch in fiamme,quei fumi di morte targati Fbi.

Ci è stato spiegato, all'epoca, che i settantasei davidiani (seguaci, cioé, dell'improvvisato Messia David Koresh) se l'erano voluta. Avevano in mente di organizzare un suicidio collettivo, in preda a follia millenaristica. A evitare loro l¹imbarazzo di far da sé, ci ha pensato il Federal bureau of investigation, "suicidandoli" direttamente.
L'ordine fu firmato dalla ministra Janet Reno, con la complicità di Bill Clinton. Di quei settanta poveretti, una ventina erano bambini. Su un caso del genere, in America non potevano non divampare le polemiche; e fa un ottimo servizio al lettore italiano Stampalternativa che ha pubblicato questo Waco, una strage di stato americana (a cura di Carlo Stagnaro). Un volume agile ma ricco, frutto di un lavoro di ricerca minuzioso che ci consegna il ritratto sconcertante di una sconfitta dei diritti civili e delle libertà.

Non che non vi siano tracce di follia nella bizzarra confessione del profeta Koresh (traslitterazione ebraica di Ciro), la cui genealogia religiosa arriva fino al patriarca William Miller - bisnonno dei Testimoni di Geova. Avventista eretico, Koresh (all'anagrafe Vernon Wayne Howell) era nel mirino dell¹Fbi sin dai primi anni Novanta.

In particolar modo, la sua comunità di Mount Camel è presa di mira dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms. I davidiani sono accusati di tutte le possibili efferatezze, dall'abuso di minori alla detenzione di droga: ma, dopo le prime indagini, si rivela un castello di sabbia. L'ipotesi di un'azione legale contro il predicatore texano viene presto archiviata, ma qualcuno all'Fbi evidentemente non ha in
simpatia questa enclave di eretici. Così, a dispetto del buon senso, il BATF decide di sferrare un attacco alla setta, imbastendo un raid che si rivelerà poi l'episodio più sanguinoso della recente storia americana.

Tutto ha inizio il 28 febbraio 1993 - e sarà un assedio lungo cinquantuno giorni. Con, quel che è più grave, il tacito assenso della Presidenza degli Stati Uniti: alle azioni partecipa Delta Force, l'esercito privato alle dipendenze della Casa Bianca, noto per il pugno di ferro senza guanto di velluto. La tragedia raggiunge l'acme il 19 aprile: dopo un mese e mezzo di embargo - con il neppure celato tentativo di prendere il nemico per fame - l'Fbi prima gassa a dovere il rifugio dei davidians, e poi fa irruzione.
Settantasei morti.
"Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche, scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij. Bukovskij, in quel paio di pagine riservate alla sua testimonianza, passa dal generale al particolare, spiega come Waco sia stato solo il primo campanello d'allarme. I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici.

E nessuna utopia è completa senza i suoi gulag". Giustamente, Bukovskij ricorda che "i responsabili degli orrori di Auschwitz e Kolyma non erano marziani, e molti di loro erano convinti di agire per il bene dell¹intero genere umano". Waco, una strage di stato americana rende conto del nuovo volto della banalità del male (così la definì Hannah Arendt), tanto più inquietante dopo che è emerso in un Paese che sembrava passato indenne attraverso il secolo dei totalitarismi.

A cura di Carlo Stagnaro
Waco: una strage di stato americana,
Stampalternativa,Viterbo,2001,
pp.128,lire 15.000

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,36990,00.html

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comlplimenti
by juan Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:16 PM mail:

bell'articolo davvero, complimenti. comunque io penso che piuttosto che una banda di dittattori ideologici siano una masnada di briai e deficienti che si possono mettere in difficoltà facilmente. che se ne dica o no, il re è nudo, ma nessuno lo vede o non ci crede. ciao e ancora complimenti

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pezzi di merda
by LUKA (the real) Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:18 PM mail:

bastardo pezzo di merda chi ha fatto il pezzo sopra sulla corea del Nord firmandosi come Luka the real perche' non soono io !!!!!!!
il vero LUKA (the real) sono io , bongotronic disco system
gli amici della lista lo sanno
Faaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaantooooooooommmmmm
chi cazzo e' sto bastardo che si firma a mio nome !!!????
ma perche' indy e' piena di pazzi suilibrati
sono io il vero Luka (the real)
ciao raga
Luka

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UNA GUERRA PER DIMENTICARE GLI SCANDALI - Bush contro tutti e contro l'Irak
by PARADOSSI notizie paradossali Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:19 PM mail:

La Casa Bianca vuole attaccare l’Irak prima delle elezioni di novembre, il Pentagono risponde che sarebbe una follia. Il partito del presidente Bush vede nella guerra il modo di far dimenticare agli elettori gli scandali finanziari. I generali che hanno preparato con riluttanza i piani per l’invasione temono di cacciarsi in una situazione senza via di uscita.
«Se il presidente darà l’ordine di attaccare, i militari dovranno obbedire», sottolinea un alto funzionario del governo. George Bush tuttavia non ha ancora deciso, anche se in Europa si è diffusa la voce che i conti saranno regolati in autunno. Il congresso frena. Il senatore Joseph Biden, presidente della commissione per la politica estera, ha chiesto spiegazioni. Il ministro della difesa Donald Rumsfeld e altri riferiranno al senato a partire da mercoledì. (da: L'unità)


LEGGI TUTTO:

http://www.mediawet.com

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Il miglior capitalista di tutti tempi: Hitler
by tomahawk Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:22 PM mail:

Il terzo reich è nient'altro che il concetto di nazione portato al parossismo. Prendete la storia che ci insegnano a scuola: è piena di massacri, ma solo il nazismo è deplorevole, perchè gli insegnanti hanno paura di svelare il marcio dietro ogni bandiera.

A partire dalla preistoria fino ai giorni nostri, la storia dell'umanità è una storia di stermini.
Gli insegnanti ce ne parlano ( o parlavano come nel mio caso) con cinismo raccontandoci le imprese di quel despota o di quel generale con allegria; lodano le figure carismatiche di Giulio Cesare, Napoleone,Alessandro Magno, veri e propri criminali crudelissimi.
Ce ne parlano come se le loro imprese non fossero state attuate sulla pelle della povera gente che mai è menzionata nei testi.

"La libera impresa deve essere il fulcro della nostra società"
Adolf Hitler

Poi un bel giorno si arriva a trattare l'argomento ' 2 guerra mondiale '.
"Nooo, che brutta cosa è il nazismo, quanto sono cattivi i nazi, ecc.ecc." così parlano i nostri educatori, nessuno può dar loro torto...però,CRISTO !!...solo ora arrivate a biasimare gli atteggiamenti guerrafondai ! Perchè ?

A me sovvengono 2 spiegazioni:

1) il concetto di nazione si è modificato dopo la rivoluzione francese, ove il potere è passato dalla nobiltà alla borghesia imprenditoriale. La nazione è perciò utile soprattutto ai borghesi capitalisti, i quali sono i più fanatici per la bandiera. Dopo il biennio rosso, seguito alla rivoluzione d'ottobre, i borghesi occidentali si sono cagati sotto e hanno istituito dittature di destra portando alla massima attuazione il concetto di nazione.
Hitler era il grande idolo delle borghesie occidentali, è storicamente provato che aveva moltissimi seguaci in Francia, Gb e Usa; ma un giorno sbrocca e comincia a deportare gli ebrei, la misura è colma e gli anglosassoni decidono di istituire un capitalismo dal volto più umano. E questo ci porta al 2° punto

2) Chi ci ha salvati dal nazismo?
Gli Usa, bien sure, perchè noi dobbiamo giurare fedeltà al capitalismo yankee e i prof ci dicono che l'unica volta che è apparso il Male loro ci hanno salvato, anche se a Chicago ai tempi hanno dedicato una strada a Balbo, noto fascista.

Perciò meglio sparlare del nazismo in particolare, perchè è l'essenza della società in cui viviamo OGGI.

Perchè ho scritto questo post? Prendete il papa, si lamenta perchè in Italia nascono pochi bimbi, ma non dovrebbe avere a cuore tutta l'umanità?
Il tg3, il più progressista, non fa altro che ripetere ITALIA ITALIA ITALIA
ds e margherita dicono ITALIA ITALIA ITALIA
Bertinotti dice ITALIA ITALIA ITALIA
e lasciamo perdere i Comunisti Italiani !
Cosa cazzo vuol dire "comunista italiano" ?

Cari amici anarchici e comunisti, ricordatevi che la nostra vocazione DEVE ESSERE INTERNAZIONALISTA !!
Pensate meno localmente e + globalmente
Cancelliamo le bandierine e i confini nelle nostre menti perchè
L'EGOISMO NAZIONALISTA E' L'ORIGINE DI TUTTI I MALI

esempio concreto:
gli ITALIANI devono pensare soprattutto all'immagine, la prova è che pressochè tutti i frequentatori di centri sociali in italia si distinguono dagli altri per i capelli rasta, barba incolta, colori lilla -rosa simil-hippy per le ragazze....
Meditate gente, meditate






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ottima osservazione
by djd Thursday November 14, 2002 at 03:56 PM





anche se io sono uno di quei frequentatori dei centri sociali con i capelli rapati a zero, il pizzo hardcore, la maglietta dei Kyuss e le adidas alla Starsky e Hutch.
Io ormai sto "italianismo" l'ho definito addirittura "egoismo italiano". Siamo troppo fissati su Berlusconi, su pseudoproblemi di casa ns. che in fondo non esistono (che, mó famo la fame in Italia), abbiamo dimenticato da un pezzo, dal 11.09.2001 forse, che noi No Global siamo nati per combattere la fame, la povertá e lo sfruttamento nei paesi poveri. Siamo nati per salvaguardare e difendere i diritti umani di coloro cui vengono pestati tutti i giorni, che peró non hanno nulla di quello che abbiamo noi (libertá, denaro, scuola, pc, internet, libri, giornali, tv, ecc.). Siamo nati per cambiare quelle societá, non le nostre (che vanno solo riguardate o migliorate).
Sicuramente non siamo nati per produrre come Highlight dei festeggiamenti annuali o girotondi settimanali: A proposito, riferendomi a TUTTI (e SOLI) i recenti post sul SFE, tutte bellissime foto di bellissima gente sorridente apparentemente felicissima.
Il punto é e purtroppo resterá anche dopo il fallimentare "bellissimo" Forum di Firenze, che dei senzavoce nei paesi poveri non fa festa e sorride neanche uno !

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violenza RUSSA uguale a quella YANKEE
by ran-bo & nun cha ko Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:25 PM mail:

Gli antecedenti alla attuale violenza RUSSA uguale a quella YANKEE
Domenica 12 novembre sul quotidiano britannico un articolo sulla tragica sorte di Antonio RussoServizio di Amelia Gentleman da Mosca e Rory Carroll da Roma
Abbandonato sul ciglio della strada,in un passo tra i campi alle prime luci dell’alba,il contorto,congelato cadavere aveva qualcosa di strano.Antonio Russo era stato ucciso, e i suoi assassini si erano assicurati di non lasciare segni sul suo corpo.

Sull’altro lato del Passo Gombori, nella Repubblica della Georgia, gli amici lo stavano aspettando al villaggio di Mirzaani. Russo doveva unirsi alle celebrazioni per l’anniversario di Nico Pirosmani, un artista locale del diciannovesimo secolo. Non sapevano che un grande, pesante oggetto veniva schiacciato sul petto di Russo, finché la rottura di quattro costole e l’emorragia interna non causarono la sua morte.

Non sapevano che il suo telefono satellitare, la telecamera digitale, il computer portatile e le videocassette erano sparite. Un giornalista italiano che aveva speso la vita scoprendo segreti ne stava lasciando dietro di sé un altro. Chi lo ha ucciso, e perché?

Dalla strada 30 miglia a nord-est della capitale georgiana, Tblisi, c’è un filo di fatti e di sospetti che qualcuno afferma portino al Cremlino e alla aggressione russa alla Cecenia. Gli amici di Russo credono che lui sia stato assassinato dai servizi segreti russi dopo avere scoperto l’uso di armi non convenzionali contro i bambini. Sarebbe stato uno scoop per un reporter che rischiò la vita infinite volte in Africa, in Bosnia e in Kosovo.

Impiegato presso l’emittente di Roma Radio Radicale, affiliata al Partito Radicale italiano, rimase a Pristina quando tutti gli altri giornalisti occidentali se ne andarono durante i bombardamenti della Nato. Questo gli portò un premio e fama, ma Russo, quarantenne, non fu mai uno che cercava i riflettori. Lasciava ad altri la gloria. Poco denaro ed evitare la massa erano il suo stile.

Lo scorso novembre si spostò a Tblisi. Attraversando le montagne verso la Cecenia, fece amicizia con il leader dei ribelli, Aslan Mashkadov, che stava conducendo la guerra contro le truppe russe. Entrambe le parti stavano commettendo atrocità.

Il mese scorso Russo telefonò a sua madre, Beatrice, farmacista in Toscana. Aveva una videocassetta. Bambini morti, orrori inimmaginabili, crimini di guerra. Il mondo l’avrebbe vista quando lui sarebbe ritornato in Italia, il 18 ottobre.

Il suo corpo è stato scoperto il 16 ottobre. Accanto c’era del nastro che la polizia sospetta sia stato utilizzato per imbavagliarlo. Gli amici hanno trovato aperta la porta del suo appartamento nel centro della città. Le sue cose erano in disordine, i documenti e la macchina rubati. Il medico legale ha detto che i danni non erano certamente il risultato di un incidente stradale. Non si sa se la sua cassa toracica sia stata sfondata da una pietra, da un pezzo di metallo, o dalla pressione umana.

Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto di non sapere in che direzione investigare sull’omicidio, ma si è detto convinto che non sia stato semplicemente un fatto di criminalità comune. Ha detto: “Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza”.

Questa è una delle diverse teorie che l’inchiesta sull’omicidio sta esaminando, ha detto la polizia. Un’organizzazione ambientalista di Tblisi, e i colleghi di Roma, affermano che Russo aveva le prove di una nuova arma russa capace di uccidere le persone lentamente.

Non ci sono prove e gli scettici evidenziano che giornalisti più noti stavano raccogliendo notizie di atrocità. Il Partito Radicale afferma che la tempistica è significativa. Per un anno, il Presidente Putin ha fatto lobby alle Nazioni Unite per togliere al Partito Radicale il suo status consultivo di organizzazione non governativa. Putin ha accusato i radicali di pedofilia, terrorismo e narcotraffico. Il voto finale delle Nazioni Unite, che ha respinto la richiesta, è stato calendarizzato per il 18 ottobre.

C’è un’altra teoria che gira negli studi di Radio Radicale. Russo è stato ucciso perché aveva un’intervista audiovideo con una donna georgiana che afferma di essere la madre del Presidente Putin, confutando la tesi di Putin che lei fosse morta. Come movente per un omicidio sembra improbabile. La storia emerse la scorsa primavera e fu ripresa dai media internazionali prima di essere screditata.

Altri dicono che il giornalista, che il giorno della sua morte era stato visto nella zona cecena, è stato ucciso per denaro. “Ma perché avrebbero dovuto lasciargli il suo passaporto e il crocifisso d’oro? E perché ucciderlo in un modo così strano? Non ha senso”, ha detto un collega, che ha chiesto di non essere nominato.

Gruppi che si occupano di diritti umani vogliono che l’Occidente chieda conto a Putin di Russo e di altri due giornalisti che hanno scritto sulla Cecenia: Alexander Yefremov, ucciso a maggio nella ragione separatista da un’esplosione controllata a distanza, e Iskander Khationi, che si concentrò sulle violazioni di diritti umani in Cecenia, trovato colpito a morte a settembre.

Nel giro di ore dalla morte di Russo, i colleghi a Roma sono stati travolti dai messaggi. L’attivista dalla coda di cavallo aveva creato molte amicizie nei suoi viaggi.

“Sapevamo molto poco di lui. Storie di lui che porta trenta bambini a un ristorante, che salva vite umane,…”, ha detto un collega. I liberali, liberi pensatori radicali non gli promettevano né fama né grandi guadagni, ma Russo accettò perché “loro sono pazzi, proprio come me”, come era solito dire.


Gli attacchi del partito alla Destra e alla Sinistra possono spiegare la minima copertura da parte della faziosa stampa italiana. “I giornalisti italiani sono snob. Antonio ha ricevuto più attenzione all’estero”, ha detto il collega.

Una piccolo corteo funebre ha accompagnato la sepoltura di Antonio nella tomba di famiglia a Francavilla, in Abruzzo. Beatrice Russo, settantacinquenne, crede che gli assassini di suo figlio non sdaranno mai identificati. “E’ tutto così oscuro. La sola cosa che mi consola è che è stata una morte coerente con la sua vita”.

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/100435.php

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Valida analisi dell' imminente guerra in Iraq
by antimperialista Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:27 PM mail:

CON L'IRAQ, OLTRE L'IRAQ Alla fine tutti vorranno spartirsi il bottino

Ci pare doveroso riportare quanto affermato dell'ex premier israeliano Barak in merito alla paventata aggressione all'Iraq:
"Gli avvenimenti degli ultimi due mesi - l'uccisione del marine in Kuwait, l'esplosione della petroliera francese al largo dello Yemen, il tragico massacro di Bali, il sequestro degli ostaggi a Mosca da parte dei ceceni con il suo doloroso risultato e il progredire del programma nucleare nord-coreano - indicano che questo non è che l'inizio di una nuova guerra mondiale. Porre fine al terrorismo nel mondo e alle armi di distruzione di massa nelle mani di despoti canaglia è un compito gravoso che potrebbe prendere il tempo di mezza generazione.
Di fronte alla scelta fra condizionare in modo netto l'attacco a una seconda risoluzione e un linguaggio più ambiguo che gli Stati Uniti potrebbero interpretare come il consenso, quando sarà il momento, a un'azione immediata, il Consiglio di sicurezza ha imboccato questa seconda strada - e giustamente. Se gli Stati Uniti non fossero riusciti a ottenere questa formulazione, ci si sarebbe trovati in futuro a dover pagare un prezzo molto più pesante. (Global Viewpoint, 10/11/02)

Partiamo dal secondo concetto, la risoluzione n. 1441 approvata all'unanimità del Consiglio di Sicurezza dell'ONU l'8 novembre scorso. Barak ci fornisce la chiave di lettura secondo gli americani: un testo "ambiguo" che consente a Bush un'attacco unilaterale, anche senza l'eventuale avallo delle Nazioni Unite. Un testo che nella sua "ambiguità" suona come un brutale ultimatum al governo iracheno.
Punto decisivo, quest'ultimo, dato che in molti, anche a sinistra, si fanno un sacco di illusioni sulle reali capacità dell'asse Russia-Cina-Francia-Germania di fermare la guerra e di contrastare gli USA.

Per una volta citiamo il famigerato polifuturologo Jeremy Rifkin:
"Neanche l'Europa è al di sopra dei sospetti. Mi pare quasi una situazione coloniale, da prima della seconda guerra mondiale. All'ONU la Francia e la Russia oppongono resistenza e l'Europa critica Bush. Ma quando si arriverà al dunque, tutti vorranno essere partecipi della spartzione del bottino. Gli europei lasceranno che la Superpotenza faccia piazza pulita in Iraq, anzi la appoggeranno. Dietro le quinte se ne discute anche all'ONU: neppure i francesi e i russi vogliono essere esclusi dal gioco". (Intervista a Sette del 30 ottobre)
Parole sante. Se Bush sarà in grado, come annunciato, di condurre una guerra fulminea e vittoriosa e se dunque la resistenza irachena fosse effimera e capitolasse nel giro di un paio di settimane, non solo Russi ed europei ma pure i cinesi, saliranno sul carro del vincitore per (Toni Negri non ce ne voglia), spartirsi il bottino iracheno nella più claissica delle modalità imperialiste. La possibilità che le latenti opposioni tra potenze borghesi (imperialiste o imperialiste in pectore come Cina e Russia) è tutta sulle spalle dell'Esercito di Saddam: ove esso riuscisse ad infliggere non solo pesanti perdite agli americani, se esso dovesse anzi far impantanare Bush tra il Tigri e l'Eufrate, solo allora le discrepanze diventeranno vere e proprie contraddizioni inter-imperialistiche. A conferma che Né cinesi, né russi né europei si augurano di venire alle mani con la Casa Bianca, c'è il fatto solare che nessuno di questi si azzarda ad aiutare fattivamente Bagdad, in altre parole sostenendolo militarmente.
A coloro i quali sostengono che la contraddizione interimperialista sia già oggi quella dominante, vorremmo ricordare che nel corso di tutto il '900, le due principali potenze imperialistiche e coloniali, Inghilterra e Francia, mai vennero ai ferri corti ed anzi, non solo spartivano il bottino in combutta fra loro, ma furono alleate in tutte e due le guerre mondiali contro l'imperialismo più debole, quello tedesco.

Torniamo ora alla prima affermazione di Barak, quella più importante. La parcezione che americani e sionisti hanno è appunto che sia in atto una vera e propria guerra mondiale. In effetti lo è: per dimensioni (planetarie), per natura (l'obbiettivo è rafforzare sul lungo periodo l'ordine mondiale a predominio incontrastato USA), per caratteristiche (l'uso non più solo dei bombardamenti, ma di grandi eserciti per attacchi di terra tesi ad occupare fisicamente i paesi considerati ostili o "Stati canaglia"). Il terrorismo è solo una metafora per indicare che ogni ostacolo al dominio yankee sarà spazzato via con ogni mezzo.

Una vittoria rapida e limpida degli USA sull'Iraq avrebbe dunque un rilevante significato politico e un impatto mondiale di medio-lungo periodo. Rafforzerebbe in modo decisivo gli USA e li spingerebbe a procedere nella linea che tende non solo ad eliminare ogni forza ostile, ma a soggiogare tutti quanti come vassalli.

In questo contesto, per quanto i movimenti occidentali contro la guerra siano importanti, il fattore decisivo è la resistenza armata irachena. Gli USA non sono in grado, pur di vincere, di pagare un prezzo troppo salato. Ammesso che essi riescano a sfondare tutte le linee difensive irachene e a vincere rapidamente tre o quattro battaglie campali, essi dovranno poi prendere le principali città del paese. E' qui che si giocherà la partita. L'Esercito iracheno dovrebbe evitare lo scontro frontale, ripiegare davanti all'onda d'urto scongiurando una rotta disordinata che sarebbe catastrofica e riposizionare velocemente le proprie forze a difesa delle principali città.
A questo punto, se escludiamo lo scenario apocalittico di Dresda o Nagasaki, la lotta sarà strada per strada, quartire per quartiere, casa per casa. Le battaglie avvenute nel 1982-83 a Beirut (protagonista l'esercito israeliano di Sharon) e quelle a Mogadiscio a metà anni '90 (dove le truppe scelte USA non potendo avere la meglio furono costrette a sloggiare), indicano che questo tipo di guerra urbana non è affatto congeniale ai Rambo nordamericani.
Nei prossimi mesi la storia si decide a Bagdad, Bassora, Abadan,Tikrit, Kirkuk e Ash Sharqat., non a Londra, Roma o Tokyo. Si decide con le armi, non con le sfilate pacifiste.


Il testo della risoluzione sul disarmo


Agendo sotto il capitolo Settimo della Carta dell'Onu il
Consiglio:

1) - DECIDE che l'Iraq è stato e rimane in VIOLAZIONE SOSTANZIALE dei suoi obblighi conseguenti alla risoluzione 687
(1991), in particolare per la mancata collaborazione con gli ispettori dell'Onu e dell'Aiea, e per il non aver completato le azioni richieste nei paragrafi da 8 a 13 della risoluzione 687.

2) - DECIDE di offrire all'Iraq una OPPORTUNITÀ FINALE di collaborare con i suoi obblighi di disarmo in base alle rilevanti risoluzioni dell'Onu e DECIDE di conseguenza di istituire un regime rafforzato di ispezioni con lo scopo di portare a pieno e verificato completamento il processo di disarmo stabilito dalla risoluzione 687 del 1991 e delle successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

3) - DECIDE che, per cominciare a porre in atto i suoi obblighi di disarmo, oltre a sottoporre le dichiarazioni biannuali richieste, il governo dell'Iraq fornisca all'Unmovic all'Aiea e al Consiglio di Sicurezza non oltre 30 giorni dalla data della risoluzione una AGGIORNATA ACCURATA, PIENA E COMPLETA DICHIARAZIONE di tutti gli aspetti dei suoi programmi di sviluppo di armi chimiche, biologiche, nucleari, missilistiche e altri sistemi di lancio tra cui veicoli aerei senza pilota... fornendo la precisa ubicazione di queste armi, componenti, sotto-componenti, riserve di agenti e materiali e attrezzature relative...

4) - DECIDE che false dichiarazioni o omissioni nelle dichiarazioni sottomesse dall'Iraq in seguito a questa risoluzione e la mancata collaborazione in qualsiasi momento con i dettati di questa risoluzione costituirà ulteriore VIOLAZIONE SOSTANZIALE dei suoi obblighi che dovrà essere riportata in Consiglio per VALUTAZIONE in accordo con i paragrafi 11 E 12.

5) - DECIDE che l'Iraq fornisca all'Unmovic e all'Aiea IMMEDIATO ACCESSO SENZA RESTRIZIONI O CONDIZIONI a tutti i siti anche sotterranei, edifici, attrezzature, documenti e mezzi di trasporto che gli ispettori decidano di visitare, assieme a immediato accesso privato e senza restrizioni a tutti i funzionari e altre persone che decidano di intervistare nel luogo di loro scelta. Decide inoltre che Unmovic e Aiea possano condurre le interviste dentro o fuori l'Iraq, possano facilitare a loro arbitrio il loro spostamento e quello delle loro famiglie fuori dall'Iraq e questo alla sola discxrezione dell';Unmovic e dell'Aiea. Queste interviste potranno svolgersi senza la presenza di osservatori iracheni. Istruisce inoltre l'Unmovic e richiede che l'Aiea riprendano le ispezioni non oltre 45 giorni dall'adozione della risoluzione e aggiornino il Consiglio 60
giorni dopo.

6) - AVVALLA la lettera 8 ottobre 2002 del presidente esecutivo dell'Unmovic e del direttore generale dell'Aiea al generale (Amir) al-Saadi del governo dell'Iraq e DECIDE che questa lettera sia vincolante per l'Iraq.

7) - DECIDE inoltre che, alla luce della prolungata interruzione delle ispezioni, il Consiglio di Sicurezza stabilisca le seguenti procedure riviste o addizionali che saranno vincolanti per l'Iraq nonostante accordi precedenti.
-- Unmovic e Aiea determineranno il personale delle ispezioni a cui spetteranno privilegi e immunità del personale di esperti in missione.
-- Il persona Unmovic e Aiea godranno dei privilegi dell'immunità previste dall'apposita convenzione dell'Onu.
-- Unmovic e Aiea avranno diritto di entrare e uscire senza
restrizioni dall'Iraq, il diritto di completi liberi movimenti
dentro e fuori i siti di ispezione e il DIRITTO DI ISPEZIONARE
QUALSIASI SITO O EDIFICIO compresi I SITI PRESIDENZIALI
nonostante i termini della risoluzione 1154 del 1998.
-- Unmovic e Aiea avranno il diritto di ricevere dall'Iraq i
nomi di tutto il personale associato al presente o in passato
con i programmi militari chimici, batteriologici, missilistici o
nucleari e con le installlazioni di produzione.
-- La sicurezza di Unmovic e Aiea sarà assicurata da
sufficiente personale di sicurezza Onu.
-- Unmovic e Aiea potranno dichiarare zone di 'non volò e
di 'non transitò, zone di esclusione e corridoi di transito
aereo e terrestre vigilate da forze di sicurezza Onu o da stati
membri: lo scopo sarà 'congelarè un sito da ispezionare.
-- Unmovic e Aiea avranno diritto di usare senza restrizioni
aerei e elicotteri sia dotati di pilota che senza pilota.
-- Unmovic e Aiea avranno il diritto di rimuovere,
distruggere o rendere innocui armi proibite, sub-sistemi,
componenti, documenti e il diritto di chiudere gli impianti per
la produzione dei suddetti. Avranno il diritto di comunicare
liberamente e senza restrizione anche in codice.
-- Unmovic e Aiea avranno il dirito di importare e usare
materiali per ispezioni e esportare materiali equipaggiamento e
docuqmenti sequestrati nelle ispezioni senza perquisizioni del
loro bagaglio personale o di servizio.

8) - DECIDE che l'Iraq non prenderà misure ostili contro
personale Onu o stato membro che fa rispettare le risoluzioni
dell'Onu.

9) - RICHIEDE che il Segretario generale notifichi
immediatamente all'Iraq questa risoluzione e che l'Iraq dichiari
la sua accettazione entro sette giorni.

10) - RICHIEDE che tutti gli stati membri collaborino in
pieno con Unmovic e Aiea.

11) - INCARICA il presidente esecutivo di Unmovic e il
direttore dell'Aiea di informare immediatamente il Consiglio di
qualsiasi interferenza o mancata collaborazione dell'Iraq.

12) - DECIDE di convocarsi immediatamente in base ai
paragrafi 4 o 11, una volta ricevuto un rapporto per considerare
la situazione e il bisogno di piena attuazione con tutte le
risoluzioni rilevanti del Consiglio di Sicurezza per
RIPRISTINARE LA PACE E LA SICUREZZA INTERNAZIONALE.

13) - RICORDA in questo contesto che il Consiglio ha
ripetutamente avvertito l'Iraq che andrà incontro a GRAVI
CONSEGUENZE come risultato delle sue continue violazioni ai suoi
obblighi.

14) - DECIDE di rimanere convocato sulla materia.


8 novembre 2002



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L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
by http://www.chefare.org Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:31 PM mail:

L'OCCIDENTE SFRUTTAT...
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Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali.Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito.Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate.E di tornare ad agitare,contro i popoli e lavoratori:la minaccia del fungo atomico !!!

Da
L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
A chi il petrolio e le braccia dell’Islam e dell’Asia?
A noi! Con ogni mezzo. Atomiche incluse.
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Terrorismo e Islam sono le "parole-chiave" che l’informazione ufficiale usa in relazione alla nuova guerra lanciata dall’Occidente. Non una riga su petrolio, profitti, manodopera nella regione mediorientale e nel continente asiatico tutto. È bene allora richiamare alcune semplici verità su queste altre "parole-chiave", chissà perché scomparse -a comando- dalla propaganda democratica dell’imperialismo...
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Con il 13% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone consumano quasi due miliardi di tonnellate di petrolio all’anno, il 52% della produzione mondiale (dati relativi al 1999 tratti dall’edizione 2000 della Bp Amoco Statistical Review of the World Energy). Ben i tre quinti di questo mare di petrolio viene da essi importato dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina. Un’area di rifornimento domina su tutte le altre: il Golfo Persico. Da lì provengono il 39% delle importazioni petrolifere dell’Europa occidentale, il 78% di quelle giapponesi e il 23% di quelle statunitensi. Le percentuali aumentano sensibilmente se si considera il mondo islamico nel suo insieme: che incorpora -a fianco dei paesi mediorientali- giganti petroliferi come l’Indonesia in Estremo Oriente, come l’Algeria e la Libia in Africa, o come l’Azerbaigian in Asia centrale.
In questi numeretti s’esprime non solo il dominio monopolistico esercitato da un pugno di super-stati sulla gran parte dei paesi e dei popoli del mondo, alla faccia di tutte le menzogne sull’uguaglianza delle nazioni. Ma anche l’importanza che riveste per l’Occidente il controllo (a prezzi per esso ragionevoli) dell’area mediorientale e del mondo islamico tutto. Privati di tale controllo, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone si troverebbero in ginocchio. Non solo perché incapaci di sviluppare l’enorme quantità di energia di cui necessita la loro vita economica e sociale. Ma anche perché sprovvisti della materia prima di base in alcuni settori economici centrali quali quello chimico-farmaceutico (da cosa pensate venga fuori la plastica?), quello automobilistico, quello agricolo...
Questa dipendenza diventerà ancor più forte negli anni a venire.
Attualmente, infatti, gli Stati Uniti e la Cee sono in grado di produrre una quota del petrolio che consumano: quasi 700 milioni di tonnellate. Le loro riserve di idrocarburi si stanno però esaurendo: al ritmo di estrazione attuale, dureranno solo un’altra decina d’anni. Quelle situate nel sottosuolo del Medioriente e dell’Asia centrale, invece, ben dieci volte tanto: quasi un secolo.
La cartina offre un bel colpo d’occhio su questa situazione.
Da essa emerge anche un altro fatto: è ancora il mondo arabo e islamico a comprendere le zone cruciali attraverso le quali passano le vie del trasporto dell’oro nero dai campi d’estrazione ai paesi occidentali: il canale di Suez, lo stretto di Ormuz nel Golfo Persico, lo stretto delle Molucche tra Indonesia e Malesia... E la regione che va dal Caucaso all’Asia centrale. Per decenni sotto il controllo dell’ex-Urss, tale zona riceve da tempo (non dall’11 settembre!) le attenzioni degli Stati Uniti e dell’Europa. Affinché le loro multinazionali mettano le mani sul petrolio e sul gas caspici. E affinché si aprano da lì nuove vie di trasporto sotto stretto controllo occidentale alternative a quelle già esistenti legate alla Russia. Al momento si contendono il mercato diversi progetti occidentali: la via turca, quella afghana, quella albanese...
Benché in lizza tra loro e legati a gruppi capitalistici e a progetti imperialistici contrastanti, la loro realizzazione richiede comunque una identica condizione: che l’area interessata sia messa sotto il giogo occidentale. Il che vuole dire due cose insieme. Da un lato che non deve emergere nessuna potenza asiatica (sei in linea Pechino?) in grado di fungere da polo di attrazione per i paesi e i popoli della regione in una chiave anti-occidentale (seppur tutta borghese). Dall’altro lato che le masse lavoratrici della zona -in gran parte musulmane- accettino di vivere in condizioni via via più misere, sotto il torchio di regimi autocratici e servili verso i padroni occidentali, senza neanche lontanamente sognarsi di usare alle condizioni ottimali per sé, per un proprio futuro meno nero e non per l’Occidente, le uniche ricchezze di cui al momento dispongono, e cioè le loro braccia e gli idrocarburi...
Ecco una delle ragioni per cui i paesi imperialisti da anni e anni si danno da fare per prendere in mano quella che viene definita la "chiave" verso l’Asia, e cioè l’Afghanistan. Per cui hanno iniziato quella sporca guerra di cui ha parlato Bush, e che l’attacco contro le Torri e il Pentagono non ha acceso ma solo accelerato.
Da essa dipende anche un altro target imperialista.
Nel capitalismo decadente del XXI secolo una percentuale crescente dei profitti e dei sovraprofitti globali sarà estratta dalla manodopera del continente asiatico, quella del mondo musulmano accompagnata dai lavoratori del subcontinente indiano e da quelli cinesi. In tutto la bazzecola di tre miliardi e mezzo di persone (con un settore di esse messo al lavoro nelle stesse metropoli). È vitale per i centri finanziari di New York, per il Pentagono e per l’intero circuito capitalistico occidentale che questa gallina dalle uova d’oro non cada nelle mani di una potenza capitalistica continentale (sei in linea Pechino?) o addirittura si metta in testa strani vagheggiamenti di emancipazione sociale e nazionale (all’inizio magari sotto la forma del rilancio dell’asianesimo o dell’internazionalismo islamico o del nazionalismo maoista o della difesa delle proprie tradizioni religiose contro l’invadenza della vampiresca e subdola civiltà cristiana...).
La "libertà duratura" serve anche a raggiungere questo scopo. Attraverso la collocazione di una sentinella armata dell’Occidente nel cuore dell’Oriente: in Afghanistan, sul tetto del mondo. Con i mirini puntati, da lì, contro gli sfruttati dell’intero continente.
Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali. Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito. Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate. E di tornare ad agitare, contro i popoli e i lavoratori dell’Asia, la minaccia del fungo atomico.
Le parole "sfuggite" al ministro Rumsfeld non sono casuali.
Una favola racconta che nel 1945 gli Stati Uniti sganciarono le bombe nucleari sul Giappone per costringere alla resa un governo che non voleva saperne di arrendersi, e per evitare perdite umane ancor più alte di quelle prodotte dai bombardamenti di Hiroshima e di Nagasaki. La tesi fu confezionata a Washington dall’amministrazione Truman, nelle stanze del potere della Casa Bianca e del Pentagono. E fu ripetuta per decenni, in piena libertà, nella stragrande maggioranza dei libri di testo di storia occidentali. Una menzogna di stato. L’obiettivo dei bombardamenti nucleari fu ben altro.
Al termine della seconda guerra mondiale le masse lavoratrici cinesi erano alla testa di un travolgente moto di liberazione che chiamava alla riscossa i popoli di tutto l’Oriente, dall’Indonesia alla Palestina. Un moto che poteva alimentare e collegarsi coi focolai di lotta di classe apertisi in Europa, soprattutto in Italia, in Jugoslavia, in Grecia, in Polonia... "Ecco con cosa dovrete fare i conti, se vi azzarderete a resistere alla nostra volontà", mandò a dire il nuovo boss del mondo capitalistico al popolo cinese, alle masse oppresse dell’Oriente, al proletariato internazionale: "col terrore nucleare."
Hiroshima e Nagasaki furono un esperimento sul futuro che si avvicina.


Torna alla pagina dei links di politica internazionale
http://digilander.iol.it/rivistaprolet/mondo.html
I marxisti-leninisti contro il terrorismo yankee
http://digilander.iol.it/rivistaprolet/terrorismo3.html

http://digilander.libero.it/rivistaprolet/terrorismo2.html

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«Truppe Usa via dalla Germania»
by SENATORE REPUBBLICANO JESSE HELMS Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:32 PM mail:

LA PROVOCATORIA PROPOSTA DEL SENATORE REPUBBLICANO JESSE HELMS Per ripicca alla posizione di Berlino sull´Iraq

NEW YORK

«Il Congresso dovrebbe considerare seriamente la possibilità di spostare le truppe americane fuori dalla Germania, e trasferirle nel territorio di un altro paese alleato membro della Nato, che appoggia davvero gli Stati Uniti». Questo è il suggerimento che aveva lanciato il senatore repubblicano Jesse Helms alla viglia del voto tedesco di ieri. Probabilmente è un'ipotesi che il governo americano non ha considerato neppure per un istante, ma dimostra bene il clima di tensione creato dall'opposizione di Schroeder alla guerra in Iraq, e soprattutto dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia Herta Daeubler-Gmelin, che aveva paragonato il presidente Bush a Hitler. Helms è alla fine della sua carriera e lascerà il Parlamento l'anno prossimo. Fino al 2001, però, era stato il potentissimo capo della Commissione Esteri del Senato, da cui dipendevano tutte le conferme delle nomine degli ambasciatori e tutte le ratifiche dei trattati internazionali. Tanto per ricordare il suo peso, Helms è il politico che fece impazzire l'amministrazione Clinton, negando tra l'altro i finanziamenti dovuti all'Onu, fino a quando il Palazzo di Vetro non accettò di rivedere le percentuali di contribuzione americane. Nel partito repubblicano il senatore della North Carolina mantiene un'influenza piuttosto consistente e le sue opinioni riflettono quelle della base conservatrice, a cui si è sempre appoggiato Bush. Circa due terzi delle truppe americane in Europa si trovano sul territorio tedesco, e Washington non avrebbe molta convenienza a spostarle, anche se ora non devono più fronteggiare la minaccia sovietica. Ma le tensioni delle ultime settimane con la Germania spiegano anche l'attenzione con cui la Casa Bianca ha seguito il voto, che si era quasi trasformato in un referendum europeo sulla guerra in Iraq. Infatti Richard Perle, uno dei consiglieri di Bush più determinati a rovesciare Saddam, aveva abbandonato l'etichetta diplomatica durante la campagna elettorale, facendo questa previsione: «Quando cominceremo a discutere sul serio l'intervento in Iraq, Schroeder non sarà più il Cancelliere tedesco».

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magari per i tedeschi
by aurelio Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:33 PM mail:

se lo fanno IO mi trasferisco lì

YANKEE GO HOME

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mafia sionista yankee?
by toga rossa Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:37 PM mail:

Time For Ford Foundation & CFR To Divest?


Time For Ford Foundation & CFR To Divest?
by bob feldman
8 October 2002
Like MIT and Harvard University, the Ford Foundation and the Council on Foreign Relations [CFR] also may invest in Big Oil stock, U.S. war machine stock, and in the stock of U.S. corporations that do business under the Sharon regime in Israel/Palestine. One way to more effectively resist the U.S. Establishment's militaristic foreign policy might be to seriously demand that MIT, Harvard, the Ford Foundation and the Council on Foreign Relations divest themselves of their Big Oil, war machine and Israeli-linked corporate stockholdings.

Some of the investment income which the multi-billion dollar Ford Foundation may gain from its investment in Big Oil, war machine stock and Israeli-linked corporations is used to pay excessively high salaries to Ford Foundation executives. Trilateral Commission and Council on Foreign Relations member Susan Berresford, for instance, was paid an annual salary of $615,934 (plus an additional $114,095 in benefits) in 2001 by the "non-profit" Ford Foundation for serving as the Ford Foundation President. The chief investment officer of the Ford Foundation (who also moonlights as the Ms.Foundation for Women board member responsible for managing that "non-profit" group's investment portfolio), Linda Strump, was paid an even greater annual salary in 2001 of $890,217 by the "non-profit" Ford Foundation.

Some of the Ford Foundation's investment income is also used to fund the alternative media work of groups that generally exclude 9/11 conspiracy journalists and researchers from their radio and tv shows, such as FAIR and DEMOCRACY NOW/Deep Dish TV/Pacifica. And an even greater portion of the Ford Foundation's investment income is used to help fund the Council on Foreign Relations [CFR] Inc. which has played an especially influential role in developing the U.S. Establishment's militaristic foreign policy--in addition to (like the Ford Foundation) receiving dividends from a stock portfolio which may contain Big Oil, war machine and Israeli-linked stock. As Thomas Dye noted in a book that was published during the Bush I Administration, entitled WHO'S RUNNING AMERICA? THE BUSH ERA:

The most influential policy-planning group in foreign affairs is the Council on Foreign Relations [CFR]...The CFR by-laws limit membership to 1,900 individuals who are proposed by existing members...The CFR's list of former members includes every person of influence in foreign affairs...CFR meetings are secret...A discussion of the CFR would be incomplete without some reference to its multinational arm, the Trilateral Commission...The Trilateral Commission was established by CFR Board Chairman David Rockefeller in 1972, with the backing of the Council and the Rockefeller Foundation.
THE CIA AND THE CULT OF INTELLIGENCE by Victor Marchetti and John Marks also made the following reference to the Council on Foreign Relations:

It was no accident that former Clandestine Services Chief Richard Bissell...was talking to a Council on Foreign Relations discussion group in 1968 when he made his 'confidential' speech on covert action. For the influential but private Council, composed of several hundred of the country's top political, military, business and academic leaders, has long been the CIA's principal 'constituency' in the American public. When the agency has needed prominent citizens to front for its proprietary companies or for other special assistance, it has often turned to Council members.
Former Ford Foundation executive and CIA official Bissell apparently told the Council on Foreign Relations discussion group the following in 1968:

If the agency is to be effective, it will have to make use of private institutions on an expanding scale, though those relations which have been 'blown' cannot be resurrected. We need to operate under deeper cover, with increased attention to the use of 'cut-outs' (i.e., intermediaries). CIA's interface with the rest of the world needs to be better protected. If various groups hadn't been aware of the source of their funding, the damage subsequent to disclosure might have been far less than occurred. The CIA interface with various private groups, including business and student groups, must be remedied. (quote contained in THE PIED PIPER: ALLARD K. LOWENSTEIN AND THE LIBERAL DREAM by Richard Cummings)
Seventeen years before he moved into the Ford Foundation presidential office, the now-deceased former Ford Foundation President, McGeorge Bundy, also worked with the Council on Foreign Relations. As NATION magazine contributing editor Kai Bird recalled in his MacArthur Foundation, LBJ Foundation and Rockefeller Foundation-subsidized book THE COLOR OF TRUTH: MC GEORGE BUNDY AND WILLIAM BUNDY: BROTHERS IN ARMS:

[In 1949,] Mac took on a project with the Council on Foreign Relations in New York to study Marshall Plan aid to Europe...The council's study group on aid to Europe included some of the foreign policy establishment's leading figures. Working with young Bundy on the project were Allen Dulles, David Lilienthal, Dwight Eisenhower, Will Clayton, George Kennan, Richard M. Bissell and Franklin A. Lindsay. Dulles, Bissell and Lindsay...would shortly become high-ranking officials of the newly formed Central Intelligence Agency...Their meetings were considered so sensitive that the usual off-the-record transcript was not distributed to council members. There was good reason for the secrecy. These were probably the only private citizens privy to the highly classified fact that there was a covert side to the Marshall Plan. Specifically, the CIA was tapping into the $200 million a year in local currency counterpart funds contributed by the recipients of Marshall Plan aid. These unvouchered monies were being used by the CIA to finance anti-communist electoral activities in France and Italy and to support sympathetic journalists, labor union leaders and politicians.

Both Bundy brothers were also good friends of Frank Wisner, the legendary intelligence officer who ran these covert programs in Western Europe. They socialized with Wisner and his...wife Polly, often at dinner parties hosted by Joe Alsop...Phil and Kay Graham of the WASHINGTON POST were also part of the same social scenery. In short, the council's study group placed Mac Bundy among a small group of like-minded men who fully understood and endorsed the necessity for waging psychological warfare against the Soviet Union.

The policy paper Mac wrote that summer, "Working Paper on the Problem of Political Equilibrium," assumed that such covert activities in Western Europe were worthy endeavors.

THE COLOR OF TRUTH book also contains the following additional reference to the ties between former Ford Foundation President Bundy, the CIA and the Council on Foreign Relations:

Bundy...thought it only natural that the historian William L. Langer...had taken a leave from Harvard to organize the CIA's Office of National Estimates [ONE]...Langer had gone to Washington at the call of the CIA and promptly hired Mac's brother Bill as one of his top aides. They were old friends and political allies...Mac had published a review in THE REPORTER of a massive two volume study of America's entry into World War II written by Langer and S. Everett Gleason. Langer had finished the project while at the CIA and Gleason was a high-ranking official in the National Security Council. Bundy called it a "magnificent achievement...so thorough that it will never be done again"...Funded by the Rockefeller Foundation and the Council on Foreign Relations to the tune of $139,000--an extraordinary sum in those years--and written with privileged acces to classified documents, the Langer-Gleason volumes were official history parading as independent scholarship...
According to a chapter entitled "How The Power Elite Make Foreign Policy" that appeared in the 1970 book THE HIGHER CIRCLES by G. William Domhoff, the Ford Foundation-subsidized Council on Foreign Relations has historically operated in the following way:

...Political scientist Lester Milbrath notes that 'The council on Foreign Relations, while not financed by government, works so closely with it that it is difficult to distinguish Council actions stimulated by government from autonomous actions...Aside from membership dues, dividends from invested gifts and bequests, and profits from the sale of FOREIGN AFFAIRS, the most important sources of income are leading corporations and major foundations. In 1957-58, for example, Chase Manhattan, Continental Can, Ford Motor, Bankers Trust, Cities Service, Gulf, Otis Elevator, General Motors Overseas Operations, Brown Brothers, Harriman, and International General Electric were paying from $1,000 to $10,000 per year for the corporation service, depending upon the size of the company and its interest in international affairs...More generally, in 1960-61, eighty-four large corporations and financial institutions contributed 12% ($112,200) of CFR's total income. As to the foundations, the major contributors over the years have been the Rockefeller Foundation and the Carnegie Corporation, with the Ford Foundation joining in with a large grant in the 1950's. according to [newspaper columnist Joseph] Kraft, a $2.5 million grant in the early 1950's from the Ford, Rockefeller, and Carnegie foundations made the Council 'the most important single private agency conducting research in foreign affairs.' In 1960-61, foundation money accounted for 25% of CFR income.

All foundations which support the CFR are in turn directred by men from Bechtel Construction, Chase Manhattan, Cummins Engine, Corning Glass, Kimberly-Clark, Monsanto Chemical, and dozens of other corporations. Further, to complete the circle, most foundation directors are members of CFR. In the early 1960's, Dan Smoot found that twelve of twenty Rockefeller Foundation trustees, ten of fifteen Ford Foundation trustees, and ten of fourteen Carnegie Corporation trustees were members of CFR. Nor is this interlock of recent origin. In 1922, for example, former Secretary of State Elihu Root, a corporation lawyer, was honorary CFR president as well as president of the Carnegie Corporation, while John W. Davis, the corporation lawyer who ran for President on the Democratic ticket in 1924, was a trustee of both the Carnegie Corporation and CFR...

Turning to the all-important question of government involvement, the presence of CFR members in government has been attested to by Kraft, Cater, Smoot, CFR histories and THE NEW YORK TIMES, but the point is made most authoritatively by John J. McCloy, Wall Street lawyer, former chairman of Chase Manhattan, trustee of the Ford Foundation, director of CFR and a government appointee in a variety of roles since the early 1940's: 'Whenever we needed a man,' said McCloy in explaining the presence of CFR members in the modern defense establishment that fought World War II, 'we thumbed through the roll of council members and put through a call to New York.'...

Despite the importance of speeches and publications, I think the most important aspects of the CFR program are its special discussion groups and study groups. These small groups of about twenty-five bring together businessmen, government officials, military men an d scholars for detailed discussions of specific topics in the area of foreign affairs. Discussion groups explore problems in a general way, trying to define issues and alternatives. Such groups often lead to a study group as the next stage. Study groups revolve around the work of a Council research fellow (financed by Carnegie, Ford and Rockefeller) or a staff member...In 1957-58...the Council published six books which grew out of study groups. Perhaps the most famous of these was written by Henry Kissinger, a bright young McGeorge Bundy protege at Harvard who was asked by the CFR to head a study group. His NUCLEAR WEAPONS AND FOREIGN POLICY was 'a best seller which has been closely read in the highest Administration circles and foreign offices abroad"...

It is within these discussion groups and study groups, where privacy is the rule to encourage members to speak freely, that members of the power elite study and plan as to how best to attain American objectives in world affairs...It was supposedly a special CFR briefing session in early 1947 that convinced Undersecretary of State Robert Lovett of Brown Brothers, Harriman that "it would be our principal task at State to awaken the nation to the dangers of Communist aggression."

Despite the fact that the CFR is an organization most Americans have never heard of, I think we have clearly established by a variety of means that it is a key connection between the federal government and the owners and managers of the country's largest financial institutions and corporations. It is an organization of the power elite...In my view, what knowledge we have of CFR suggests that through it the power elite formulate general guidelines for American foreign policy and provide the personnel to carry out this policy...

From a $135,057,600 stock portfolio which may be invested in Big Oil stock, U.S. war machine stock and Israeli-linked corporate stock, the Council on Foreign Relations, itself, earned an investment income of $2,905,350 between July 21, 2000 and June 30, 2001. Some of this investment income of the "non-profit" Council on Foreign Relations Inc. was then used to pay Council on Foreign Relations President Leslie Gelb an annual salary of $258,686.

The Ford Foundation-subsidized Council on Foreign Relations is one of the U.S. governing elite institutions responsible for formulating the U.S. Establishment's militaristic foreign policy and an institution that may profit from investments in Big Oil, U.S. war machine and Israeli-linked corporate stock. So it might be politically productive for the U.S. anti-war movement to seriously start making stock divestment demands on both the Countil on Foreign Relations and the Ford Foundation, as well as on MIT and Harvard University.

http://www.questionsquestions.net/index.html

http://www.questionsquestions.net/feldman/ff_divest.html

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Mafia yankee
by anti maSSoneria bushista di M**** Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:38 PM mail:

Questa storia comincia negli anni Sessanta.Arriva in Texas,dalla lontana Arabia Saudita,Muhammad bin Laden.Il patriarca ha già un portafoglio ricchissimo(è uno degli uomini più ricchi del suo Paese)e non sbarca come un immigrato clandestino: vuole fare affari.

Questa storia comincia negli anni Sessanta. Arriva in Texas, dalla lontana Arabia Saudita, Muhammad bin Laden. Il patriarca ha già un portafoglio ricchissimo (è uno degli uomini più ricchi del suo Paese) e non sbarca come un immigrato clandestino: vuole fare affari. Nel 1968 un misterioso incidente aereo lo toglie però di torno. Ma non "uccide" certo la voglia della famiglia bin Laden di fare business negli Usa. Tanto che il nuovo capofamiglia (suo figlio Salem, che è anche fratellastro del futuro, celeberrimo Osama) nel 1973 torna di persona in Texas e fonda ad Austin la compagnia aerea Bin Laden Aviation. Fa anche quello che insegnano tutti i manuali del buon manager: cerca i contatti giusti per entrare nei circoli che contano. E chi sceglie come "chiave d'accesso"? Mister George Bush, erede di una delle famiglie del petrolio più ricche di tutto lo Stato, e soprattutto uomo della Cia fin dal 1961, dai giorni della Baia dei Porci (il fallito putsch anticastrista a Cuba finanziato dagli americani, ndr.). E' un connubio che funziona subito: Bush senior fa sempre più soldi e carriera, diventando capo della Cia nel 1976, poi vice di Reagan nel 1981 e, infine, presidente Usa nel 1988; Salem e i suoi fratelli entrano invece alla grande nel business petrolifero e finanziario, diventando addirittura soci dei Bush. Ma qui dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Nel 1975 alla prestigiosa Harward business school prende la laurea George W. junior. L'attuale capo dello Stato americano se la spassa un po' e poi, tre anni dopo, entra nel mondo del lavoro. Fondando una sua compagnia petrolifera (il core business di famiglia): la Arbusto Energy. Tra i suoi compagni d'avventura c'è, sorpresa sorpresa, lo sceicco Salem bin Laden... E non solo: nel consiglio d'amministrazione compaiono infatti i nomi di Khaled bin Mahfouz e James Bath. Il primo è oggi ritenuto uno degli alleati fondamentali di Osama, mentre entrambi sono diventati "famosi" come uomini chiave dello scandalo della Bank of commerce and credit international (Bcci). Uno scandalo scoppiato nell'ottobre del 1988, quando i magistrati americani scoprono che l'istituto bancario è in realtà la "lavatrice" che ricicla il denaro del narcotraffico per finanziare operazioni segrete in mezzo mondo. Detto in soldoni, il "denaro sporco" dei trafficanti di droga veniva ripulito attraverso il sistema bancario - spesso grazie a una compagnia anonima di copertura - e diventava "denaro nascosto", usato dalla Cia per foraggiare vari gruppi ribelli e movimenti di guerriglia dall'Iran all'Iraq, dai contras in Nicaragua per arrivare fino ai mujahadeen della resistenza afgana all'invasione sovietica. A proposito di quest'ultima operazione, ecco un passaggio del reportage pubblicato da Time Magazine nel numero del 29 luglio 1991 con il significativo titolo di The Dirtiest Bank of All (La banca più sporca di tutte): "Poiché gli Usa volevano fornire ai ribelli mujahadeen in Afghanistan missili Stinger e altro materiale militare, c'era il bisogno della piena collaborazione del Pakistan. Dalla metà degli anni '80 il distaccamento della Cia a Islamabad fu una delle più grandi sedi di servizi segreti al mondo. 'Se lo scandalo Bcci è un così forte imbarazzo per gli Usa che indagini dirette non sono mai state condotte, ciò ha molto a che fare con il tacito via libera che gli stessi americani diedero ai trafficanti di eroina in Pakistan', ci ha detto un agente segreto dell'agenzia". Da segnalare anche che la Bcci aveva stretti rapporti sia con il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi [massone piduista noto come il "banchiere di Dio" -nota mia-A.B.], sia con la Banca nazionale del Lavoro di Atlanta.
Ma torniamo ora alla connection tra i Bush e i bin Laden. Nel 1982 George junior trasforma la Arbusto Energy in Bush Exploration Oil, che diventa la calamita che attrae altre compagnie e infine dà vita alla Harken Energy. Tutte operazioni finanziate in gran parte con capitali provenienti da Arabia Saudita e da altri paesi arabi, ma anche da personaggi legati all'affaire Bcci (come Mafhouz e James Bath...) o da politici intimi al clan Bush: un nome su tutti, James Baker, alla faccia del conflitto di interessi (Baker è stato segretario di stato Usa, ndr.). La Harken non naviga certo in buone acque, due volte arriva sull'orlo della bancarotta, ma non chiude mai. Bush junior segue le orme del padre, fa un sacco di soldi e comincia pure a pensare alla carriera politica. Un escalation che non si ferma neppure davanti all'ennesima misteriosa morte di questa storia. Nel 1988 Salem bin Laden scompare in uno strano incidente aereo, sempre in Texas, proprio come suo padre Muhammad. Ma non smettono di fioccare le super commesse per la società dei Bush-bin Laden. Ecco cosa ha scritto Giancarlo Radice in un'inchiesta pubblicata dal Corriere della sera: "Nell'89 il governo del Bahrein straccia improvvisamente un contratto con la Amoco e incarica la Harken di un mega-progetto di estrazione petrolifera off shore, ben sapendo che la Harken fino a quel momento non ha realizzato altro che qualche piccola estrazione di greggio di Oklahoma e Louisiana (mai in mare) e si trova in condizioni finanziarie disperate". Dunque, le "strade parallele" fra i Bush, Bath e le famiglie saudite non si fermano, conclude Radice. Anzi, "attraversano buona parte degli anni '90, per poi scomparire progressivamente dai rapporti d'intelligence. In Afghanistan la guerra anti-sovietica è finita da un pezzo. La 'pecora nera' della famiglia bin Laden, Osama, è ormai la mente occulta del terrorismo internazionale. E George W. Bush comincia la sua marcia verso la Casa Bianca". Il paradosso di questa storia è ora evidente: l'America, la Cia e il piccolo George si trovano oggi ad affrontare un nemico che loro stessi hanno proveduto a far crescere, foraggiandolo con i loro sporchi affari. Un business che, alla fine, gli si è rivoltato contro. Nel modo più tragico.
(Questo articolo è stato preso dal sito clarence.com
url: http://www.clarence.com/contents/societa/speciali/010911torri/osama1.html )

Caro Antonius,
come volevasi dimostrare,la tecnica dei narco finanziamenti in aiuto degli eserciti amici non è MAI venuta meno.
Per chi volesse saperne di più: http://digilander.iol.it/subliminale/VerNas.htm
Ciao!
SART

http://www.digilander.libero.it/subliminale/F43.htm

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terrorismo IN iraq
by IMC Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:41 PM mail:

Bombe per la pace
La guerra contro il terrorismo e' cominciata

Interrogativi sgradevoli e non richiesti sull'Iraq
"Immaginiamo lo scenario.... Un'agenzia della stampa irachena ha dichiarato oggi che Saddam Hussein ha deciso di rimuovere il primo ministro Ariel Sharon. Hussein ha deciso che i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica sono una minaccia troppo grossa per la stabilita' della regione. I servizi di intelligenza irachena hanno presentato ad Hussein la strategia di guerra contro Israele: manovre segrete di invasione, sabotaggio, conflitto d'informazione e bombardamenti a tappeto. Il presidente e' entusiasta." [Doug Morris]

Iraq: la minaccia fantasma
"Durante il mio servizio come ispettore delle Nazioni Unite degli armamenti, ho avuto l'incarico di tenere contatti con il signor Chalabi e il Congresso nazionale Iracheno per raccogliere "informazioni d'intelligence" [Scott Ritter]

Perchè Bush farà la guerra per risollevare l'economia Usa e invece combinerà un disastro
"Ormai è certo che si farà la guerra. Contro l'Iraq, contro l'Iran, contro la Siria o la Libia, contro la Somalia o il Sudan, o contro tutti i paesi musulmani messi assieme, non si sa. Quello che è certo è che gli strateghi del Pentagono e della Casa Bianca hanno deciso che l'unico modo per risollevare le sorti dell'economia Usa è una guerra generalizzata. Ma questa volta la guerra non risolverà proprio nulla, anzi aggraverà la situazione di crisi mondiale e ci condurrà al disastro"

I report di Globalobserver: un osservatorio sulla politica internazionale, la globalizzazione e i diritti umani

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i nuovi nazisti stelle e strisce
by Maurizio Rainero Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:43 PM mail: m.rainero@libero.it

Credo che sia giunto il momento per gli europei di dare
una spallata alla servile dipendenza politica dagli Usa,
paese che sta andando verso una inesorabile decadenza morale,
politica ed economica.Il patetico tentativo della squallida
classe politica americana attuale di nascondere le proprie
magagne attraverso l'uso della guerra otterrà il solo risul-
tato di creare un sempre più crescente odio verso gli yankees ed i loro servi sciocchi.
Insistere ora neell'appoggiare indiscriminatamente la politica di aggressione nordamericana al mondo porterebbe
alla medesima conclusione storica che spettò agli entusiasti
alleati della Germania nazista.

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Magari
by Laura Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:44 PM mail:

Magari ci si decidesse a dare una spallata agli amici americani, anche solo per far capire che non tutto il mondo è votato alla guerra in nome della "democrazia" decantata da mr.Bush. Che non tutto il mondo è disposto ad imparare dagli stati uniti il vero senso della democrazia e della difesa dei diritti dell'uomo. Gli americani e tanto meno l'amministrazione Bush nella sua storia può insegnare nulla a nessuno. La storia a noi insegna che l'unica mira di "ogni" e dico "ogni" mossa interventista degli Usa è stata guidata unicamente da interessi economici e geo-politici. Noi lo sappiamo....e mi auguro che avremo la forza di non renderci ulteriormente complici delle nefandezze americane.

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america pre - potente
by edoardo Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:45 PM mail:

è lampante che, dopo l'annuncio della germania di avere attuato la scoperta del motore all'idrogeno, la paura dell'america è quella che in seguito deve sottostare all'economia di altri paesi, per cui vuole depistare l'opinione mondiale con il falso interesse del petrolio, ma in realtà teme l'europa come forza economica, che può umiliare l'orgoglio del nazionalismo americano; perciò con tutte le ipocrisie del caso, impone l'egemonia della prepotenza militare mascherandola come difesa da ipotetici terroristi, quando i veri terroristi sono coloro che ingannano la libertà della propria nazione e quella delle altre con una statua della libertà bugiarda che evita di menzionare la pena di morte, il KKK, il razzismo, questa è l'america!

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illusi
by edoardo Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:48 PM mail:

per chi non ha ancora capito... l'america può ringraziare i partigiani che gli hanno spianato la strada con i propri morti, poi devono ringraziare l'armata sovietica che ha espugnato berlino con 22 milioni di morti altrimenti oggi l'america si troverebbe ancora a combattere contro hitler, infine l'america ha talmente aiutato che oggi ne trae profitto riducendo l'italia come l'argentina se non peggio... continuando così dovremo mendicare il pane anzichè avere la dignità di un popolo come quello italiano che vanta una storia ben più secolare che non quella americana appena nata.

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Quattro Cavalieri dell’Apocalissi irachena
by Child Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:50 PM mail:

Non si tratta di una formula esoterica, né di un’allucinazione notturna od uno scherzo, bensì di uno scoop giornalistico.


Un settimanale tedesco denominato FORMAT ha diffuso la clamorosa notizia che D.Buhmann, professore di Medicina Legale, esaminando un numero considerevole di foto giornalistiche del dittatore di Baghdad, avrebbe scoperto l’esistenza di tre sosia di Saddam Hussein. Sicché J.Heider, ricevuto dal dittatore in febbraio, avrebbe incontrato un falso Saddam. La notizia, ad essere sinceri, non è nuova. Di qualcosa del genere aveva parlato lo scorso numero di ‘Frontiere’ su Rai-1. E, prima di tutti, era stato il britannico Sunday Times tempo fa a riportare il dato della probabile esistenza di almeno un sosia di Hussein. Del resto della possibilità della presenza di una controfigura si è parlato con serietà in passato persino in relazione ad un papa: Paolo VI. E recentemente Bin Laden è stato fatto oggetto più volte di ilarità in tal senso, ipotizzando che a parlare nei video vari teletrasmessi nei mesi trascorsi invece dello ‘Sceicco del Terrore’ fosse un alter-ego di costui. Come si fa normalmente in certe scene cinematografiche.

T.Y. Ramadan, vicepresidente dell’Iraq, ha ora proposto una sfida all’ultimo sangue agli Usa: George Bush vs. Saddam Hussein. Non è una boutade, l’ho appena appreso dal Televideo. In questa maniera il popolo statunitense e quello iracheno rimarrebbero incolumi. Ottima proposta, ma la gente degli States ( grattacieli babelici a parte ) non avrebbe comunque da temere, vista la sproporzione di forze in campo in uno scontro tra USA ed Iraq, Potrebbero esservi semmai delle difficoltà nella scelta dell’arma. Le vecchie pistole saprebbero troppo di western e sbilancerebbero inevitabilmente la sfida a favore dello yankee texano. I fucili sarebbero poco romantici, altre armi ( chimiche, nucleari ) un controsenso. Forse l’arma bianca sarebbe l’unica veramente avvincente e spettacolare. La CNN riuscirebbe di certo ad assicurarsi la diretta dell’incontro, che verrebbe in seguito ritrasmesso globalmente in differita su tutte le tv nazionali. Il successo sarebbe garantito, ma vi è un ulteriore problema. Essendovi Quattro Saddam, come i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, ucciso un dittatore ne rimarrebbero altri tre. Come potrebbe essere sicura l’America che tra i tre scampati alla morte non vi fosse il dittatore vero? A meno che a duellare in singolar tenzone fossero tutti e quattro i Saddam, accompagnati magari da Bin Laden ( recuperato da qualche ambasciata americana, dove si era imboscato ) e da Arafat ( pregandolo di non atteggiare l’indice e il medio a V in caso di palese sconfitta ), contro un sestetto filo-yankee. Della squadra antislamica potrebbero ad es. far parte oltre a Bush jr. e Bush sr. anche Cheney e Sharon, con il prode Berlusca ed il valente scudiero Fede a compattare il gruppo. Kofi Annan, invece, potrebbe fare da padrino del duello insieme a cinque ispettori ONU. Il primo garantirebbe, nel caso di annientamento dei felloni islamici, un pianto cerimoniale con lacrime da coccodrillo secondo costume africano.

P.S.- È ovvio che che il numero proposto per i duellanti ed i garanti, 6-6-6, è puramente casuale. Non si facciano illazioni fuoriluogo!

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ANCORA SULLA GUERRA IN IRAK
by ANTI-IMPERIALISTA Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:53 PM mail:

fuck bush!

Ennesimo raid anglo-americano
Iraq: 11/10/02 - 02:06:12 da M.Cochi

Mercoledì aerei alleati hanno attaccato per la quarantasettesima volta dall'inizio dell'anno.Questa volta è toccato ad una postazione di missili terra-aria a nordovest di Mosul, nella "no-fly zone" settentrionale. I caccia, stando a quanto riferito dal comando statunitense in Germania, avrebbero aperto il fuoco dopo essere stati agganciati dai radar iracheni, una procedura che solitamente precede l'entrata in azione del sistema missilistico anti-aereo iracheno.

Fonti vicine ai militari iracheni hanno invece riferito che i caccia anglo-americani hanno lanciato l'attacco a una postazione di missili e a causa del bombardamento che ne è seguito quattro iracheni sono stati uccisi e dieci feriti. Negli ultimi mesi la frequenza di queste operazioni e' notevolmente cresciuta, a mano a mano che si e' fatta piu' concreta la minaccia di un'invasione statunitense contro l'Iraq.

Mentre continua incessante l'attivita' dei caccia anglo-americani sul territorio dell'Iraq interdetto all'aviazione del regime di Baghdad, il ministro dell'industria militare irachena Abdel Tawab Mullah Hoeish fa sapere che "le fabbriche accusate di produrre armi di distruzione di massa sono fabbriche civili" e che tutti i siti sospetti "sono stati ispezionati e distrutti dagli ispettori dell'Onu prima che essi venissero mandati via dall'Iraq nel 1998". Hoeish ha definito "invenzioni ridicole" le accuse americane e britanniche ed ha invitato sia gli ispettori dell'Onu sia i giornalisti presenti alla conferenza stampa a visitare tali siti "in qualsiasi momento ne abbiate voglia".
Alla fine della sua dichiarazione il ministro iracheno ha aggiunto che l'Iraq non ha piu' armi di sterminio ne' ha in programma di produrne.

Ma la Casa Bianca ha respinto l'invito-sfida tramite il suo portavoce, Ari Fleischer, che ha tagliato corto a riguardo: "Non e' una cosa che spetta all'Iraq ma alle Nazioni Unite. Resta da decidere i termini del ritorno degli ispettori, in modo da rendere piu' efficace il loro lavoro". Fleischer ha poi affermato che il presidente George W. Bush si aspetta dalla Camera un voto trasversale affinche' sull'uso della forza vi sia consenso tale da rappresentare un segnale forte per Saddam. "Il presidente", ha aggiunto Fleischer, "spera che l'Iraq capisca che gli Stati Uniti, i suoi alleati e il mondo fanno sul serio e si decida a far fronte alle richieste contenute nelle risoluzioni Onu".

Sul fronte della politica Parigi prosegue nella sua linea di opposizione alla prospettiva di un'unica risoluzione che aprirebbe la strada a un attacco militare americano. Per il governo francese l'uso della forza nei confronti dell'Iraq deve essere "l'ultima risorsa". Nel corso di una telefonata, il presidente Jacques Chirac ha ribadito a Bush che la Francia insieme ad altri Paesi, non puo' accettare alcun ricorso automaticato alla forza e che questa deve essere l'ultima risorsa, decisa dal Consiglio di sicurezza".
La Francia, uno dei 5 membri permanenti del Consiglio, ha sottolineato piu' volte la necessita' di una doppia risoluzione che contempli solo in seconda battuta il ricorso a un attacco militare nel caso in cui Baghdad si rifiutasse di collaborare con l'Onu.

Dal Palazzo di Vetro giunge la notizia che il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha annullato il suo viaggio in Cina e nell'Asia centrale per seguire da vicino la crisi irachena. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu sta ancora aspettando la bozza di risoluzione che Washington intende fare approvare: fonti diplomatiche ritengono che non arrivera' prima dell'approvazione del testo di autorizzazione all'uso della forza contro l'Iraq che e' all'esame del Congresso Usa.

Il Los Angeles Times, in un articolo apparso ieri, ha riportato i costi di un eventuale conflitto. Il testo dell'articolo specifica che la prima guerra contro l'Iraq costò agli Stati Uniti 61 miliardi di dollari, anche grazie all'aiuto dei numerosi paesi alleati che contribuirono alle spese con 48 miliardi, mentre una nuova guerra all'Iraq, oggi, costerebbe agli USA 200 miliardi di dollari. Una cifra ingente per il traballante bilancio federale, proiettato verso un deficit di 452 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Nove miliardi è il costo stimato per un mese di operazioni militari in Iraq.

Il direttore della Cia, George Tenet, ha inviato al senatore democratico Bob Graham una lettera, pubblicata mercoledì dal New York Times, in cui afferma che "un attacco americano all'Iraq potrebbe spingere Saddam Hussein, ormai con le spalle al muro, a varcare il confine lanciando, o aiutando gruppi terroristi islamici a farlo, attacchi con armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti.
Per ora Baghdad - si legge nella lettera - sembra trattenersi dal lanciare attacchi terroristici con armi convenzionali o batteriologiche e chimiche contro gli Stati Uniti. Ma se Saddam dovesse ritenere che l'attacco guidato dagli americani non possa essere più evitato, allora probabilmente diventerebbe molto meno vincolato nell'intraprendere azioni terroristiche... se questa fosse l'ultima chance di ottenere vendetta facendo un gran numero di vittime insieme a lui". Tenet ha cercato di spiegare che "non ci sono contraddizioni fra le posizioni espresse dalla Cia e quelle espresse dal presidente Bush" ma la Casa Bianca non ha gradito il suo intervento. La missiva di Tenet sembra dunque introdurre dei distinguo: Saddam e i suoi arsenali sono pericolosi, ma non è con un attacco che si disinnesca il pericolo. Piuttosto, sembra essere la tesi di Tenet, con un rovesciamento di regime dall'interno, nel quale la CIA potrebbe fare la sua parte.

Marco Cochi

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SADDAM PERICOLO SOLO SE ATTACCATO - Doccia fredda della Cia
by PARADOSSI notizie paradossali Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:54 PM mail:

Un attacco americano all'Iraq potrebbe spingere Saddam Hussein, ormai con le spalle al muro, a varcare il confine di fronte al quale finora si e' fermato, lanciando, o aiutando gruppi terroristi islamisti a farlo, attentati con armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti. E' questo l'avviso contenuto nella lettera inviata il sette ottobre scorso dal direttore della Cia, George Tenet, a Bob Graham, il senatore democratico che guida la commissione servizi, in risposta ad una richiesta del Senato di declassificare del materiale sull'Iraq in vista del dibattito per l'autorizzazione all'uso della forza.

LEGGI TUTTO:
http://paradossi.mediawet.com/

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Un modo come un' altro di dare per scontata la presenza di tali armi in mano all' Irak
by garabombo Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:56 PM mail:

dare per scontata la presenza di tali armi in mano all' Irak, e di far passare Saddam come un disperato pronto a tutto.

Invertendo i dati della realta':

gli USA hanno tutti i tipi di armi di ditruzione di massa.

Sono presenti in tutti i continenti, hanno bombardato paesi in tutti i continenti, hanno fatto attentati Diretti o finanziati e appoggiati) in tutti i continenti.

Bush, e il governo USA, hanno teorizzato l'uso di armi di distruzione di massa.

Bush ha approvato le guerre preventive, come i nazisti nel 1941 in URSS, e i giapponesi nelle Hawai.

Bush e Blair (USA e GB) hanno usato un' arma di distruzione di massa quale l' embargo. Un milione e mezzo di persone sono una massa?

Dobbiamo ancora correre dietro alla politica di disinformazione e di inquinamento della situazione, ricordate l'ufficio spandi merda istituito (o riattivato) dal governo USA?

bbb

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propaganda usa
by Maurizio Barile Wednesday, Feb. 12, 2003 at 2:59 PM mail:

LA STRATEGIA DELLA PAURA

Le masse sotto shock sono facilmente manipolabili, poichè un forte impatto emotivo, come sapevano bene Hitler e Goebbels, in grado di far scattare i meccanismi mentali che regolano l'istinto, la rabbia, l'aggressività, la vendicatività, rende cieca l'opinione pubblica di fronte ad ogni discorso razionale; e la paura rende più succubi nei confronti delle autorità (il governo, i servizi di sicurezza, le forze armate), alle quali ci si affida totalmente.



LA PROPAGANDA
" Semplificando i pensieri delle masse e riducendoli a costrutti primitivi, la propaganda è capace di presentare il complesso processo della vita politica ed economica nei termini più semplici... Abbiamo scelto dei contenuti, e li abbiamo conficcati nel cervello del piccolo uomo della strada...E' assoluto diritto dello Stato supervisionare la formazione dell' opinione pubblica....Se dici una bugia abbastanza grossa e continui a ripeterla la gente finirà per crederci. Diviene quindi vitalmente importante per lo Stato usare tutti i propri poteri per reprimeri il dissenso, perchè la verità diventa il più grande nemico dello Stato." Dr Paul Joseph Goebbels, ministro della Propaganda di Hitler.
"E' naturale che la gente comune non voglia la guerra. Ma il popolo può sempre essere allineato sulle direttive di chi comanda. E' facile.Tutto quello che devi fare è dire loro che sono attaccati, e denunciare i pacifisti di essere anti-patriottici e di volere esporre il paese al pericolo. Funziona in qualsiasi paese". Parole di Hermann Goering, gerarca nazista.

La politica statunitense passa interamente attraverso la televisione e in seconda battuta i giornali.
Tutti i mezzi di comunicazione sono stati controllati, dall' 11 settembre in poi, secondo i principi e le regole di una vera e propria propaganda di guerra:
- identificazione di una Giusta Causa - slogan : la "guerra al terrorismo";
- demonizzazione del Nemico: Bin Laden e Al-Qaeda; ma anche Iraq-Iran-Nord Corea "l'asse del Male";
- spettacolarizzazione della guerra, da presentare come un pulito video-game;
- non far vedere mai gli effetti delle proprie azioni di guerra sulle popolazioni civili "nemiche", sempre da minimizzare (gli effetti collaterali);
- accusare di collaborazionismo con il nemico chi obietta qualcosa : chi non è con noi, è un amico dei terroristi;
- attuare una politica del terrore con continui allarmi circa imminenti attentati: la strategia della paura.
Un episodio emblematico di censura poco tempo dopo gli attentati: Bill Maher, animatore di un talk show sulla rete Abc , "Politically Incorrect", è stato messo al bando per aver sostenuto che non è "codardo" chi si butta con un aereo contro un grattacielo ma chi sgancia un missile Cruise da duemila metri. […] Con riferimento ai bombardamenti su militari e civili in afghanistan. Come primo risultato, gli sponsor hanno ritirato i contratti pubblicitari e i ripetitori locali hanno oscurato la trasmissione. Ari Fleischer, portavoce di Bush, commentando il caso, ha avvisato "tutti gli americani: attenti a quello che dite e a quello che fate, non è il momento per sortite del genere".

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COLOMBIA - UN NARCO PRESIDENTE
by Comitato carlos fonseca Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:00 PM mail: comitatocarlosfonseca@virgilio.it

UN NARCO – PRESIDENTE…
Chi è Alvaro Uribe Velèz?
Fonte: http://www.rebelion.org

Serpente di fuoco
In Colombia i grandi mezzi di comunicazione i cui proprietari sono i gruppi del monopolio, hanno trasformato, a cominciare dai sondaggi, Alvaro Uribe Velèz in uno degli aspiranti più decisi ad occupare la presidenza della Colombia nelle elezioni di maggio 2002.

Con la sua proposta di Stato Comunitario e il suo motto ‘mano decisa, cuore grande’ Uribe è oggi come oggi colui che più incarna il progetto politico delle classi dominanti e dell’imperialismo nordamericano, e le sue necessità di centralizzazione del potere esecutivo e di un piano controinsorgente (contro la guerriglia) e antipopolare che risolva il grande problema che per più di 15 anni ha affrontato il vecchio Stato: la mancanza di un comando unico, di unità nella guerra che il vecchio Stato ha dichiarato da decine di anni al popolo e alla nazione Colombiana.

Quello che i mezzi di comunicazione hanno cercato di fare è stato creare una immagine rinnovata e tecnica di un personaggio la cui storia è vincolata ai fattori tradizionali di ingiustizia sociale, disuguaglianza, terrorismo di Stato, narcotraffico e corruzione.
Allo stesso tempo, Uribe Velèz e la sua politica da guerriero, paramilitare e pro yankee aiuta ad approfondire in Colombia un modello economico caratterizzato dalla più grande accumulazione e concentrazione di capitali e terra in mano a pochi grandi borghesi e proprietari terrieri, mentre il capitale finanziario imperialista controlla le arterie vitale dell’economia, garantendo all’imperialismo yankee che la Colombia continuerà ad essere una fedele neocolonia al suo servizio.

1) LA FORMAZIONE DI UN QUADRO CHIAVE

Alvaro Uribe nacque nel 1952 a Medellìn, in una famiglia della borghesia antiochegna, vincolata anche alla grande proprietà terriera e agli affari del narcotraffico.
Il libro I Cavalieri di Cocaina di Fabio Castillo, riporta che suo padre, Alberto Uribe Sierra , era un noto narcotrafficante che fu arrestato una volta per essere estradato, però Jesus Aristizàbal Guevara , allora segretario di Governo nella città di Medellìn, riuscì a rimetterlo in libertà .
Uribe Sierra fu ucciso dalla guerriglia per le sue attività controinsorgenti.

I suoi sostenitori lo mostrano come la giovane stella che studiò con merito nei migliori collegi di Medellìn . Inel 1977 si laureò in Diritto e Scienze Politiche all’università di Antiochia . Nel 1993 si specializzò in Amministrazione e Gerenzia all’università di Harvard dove studiò anche Negoziazione e Conflitto. Nel 1998 fu nominato Senior Associate Member del Saint Antony’s College dell’università di Oxford in Inghilterra.

La sua carriera politica che iniziò in giovane età, prima di finire la carriera universitaria, coincise con l’apice massimo del cartello di Medellìn. Nel 1976 fu Capo dei Beni delle Imprese Pubbliche di Medellìn; Segretario Generale del Ministero del Lavoro 1977-78 e tra l’80-82 fu direttore dell’Aeronautica Civile. Fu sindaco di Medellìn nell’82-83 e consigliere della città dall’84 all’86. Senatore 1988-1993 e Governatore di Antiochia tra il 1995 e il 1997.
Il giornalista de El Espectador Fernando Garavito – ora esiliato dopo aver ricevuto minacce- in una delle sue colonne del passato febbraio, segnalò che nel periodo in cui Uribe fu direttore dell’Agenzia dell’Aeronautica Civile della Colombia (1980-82) furono date molte licenze da pilota al Cartello di Medellìn –permettendo ai suoi piloti di volare con grandi quantità di cocaina fuori della Colombia fino agli Stati Uniti e al loro interno. Uribe vene ritirato dall’incarico per questa irregolarità.

Anche come Sindaco di Medellìn, la sua relazione con Pablo Escobar in progetti “comunitari” è documentata: uno era la costruzione di un quartiere per la gente povera conosciuto come ‘Medellìn sin Tugurios’ (Medellìn senza tuguri) ,e un altro programma civico che portò la piantagione di migliaia di alberi nella città.
Pablo Escobar finanziò tutti e due i progetti con l’intento di migliorare la sua immagine pubblica e Uribe appoggiò pubblicamente i due sforzi. Inoltre, Urbe inaugurò il nuovo quartiere quando già era conoscenza comune che tutta la copertura della stampa positiva sarebbe stata per Escobar.

In questo tragitto negli organi del potere del vecchio Stato, costruì il suo progetto di Stato Fascista, sostenuto da elementi come: centralizzazione assoluta del potere esecutivo, controllo e diminuzione del Congresso, rafforzamento dell’apparato militare, sviluppo della struttura paramilitare, negoziazione delle libertà democratiche, riduzione dei diritti dl popolo e vincolazione con i settori più corrotti e assassini della classe dominante.

2) PROMOTORE DELLA STRATEGIA CONTROINSORGENTE: PARAMILITARISMO E INTERVENTO NORDAMERICANO
Durante la sua carica di Governatore di Antioquia, Uribe Velèz sperimentò il suo modello di “Stato Comunitario” (Stato Fascista), con la scusa di stimolare la cittadinanza a partecipare alla costruzione di posti di impiego con un modello paramilitare di sicurezza pubblica. Partendo da un programma patrocinato dall’imperialismo nordamericano attraverso l’università di Harvard, formò circa 50.000 antiochegni in “Negoziazione Pacifica di conflitti”.

Questo progetto servì per creare le Associazioni Comunitarie “Convivir”, nel 1994, i cui membri potevano realizzare aggressioni e assassini contro il popolo, mentre lo Stato e le forze di sicurezza gli garantivano il segreto e la copertura.
Queste cooperative furono utilizzate dai latifondisti e narcotrafficanti per applicare la politica controinsorgente di “terra devastata” in numerose zone contadine e nella stessa capitale antiochegna.
Fu con le Convivir che i paramilitari raggiunsero il loro dispiegamento nazionale, si consolidarono ad Antioquia nel Nudo de Paramillo ed entrarono nel giro delle banane assassinando e sfollando migliaia di contadini.

Nella polemica intervista realizzata dal Newsweek, nel marzo di questo anno , il giornalista Joseph Contreras gli rivolge, a proposito del suo progetto paramiltare, le seguenti domande:

C: Alcuni colombiani vedono in lei il candidato dei gruppi paramilitari.
U: Non mi sono mai riunito con nessun membro ne delle forze paramilitari ne della guerriglia. [Il capo paramilitare] Carlos Castaño ha detto chiaramente che non mi conosce. Una volta, molti anni fa, mi sono riunito con [il capo delle AUC] Salvatore Mancuso, quando era allevatore ma non l’ho mai più rivisto da quando si è uito ai paramilitari.
C: Però Però molti anni fa quando lei ......
U: Non le risponderò a questo. Se ho vincoli con i gruppi paramilitari, ponga una questione di fronte alle autorità competenti .
Nota: Il cinismo di Uribe è evidente. Nelle passate elezioni del Congresso , i paramilitari e la loro espressione politica: I settori Uribisti dei vari partiti e movimenti imposero con la forza circa il 30 % del congresso . Lo stesso Mancuso e Carlos Castaño nei loro comunicati e messaggi pubblici segnalano Uribe come loro candidato.E la ex sindaco di Apartadò, Gloria Cuartasun, nell’asse bananero duramente colpito dal paramilitarismo e da Convivir dai tempi in cui Uribe fu govrnatore, ha detto:” Uribe è l’espressone politica dell’agenda paramilitare”.

Numerosi documenti e espedienti, oggi taciuti, evidenziano il vincolo di Uribe Velèz in operazioni paramilitari. Il Folio66 delle ASFADDES –Bogotà, lo mette in relazione con l’assassinio degli studenti Jorge Ivan Alarcòn e Edgard Augusto Monsalve nel 1955. Quando nel 1997 furono arrestate alcune persone coinvolte, tra cui funzionari del governo, questi furono liberati e reintegrati ai loro incarichi per ordine del governatore di Antioquia.

La sintesi che si trae da suo esperimento, è che oggi si deve creare una milizia civile e dare armi ad un milione di disoccupati nelle zone rurali perchè pattuglino i campi e forniscano informazioni all’esercito e alla polizia..
Questa idea fu da lui proposta la prima volta nell’evento del FEDEGAN- associazione di allevatori, nella sua Conferenza Nazionale di novembre a Cartagena alla quale Uribe assistì come invitato d’onore. Lì con il simbolico saluto Falangista si strinse il patto di compromesso tra Uribe Velèz e gli allevatori latifondisti ultrareazionari colombiani.
Ma oltre a questo aspetto del suo progetto controinsorgente, ce ne è un’altro di maggior ampiezza ; Uribe Velèz ha sempre invocato la presenza di truppe straniere in Colombia e oggi è in contatto con il Pentagono e la CIA per incrementare la presenza militare e la partecipazione di truppe yankee nella guerra interna (Caschi Blu, forze multinazionali latinoamericane o altre modalità di aggressione).

3) SOSTENITORE DI UN MODELLO DI GUERRA ECONOMICA E SOCIALE CONTRO IL POPOLO COLOMBIANO
Come senatore ha portato avanti le seguenti leggi che hanno permesso la più grande concentrazione finanziaria del capitale nelle mani dei gruppi del monopolio finanziario e del capitale finanziario imperialista:
- Legge 71/88 o Riforma delle Pensioni che solo nel 1995 sommavano 708.000 milioni di pesos, fondi diretti alla speculazione finanziaria.
Mentre dall’altro lato si aumentò ai lavoratori l’età e il tempo per avere diritto alla pensione .
- Legge 50/90 o di riforma del lavoro.
Fu il proposito di adeguare la legislazione lavorativa alle necessità di un mercato libero da legami legali o sindacali. Uribe Velèz difendeva questa legge come la pietra filosofale che avrebbe attivato l’impiego.
A quel tempo la disoccupazione stava era vicina al 10%; invece di ridursi, dodici anni più tardi arriva al 27%.
Con la legge 50 la grande borghesia spodestò i lavoratori colombiani delle loro conquiste lavorative e tra queste la stabilità lavorativa, si eliminò il diritto di sciopero nelle imprese del servizio pubblico, si fece più acuta la criminalizzazione della protesta popolare, si stabilì l’incremento del tempo lavorativo, si creano le imprese temporanee e l’impiego temporaneo e si creano i cosiddetti Fondi Pensione come forma di strappare la pensione ai lavoratori e trasferirli in mano ai gruppi monopolistici. Oggi l’imperialismo vuole approfondire questa riforma iniziata da Uribe.
- Legge 100/93. Sistema di Sicurezza Sociale.
La salute si convertì nell’affare più redditizio e speculativo dei gruppi
monopolisti che avanzano una guerra pubblicitaria per appropriarsi di tutti gli affiliati ai Fondi Pensione provocando la rottura della Sicurezza Sociale ISS.

4) IL FALSO PALADINO DELLA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE E LA POLITICHERIA
La pubblicità si sforza, tramite tutti i mezzi di informazione, di lavare l’immagine di Uribe Velèz e convertirlo in uno dei più puliti e limpidi politici colombiani, ma non si può oscurare il sole con un dito.
Perchè Uribe Velèz garantisca l’unità delle classi dominanti, deve arrivare ad accordi con il gamonalismo tradizionale e di fatto lo fa, per esempio, con i risultati nella costa Atlantica, fortino del gamonalismo che ha a che vedere con gli accordi a cui sono arrivate le classi dominanti locali, per esempio Fuad Char, recalcitrante politico a cui gli Stati Uniti negarono il visto per il suo coinvolgimento nel reciclaggio di dollari prodotti dal narcotraffico.

D’altra parte, secondo le rivelazioni di un rapporto della Controladorìa di Medellìn, si evidenzia che nel processo di liquidazione dell’impresa Metromezclas, creata quando era Sindaco di Medellìn (1983) e data in amministrazione al suo nucleo di collaboratori, questa arrivò a essere (inviata a metà) dei 90. Nel suo processo di liquidazione, il gerente liquidatore, Pablo Arango, uomo chiave nella strategia di Uribe Velèz, realizzò prestiti a terzi e maneggiò senza il controllo del contabile dell’impresa , le risorse della liquidazione e aprì conti per i risparmi personali per dirottare il denaro. Inoltre si girarono assegni a imprese come Tex Fashion, per il valore di 87.520.000 pesos.

Del resto, d’accordo con un documento firmato dal capo della DEA Donnie R. Marshall il 3 agosto del 2001, furono requisiti vari aerei con carichi necessari per la produzione di coca. Le navi si dirigevano a Medellìn a nome di una impresa chiamata GMP Prodotti Chimici .
Le 50 tonnellate dell’elemento chimico destinate alla GPM erano sufficenti per la produzione di 500 tonnellate di idroclrato di cocaina, con un valore in strada di 15mila milioni di dollari .
Il ppadrone della GPM Prodotti Chimici, d’accordo con il rapporto del 2001 del capo della DEA, è Pedro Juan Moreno Villa, capo della campagna, ex segretario di governo e, per molto tempo, braccio destro dell’attuale candidato alla Presidenza della Colombia Alvaro Uribe Velèz.
Nel marzo di quest’anno la rivista Newsweek, tramite il corrispondente Joseph Contreras ha realizzato un’intervista a Uribe Velèz che riflette le sue compromissioni con la droga e il paramilitarismo, oltre al suo carattere autoritario e occultatore della storia. Ecco alcuni passaggi dell’intervista:

C: Nel 1997 e 1998, agenti dell’Amministrazione Anti Droga degli Stati Uniti (DEA) sequestrarono 50 tonnellate di un precursore chimico usato nel processo di lavorazione della cocaina. Questi carichi chimici furono acquistati da una compagnia di proprietà di Pedro Juan Moreno, che lavorò con lei quando era governatore di Antioquia.
U: Mi resi conto di questo solo quando il mio mandato era già al termine. Se le accuse sono certe, dovrebbe andare in prigione. Se non sono invece sostenibili, la DEA dovrebbe correggere l’errore. Io credo che in questo caso si sia commesso un errore.

Tradotto dal COMITATO CARLOS FONSECA – ROMA - comitatocarlosfonseca@viriglio.it

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Ecco uno dei perché gli USA non vogliono corte internazionale
by anti terrorismo = anti yankee Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:07 PM mail:

verdetto di 'assoluzione'per pattuglia con altri aerei statunitensi bombardò il villaggio di Deh Rawud, nel quale era in corso una festa di nozze, e quello vicino di Kakrak, facendo strage di civili.

Si è conclusa con un verdetto di 'assoluzione' l'inchiesta militare americana sul massacro avvenuto nella notte fra il 30 giugno e il 1 luglio scorsi nella provincia centrale afghana di Uruzgan, dove un Ac-130 di pattuglia con altri aerei statunitensi bombardò il villaggio di Deh Rawud, nel quale era in corso una festa di nozze, e quello vicino di Kakrak, facendo strage di civili.L'episodio suscitò fortissima emozione in tutto il mondo, rischiò di pregiudicare i rapporti tra l'amministrazione di Washington e la stessa coalizione occidentale anti-Talebani, da un lato, e le nuove autorità di Kabul, dall'altro. Indagini effettuate per conto dell'Onu hanno stabilito che vi fu da parte degli americani quanto meno un'imperdonabile leggerezza nel colpire.

Ora tuttavia dal suo quartier generale di Tampa, in Florida, il Comando Centrale Usa ha fatto sapere che l'equipaggio della 'cannoniera volante' agì "correttamente" in quella occasione, e si comportò "secondo le regole d'ingaggio".

Washington se siente amenazado
LA JUSTICIA GLOBAL: LA PELEA ENTRE EE.UU. Y EUROPA POR EL TRIBUNAL PENAL INTERNACIONAL

Lo afirmó el jurista Kai Ambos, consejero de Alemania durante el proceso de creación del Tribunal Internacional. Dijo que la Casa Blanca teme que esa corte mundial enjuicie a sus soldados.
El rechazo de EE.UU. a un Tribunal Penal Internacional (TPI) es uno de los temas que más enfrenta a los europeos con Washington. La Corte se fundó en 1998 con la firma del Tratado de Roma. Su función es atender casos de genocidio, crímenes de guerra y otros delitos de lesa humanidad. Desde entonces, la Casa Blanca rechaza integrarla porque sospecha que será usada políticamente en su contra. Hoy, con 78 Estados adherentes, entre ellos Argentina, y sin la participación de EE.UU., la Corte parece deshilachada. "Es mejor tener un tribunal internacional imperfecto que no tener nada", dice Kai Ambos, el jurista alemán de 37 años, consejero de su gobierno que participó de las discusiones en Italia.

Miembro del Max Planck Institut de Friburgo, Ambos sostiene que el TPI "es una amenaza para EE.UU.". Autor de numerosas publicaciones sobre el tema, Ambos estuvo hace poco en Argentina invitado por la justicia neuquina.

El Tribunal entró en vigencia en julio último y ahora se discute en Nueva York cómo será su conformación final. Desde un poco antes de ese mes, EE.UU. viene exigiendo que los países miembros firmen acuerdos bilaterales para garantizar la inmunidad de los soldados estadounidenses en caso de que sean acusados de los delitos que juzgará ese órgano internacional.

Esta es una síntesis de la charla del jurista Ambos con Clarín.

—¿Cómo recibe Europa el rechazo de EE.UU. al TPI?

—Antes de la fundación del Tribunal, EE.UU. quería tener una corte que para nosotros no merecía ese nombre. Lo que al fin logramos es un Tribunal con muchas limitaciones en su jurisdicción. Pero la situación empeoró con George Bush. De una posición distante con Bill Clinton se pasó a una actuación contra la Corte mediante una política agresiva. En el fondo, el TPI es una amenaza para EE.UU.

—¿Por qué lo creen?

—El argumento fundamental de ellos es que la Corte tiene defectos y puede llevar a abusos políticos contra sus ciudadanos. Esa idea se inscribe en un unilateralismo que abarca otros temas. Pero es un miedo extremo que se articula ahora con la política de firmar acuerdos bilaterales con cada país para evitar el Tribunal. Es muy cómico. Yo tengo copias de esos acuerdos y el texto es siempre el mismo y lo que cambia es el nombre del país involucrado.

—¿Para qué son esos acuerdos?

—Para que si un estadounidense comete un delito en ese país, en vez de enviarlo al Tribunal, lo entregue a EE.UU. y sea la justicia estadounidense la que se encargue de él. Lo que dicen los acuerdos es: no hay entrega de ciudadanos del Estado que adhiere a la Corte sin consentimiento de Washington. En el fondo, es en verdad un sistema de protección para EE.UU..

—¿Y qué puede hacer un país que firme ese acuerdo bilateral y sea parte a la vez del TPI?

—Hasta ahora lo firmaron Rumania e Israel (NdR: También Timor Oriental y Tajikistán). Pero un Estado parte no puede firmar ese acuerdo. Hacerlo es ilegal.

—Pero, ¿y si lo firma?

—Bueno, violaría el derecho internacional. Pero en Roma, EE.UU. logró imponer una norma —el artículo 98 del tratado que dio origen al TPI— que posibilita que pueda haber ciertos acuerdos. Ellos querían más.

—En el fondo, ¿EE.UU. rechaza el TPI porque teme que acusen a su gente?

—Es por eso, exactamente. Involucra a todos sus ciudadanos

—¿Eso sería el "abuso político"?

—Claro. Pero además hay que considerar que los principales miembros del TPI son todos aliados de EE.UU. Alemania dijo que un TPI nunca sería tan tonto, porque equivaldría a un suicidio, de hacer el primer caso contra un americano. Esa es la realidad. Washington no necesita acuerdos bilaterales y tampoco una garantía de inmunidad para sus misiones de paz.

—¿Y como puede entonces Europa oponerse al torpedeo de EE.UU.?

—El primer problema es que, a fin del día, Gran Bretaña sale y se alía con EE.UU. Eso es lo que vimos en Roma. Y cuando esa alianza se crea a nivel internacional, se derrumba todo. En la UE, el único país que realmente mostró fuerza es Francia porque Alemania tampoco tiene poder frente a EE.UU. Entonces, lastimosamente, en defensa y justicia, la UE no es una unión, no tiene una posición firme.

—¿Por qué no?

—No sé. Es una frustración para nosotros porque la UE es fuerte en la parte económica. Allí promueven sanciones contra EE.UU. Pero parece que en la parte política prevalece la idea de la alianza.

—Ustedes se quejan, pero dependen de soldados de EE.UU. para resolver sus problemas...

—Ya hay una convicción en Europa y es que debemos tener nuestra capacidad militar de actuar sin EE.UU. Si la tuviéramos, la dependencia sería menor.

—Entonces, ¿tiene sentido un TPI sin EE.UU.?

—Es difícil, pero hay que mirar el asunto de esta otra manera: es mejor tener algo, aún imperfecto, que no tener nada. Eso es lo que pensamos los europeos.
http://www.argentina.indymedia.org/news/2002/09/48529.php
http://www.uruguay.indymedia.org/news/2002/09/5976.php
Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto ad USTICA

Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto sui cieli di USTICA.
Parliamo dell' Afganistan e della Somalia,del Latinoamerica e dell' Asia,della Libia di Cuba e dell' Irak pero giá ci siamo scordati di USTICA,o sbaglio forse?

INTERVISTA A ENRICO BROGNERI
L’avv. Enrico Brogneri è stato definito l’ <<unico testimone oculare>> nell’ambito della strage di Ustica. Brogneri è anche autore del libro "Ai margini di Ustica".
Domanda: Avvocato Brogneri, cosa ha visto esattamente, alle 21,20, la sera del 27 Giugno 1980?
Risposta: Ero stato a trovare i miei genitori e mi stavo recando a prendere mia moglie quando, percorrendo via Jan Palach, ho visto un aereo militare sorvolare la città di Catanzaro a bassissima quota e a motori e luci spente, sembrava in planata. La circostanza potrebbe a prima vista sembrare del tutto banale ma non è così, specie se si considera che 20 minuti prima, capisce? Venti minuti prima era precipitato il DC9 ITAVIA, nel Tirreno.
D.: Nel suo libro sembra convinto che il DC9 sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Cosa è accaduto secondo lei?
R.: L’ipotesi della battaglia aerea, svoltasi in prossimità del DC9, non è nuova. Prima di me l’avevano sostenuta altri, per esempio Andrea Purgatori e Claudio Gatti. Non è questo il punto. La divergenza, invece, è nello scenario. Gatti nel suo libro attribuisce la tragedia ad un errore dell’aviazione israeliana. Io, al contrario, ho pensato ad un qualcosa di più complesso, nel quale è il complotto a determinare la tragedia.
D.: Qual è la sua teoria del complotto in proposito?
R.: Nel mio libro: "Ai margini di Ustica", ho sostenuto l’ipotesi dell’abbattimento del DC9, nel corso di una battaglia aerea intrapresa per impedire che i francesi consegnassero l’uranio all’Irak. Devo premettere che, ogni qual volta ho fatto riferimento ai francesi, agli italiani o agli americani e così via, ho inteso sempre riferirmi ai rispettivi servizi segreti deviati. Ebbene, dicevo che i servizi segreti francesi, lo SDECE per intenderci, d’accordo con quelli italiani, avevano predisposto un piano ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea con un cargo camuffato, che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non correre i rischi, che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’ ITAVIA. Capisce? La possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 era stata preventivata. Quà sta il fattaccio. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Lo sapevano e addirittura avevano reso ancora più probabile l’accadimento quando, da veri e propri professionisti del delitto, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare.
D.: Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad, il servizio segreto israeliano?
R.: Appunto. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché,in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, come è accaduto, proprio il DC9 a rimetterci le penne. Il DC9, non il loro cargo camuffato, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato e portò a termine la missione.
D.: I politici italiani hanno avuto un ruolo rilevante in questo complotto?
R.: Fu un complotto con conseguente proliferazione di intrighi, colpi di scena, depistaggi, false dichiarazioni, occultamento delle prove, furti e distruzioni di documenti, veleni, morti sospette. Per quanto concerne il ruolo dei politici, io non escludo che qualche personaggio, anche di grande rilievo, possa aver recitato una parte molto importante. Il mio scenario è senza dubbio agghiacciante, ma non sono stato io a sostenere per primo l’idea che dietro Ustica c’è qualcosa di inconfessabile, voglio dire che la tragedia può anche suggerire l’idea di un business oltre misura, di una tangentopoli irrispettosa di ogni regola e di ogni valore, compresa la vita umana. Quando sono questi gli argomenti, i politici ci sono sempre.
D.: Lei ha certamente svolto indagini su questa drammatica vicenda, di cui se ne interessa da oltre dieci anni. Cosa ha scoperto in concreto?
R.: E’ il depistaggio del Mig libico che mi ha consentito di intuire talune circostanze. Io sono convinto, l’ho sostenuto e lo sostengo con decisione, che lì, nel Comune di Castelsilano, non è caduto alcun Mig. Sono stati i nostri servizi, d’accordo con i francesi, che hanno voluto farci trovare quell’aereo militare. In realtà, a cadere è stato un altro aereo da guerra, forse proprio quello che ho visto io e che di certo non era il Mig libico ritrovato. Io ho visto un altro aereo, un aereo con una sagoma completamente diversa, un aereo da guerra che, con ogni probabilità, apparteneva ad una nazione il cui nome non doveva e non poteva essere rivelato. Questa è stata la consegna, non si doveva rivelare la vera nazionalità. E’ nata così la messinscena della pista libica; bisognava comunque soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica e si è allora pensato di addossare la responsabilità a quel Gheddafi imprevedibile.
D.: Ma che tipo di aereo ha visto?
R.: L’aereo, da me avvistato, aveva una sagoma triangolare e compatta simile a quella dei Mirage francesi o dei Kfir israeliani. Deduco che, probabilmente, c’entrano i francesi o gli israeliani o entrambi.
D.: In tutta questa faccenda hanno avuto un ruolo i mass media?
R.: La sensazione che ne ho ricavato è che molti giornalisti possono essere stati anche essi depistati. E’, però, prematuro che parli ora di quest’aspetto, di questa terza peculiarità del depistaggio del famoso Mig. Le anticipo, comunque, che esistono concrete possibilità che, dietro la faccenda di Castelsilano, si nasconda qualcosa che richiama il gioco delle scatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio, ma di questo ne parlerò in un’altra occasione.
D.: Un’ultima domanda. Molte persone, in qualche modo coinvolte col caso Ustica, sono misteriosamente decedute. Lei crede che questa gente sia stata assassinata? E se sì, lei, che con la sua testimonianza prova, tra l’altro, la stretta correlazione tra il Mig libico e la strage di Ustica, teme per la sua vita?
R.: Lei mi pone interrogativi difficili e pericolosi. Credo che una buona parte di questi potenziali testimoni, che avrebbero potuto riferire circostanze interessanti per l’inchiesta, sono stati eliminati di proposito. Sarà un caso, ma a me i misteri, che ruotano intorno al DC9, sono sempre sembrati qualcosa di più di una semplice fatalità, senza dire di altri strani episodi, non sufficientemente sospettati. Lei mi chiede se temo per la mia vita. Devo ammettere di avere avuto e di avere una grande preoccupazione per la mia incolumità. Come ho scritto nel mio libro, a volte penso di tutto: a mio padre che m’aveva consigliato la massima prudenza, all’elenco delle morti misteriose e alla qualifica di "testimone scomodo" che m’aveva attribuito "L’Espresso". La storia di Ustica, ad ogni buon conto, io l’ho solo raccontata. Loro invece, i responsabili, i carnefici ma anche i depistatori, l’hanno scritta col sangue delle loro vittime.
Vedi web page:
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/brogneri.htm
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/08/70006.php
http://www.acp.sindominio.net/article.pl?sid=02/09/04/1954227&mode=thread

Elicotteri USA a bassa quota, feriti diversi bagnanti a Barletta
Tre elicotteri di colore grigio scuro sono passati a bassa quota sul litorale di Barletta dopo aver fatto la medesima cosa prima a Margherita di Savoia e successivamente a Trani.I bagnanti rimasti lievemente contusi sono stati cinque. Alcune fonti fonti hanno poi precisato che si tratterebbe di due CH47 a doppio rotore e di un Black Hawk in trasferimento dal Gargano verso sud per un volo addestrativo a bassissima quota. Su quanto e' accaduto sono in corso indagini da parte degli agenti del commissariato di Barletta. Elicotteri erano gia' stati notati nei giorni scorsi nella stessa zona.Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto al Cermis durante uno dei loro giochi di guerra. Sarebbe il caso di riflettere seriamente sulla concessione dei nostri spazi aerei e sul pericolo costituito dalle istallazioni militari della NATO in Italia.

http://www.giovanicomunisti.it
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/08/71698_comment.php#71720

Para' USA sui tetti di Asiago
Oggi pomeriggio sono atterrati due paracadutisti americani sui tetti di due case di Asiago (vicino Vicenza) perche' il vento cambiava improvvisamente direzione (notizia riportata da http://www.repubblica.it )La cosa strana e' che a me non risulta che elicotteri dell'aviazione italiana sorvolino a bassissima quota le spiagge della california o atterrino para' italiani sui tetti dei grattacieli di New York.Quindi non capisco,nel 2002 oltretutto in tempo di pace,sti americani che cazzo vogliono a casa nostra.Se ne andassero a sorvolare le torri gemelle che ne' hanno bisogno.Sono errori umani?Errare è umano! Per loro sono sempre errori umani,il fatto che centinaia di persone siano morte per colpa dei loro"innocenti errori"non è importante,passa in secondo piano!Il dolore di famiglie distrutte...tutto in secondo piano!Non è possibile giustificare la vita di innocenti con certe banalità!Devono assumersi la loro responsabilità e scusarsi come si deve ammettendo tutte le loro colpe!La vita è troppo importante....ma a volte sembra che il governo americano,a meno che non si tratti di civili americani,non se ne accorga!Se mai dovessi commettere un simile"errore",non avrei più il coraggio di guardarmi allo specchio non so come possano farlo loro ogni santa mattina.
http://www.mexico.indymedia.org/front.php3?article_id=3267&group=webcast
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/09/79066_comment.php#79067

http://wwwitaly.indymedia.org/news/2002/09/77552.php

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Nuova guerra all'Iraq: che fare?
by Intifada Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:08 PM mail:

Sappiamo tutti che si profila una nuova guerra imperiale all'Iraq gia' stremato da 11 di embargo; alcune fonti la danno per certa, entro novembre. Sono inquietanti le conseguenze: dall'allargamento del conflitto, all'intervento diretto dei sionisti contro piu' paesi arabi.

Sappiamo tutti che si profila una nuova guerra imperiale all'Iraq gia' stremato da 11 di embargo; alcune fonti la danno per certa, entro novembre. Sono inquietanti le conseguenze: dall'allargamento del conflitto, all'intervento diretto dei sionisti contro piu' paesi arabi.

Allora chiedo: cosa fara' "il movimento"? Andremo come al solito per un paio di giorni in piazza e (magari!) davanti alle basi yankee a mostrare le nostre bandierine? Tutto qui? Solita insignificante minestrina?

Non si dice di fare la rivoluzione, ma si puo' cominciare pacatamente a porsi il problema di come reagire alla prossima barbarie annunciata, andando oltre l'inconsistenza dell'ostentazione della propria bandierina. Alcuni ne hanno parlato in passato: resistenza passiva, blocchi stradali e ferroviari dei convogli militari... scioperi piu' o meno generali (a proposito: e San Sergio come si porra'?).

Oppure resteremo passivi a subire l'ennesima violazione del diritto internazionale, dell'articolo 11 della Costituzione, ... e chi piu' ne ha... Abbiamo un po' di tempo: parlatene/parliamone; non ritroviamoci il giorno dell'attacco a dire "Cazzo! E adesso cosa facciamo?".

Ciao a tutti.

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Sarebbe ora
by Abunga Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:09 PM mail:

Si potrebbe iniziare con delle civili sassaiole contro le ambasciate e/o consolati dei paesi dal grilletto facile.
Per poi sentirci chiamare violenti...bah?!

Saluti a tutti

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attaccare gli USA
by renny Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:11 PM mail:

una proposta:

attaccare gli interesi USA in tutte le maniere più imprevedibili e creative.....

oltretutto se ci pensate di statunitense c'é veramente di tutto nel nostro paese. non c'é bisogno di assillare i consolati....

usate la fantasia!

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Alle radici del nazionalismo americano
by inquieto Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:14 PM mail:

Un pensiero che prescinde dalle divisioni tra i partiti

Con la sua pretesa di difendere ovunque nel mondo la libertà e la democrazia, il documento strategico pubblicato il 20 settembre scorso dall'amministrazione Bush mette di fatto fine al disarmo; proibisce ad ogni potenza di rivaleggiare con gli Stati uniti sul piano militare; teorizza l'intervento preventivo; sottrae i cittadini americani alla giurisdizione della Corte penale internazionale. Gli Stati uniti rivendicano oggi lo status di «impero del bene» a cui aspirano ormai da un secolo.

Norman Birnbaum
Quando Abraham Lincoln venne rieletto nel 1864, Karl Marx si congratulò con lui a nome della International Workingmen's Association (1).
Charles Francis Adams, all'epoca ministro del governo americano, gli rispose in questi termini: «Il governo degli Stati uniti ha pienamente coscienza che la sua politica non è, e non dovrà mai essere, reazionaria.
Tuttavia, dobbiamo mantenere la rotta che da sempre seguiamo, ovvero astenerci da ogni propaganda e ogni tipo di intervento illegale all'estero.
I nostri principi ci prescrivono di applicare la stessa giustizia a tutti gli esseri umani e a tutti gli stati, e contiamo sulle conseguenze benefiche dei nostri sforzi per ottenere il sostegno dei nostri concittadini così come il rispetto e l'amicizia del mondo intero». La frase di George W. Bush, «o con noi o contro di noi», lascia supporre che il partito di Lincoln sia cambiato. Come e perché?
Il nazionalismo americano ha sempre oscillato tra un pragmatismo brutale e un idealismo retorico. Questo idealismo, che rappresenta un pericolo per i sostenitori del pragmatismo, è stato sfruttato con cinismo da questi ultimi. Infatti, che succederebbe se i cittadini iniziassero a prendere alla lettera il progressismo della Dichiarazione di indipendenza?
La descrizione che Tocqueville fa degli Stati uniti, questa nazione divisa tra regionalismo e mobilità, materialismo e religiosità, privatizzazione e nazionalismo arrogante, è sempre di attualità. Si tratta della repubblica commerciale condannata da Thomas Jefferson quando morì nel 1826, cinque anni prima del viaggio di Tocqueville. Jefferson, e i suoi successori, volevano ricongiungersi con l'universalismo redentore della Dichiarazione d'indipendenza. Ma se questa continua a forgiare l'immagine che la nazione dà di se stessa, lo fa più sotto la forma di una religione che di una memoria collettiva. O piuttosto di una setta. Per diventarne membri basta accettarne i principi, cosa che ha reso possibile l'integrazione, per quanto possa essere imperfetta, di cattolici e protestanti, gentili ed ebrei, bianchi e neri, europei, latini e asiatici.
Il nuovo governo pratica un surreale incrocio di generi. L'amministrazione Bush esige l'applicazione dei diritti dell'uomo in Iran, ma chiede ai tribunali di interrompere le azioni giudiziarie contro la multinazionale Exxon, accusata di complicità nelle repressione in Indonesia. Chi si ricorda dello stalinismo ne riconoscerà i segni. Eppure, Stalin non aveva questa capacità di plasmare l'opinione pubblica che il capitalismo americano esercita da un secolo. Il governo Bush è stato generato da un'élite il cui cinismo ben si addice a quest'epoca post-morale, da lungo tempo abituata a comprare l'opinione pubblica e i responsabili politici, negli Stati uniti come all'estero. In egual misura il regime attuale si poggia sui protestanti fondamentalisti, fanatici persuasi che gli Stati uniti abbiano un ruolo centrale nella lotta biblica del bene contro il male, basandosi sulla certezza che il paese debba dirigere il mondo (2). Forse ci si chiede come si sia arrivati a questo punto, dopo la relativa modernità del governo Clinton, che aveva ottenuto la cooperazione del capitale multinazionale, enfatizzato una supremazia americana più serena, invitato le élites straniere a partecipare alle decisioni internazionali e difeso una versione, anche se minimalista, della socialdemocrazia internazionale.
Bush è un falso tradizionalista o un falso moderno? In origine, i repubblicani erano i nemici accaniti della schiavitù. Allo stesso tempo erano il partito dell'espansione continentale (Lincoln stesso combattè nella guerra contro il Messico) (3), dell'industrializzazione a tappe forzate e della massima apertura verso l'immigrazione europea.
Il loro scopo ultimo era la difesa del modello americano e dei suoi interessi nazionali, opposto a un mondo corrotto. I suoi principi economici fondamentali erano l'apertura dei mercati ai prodotti americani, il protezionismo e l'importazione massiccia di capitali.
Alla fine del XIX secolo, questo trionfalismo si dirige verso il mondo esterno. La parte occidentale del paese decolla e il surplus di risorse rende possibile la conquista dei nuovi territori. Nazionalista e interventista, la popolazione reclama la guerra contro la Spagna.
Le Filippine vengono annesse nel 1898 dal repubblicano McKinley (1897-1901).
Quando l'occupazione si trasforma in lotta armata contro gli independentisti, compare un movimento di protesta trasversale a tutti gli strati sociali.
Questo movimento non può non ricordare quello provocato dalla guerra del Vietnam, che incitò i «saggi» (la classe dirigente) a fare pressioni su Lyndon Johnson per porre fine a un conflitto troppo costoso e pericoloso per la pace civile. McKinlkey, invece, tra il 1897 e il 1901 poteva ancora poggiarsi sull'espansionismo di un capitalismo emergente. Il millenarismo americano diventa il collante ideologico per un nuovo tipo di imperialismo. Quest'ultimo verrà trasformato in principio dal successore di McKinkley, Theodore Roosevelt (1901-1909). Riformista, Roosevelt cerca di integrare gli immigrati e civilizzare il nuovo capitalismo. Mette gli Stati uniti sullo stesso piano delle grandi potenze e provoca una rivoluzione in Colombia nel 1903 per creare Panama - condizione preliminare per la costruzione del canale. Afferma che gli Stati uniti devono giocare nell'emisfero occidentale «un ruolo di gendarme internazionale».
È questo imperialismo che si preoccupa della piccola gente che porterà alla nascita dello stato sociale militarizzato costruito dai successori di Roosevelt.
Le chiese, una parte dell'intellighenzia laica e i socialisti esprimono la loro inquietudine. Gli agricoltori del movimento populista, nemico della modernità incarnata dalle grandi città, si sentono come i reietti dell'imperialismo. I loro risentimenti sono all'origine del rozzo isolazionismo del periodo tra le due guerre, che si oppose, all'interno del partito repubblicano, all'internazionalismo dei banchieri e degli industriali. Stato d'emergenza permanente I repubblicani finirono per abbandonare Roosevelt a causa delle sue riforme economiche, cedendo però la presidenza a un riformista democratico, Woodrow Wilson (1913-1921). Imperialista moralista con tendenze calviniste, Wilson intensifica l'intervento in America latina. L'amministrazione democratica prosegue l'integrazione degli immigrati nella vita politica, specialmente dei cattolici. La frangia internazionalista del grande capitale plaude alla guerra contro la Germania. Vi si oppongono i socialisti e gli elementi populisti del Partito democratico, il cui leader, William Jenninigs Bryan, si dimette dalla carica di segretario di stato.
Ma la guerra trovò il consenso degli ideologi dell'imperialismo, della nuova tecnocrazia, del grande capitale e di larga parte del movimento operaio, tutti favorevoli all'estensione delle prerogative del governo federale. Il grande progetto di Wilson, integrare gli Stati uniti nella Società delle nazioni, fallisce a causa di opposizioni in contraddizione tra loro: gli isolazionisti dei due partiti, che si vendicano dell'entrata in guerra, e gli unilateralisti, che credono che gli Stati uniti debbano restare liberi di utilizzare la loro nuova potenza. L'avversario repubblicano di Wilson, il senatore Lodge, un patrizio della Nuova Inghilterra, afferma allora che l'America deve cogliere questa opportunità, poiché è divenuta la più grande potenza mondiale.
Nel periodo tra le due guerre, l'élite che si occupa della politica estera gestisce una pace agitata e si prepara per la guerra a venire.
I professori universitari, i banchieri, i giornalisti e i giuristi che lavorano per il grande capitale sono in maggioranza protestanti e originari della costa orientale. Riuniti nel Council on foreign relations, influenzano il governo e l'opinione pubblica, stabilendo le priorità internazionali e distinguendo tra politiche «responsabili» e «irresponsabili». Il futuro segretario di stato del presidente Dwight Eisenhower (1953-1961), John Foster Dulles, diventa una delle loro figure di spicco, rappresentando allo stesso tempo, in qualità di avvocato, il terzo Reich. Nelson Rockefeller li convice a sostenere la carriera del suo giovane protegé Henry Kissinger, professore ad Harvard. Questa élite riesce a integrarsi allo stesso modo con i governi democratici e con quelli repubblicani. E se su alcuni punti è divisa, resta unanime per quanto riguarda l'importanza da accordare al dominio americano. Gli esponenti repubblicani nati sulla costa orientale e quelli legati a Wall Street dominano questo ambiente ristretto. Ma, nel loro partito, si confrontano con gli ultimi partigiani del populismo progressista originari del Midwest. Diffidenti verso Wall Street, questi repubblicani esaltano un isolazionismo spesso fondato su una visione di classe, simile a quella dei tedeschi e degli irlandesi, che rifiutano qualsiasi alleanza con l'Inghilterra.
Il Partito democratico di Franklin Roosevelt (presidente dal 1933 al 1945) è una coalizione sbilenca di socialisti, sindacalisti, tecnocrati e banchieri. Incorpora vecchi repubblicani progressisti e accoglie anche cattolici ed ebrei. Il suo internazionalismo è wilsoniano, con accenti socialdemocratici. Ma le divisioni del suo partito, così come la pressione esercitata su di lui e sul suo successore Henry Truman (1945-1953) dall'internazionalismo in versione repubblicana, lo spinsero ad allearsi con il grande capitale interno allo stato sociale militarizzato.
I repubblicani abbandonano l'isolazionismo nel 1941. Ma, attraverso il maccartismo e la diffidenza verso gli europei, ispirano un nazionalismo aggressivo. Le chiese protestanti, che sostengono da più di un secolo l'invio di missionari in Cina, si infuriano per l'arrivo al potere dei comunisti nel 1949. L'unilateralismo di questi repubblicani traspariva dal rifiuto della riduzione degli armamenti, la fascinazione per la teologia termonucleare e la retorica bellicosa. Ma la cosa più stupefacente è che i presidenti repubblicani (Dwight Eisenhower, Richard Nixon, Gerald Ford e gli stessi Ronald Reagan e George Bush padre) obbediranno sempre a queste élites, che definiscono la politica estera, rimanendo di fatto multilateralisti al pari dei democratici.
Le operazioni segrete della Cia, gli interventi economici, politici e militari nel mondo intero, la manipolazione dei paesi alleati, furono praticate dai democratici come dai repubblicani. E se ci si guarda indietro, molte delle differenze che sembravano separarli appaiono oggi relativamente insignificanti. Eccetto Reagan, nessun presidente repubblicano ha attaccato direttamente il contratto sociale.
Semplicemente, tutti ne hanno accettato il crollo, provocato dall'evoluzione del capitalismo. In cosa è diverso il presidente attuale? Suo nonno, Prescott Bush, nato nella Nuova Inghilterra, era il socio del più ricco democratico dell'epoca del New Deal, Averell Harriman. Prescott, governatore e senatore del Connecticut, era favorevole tanto all'internazionalismo di Roosevelt che al suo riformismo sociale. Suo figlio George (il vecchio presidente), dopo la guerra, emigra in Texas, la cui economia si apre agli armamenti, alla finanza e all'alta tecnologia. Deve la sua carriera politica ai suoi stretti legami con l'ambiente degli affari (prima di divenire il vice-presidente di Reagan, fu ambasciatore in Cina, alle Nazioni unite, e diresse la Cia). Come rappresentante della vecchia élite repubblicana, non si trova a suo agio in un partito cui Reagan ha dato una tinta molto più plebea. Nel corso della sua campagna elettorale deve persino abbandonare il Council on Foreign Relations perché certi repubblicani dalla mentalità arcaica pensano che questa istituzione complotti contro la sovranità del paese.
George W. Bush non subisce questo tipo di limitazioni. Il suo dominio politico in Texas è schiacciante. Non ha mai attaccato frontalmente lo stato sociale, ha collaborato con la comunità nera e ispanica e ha riempito un vuoto ideologico difendendo una versione individuale e ritualizzata della religione. I democratici ridono del suo nepotismo, l'accusano di considerare la politica un business. Ma, in realtà, il giovane Bush ha capito un aspetto fondamentale del capitalismo: la sottomissione della sfera pubblica al mercato. I suoi soci in affari, esattamente come suo padre, sono presenti nel commercio delle armi, dei servizi finanziari, della petrolchimica e dell'alta tecnologia.
E i loro rappresentanti sono stati quindi piazzati alla testa delle istituzioni e dei dipartimenti federali. Per blandire il paese, Bush oppone costantemente un mondo esterno indifferente o ostile a una società americana retta e sana. Quanto alle sue velleità di ritorno a un minimo di protezione sociale, suonano come un'evocazione spettrale del periodo tra il 1941 e il 1964. Quando una larga parte della popolazione comprende, suo malgrado, che intere parti del capitalismo americano poggiano su attività criminali è difficile mantenere un qualche tipo di consenso (4). Di fronte a tutto questo, il governo tenta di spostare l'attenzione sviluppando una retorica bellicista. Il Partito democratico, sottomesso a una lobby israeliana che desidera solo la guerra contro l'Iraq e, se possibile, contro l'Iran, non sembra riemergere dal suo coma politico.
La sua passività nei confronti del colpo di stato giudiziario delle elezioni del 2000 le è stata fatale.
Mentre i democratici sono immersi nella più grande delle tormente ideologiche, Bush sa di dovere il suo posto alla quasi-assenza dell'opposizione.
Di conseguenza, governa in qualità di leader di una minoranza, muovendosi da una labile maggioranza all'altra. Ma gli attacchi dell'11 settembre 2001 gli hanno dato l'occasione di dichiarare lo stato di emergenza per una durata indefinita. E se la vacuità della sua ideologia è lampante, sarebbe ingenuo ignorare il suo dominio assoluto su di un opprimente apparato repressivo. Parla della nazione come di una chiesa, ma la sua versione del repubblicanesimo la riduce in realtà a un aggregato di tribù in piena decomposizione.


note:

* Docente all'università di Georgetown, Washington.

(1) La International Workingmen's Association è stata creata a Londra nel settembre 1864, da owentisti e cartisti inglesi, proudhonisti e blanqisti francesi, nazionalisti irlandesi, patrioti e socialisti polacchi, italiani e tedeschi. Marx l'ha abbandonata nel 1872, quando la sede fu trasferita a New York.
(2) Vedi Ibrahim Warde, «Non ci sarà pace prima dell'avvento del Messia», Le Monde diplomatique/il manifesto, settembre 2002.

(3) La guerra terminò il 2 febbraio 1848 con il trattato di Guadalupe Hidalgo.
(4) La crisi irachena permette di far passare in secondo piano «affari» importanti quanto quelli che colpiscono Thomas White, attuale segreatrio generale dell'esercito americano, implicato nello scandalo Enron, e Richard Cheney, chiamato in causa per aver ricevuto 8,5 milioni di dollari dall'industria Haliburton quando la lasciò per divenire vice-presidente.
(Traduzione di M. D.)

http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/index1.html

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La famiglia Bush.Petrolio,Cia e Terrore
by zaratustra.it Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:17 PM mail: pirorere@yahoo.com

Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush
Il terrore creato dai Bush

All'ombra della Cia http://www.zaratustra.it/


Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush


Sei ottobre 1976. Un aereo di linea della compagnia cubana esplode subito dopo il decollo dall'aeroporto della piccola isola di Barbados, nel Mar dei Caraibi. L'aereo, un DC-8, operava settimanalmente sulla rotta Guyana-Trinidad-Barbados-Giamaica-Cuba. A causare l'esplosione un potente ordigno nascosto sotto un sedile del velivolo. Nessuna delle 73 persone che viaggiavano nel DC-8 sopravvive all'esplosione. Molte delle vittime saranno inghiottite dalle acque dell'Oceano o dilaniate dai pescecani. Nell'attentato sono morti i 24 membri della nazionale giovanile cubana di scherma, età media 20 anni, proveniente dal campionato centroamericano appena conclusosi in Venezuela, dove la squadra aveva conquistato il titolo. Cinque delle vittime ricoprivano le funzioni di rappresentanti culturali della Repubblica democratica di Corea in visita in alcune isole delle Antille; un'altra decina di passeggeri innocenti erano giovani guyanesi che si recavano a Cuba dove avevano ottenuto una borsa di studio per frequentare la Facolta' universitaria di Medicina. L'esplosione del Dc-8 a Barbados era il più grave atto terroristico subito da Cuba dopo il trionfo della rivoluzione guidata da Fidel Castro, l'1 gennaio del 1959. Ed era soprattutto un messaggio trasversale a tutti i paesi caraibici, perchè sospendessero qualsiasi relazione politica ed economica con L'Avana, e si unissero alla campagna di isolamento e di aggressione militare decretata dall'OEA, l'Organizzazione degli Stati Americani, sotto il diktat degli Stati Uniti.


Sulle tracce dei mandanti e degli esecutori

A poche ore dal brutale attentato, giungeva la prima rivendicazione. Gli esecutori dichiaravano far parte di ‘El Condor', una delle innumerevoli organizzazioni paramilitari di esiliati anticastristi con sede negli Stati Uniti ([1][1]).

In realta' gli inquirenti potero accertare che la pianificazione della strage era stata realizzata dal ‘CORU' (Comando de Organizaciones Revolucionarias Unidas), un coordinamento di gruppi di estrema destra operanti negli anni '70 in tutta l'America latina e nella città di Miami (Stati Uniti), finanziato e sostenuto dalla Cia e dalla DINA, la Direzione d'Intelligence del governo fascista cileno. Una vera e propra agenzia di servizi per la realizzazione di operazioni coperte, che il 21 settembre 1976, una quindicina di giorni prima dell'attentato al Dc-8, era stata incaricata di assassinare a Washington il diplomatico cileno Orlando Letelier, ex ambasciatore alle Nazioni Unite, rifugiatosi negli Stati Uniti dopo il golpe del generale Pinochet ([2][2]).

L'asse portante del ‘CORU', era costituito da agenti e provocatori di origine cubana, specializzatisi in operazioni clandestine e attentati terroristici. Al coordinamento avevano aderito i gruppi di esiliati anticastristi del ‘Frente de Liberacion Nacional de Cuba', del ‘Movimiento Nacionalista Cubano' e della ‘Brigada 2506', che avevano diretto le innumerevoli operazioni di aggressione militare contro Cuba e in particolare il fallito sbarco militare nella Baia dei Porci, nel 1961, la piu' grande operazione militare anticastrista, apertamente sostenuta dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Dopo il golpe di stato in Cile e il trionfo di sanguinose dittature militari in Argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile, le organizzazioni eversive decisero di diversificare il proprio intervento avviando una lunga serie di attentati terroristici, perfettemante integrati nella strategia del Dipartimento di Stato e della Cia di lotta ‘occulta' al regime comunista dell'Avana, alle organizzazioni della sinistra popolare e ai movimenti di liberazione latinoamericani.

Il ‘CORU' realizzò così, nei primi anni '70, l'attacco alle ambasciate cubane di Buenos Aires e Citta' del Messico e puntò alla distruzione di alcune infrastrutture di proprieta' statale presenti nel Continente o in Europa. Imbarcazioni da pesca cubane e navi da trasporto sovietiche dirette ai maggiori porti dell'isola delle Antille furono assaltate nel Mar dei Caraibi da lance veloci condotte da agenti della controrivoluzione cubana, che agivano indisturbati dalle coste della Florida.

Gli attentati si intensificarono soprattutto dopo che le forze armate cubane erano intervenute in Angola accanto all'MPLA (Movimento Popular de Liberacion de Angola), a seguito dell'invasione della Namibia e dell'Angola da parte del regime razzista del Sud Africa ([3][3]). L'escalation terroristica raggiunse il suo apice nel 1976, quando i gruppi aderenti al ‘CORU' eseguirono attentati di enorme effetto psicologico quasi a voler preannunciare l'esplosione del Dc-8 a Barbados.

Il 22 aprile un ordigno bellico aveva distrutto i locali dell'ambasciata di Cuba in Portogallo, causando la morte di due funzionari. Meno di due mesi dopo, il 6 giugno, era stata fatta esplodere una bomba davanti all'ufficio della delegazione cubana presso le Nazioni Unite; tre giorni piu tardi, una valigia che doveva essere imbarcata su un aereo di linea della compagnia cubana, era esplosa anticipatamente in un hangar dell'aeroporto internazionale di Kingston (Giamaica). La strategia di sangue era proseguita il 18 agosto con l'esplosione di due bombe all'interno degli uffici della ‘Cubana de Aviacion' dell'aeroporto internazionale di Panama; il 22 settembre due granate erano state lanciate da un auto contro il Consolato di Cuba ad Ottawa (Canada). Nella capitale delle Barbados, infine, proprio alla vigilia dell'attentato al DC-8, era stata fatta esplodere una bomba che aveva distrutto gli uffici della ‘British West Indies Airways', rappresentante locale della compagnia aerea cubana ([4][4]).


La centrale delle stragi
Le indagini sull'attentato di Barbados permisero presto di dare un nome e un volto agli autori materiali della strage ordinata dal ‘CORU'. Furono così arrestati due cittadini venezuelani, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, i quali avevano viaggiato sul Dc-8 nella tratta Guyana-Barbados. Giunti nell'isola, avevano abbandonato il velivolo non prima di aver attivato l'ordigno che sarebbe esploso dopo la partenza per la Giamaica ([5][5]).

Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo erano due veri e propri ‘professionisti' della lunga stagione di sangue realizzata dalla rete internazionale neofascista al soldo della Cia e dei ricchi possidenti di origine cubana esiliatisi in Miami dopo la fuga dall'isola del dittatore Fulgencio Batista. Hernan Ricardo, ufficialmente un fotografo ‘free-lance', non aveva mai fatto mistero di accedere con facilita' a grossi capitali finanziari e di tenere strette relazioni con l'Agenzia d'Intelligence degli Stati Uniti. Egli aveva avuto l'opportunità di partecipare a fine anni ‘60 ad un corso sull'uso di esplosivi organizzato dalla stazione Cia di Caracas. Inoltre aveva mantenuto stretti contatti con un alto ufficiale dell'Fbi, Joe Leo, distaccato presso l'ambasciata Usa in Venezuela ([6][6]).

Anche il secondo attentatore, Freddy Lugo, svolgeva la funzione di fotografo, alle dipendenze del Ministero delle Miniere e del Petrolio del Venezuela. Alla vigilia dell'attentato aveva chiesto un permesso per recarsi all'estero; qualche ora prima di abbandonare Caracas fu visto in un noto ristorante in compagnia del controrivoluzionario cubano Felix Martinez Suarez, presidente del ‘Frente de Defensa de la Democracia', ampiamente coinvolto nell'elaborazione di piani tendenti a convertire il Venezuela in una delle principali basi per estendere le attivita' terroristiche di marca neofascista a tutto il continente latinoamericano ([7][7]).

L'analisi degli spostamenti e delle telefonate eseguiti da Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo nei giorni precedenti all'attentato al Dc-8, permisero di accertare che l'operazione era stata coordinata dal cittadino nordamericano di origini cubane Orlando Bosh, implicato in numerosi atti di terrorismo e in particolare nell'assassinio a Washington del cancelliere cileno Orlando Letelier. Condannato a 10 anni nel 1968 per un attacco con bazooka contro una imbarcazione battente bandiera polacca ormeggiata nel porto di Miami, Orlando Bosh aveva ottenuto la liberta' quattro anni piu' tardi grazie ad un miracoloso indulto concessogli dalle autorita' giudiziarie della Florida. Nel 1974 l'Fbi lo aveva ritenuto responsabile dell'omicidio del dirigente controrivoluzionario Jose' Elias de Torriente, nell'ambito delle lotte interne tra le differenti fazioni anticastriste residenti a Miami. Per sfuggire al mandato di cattura, Bosh decise di abbandonare gli Stati Uniti per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana, dove con altri terroristi di estrema destra latinoamericani diede vita al famigerato ‘CORU'. Dopo il golpe in Cile, Orlando Bosh decise di trasferirsi a Santiago dove trovò alloggio in una lussuosa villa a due passi della sede del Comando centrale delle forze armate. In Cile il ‘CORU' strinse un patto d'acciaio di mutua collaborazione con i servizi segreti di Augusto Pinochet: al gruppo di Orlando Bosh la DINA assegnò la direzione del fallito attentato in Costa Rica del rifugiato cileno Pascal Allende, segretario generale del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) e la gestione del piano terroristico per assassinare a Washington l'ex ambasciatore Letelier ([8][8]).


Il signor Bosh e il dottor Bush
Nell'ambito del piano di destabilizzazione del continente pianificato dagli Stati Uniti, i servizi segreti cileni e la Cia reclutarono Orlando Bosh per eseguire nel 1976 altre importanti operazioni terroristiche, come l'attentato contro la ‘Empresa Air Panamà' a Bogota', il fallito attentato contro l'ambasciatore colombiano in Venezuela, l'eplosione di due ordigni nei locali della delegazione cubana presso le Nazioni Unite a New York. Ciò, invece di fare inserire il nome di Orlando Bosh nell'elenco dei più pericolosi terroristi dell'emisfero, gli assicurò quasi una specie di passaporto diplomatico per attraversare liberamente frontiere e godere della protezione di cancellerie e uffici diplomatici. Egli potè fare rientro negli Stati Uniti, dove fondo' un'effimera organizzazione politica, ‘Accion Cubana', poi passata alla clandestinita'. Nonostante l'accanimento delle autorità federali che lo arrestarono per cinque volte consecutive per diversi reati, Orlando Bosh fu sempre in grado di provare la propria ‘innocenza' in sede processuale ([9][9]).

L'unica nota dolente gli venne dall'importante quotidiano ‘The New York Times' , che in un lungo reportage realizzato nei giorni successivi alla strage del Dc-8 di Barbados, ricostruì alcuni sconcertanti particolari dell'ascesa di Orlando Bosh nell'Olimpo del terrorismo internazionale neofascista. In particolare fu sottolineato il suo reclutamento da parte della Cia sin dal 1960, per avviare la campagna politico-militare anticastrista. Di lui si ricordava una violenta lettera aperta contro l'allora presidente John F. Kennedy, accusato di "aver adottato misure restrittive" a danno degli esiliati cubani presenti negli Stati Uniti. Il ‘New York Times', citando alcuni funzionari del governo implicati nel cosiddetto scandalo del ‘Watergate' che aveva costretto Richard Nixon ad abbandonare prematuramente la Presidenza della Confederazione, denunciava il coinvolgimento diretto del gruppo anticastrista al soldo di Orlando Bosh nelle operazioni di spionaggio a favore della CIA per screditare il Partito Democratico alla vigilia delle elezioni del 1972. "Negli stessi anni – aggiungeva il quotidiano – gli uomini di Bosh venivano addestrati dalla Cia per operazioni clandestine di matrice terroristica".

Tra i principali finanziatori delle attività dei gruppi paramilitari di estrema destra diretti dal terrorista, oltre alla Cia, il ‘New York Times' citava l'ex presidente cubano Carlos Prio Socarras e il plurimilionario del Texas, Howard Hunt, capo Cia della Stazione di Citta' del Messico negli anni '50, tra gli organizzatori della catastrofica invasione della Baia dei Porci ([10][10]). "Tutte le forme del crimine organizzato della comunita' di esiliati di Miami, cosi' come la cooperazione in attivita' criminali, incluso il lucrativo traffico di droga, si crede costituiscano altre importanti fonti di finanziamento degli uomini di Bosh", concludeva il reportage del quotidiano statunitense ([11][11]).

Che i gruppi controrivoluzionari cubani di Miani finanziassero le loro crociate anticomuniste mediante il traffico di cocaina, lo sfruttamento della prostituzione e l'estorsione a danno di ricchi cubani esiliati negli Stati Uniti, era un fatto notorio all'interno dell'Fbi e dalla Dea, ma in nome della ‘difesa della democrazia', cioe' dell'imperialismo yankee in America Latina e nel Caribe, Bosh & soci erano tollerati, sostenuti e protetti. La loro rete di alleanze con i maggiori produttori ed esportatori di sostante stupefacenti del continente, come vedremo in seguito, sarà utilizzata dalla Cia e dal Dipartimento Usa, per portare a termine il piano di destabilizzazione contro il governo Sandinista del Nicaragua dopo la rivoluzione del 1979 contro il dispotico e corrotto regime di Somoza.


Posada Carriles, l'altro agente della Cia
Altri cittadini cubani e venezuelani furono indagati ed arrestati nell'ambito del procedimento contro gli esecutori dell'attentato al Dc-8 esploso nei pressi della costa di Barbados. Molti di essi prestavano o avevano prestato servizio presso un'agenzia di vigilanza privata, la ‘ICI' (Investigaciones Comerciales e Industriales), con sede a Miami e una filiale a Caracas, diretta dall'ex ispettore di polizia del regime di Batista, Luis Posada Carriles, tra i fondatori dela nota organizzazione terrorristica anticastrista ‘Alpha 66'. I tabulati provarono una fitta rete di chiamate telefoniche alla vigilia dell'attentato tra i due esecutori materiali, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, e il cubano naturalizzato nordamericano. Altra singolare coincidenza, il primo ‘fotoreporter' aveva lavorato saltuariamente presso l'agenzia d'investigazione privata ICI.

Una serie di criptiche telefonate erano state intercettate infine tra lo stesso Posada Carriles e Orlando Bosh. E come il fondatore del ‘CORU', Luis Posada era stata arruolato dalla Cia nel 1960, divenendo presto uno dei suoi maggiori esperti nell'uso di esplosivi e nella gestione di azioni controinsorgenti. Posada Carriles fu poi inviato in Guatemala per partecipare all'addestramento della ‘Brigada 2506', composta da mercenari cubani e nordamericani, alla vigilia del fallito sbarco nella Baia dei Porci, il 17 aprile del 1961.

Il tribunale di Caracas chiamato a giudicare sull'attentato di Barbados, condannò Luis Posada Carriles, ma il terrorista riusci', nel 1985, ad evadere dalla prigione grazie ad un'operazione diretta dalla stazione Cia di Caracas e dai servizi segreti venezuelani ([12][12]). A gestire operativamente la fuga di Luis Posada Carriles, fu chiamato un altro dei piu' accaniti oppositori di Fidel Castro, Jorge Mas Canosa, fondatore a Miami dell'organizzazione di estrema destra ‘The Cuban Nazional Foundation'.

Grazie alla rete degli agenti cubani con cui Posada Carriles aveva condiviso negli anni '60 la partecipazione nella cosiddetta ‘Operazione Mongosta' ([13][13]), il transfuga trovò protezione in Centroamerica, dove la Cia lo reclutò fino al 1990 per alcune azioni clandestine in El Salvador, Guatemala ed Honduras. Piu' recentemente, nel 1997, il nome di Luis Posada Carriles e' apparso nelle cronache dei quotidiani italiani, a seguito del suo coinvolgimento negli attentati ad alcuni importanti hotel dell'Avana, in cui trovo' la morte il turista italiano Fabio di Celmo. Posada ha ammesso di aver fornito il denaro agli autori materiali dell'azione terroristica, due cittadini di origine salvadoregna conosciuti durante gli anni trascorsi come agente segreto nel paese centroamericano. "Mi dispiace per lui, ma si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato" ha commentato cinicamente la morte del giovane turista italiano, in un'intervista a un quotidiano di Miami.

Impossibilitato a colpire il leader della rivoluzione cubana nell'isola delle Antille, dopo una lunga serie di attentati falliti o prematuramente abortiti, Luis Posada Carriles ha deciso di agire in occasione delle visite realizzate da Fidel Castro in alcuni paesi centroamericani. Così, alla vigilia dell'arrivo nel novembre 2000 del Capo di Stato cubano a Panama, il terrorista si è trasferito in questo paese per dirigere l'ennesimo attentato dinamitardo contro Castro. Le autorità panamensi, previamente avvertite dai servizi segreti cubani, lo hanno però arrestato qualche ora prima dell'arrivo del leader all''Universita' di Panama'.

La richiesta di estradizione presentata dal governo dell'Avana per i numerosi attentati eseguiti dal terrorista, e' stata respinta dalla presidente di Panama, Mireya Moscoso, e attualmente Luis Posada Carriles e' detenuto in una prigione della capitale in attesa che si concluda l'indagine sul piano di assassinio di Fidel Castro ([14][14]).


Gli agenti cubani e lo scandalo Irangate
Oltre alla partecipazione nella interminabile stagione del terrorismo nero latinoamericano, un'altra sorprendente analogia caratterizza gli agenti Cia di origine cubana: il loro ruolo di protagonista in alcuni dei maggiori scandali della recente storia nordamericana, primo fra tutti il cosiddetto ‘Irangate' o ‘Iran-Contra', l'ingente traffico di armi destinato al regime dell'ayatollah Khomeini, dipinto dall'allora presidente Ronald Reagan come il ‘principe del male', in cambio di aiuti militari e finanziari a favore delle organizzazioni in lotta contro la rivoluzione Sandinista trionfata in Nicaragua ([15][15]).

Nella piu' spregiudicata real-politik, grazie all'intermediazione di Israele, gli Stati Uniti armavano il primo Stato fondamentalista islamico, aprendo una trattativa clandestina con gli Hezbollah libanesi, pubblicamente accusati di fornire le basi per l'addestramento dei gruppi del terrorismo internazionale ([16][16]).

Dicevamo di Luis Posada Carriles, che dopo l'evasione dal carcere di San Juan de Los Morros finì per operare presso la base aerea di Ilopango in Salvador, reclutato dalla locale agenzia d'intelligence nordamericana. A capo della struttura clandestina di Ilopango, la Cia aveva posto altri due agenti di origini cubane, Rafael Quintero e Felix Rodriguez, direttamente responsabili del trasferimento di armi e denaro alle organizzazioni antisandiniste e del loro addestramento paramilitare.

Rafael Quintero e Felix Rodriguez operavano congiuntamente sin dal 1960, quando avevano partecipato a Panama ad un corso in operazioni clandestine diretto da personale delle forze armate degli Stati Uniti. Entrambi furono poi inviati per addestrare i controrivoluzionari cubani offertisi per lo sbarco alla Baia dei Porci ([17][17]).

Alla vigilia dell'operazione militare contro Cuba, i due si separarono. A Rafael Quintero venne assegnata una funzione di copertura delle operazioni di mobilitazione e partenza dei controrivoluzionari, mentre Felix Rodriguez fece ingresso clandestinamente a Cuba per organizzare le azioni di sabotaggio che furono scatenate simultaneamente all'attacco ([18][18]).

A seguito del fallimento dello sbarco, i due fecero rientro negli Stati Uniti per svolgere per conto della Cia altre importanti missioni di supporto alle organizzazioni anticastriste. In particolare Felix Rodriguez, per le sue indiscutibili doti ‘d'intelligence', intraprese una fulminea carriera di agente segreto, che gli permettera' di essere uno dei protagonisti delle vicende piu' oscure della recente storia mondiale. Dopo aver assistito nel 1962 a Fort Benning, in Georgia, ad un corso di specializzazione militare delle truppe d'élite delle forze armate Usa ([19][19]), Felix Rodriguez fu trasferito in una base operativa della Cia nel Nicaragua del dittarore Somoza, per eseguire un attacco armato ad una nave spagnola, come rappresaglia per la decisione del governo franchista di continuare le attivita commerciali con Cuba.

Risale tuttavia al 1967, l'operazione piu' spietata portata a termine dall'agente di origini cubane. Entrata in posseso della prova della presenza nella selva della Bolivia di Ernesto Che Guevara alla guida un fronte guerrigliero composto prevalentemente da rivoluzionari cubani, la Cia decise di inviare Felix Rodriguez nel paese sudamericano insieme ad un altro esule dell'Avana, Gustavo Villoldo Sampera, per coordinare la caccia all'eroe della liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista. Quando l'esercito fece prigioniero il Che, ferito in un conflitto a fuoco, Rodriguez raggiunse in elicottero il teatro delle operazioni, per trasmettere l'ordine di esecuzione ([20][20]).

Superdecorato per il successo dell'operazione in Bolivia, Felix Rodriguez fu inviato in Perù per presiedere ad un corso di formazione della Cia a favore di una unita' di paracadutisti anti-guerriglia. Ottenuta la cittadinanza nordamericana Felix Rodriguez partì per il Sud-Est asiatico per operare agli ordini di Theodore Shackley, capo della stazione Cia in Laos ([21][21]).

Successivamente, Felix Rodriguez passò in Viet Nam, proprio negli anni piu' cruenti del conflitto tra gli Stati Uniti e il regime comunista di Hanoi. "A Saigon si dedico' a torturare ed interrogare i prigionieri e si approprio' di alcuni dei loro effetti personali che conserva come trofei", scrivono i ricercatori Adys Cupull e Froilan Gonzalez, autori di un importante volume sul complotto della Cia per assassinare Ernesto Che Guevara ([22][22]).


L'agente Felix e il complotto antisandinista
Tornato negli Stati Uniti nel 1979 dopo la sanguinosa avventura asiatica, Felix Rodriguez decise di dedicarsi al traffico d'armi avviando una societa' in compagnia dello stesso Theodore Shackley, suo superiore in Laos ([23][23]). Successivamente passo' a svolgere le funzioni di ‘consulente' della societa' israeliana ‘ISDS' (Internacional Security and Defense System), particolarmente attiva nel mercato latinoamericano, dove riforniva gli arsenali di numerosi governi dittatoriali.

Negli anni 1980-81 la Cia contattò Felix Rodriguez per differenti missioni in Uruguay, Brasile, Costa Rica, Honduras, Guatemala ed El Salvador; a sua volta, l'esercito cileno lo nominò consigliere in "tattiche di controinsorgenza". Nel 1982 l'agente fu chiamato a coordinare alcuni attentati terroristici contro unita' navali cubane inviate in Nicaragua a sostegno del governo sandinista e alla fine dello stesso anno si recò a Buenos Aires per una breve missione di ‘preparatore' dell'esercito argentino.

Due anni piu' tardi il Presidente Ronald Reagan dava l'autorizzazione per l'avvio delle operazioni Iran-Contra e Felix Rodriguez fu inviato in Salvador per assicurare la fornitura di armi agli antisandinisti e collaborare in attivita' controinsorgenti ([24][24]).

Nella pianificazione dell'operazione di sostegno militare della Contra nicaraguense, grazie ai fondi neri lucrati dalla Cia con il trasferimento di armamento pesante all'Iran e agli Hezbollah libanesi, Felix Rodriguez fu secondo solo al colonnello Oliver North, l'uomo prescelto dalla presidenza degli Stati Uniti per dirigere la segreta triangolazione ([25][25]).

A Felix Rodriguez, il colonnello delego' uno dei compiti più scottanti di tutta l'operazione, il trasferimento agli antisandinisti di denaro in contante, proveniente da alcuni dei maggiori narcotrafficanti colombiani, che proprio in quegli anni avevano lanciato una vasta campagna terroristica contro politici, magistrati, giornalisti e dirigenti sindacali che si opponevano alla cosiddetta ‘narcodemocratizzazione' dello Stato colombiano.

Deponendo davanti al ‘Sottocomitato sul Narcotraffico e il Terrorismo' del Senato degli Stati Uniti, Ramon Milian Rodriguez, accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco, dichiaro' di aver consegnato alla fine del 1983 alla Contra 10 milioni di dollari "grazie all'intermediazione di Felix Rodriguez, che rappresentava la Cia in questa operazione". "Questo denaro – aggiunse Ramon Milian Rodriguez - era stato messo a disposizione da Pablo Escobar, Jorge Ochoa e Carlos Lehder, i capi del Cartello di Medellin". A spingere i maggiori boss del narcotraffico a finanziare le operazioni occulte degli Stati Uniti in Nicaragua, sempre secondo la testimonianza, c'era la convinzione che così si sarebbe "comprata un pò d'amicizia della Cia affinchè essa chiudesse gli occhi sugli invii di stupefacenti negli Stati Uniti" ([26][26]).

In realtà, la Cia ricompensò ampiamente il Cartello di Medellìn per il contributo alla causa antisandinista, assicurandogli ampia libertà di azione nel trasferimento degli stupefacenti dall'area andina al mercato Usa. Esso fu realizzato grazie all'uso delle maggiori infrastrutture presenti in Centroamerica per l'addestramento e il riformimento di armi alla Contra e degli stessi velivoli contrattati dal Pentagono per il trasporto del materiale bellico ([27][27]).

L'agente della Dea Celerino Castillo, ha rivelato all'autorita' giudiziaria di Washington che ingenti quantita' di cocaina provenienti dalla Colombia, finivanno "negli hangar dell'aeroporto di Ilopango, da dove venivano poi trasportati negli Stati Uniti da piloti che godevano della protezione governativa". Alcune partite di droga sarebbero giunte direttamente in alcune basi militari della Florida, in particolare quella di Homestead, a sud di Miami ([28][28]).

Il ruolo strategico delle basi militari centroamericane nello scambio armi-droga, e più esplicitamente dell'agente Cia chiamato a coordinarne le attività, è stato confermato dalle testimonianze di alcuni dei piloti contrattati per il riformimento militare alla Contra.

In una dichiarazione resa ai giudici, il pilota Michael Toliver, ha ammesso di aver trasportato alla base di Aguagate, Honduras, 14 tonnellate di apparecchiature militari e di essere rientrato in patria con 12 tonnellate di marihuana. "Ad Aguagate – ha spiegato Michael Toliver - ho ricevuto il denaro per le armi, 75.000 dollari, da una persona che si faceva chiamare Max Gomez". Non fu difficile per gli inquirenti verificare che ‘Max Gomez' non era altro che il nome di copertura di Felix Rodriguez.


Il fronte sud dell'offensiva narcoparamilitare contro Managua
L'inchiesta sulla rete Cia realizzata in Centroamerica per sostenere la campagna contro il governo rivoluzionario del Nicaragua, appurò altresì che al fine di potenziare il traffico armi-droga erano stati realizzati alcuni aeroporti clandestini in Costa Rica, paese che aveva dichiarato la propria neutralità nel conflitto, intraprendendo un'importante attività di mediazione tra le parti belligeranti ([29][29]). A beneficiarsi particolarmente di queste infrastrutture in Costa Rica fu il gruppo antisandinista dell'ARDE, guidato da Eden Pastora, che ottenne benefici per oltre 250.000 dollari utilizzati per l'acquisto di armi leggere ed un elicottero.

Jesus Garcia, ex funzionario di origini cubane del Ministero della Giustizia degli Stati Uniti, ha ammesso che alcuni voli partiti dall'aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami per raggiungere una pista segreta alla frontiera settentrionale del Costa Rica, "facevano rientro con mezza tonnellata di cocaina, che era gia' impacchettata e pronta per l'imbarco".

La pista segreta in questione era quella realizzata dalla rete Cia all'interno di un rancho del facoltoso cittadino nordamericano John Hull, che risiedeva nella capitale San Jose' ([30][30]). In stretto contatto con Oliver North, John Hull fungeva da intermediario nella finanziazione del ‘Secondo Fronte Antisandinista' diretto da Adolfo Calero, uno dei più intransigenti capi della controrivoluzione. Dopo la rottura di quest'ultimo con Eden Pastora, accusato di ‘tradimento' per aver avviato una timida trattativa di dialogo con Managua, John Hull accettò di partecipare nel complotto orchestrato dalla stazione locale della Cia per assassinare il leader dell'ARDE.

Per eseguire il fallito attentato contro Eden Pastora furono chiamati il cubano-nordamericano Francisco Chanes e il libico naturalizzato cileno Amac Galil. Il primo era uno dei finanziatori di un'organizzazione anticastrista con sede a Miami, la ‘Brigada 2506' – dal nome della forza paramilitare che sbarco' a Cuba – e dirigeva una societa' per l'importazione del pesce, presumbilmente utilizzata per l'introduzione in Florida di cocaina colombiana ([31][31]). Amac Galil invece, era ritenuto uno dei maggiori terroristi internazionali al soldo dei servizi segreti di Augusto Pinochet ([32][32]). Ancora una volta le ombre dell'asse criminale internazionale Cile-Miami costituito dalla Cia dopo il golpe contro Salvador Allende.

Nel rancho di John Hull fu pianificato un altro attentato - poi abortito – contro l'ambasciatore degli Stati Uniti in Costa Rica, Lewis Tamb, che aveva come fine quello di far cadere la responsabilità della morte del diplomatico sui sandinisti per giustificare un'invasione miliatre Usa in Nicaragua. Il denaro per questo attentato fu promesso direttamente da Pablo Escobar e Jorge Ochoa, come vendetta per le pressioni di Tamb, al tempo in cui ricopriva la carica di ambasciatore a Bogota', a favore della firma del trattato di estradizione Colombia-Stati Uniti dei maggiori boss del narcotraffico ([33][33]). Per eseguire l'attentato contro il diplomatico, era stato contattato l'ex funzionario Usa di origini cubane, Jesus Garcia.


Tutti gli uomini del Vicepresidente
Nonostante il cosiddetto ‘Rapporto Kerry', prodotto dalla Commissione d'investigazione del Congresso sulle responsabilita' governative dell'Irangate, faccia solo mensione all'allora vicepresidente George W. Bush, i documenti raccolti e le dichiarazioni rese da numerosi funzionari dipartimentali permettono di affermare che il futuro presidente degli Stati Uniti, - l'uomo della Guerra del Golfo contro il ‘terrorista' Saddam Hussein e della prima grande crociata contro il narcotraffico in America Latina - disimpegno' un ruolo fondamentale nelle operazioni illegali dell'affaire Iran-Contra. Fu George Bush ad avviare i contatti diretti con i dirigenti della Contra e con i presidenti degli stati centroamericani (in particolare Jose Azcona, primo mandatario dell'Honduras), a cui chiese un intervento energico a sostegno dell'aggressione terroristica contro il Nicaragua. E' altresi' indubbio che l'allora vicepresidente seguì in ogni sua fase lo sviluppo delle operazioni dirette dal colonnello Oliver North, che incontro' costantemente tra il 1983 e il 1986 ([34][34]).

George Bush avrebbe avuto anche un ruolo nelle transazioni di armi a favore del regime dell'iman Khomeiny. Il trafficante d'armi saudita Adnan Kashoggi, uno dei maggiori finanziatori dell'operazione di trasferimento dei sistemi missilistici all'Iran, ha dichiarato davanti al Congresso di aver versato, nel gennaio del 1985, all'allora vicepresedente degli Stati Uniti un assegno di 1.000 dollari, come ringraziamento per gli affari miliardari realizzati nella transazione ([35][35]).



Bush in persona seleziono' parte del personale dell'operazione, privilegiando gli agenti della Cia che si erano distinti in America Latina e nel Sud-est asiatico quando egli era stato a capo dell'Agenzia d'Intelligence ([36][36]).

Come abbiamo visto in precedenza, molti di questi agenti avevano in comune origini cubane e un curriculum ventennale in operazioni clandestine contro il regime castrista. Lo stesso George Bush, di cui e' stato ipotizzato l'ingresso nella Cia sin dai primi anni '60, avrebbe cooperato per organizzare la comunita' degli esuli cubani di Miami, alla vigilia dello sbarco nella Baia dei Porci. A quel tempo Bush viveva in Texas dove era proprietario di una societa' petrolifera, ma i suoi spostamenti da Houston a Miami si intensificarono alla vigilia dell'attacco militare a Cuba.

Il sostegno fornito da George Bush agli esuli anticastristi sarebbe stato innanzitutto di tipo finanziario, a fianco di un altro petroliere texano, Jack Crichton. Sono state raccolte tuttavia, importanti testimonianze su una sua diretta partecipazione nelle operazioni di addestramento militare dei controrivoluzionari, dirette dall'ex generale dell'aeronautica statunitense, Charles Cabel, anch'egli di origini texane. L'ex agente della Cia Fletcher Prouty, principale consulente di Oliver Stone per la realizzazione del controverso film ‘JFK', ha dichiarato a un giornalista statunitense di aver consegnato a George Bush tre vecchie unita' navali, poi trasferite in Guatemala per essere consegnate alla brigata che preparava lo sbarco a Cuba. "Le unita' furono ribattezzate dallo stesso George Bush con i noni di ‘Barbara', ‘Huston' e ‘Zapata', i nomi cioe' della moglie, della citta' di residenza e della compagnia petrolifera di cui era proprietario" ([37][37]).

I contatti tra il futuro presidente degli Stati Uniti e le organizzazioni di estrema destra degli esiliati cubani, furono attivi anche nei mesi che precedettero e seguirono l'assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, attentato in cui, secondo gli investigatori, avrebbero operato agenti Cia, elementi anticastristi e criminali affiliati alla mafia di Miami ([38][38]). "George Bush della Cia e' stato ascoltato il 23 novembre 1963, in merito alla reazione degli esiliati cubani anti-Castro di Miami sull'omicidio del Presidente Kennedy", si legge in un rapporto di Edgard Hoover, capo dell'Fbi al tempo dell'assassinio ([39][39]).

I contatti e i legami sviluppati in Florida da George Bush, saranno utili, vent'anni più tardi, quando da vicepresidente degli Stati Uniti, dovrà predisporre la lista di uomini spregiudicati con comprovata esperienza in maneggi clandestini ed atti terroristici, per l'avvio dell'operazione di trasferimento di armi alle organizzazioni antisandiniste ([40][40]).

Il 17 marzo 1983, George Bush convocò Donald Gregg, suo consigliere per la sicurezza nazionale ed intimo amico, e l'agente Felix Rodriguez, con cui lo stesso Gregg aveva realizzato alcune operazioni clandestine in Viet Nam ([41][41]). Bush e Rodriguez si conoscono dai tempi del fallito sbarco nella Baia dei Porci, ma il reciproco colpo di fulmine risale agli anni in cui il primo era a capo della Cia e il secondo agiva in Asia ([42][42]). "In quell'incontro diedi la mia disponibilità ad operare in Salvador contro l'organizzazione guerrigliera locale e a sostenere le operazioni e l'armamento della Contra" ha raccontato qualche anno dopo Felix Rodriguez ([43][43]). Bush incarico' Donald Gregg di mettere immediatamente in contatto l'agente di origini cubane con i responsabili del piano d'intervento Usa nello stato centroamericano, in particolare Thomas Pickering, al tempo ambasciatore in Salvador ([44][44]), il responsabile Cia per gli affari latinoamericani Nestor Sanchez, e l'agente Cia Thomas Clines, intimo amico di Bush e braccio destro di Oliver North ([45][45]). Quest'ultimo era un'altra vecchia conoscenza di Felix Rodriguez: Clines aveva preso parte nei primi anni '60, all''Operazione Mangosta' contro Fidel Castro ed era stato agente presso la Stazione Cia in Laos diretta da Theodore Shackley, quando il cubano era stato distaccato nel sud-est asiatico.

Alla vigilia della sua partenza per la base di Ilopango, Felix Rodriguez s'incontro' nuovamente con George Bush. Prima di congedarsi, il cubano mostro' al vicepresidente un album di ricodi in cui compariva la foto del suo ‘incontro' in Bolivia con il comandante Che Guevara. Un gesto che dovette impressionare tantissimo George Bush, al punto che da quel momento le relazioni umane e professionali si fecero intense ([46][46]). Bush, nel 1991, lo volle accanto a se' il giorno della cerimonia di assunzione delle funzioni di Presidente degli Stati Uniti, dove Felix Rodriguez intervenne in compagnia dell'amico generale Rafael Bustillos, capo della forza aerea salvadoregna ([47][47]). "A Felix Rodriguez, con grande stima e ammirazione. George Bush", recita la dedica a margine della foto che ritrae il presidente degli Stati Uniti accanto all'agente, autodefinitosi nella sua biografia "Il Cavaliere dell'Oscurita'. L'eroe della Cia di un centinaio di battaglie sconosciute" ([48][48]).


Riciclati e potenti
Di certo lo scoppio dell'Irangate non ha impedito fulminee e clamorose carriere pubbliche di buona parte dei protagonisti, grandi e piccoli, dello scandalo. Escluso Oliver North, capro espiatorio, sacrificato per sanare la sete di giustizia e la buona coscienza di milioni di nordamericani – condannato comunque a una pena piu' che simbolica – è noto l'epilogo della vicenda: un'elezione alla massima carica planetaria, la Presidenza degli Stati Uniti (George Bush), il comando delle maggiori operazioni militari degli anni ‘90 e la recente nomina a Segretario di Stato Usa (Colin Powell), la dirigenza di societa' e finanziarie dai conti vertiginosi (Adnan Kashoggi & Soci), la leadership in organizzazioni semiclandestine di estrema destra che mai hanno pagato per il terrorismo diffuso (Posada Carriles, Orlando Bosh, ecc.), il meritato riposo in ranchos e fincas di stile holliwoodiano (Felix Rodriguez ed ex colleghi Cia).

Per dovere di cronaca sara' opportuno, prima di concludere, fare accenno ad altri protagonisti della rete criminal-affaristica-terroristica di cui sopra, che oggi ricoprono incarichi di prestigio ed esercitano quel potere sufficiente a determinare le grandi scelte politico-militari internazionali.

Innanzitutto tale John Singlaud - gia' responsabile Cia a Seul e incaricato in Viet Nam per le ‘operazioni speciali', accanto a Tom Clines e Theodore Shackley – poi assunto alla presidenza della Lega Mondiale Anticomunista, organizzazione di estrema destra a cui sono associati ex nazisti, teorici del leoliberalismo ed ex capi di stato coinvolti in crimini di lesa umanità. Negli anni dell'Irangate l'apporto di John Singlaud fu determinante per attivare la rete centroamericana della Cia in cui operarono gli agenti Felix Rodriguez, Rafael Quintero e John Hull.

Richard Gadd, ex ufficiale delle forze armate statunitensi, fu un altro elemento chiave per il successo dell'operazione pianificata da Oliver North. Egli s'incarico' della contrattazione di personale specializzato da inviare in Centroamerica (in particolare piloti e meccanici), della fornitura di pezzi di ricambio e della riparazione dei velivoli. A questo scopo Ronald Gadd fondo' la ‘EAST' (Eagle Aviacion Services and Technology Inc.), una delle maggiori societa' private contrattate dall'amministrazione statunitense per far giungere le armi alla Contra ([49][49]).

George Bush junior, neopresidente degli Stati Uniti e comandante supremo della seconda grande crociata internazionale contro il ‘terrorismo e il fondamentalismo islamico' si è circondato di altri ingombranti e pericolosi personaggi implicati nelle triangolazione dell'Irangate.

Egli ha nominato quale nuovo rappresentante Usa al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, John Negroponte, ex ambasciatore in Honduras ai tempi dell'amministrazione Reagan-Bush senior. Fu grazie alla sua supervisione che l'Honduras si trasformo' nella principale base operativa delle forze armate statunitensi e di adestramento della Contra nicaraguense. Secondo ‘Human Rights Watch', l'ambasciata Usa, negli anni ‘80, insieme alla Cia, coopero' alla creazione del famigerato ‘Battaglione 316', un gruppo paramilitare responsabile di numerosi atti di sabotaggio e tortura e di non meno di 184 sparizioni di oppositori politici.

A sottosegretario per gli Affari dell'Emisfero, George Bush junior ha chiamato l'ultra derechista Otto Reich, di origini cubane, direttore dell'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) durante l'amministrazione Reagan, e successivamente alla guida dell''Office of Public Diplomacy' (OPD), un dipartimento governativo noto per le innumerevoli operazioni ‘psicologiche coperte' realizzate attraverso la produzione e la circolazione di informazioni false su governi e movimenti popolari del continente ([50][50]). A Otto Reich si devono la gestione della campagna di disinformazione antisandinista su scala planetaria, e le vigorose pressioni esercitate sul Congresso perchè isolasse il governo del Nicaragua e appoggiasse i piani d'intervento nordamericano. Dopo l'Irangate Otto Reich era stato nominato ambasciatore in Venezuela, dove s'impegnò con successo per bloccare la richiesta di estradizione a Cuba dei terroristi Orlando Bosh e Posada Carriles ([51][51]).

La nomina di Otto Reich è stata certamente il tributo maggiore pagato alla potente lobby anticastrista di Miami. E' notorio come George Bush junior sia stato eletto proprio grazie ad una manciata di voti raccolti tra gli esuli cubani di estrema destra e come la storia della famiglia dei petrolieri texani sia legata a un doppio filo con la recente storia dell'isola delle Antille. E' importante sottolineare come tra i maggiori collaboratori della campagna del neopresidente per la determinante vittoria elettorale in Florida, compaia il nome di Feliciano Foyo, in odor di promozione tra i fedelissimi della Casa Bianca. Foyo, e' stato il tesoriere della campagna per l'elezione a governatore della Florida del fratello Jeb Bush, noto per il suo furore anticastrista. E Feliciano Foyo non ha mai nascosto i suoi legami d'amicizia con il terrorista Luis Posada Carriles...

E' così comprensibile come tra i maggiori finanziatori delle campagne elettoriali dei Bush, non sia mai mancato il nome della ‘Fundaciòn Cubano-Americana', diretta da Jorge Mas Canosa, uno dei piu' reazionari attivisti anticastristi, di cui abbiamo accennato il ruolo fondamentale nell'evasione dal carcere venezuelano dello stesso Posada Carriles. Jorge Mas Canosa e Jeb Bush, nello specifico, avrebbero condiviso in passato la gestione di alcune attività finanziarie ([52][52]).

La ‘Fundaciòn Cubano-Americana' può essere inserita nell'elenco delle beneficiarie ‘indirette' dell'Irangate. Oliver North, obbedendo a ‘ordini superiori', deviò 100.000 dollari provenienti dalla vendita di armi al regime di Teheran, a favore di un'operazione coperta contro Cuba. Il denaro fu utilizzato per l'acquisto di radiotelefoni da inviare ad agenti controrivoluzionari infiltratisi nell'isola e per il potenziamento dell'emittente ‘Radio Mambì'' di Miami, di proprieta' di alcuni ricchi esiliati cubani e, appunto, della ‘Fundacion Cubano-Americana'.

L'istituzione di Jorse Mas Canosa ha dato vita all'associazione ‘Brothers to the Rescue', resasi famosa recentemente per alcune riuscite operazione d'infiltrazione aerea a Cuba. A capo della ‘Brothers to the Rescue' e' stato chiamato Jose' Basulto, l'instancabile animatore dell'azione di lobbing sul Congresso per l'approvazione dell''Helms-Burton Act' e della campagna di delegittimazione del regime di Fidel finalizzata ad impedire il rimpatrio a Cuba del piccolo Elian Gonzalez, sequestrato da alcuni familiari esuli a Miami.

Anche Jose' Basulto ha fatto parte della fallita ‘Operazione alla Baia dei Porci' ([53][53]). E' nella sua abitazione di Miami, secondo quanto raccontato da Felix Rodriguez alla Commissione d'indagine del Congresso sullo scandalo Irangate, che l'agente della Cia avrebbe incontrato due dei maggiori esponenti della Contra nicaraguense, Enrique Bermudez e Adolfo Calero. "Siamo come fratelli sin dai tempi dell'addestramento in Guatemala, prima dello sbarco a Cuba – ha aggiunto Rodriguez. "Basulto é stato nei campi della Contra in Centroamerica, per aiutare a distribuire gli aiuti umanitari".

Al banchetto di morte realizzatosi all'ombra del trio George Bush padre – Oliver North – Felix Rodriguez, partecipo' in prima persona anche il fratello Mario Calero, tra i proprietari della compagnia aerea ‘Hondu Carib', chiamata direttamente in causa dall'agente della Dea Celerino Castillo, nelle operazioni droga-armi realizzate tra la Colombia, il Centroamerica e la Florida.





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[1][1] Il nome di questa organizzazione presenta un'inquietante analogia con la cosiddetta ‘Operazione Condor', il piano di vera e propria caccia transnazionale ai dissidenti politici che fu realizzata negli anni '70 dai servizi segreti dei regimi reazionari di Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Uruguay e Paraguay, grazie all'appoggio della Cia e dell'allora Segretario di Stato Henry Kissinger. Un ruolo di primo piano nel coordinamento del piano fu svolto in particolare dal capo dei servizi cileni, generale Contreras. Grazie all''Operazione Condor', furono assassinati oltre 120 dirigenti politici e sindacali del Cono Sud, tra cui l'ex ministro cileno di ‘Unidad Popular' Carlos Pratts e l'ex presidente boliviano Juan José Torres. Secondo alcune recenti rivelazioni, al vaglio dei magistrati argentini ed uruguayani, all''Operazione Condor' parteciparono 110 alti ufficiali delle forze armate dei paesi coinvolti. Con essi avrebbero collaborato 6 ufficiali di nazionalità italiana.

[2][2] Il diplomatico Orlando Letelier fu assassinato mentre si spostava in un auto, grazie ad un dispositivo esplosivo che era stato posto sotto il velivolo. L'attentato fu preparato dagli agenti della DINA, il servizio segreto del regime di Augusto Pinochet, che entrarono in contatto con alcuni terroristi cubani, che tre giorni prima dell'operazione si trasferirono a Washington dove godettero della protezione degli uomini dell'ambasciata cilena negli Stati Uniti e della Cia. Subito dopo l'omicidio, l'allora direttore dell'Agenzia d'Intelligence, George W. Bush Senior, convoco' d'urgenza i responsabili del ministero di giustizia, a cui la Cia chiese il segreto sui risultati dell'investigazione con il pretesto della "difesa degli interessi della sicurezza nazionale".

[3][3] Nel solo periodo 1974-76, ad esempio, gli estremisti cubani avevano causato l'esplosione di un centinaio di bombe nel distretto di Miami, generando il caos tra la popolazione civile e distruggendo tra gli altri, gli uffici locali dell'Fbi e del Dipartimento di Polizia.


[4][4] Nella più completa impunità, la lunga sequela di attentati contro obiettivi cubani proseguì nei mesi successivi alla tragedia di Barbados. Il 7 novembre 1976, furono gli uffici della ‘Cubana de Aviacion' di Madrid ad essere distrutti da una carica di esplosivo. Cinque giorni piu' tardi fu il turno dell'Ambasciata cubana a Bogota' (Colombia) ad essere danneggiata gravemente dall'eplosione di due bombe ad alto potenziale.


[5][5] Un'accurata descrizione sulle indagini eseguite per identificare autori e mandanti della strage di Barbados è stata fatta dal volume del giornalista Nicanor Leòn Cotayo, "Crimen en Barbados", Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1977.


[6][6] Il ‘fotoreporter' Hernan Ricardo Losano oltre ad essere stato condannato per l'attentato al Dc-8 della ‘Cubana de Aviacion' è sospettato della partecipazione alla distruzione degli uffici della ‘British West Indies Airways' a Barbados, nel settembre 1976 e all'attentato del precedente 18 agosto contro gli uffici della ‘Cubana de Aviacion' nell'aeroporto di Panamà. Per ciò che riguarda quest'ultima vicenda, Ricardo Losano fu identificato, un paio di giorni prima dell'attentato, in compagnia di Gedeo Rodriguez, altro agente della rete di estrema destra di esiliati cubani, principale indiziato dell'atto terroristico.


[7][7] Felix Martinez Suarez agiva a Caracas sotto la protezione dell'ambasciatore cileno in Venezuela Pedro Daza, e godeva del supporto finanziario dell''American Council for Wold Freedom', organizzazione di estrema destra con sede in Washington.


[8][8] La partecipazione diretta dello stesso Bosh alle due operazioni fu provata da elementi oggettivi. Alla vigilia dell'attentato al leader della sinistra rivoluzionaria cilena, il terrorista si trasferì a San Jose' utilizzando un passaporto falso emesso dalla cancelleria cilena. Nel caso dell'assassinio di Orlando Letelier, fu provato che Bosh si incontrò tre giorni prima a Caracas con i fratelli Ignacio e Guillelmo Novo Sampol, ritenuti dalle autorita' statunitensi i due autori materiali della morte del diplomatico.


[9][9] L'immagine di ‘intoccabile' permise a Orlando Bosh di stringere importanti contatti politici e relazioni d'affare con gli uomini di punta dell'establishment repubblicano della Florida, in particolare Jed Bush, figlio dell'allora direttore della Cia, George Bush.

[10][10] Orlando Bosh, Howard Hunt e altri agenti Cia di origine cubana, tra cui Rafael Quintero, di cui vedremo in seguito il ruolo nella gestione del traffico di armi con la Contra nicaraguense, hanno partecipato congiuntamente allo sbarco nella Biaia dei Porci e alle operazioni di spionaggio del Watergate. Ad essi si aggiunge il nordamericano Frank Sturgis, che secondo la ricostruzione del film di Oliver Stone ‘JFK', avrebbe sparato a Dallas con Hunt contro la vettura che trasportava il presidente John F. Kennedy. Essi sarebbero stati fotografati dall'Fbi, ma le foto sarebbero poi misteriosamente sparite. Sarebbero stati fotografati anche alcuni agenti di origini cubane che avrebbero aperto degli ombrelli, come segnale per avvertire del passaggio del corteo di auto presidenziali.


[11][11] ‘The New York Times', 23 ottobre 1976.

[12][12] Luis Posada Carriles aveva prestato per anni la propria consulenza a favore della DISIP, l'agenzia che coordinava i servizi segreti venezuelani, responsabile di gravi atti di tortura contro attivisti politici e sindacali.


[13][13] L''Operazione Mangosta' comprende la lunga serie di incursioni paramilitari contro Cuba dopo l'avventura della Baia dei Porci e di falliti attentati contro la vita di Fidel Castro e dei maggiori uomini del governo rivoluzionario, primo fra tutti il ‘comandante' Ernesto Che Guevara.

[14][14] Per il fallito l'attentato contro Fidel Castro e' stato arrestato a Panama anche Gaspar Jimenez Escobedo, sospettato di aver trasferito a Caracas, nel 1985, i soldi raccolti a Miami, per consentire l'evasione di Luis Posada.


[15][15] In particolare, nel gennaio 1986, furono trasferiti all'Iran 4.000 missili anti-tank, imbarcati in una nave da trasporto a cui furono forniti falsi documenti di carico. Le operazioni d'imbarco furono coordinate dall'allora primo assistente militare del Segretario della Difesa, generale Colin L. Powell. Nel 1991, Powell, sarà comandante delle forze Use che scateneranno la ‘Tempesta del Deserto' contro l'Iraq di Saddam Hussein. Nel 2001 assumerà la carica di Segretario di Stato nell'amministrazione di George Bush junior.


[16][16] La negoziazione con il regime di Teheran, a cui sono stati forniti sistemi missililistici, elicotteri ed altri armamenti pesanti prontamente utilizzati nella sanguinosa guerra contro l'Iraq, è stata realizzata in aperta violazione delle direttive del Congresso degli Stati Uniti, il quale aveva bandito qualsiasi relazione politico-militare ed economica con l'Iran. Parte degli introiti delle commesse d'armi furono dirottati a favore della Contra, che potè incrementare a dismisura le operazioni terroristiche contro obiettivi civili e le infrastrutture vitali del Nicaragua. Infine furono finanziate le operazioni coperte della Cia e delle Forze armate Usa a sostegno della politica di oppressione dei regimi alleati centroamericani (El Salvador, Guatemala, Honduras).


[17][17] Rafel Quintero e Felix Rodriguez erano membri del gruppo speciale che si era fissato come obiettivo l'assassinio di Fidel Castro e l'infiltrazione nell'isola di Cuba per eseguire attentati terroristici a infrastrutture civili e militari (‘Operazione Mangosta').


[18][18] Dopo l'annientamente della brigata controrivoluzionaria nella Baia dei Porci, Felix Rodriguez fu costretto a nascondersi nell'isola sino a quando potè fuggire all'estero grazie ad un funzionario dell'ambasciata spagnola a Cuba e all'ambasciatore venezuelano Jose Nuceti Sardi.


[19][19] A questo corso ‘avanzato', Felix Rodriguez partecipò in compagnia di altri terroristi-agenti Cia di origini cubane, tra cui Luis Posada Carriles e Jorge Mas Canosa, leader della ‘Cuban Nazional Foundation', la maggiore organizzazione anticastrista presente negli Stati Uniti.


[20][20] Secondo alcune dichiarazioni stampa dei militari boliviani testimoni dell'esecuzione, lo stesso agente cubano avrebbe sparato sul corpo ormai senza vita del Che.


[21][21] L'agente Cia Theodore Shackley era stato capo sezione dell'agenzia d'intelligence a Miami quando fu avviata la cosiddetta ‘Operazione Mangosta' contro il governo rivoluzionario di Cuba; in seguito fu trasferito in Italia per dirigere la stazione Cia di Roma. Durante gli anni trascorsi in Viet Nam, Shackley prese parte all'esecuzione del cosiddeto ‘Piano Phoenix', il programma di eliminazione fisica di 40.000 tra civili e rappresentanti dell'opposizione politica del Viet Nam del Sud, realizzato dalle forze paramilitari del regime di Hanoi. Per esecutare il programma, Shackley creò ad hoc il cosiddetto ‘Gruppo per le Operazioni Speciali' SOG, di cui furono membri il colonnello Oliver North, il generale John Singlaud e l'ufficiale Richard Secord, tra i maggiori protagonisti dieci anni più tardi dell'affaire Iran-Contra. Dopo il Sud-est asiatico, Theodore Schakley fu inviato in Iran per addestrare gli uomini del ‘Savak', il servizio segreto dello Scia'.

Congedatosi ufficialmente dalla Cia, insieme ad altri ex colleghi (Frank Terpil, Thomas Clines, Richard Secord), intraprese l'attivitá di finanziere e di trafficante d'armi, giungendo ad impossessarsi di un importante istituto bancario, la ‘Nugan Hand Bank' di Sidney, implicata nel 1980 in un grande scandalo internazionale relativo a transazioni clandestine di armi a paesi sotto embargo. Shackley, in particolare, fu l'uomo che presentó a fine anni ‘60 (grazie a Frank Terpil) Licio Gelli ad Alexander Haig, viceconsigliere di Nixon per la sicurezza mondiale. Nell'occasione Haig diede l'approvazione per l'affiliazione alla loggia P2 di oltre 400 ufficiali delle forze armate italiane e della Nato. Alla P2 aderirono anche alcuni dei piú alti vertici delle forze armate argentine ed uruguayane, implicati nell'esecuzione del ‘Plan Condor'.


[22][22] A. Cupull, F. Gonzalez, "La Cia contra el Che", Editora Politica, La Habana, 1992.


[23][23] Sempre nel 1979, Rodriguez fu implicato nell'indagine relativa all'attentato contro l'ex presidente honduregno Roberto Suazo Cordoba, insieme ad un suo socio nella vendita di armamenti, Gerard Latchinian. Rodriguez e Latchinian erano titolari della ‘Giro Aviation Corp.' di Miami. Mentre quest'ultimo fu condannato a 35 anni di prigione, Felix Rodriguez fu assolto in quanto le prove che erano state raccolte, sparirono misteriosamente alla vigilia del processo.

Gerard Lactninian fu arrestato nel novembre 1983 quando tentava di introdurre negli Stati Uniti cocaina per un valore superiore ai 10 milioni di dollari.


[24][24] La sua base operativa fu l'aeroporto di Ilopango, anche se Felix Rodriguez si spostera' continuamente in Honduras e Guatemala, dirigendo importanti operazioni a fianco dei militari di questi due paesi. In particolare, presso la base delle forze speciali honduregne di Tamara, Tegucigalpa, l'agente avrebbe coordinato l'addestramento degli uomini degli ‘squadroni della morte' impegnati a ‘ripulire' il paese dalle organizzazioni della sinistra.


[25][25] Il colonnello Oliver North e' stato uno degli artefici della crociata del Presidente Ronald Reagan, contro il "terrorismo internazionale", nella prima meta' degli anni '80. Egli ha diretto l'operazione di liberazione dell'equipaggio del TWA 847 sequestrato da un commando libanese nel 1985 a Beirut e il bombardamento di Tripoli e Bengasi contro il leader libico Gheddafi, il ‘demonio' di turno degli Stati Uniti. Oliver North è stato responsabile, inoltre, delle operazioni militari nordamericane nel Mediterraneo durante i giorni del sequestro della nave da crociera ‘Achille Lauro' e del fallito tentativo di condurre negli Stati Uniti i sequestratori e il leader del Fronte di Liberazione Palestinese, Abul Abbas. La vicenda rappresentò una grave violazione dei principi cardine del diritto internazionale: alcuni caccia Usa ‘dirottarono' in volo l'aereo che li stava trasferendo in Egitto, costringendolo ad atterrare nella base aeronavale siciliana di Sigonella. Per qualche ora si rischio' il conflitto a fuoco tra gli uomini dell'Aeronautica Militare italiana e la Delta Force degli Stati Uniti. L'intervento del governo italiano impedì il trasferimento dei cittadini mediorientali e i sequestratori furono giudicati in Italia.


[26][26] Il trafficante Ramon Milian Rodriguez era stato per anni un fedele contribuente delle campagne elettorali del Partito Repubblicano. Ha partecipato nel 1981 come invitato alla cerimonia di insediamento dell'amministrazione Reagan-Bush. Due anni più tardi fu arrestato dall'Fbi a Panama, dove era giunto con un aereo privato e 5 milioni di dollari in contanti che intendeva ‘lavare' in una delle tante banche locali.


[27][27] Secondo la Dea, alcuni dei velivoli incaricati del trasporto di armi alla Contra rientravano negli Stati Uniti con ingenti carichi di cocaina. In questa meniera il Cartello di Medellìn assicurò al mercato nordamericano l'ingresso di una tonnellata di cocaina alla settimana, con un valore oscillante tra i 26 e i 50 milioni di dollari.

E' stato altresi' accertato l'utilizzo per il traffico di droga, degli stessi velivoli impiegati per la distribuzione di ‘aiuti umanitari' alle organizzazioni antisandiniste. La societa' ‘Vortex', ad esempio, con sede a Miami, di proprieta' del finanziere Alberto Herreros, contattata dall'Ufficio per gli Aiuti Umanitari per il Nicaragua del Dipartimento di Stato, introdusse in Florida 500 kili di marihuana prodotta in Colombia.


[28][28] Tra i piloti Castillo ricorda il trafficante di droga ed armi William Brasher, che godeva "di credenziali della Cia e dell'Fbi e la sua jeep era intestata all'ambasciata Usa in Salvador". William Brasher agiva in strettissimo collegamento con Felix Rodriguez, ed era uno degli uomini di maggior fiducia del colonnello Oliver North.


[29][29] Le basi dei gruppi antisandinisti in Costa Rica rappresentarono un punto ideale per il riformimento dei velivoli utilizzati dai narcotrafficanti colombiani che pagavano tra i 10 e i 25.000 dollari per ogni atterraggio delle avionette dedite al trasporto della cocaina verso il mercato nordamericano.


[30][30] Secondo quanto appurato dalla Dea, John Hull era entrato in contatto con i boss colombiani Pablo Escobar e Jorge Ochoa attraverso due esiliati cubani, René Corbo e Felipe Vidal, che nel 1961 con la ‘Brigada 2506' avevano partecipato allo sbarco nella Baia dei Porci, e che al tempo dell'Irangate curavano il rifornimento di gasolio per i velivoli che trasportavano la cocaina via Costa Rica.


[31][31] In questa società di Francisco Chanes "sarebbero forti gli interessi di Rolando Martinez, che nel 1960 fu membro di un gruppo incaricato di assassinare Fidel Castro" (fonte: ‘Le Monde Diplomatique', settembre 1987).


[32][32] Lo stesso Amac Galil si sarebbe incaricato di preparare l'attentato dinamitardo in un hotel di San José che ospitava una confernza stampa di Eden Pastora. Il leader della Contra si salvo' dall'esplosione, riportando lievi ferite, mentre risultarono morte due persone e gravemente feriti due giornalisti statunitensi.


[33][33] Il ruolo anti-narcos di Lewis Tumb in Colombia fu tuttavia molto più ambiguo e contraddittorio. Fu lui infatti a coniare il termine di "narcoguerriglia" per enfatizzare le responsabilità delle organizzazioni guerrigliere nelle operazioni di produzione della cocaina, mentre al contrario preferì non pronuciarsi sugli oggettivi legami tra le organizzazioni paramilitari di estrema destra e gli uomini dei cartelli della cocaina.


[34][34] Oliver North, in particolare, accompagnò l'allora vicepresidente Bush nel suo viaggio in Salvador nel novembre del 1983 per ottenere il supporto dei militari locali al piano antisandinista degli Stati Uniti.


[35][35] E' interessante sottolineare lo spessore criminale dei maggiori intermediari dell'affaire Iran-Contras. Adnan Khashoggi compare in tutti i maggiori scandali internazionali, dalla vicenda ‘Lockneed', quando fu appurato che il colosso militare aveva inondato di tangenti i politici e i militari di decine di Stati, al trasferimento di armi al regime di Saddam Hussein e piu' recentemente in Italia nell'inchiesta sul traffico di armi avviata dal giudice Carlo Palermo e su quella sulle transazioni finanziarie realizzate da un gruppo criminale operante nella Sicilia orientale, legato al clan mafioso di Benedetto Santapaola, ad ex appartenenti all'organizazione di estrema destra ‘Ordine Nuovo' e ad alcuni politici ed imprenditori oggi nel giro di ‘Forza Italia'. Adnan Khashoggi opero' nell'Irangate accanto all'imprenditore iraniano Manucher Gorbanifer - gia' informatore della centrale della Cia di Teheran, legato all'area moderata del governo rivoluzionario di Teheran - al faccendiere nordamericano di origini iraniane Albert Hakim, e al cittadino israeliano Jacob Nimrodi, proprietario di una societa' di copertura del Mossad con sede a Tel Aviv. Importanti somme di denaro per garantire la transazione, furono fornite dal re Fahd d'Arabia Saudita, strettissimo amico di Adnan Kashoggi e suo lontano parente, che verso' 32 milioni di dollari sui conti del gruppo di Oliver North in una banca delle Isole Caiman, e dal sultano di Brunei, che apportò un milione e mezzo di dollari. Altri fondi giunsero dalle organizzazioni di estrema destra nordamericane e da alcuni facoltosi imprenditori vicini al duo Reagan-Bush. Come si puo' vedere una rete trasversale, che avra' un'importanza strategica per definire le alleanze politiche militari che isoleranno l'Iraq di Saddam Hussein e permetteranno a Bush di scatenare la Guerra del Golfo per porre le fondamenta del ‘Nuovo Ordine Mondiale' dopo la caduta del Muro di Berlino. Va infine sottolineato il ruolo centrale nell'Irangate dello Stato d'Israele che, per conto degli Stati Uniti, sin dal 1981, rifornì di armi l'Iran e intervenne in America Latina per avviare operazioni clandestine a favore dei regimi reazionari e per addestrare e rifornire d'armi le sempre piu' numerose organizzazioni paramilitari, spesso al soldo del narcotraffico.


[36][36] E' importante sottolineare come George W. Bush fu nominato alla direzione della Cia dall'amministrazione Ford nel 1976, l'anno in cui si sviluppa con forza nell'emisfero la rete internazionale per le operazioni coperte contro obiettivi della sinistra politica e sindacale latinoamericana e contro i movimenti guerriglieri. A questa rete coordinata dalla Cia, dai servizi segreti cileni e dalle organizzazioni di estrema destra come la ‘CORU' di Orlando Bosh, sono stati attribuiti oltre 100 gravi attentati dinamitardi nel continente.


[37][37] Il racconto dell'ex agente trova oggettivi riscontri nel fatto che l'esercito cubano, dopo lo sbarco anticastrista, sequestro' realmente tre navi con i nomi sopracitati.


[38][38] A sparare contro il Presidente Kennedy, ipotesi ancora non provata processualmente dati i depistaggi e la distruzione delle prove raccolte, avrebbe partecipato il finanziere texano Howard Hunt, sponsor economico dell'avventura alla Baia dei Porci e della rete criminale di Orlando Bosh.


[39][39] ‘The Nation', 13 agosto 1988.


[40][40] Per l'Irangate George Bush riattivò la rete sorta grazie alla Cia dopo la rivoluzione cubana, protagonista poi del conflitto nel sud-est asiatico e del ‘Plan Condor' in America latina.


[41][41] In Viet Nam, Donald Gregg opero' alle dipendenze del locale responsabile della Cia Theodore Shackley, nella realizzazione del cosid

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OSTRACISMO YANKEE
by mandrake Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:19 PM mail:

ONU: Gli USA si apprestano a ostacolare il nuovo trattato contro la tortura


23 Luglio 2002
- Secondo Human Rights Watch, gli USA hanno intenzione di
resistere alla volonta' degli alleati su un altro trattato internazionale
per la tutela dei Diritti Umani. Domani il Consiglio Economico e Sociale
dell'ONU (ECOSOC) si riunira' per discutere la bozza di un Protocollo che
istituirebbe un sistema internazionale di ispezioni nei luoghi di
detenzione. L'attuale testo e' stato proposto dal Costa Rica e gode di un
forte appoggio da parte dell'UE, di molti paesi dell'America Latina e
Africa. Ma gli USA hanno segnalato la loro opposizione sostenendo che le
visite nelle prigioni da parte di un organismo internazionale sarebbe troppo
intrusivo. Secondo Amnesty International la bocciatura del protocollo
sarebbe un disastro per la lotta contro la tortura. Il rapporto annuale di
Amnesty sostiene che le forze dell'ordine hanno torturato o maltrattato
persone in 111 paesi. Il testo attuale e' frutto di 10 anni di trattative,
riaprire i negoziati sul trattato significherebbe mettere a rischio il testo
e privare le persone di uno strumento in piu' per proteggerle dalla
tortura. Fonte: Human Rights Watch; Amnesty Int.; traduzione di Fabio Quattrocchi
FABIOCCHI@inwind.it

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mandovai
by manzotin Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:22 PM mail:

A Mandrake, m'ando' vai??? Ar Polo Norte?

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Amerikani infami
by menouno Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:23 PM mail:

Yankee di merda!!!

Sionisti e guerrafondai fanno valere il diritto di veto sull'invio di osservatori internazionali in Palestina. Poi si chiedono come è possibile che il popolo palestinese festeggi in piazza gli attacchi dell' 11/9.... perché siete degli yankee merdosi, sionisti, imperialisti, razzisti e con la scusa della new ed old economy volete fare di tutto il mondo gli usa... e siete sudditi di un bovaro texano, ubriacone e killer di professione che è per la pena di morte e contro l'aborto... insomma a parte i simpson, il jazz ed il blues, non avete nient'altro di buono e speriamo che la recessione vi faccia scoppiare il culo insieme al vostro fottuto sogno e modello amerikano, insieme a quel criminale di Sharon ed insieme a tutti i pagliacci che, mentre Carlo moriva, brindavano col miglior vino d'annata... bastardi!
Israeliani di merda ficcateveli nel culo i vostri tank e i vostri F16 e se i vostri servizi segreti del cazzo spiano Indy e i nostri post, allora sappiate che noi del "menouno" di Bologna stiamo col popolo palestinese e con l'Intifada, con quei ragazzini che vi rompono il culo tiradovi le pietre e che voi invece ammazzate con le vostre cannonate, con i vostri elicotteri e con i vostri F16...
Noi ne abbiamo adottati 5 a distanza e ogni mese li finanziamo perché sopravvivano, dunque per voi siamo terroristi!
GIU LE MANI DALLA PALESTINA,PALESTINA LIBERA.

P.S: Ai compagni di Indy:
scusate lo sfogo e la dialettica, ma abbiamo appena appreso che uno dei bambini palestinesi che abbiamo adottato a distanza è morto durante una incursione di soldati israeliani, e tutto ciò nel giorno in cui gli yankee fanno prevalere il loro cazzuto diritto di veto sull'invio di osservatori internazionali.
Scusate ancora
i compagni del "menouno"

adottare bambini palestinesi

Per le adozioni a distanza dei bimbi palestinesi bisogna rivolgersi a:
Il Manifesto
http://www.ilmanifesto.it
Liberazione
http://www.liberazione.it
Scrivetegli dei mail e loro vi raccontano cosa bisogna fare.
In genere si fa un versamento di L100000 in banca (purtroppo visto le banke armarte) su un conto corrente speciale e loro vi danno la foto, il nome e l'indirizzo del bambino adottato... Noi l'abbiamo sperimentato e possiamo ammettere che non si tratta della solita farsa. Comunque al piu presto invieremo un post su Indy per essere piu` precisi a riguardo.
Hasta Siempre
Palestina Libera.

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STRAGE DI USTICA:QUALCHE AMERIKANO CONFESSA
by yyy Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:25 PM mail:

su un sito USA l'ammissione che ad abbattere il DC9 Itavia furono aerei da guerra della Grande Democrazia Planetaria (tratto da "Liberazione" di oggi, rubrica "lettere")

Basta andare sul sito http://www.airdisaster.com/cgi_bin/database.cgi
digitare "ustica" nell'apposito spazio e dare il "go".

Nella descrizione dell'"incidente", in inglese, è scritto chiaro e tondo che ad abbattere il DC9 furono i democratici guerrieri yankee.

Se fosse un'accusa falsa, credo che le autorità militari USA darebbero del filo da torcere agli autori del sito...
E pensare che le commissioni di inchiesta stanno ancora "cercando" la verità. Dopo 20 anni.
E pensare che i militari italiani non se ne sono accorti.
E pensare che tutti dovremmo essere grati agli USA.
E PENSARE??????
http://www.airdisaster.com/cgi_bin/database.cgi

P.S.:OOOPS!
Chiedo scusa: mi sono accorto troppo tardi che questa informazione era già stata data.

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La notte americana
by Garabombo Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:28 PM mail:

L'idea romantica di Bush del dollaro donato da ogni piccolo yankee al coetaneo di Kabul si è trasformata in una messa in scena macabra: a riceverlo saranno manine livide di morti.....Le Twin Towers sgretolate l'11 settembre hanno travolto il mondo, e risvegliato una nuova America, che finalmente si sta interrogando su se stessa. L'amministrazione Bush non la rappresenta. A caccia di anti-americani, gli Stati Uniti cominciano a scorgere in casa propria una minaccia prima sconosciuta.

La notte americana
MARIUCCIA CIOTTA
Il Manifesto 01-11-2001

George W. Bush, il presidente per caso, eroe per un momento, sta rapidamente consumando la sua nuova immagine in una valanga di messaggi contradditori, oscuri, che precipitano l'America in un allarme generale, nel panico di una notte di Halloween dove si annuncia un altro attentato.

Chissà dove, chissà quando. Intanto, l'antrace fa vittime a caso, si spande, virus interno, tra la popolazione, fuori dalle sedi del potere. Si sa, ormai, che la guerra batteriologica è made in Usa, ma chi ha sparso il contagio? Chi è il nemico interno? In che relazione sta con bin Laden?

Il quale, segnalato a luglio in un ospedale di Dubai assistito da un agente della Cia, torna, sulla prima pagina del Figaro, nella sua leggendaria veste di collaboratore esterno dell'agenzia Usa.

I grandi quotidiani americani registrano la perdita di fiducia dell'opinione pubblica, di un'America sempre più accerchiata, che comincia a dubitare dell'effetto risolutorio della guerra, e anzi teme, insieme alla Borsa che precipita, una recrudescenza del terrorismo.

Non conquisterà nuove simpatie la notizia dell'ennesimo "errore" dei bombardieri, che hanno colpito ancora la sede della Croce rossa. E anche se i cadaveri dei bambini afghani non compaiono sulle tv americane, le 1.500 vittime civili denunciate ieri dai taleban trasudano sangue.

L'idea romantica di Bush del dollaro donato da ogni piccolo yankee al coetaneo di Kabul si è trasformata in una messa in scena macabra: a riceverlo saranno manine livide di morti.

Dov'è l'America forte, orgogliosa, pronta a dare una lezione di democrazia all'"altro" mondo? La sua immagine si sbiadisce nell'espressione sperduta del Presidente, che assicura di "stare bene", mentre il suo vice continua a scappare nel rifugio segreto.

Le Twin Towers sgretolate l'11 settembre hanno travolto il mondo, e risvegliato una nuova America, che finalmente si sta interrogando su se stessa. L'amministrazione Bush non la rappresenta. A caccia di anti-americani, gli Stati Uniti cominciano a scorgere in casa propria una minaccia prima sconosciuta.

Il Paese della "libertà duratura" non si consola con la scintillante bandiera, venduta in questi giorni a milioni, non trova pace nella guerra. Ha voglia di ricostruirsi nella voragine del Ground Zero. I segnali che vengono dalla Casa Bianca sono tetri, stonati, incerti.

L'America cerca l'America e la trova impaurita, affannata nel tentativo di giustificare i fallimenti militari, la sconfitta dell'Intelligence, la perdita di garanzie civili. Qualcuno le ha rubato il diritto alla felicità. E, come scrivono i giornali, perfino la gioia dello shopping natalizio. Bush jr. gioca al rilancio, ma non gli basterà certo commissionare a Hollywood nuovi effetti speciali per un'altra "american way of life" alla Frank Capra.

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yankees
by kill ameri-kkk-an wasp yankees Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:30 PM mail:

yankees...
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2 ameri-cani

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Non bevo Coca-Cola,non mangio MC Donalds e loro perdono 49MLD di $
by Stealth Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:34 PM mail:

Allora funziona! Ecco come fare danni alle alla multinazionali globalizzatrici senza rompere vetrine e senza rischiare nulla, anzi guadagnarci in salute, portafoglio e sodisfazione personale.

Interessante articolo da Repubblica.

Io sono un paio d'anni che ho iniziato il mio personale boicottaggio di diversi marchi. Piu' siamo e piu' i danni fatti dai black bloc risulteranno meno che patetici al confronto...

http://www.repubblica.it/online/societa/marchi/crisi/crisi.html

I "loghi" più noti del mondo hanno perso valore nell'ultimo anno
per 49 miliardi di dollari a favore dei nuovi prodotti locali
La crisi dei marchi globali
più che il G8 poté il mercato
di RICCARDO STAGLIANO'
ROMA - Se sei un "logo" ti tirano le pietre. Sono tempi duri per i grandi marchi, quelli internazionalmente noti da New York a Vladivostok: in strada gli anti-global li contestano come le ultime incarnazioni del Male capitalistico, sul mercato le loro quotazioni non brillano più come una volta. Anzi. Solo Coca-Cola, per dire del più globale brand di tutti i tempi, ha visto le proprie azioni scendere a un valore di circa la metà rispeto a quello raggiunto in Borsa alla fine degli anni '90. E se è vero - come scriveva in copertina "Business Week" della settimana scorsa - che i marchi globali valgono ancora un sacco di soldi lo è altrettanto che la quantità di valore perso nell'ultimo anno non ha pari nella loro storia recente. Dei 74 "loghi" apparsi nella classifica di quest'anno ben 41 hanno infatti perso terreno: 49 miliardi di dollari (circa 100 mila miliardi di lire) volatilizzati (ovvero una perdita di oltre il 5 per cento), toccando quota 851,6 miliardi di dollari. Di chi è la colpa?
Una lunga analisi apparsa nei giorni scorsi sul "Financial Times" azzarda alcune ipotesi. C'è un dato macroeconomico generale, ovvero la crisi delle dot-com che ha decurtato il valore di tante compagnie ad alto contenuto tecnologico. Ma questo non spiega l'indebolimento di tanti campioni della Old Economy, come il -5 per cento di Coca-Cola e Nike, il -9 per cento di McDonald's e il -12 per cento di Gillette, solo per citarne alcuni. Declini insospettabili sino a pochissimi anni fa quando l'investitore più scaltro di tutti i tempi, quella sorta di Re Mida della finanza che ha per nome Warren Buffett (l'uomo più ricco del mondo secondo la classifica di Fortune sino alla staffetta con Bill Gates), aveva investito massicciamente in tutte queste e in altre ancora.
Un'euforia giustificata da vari sommovimenti mondiali. La caduta del muro di Berlino, per esempio, che aveva liberato mercati potenziali enormi (Russia, Cina e così via) e enormemente affamati di beni occidentali, i frutti proibiti loro preclusi sino a pochi mesi prima. Un effetto che aveva fatto lievitare le vendite e, soprattutto, le prospettive delle multinazionali yankee. "Era solo una prima fase, però - spiega oggi Tim Ambler, ricercatore di marketing internazionale alla London Business School -. Nell'attuale seconda fase questi Paesi hanno riscoperto un po' del loro nazionalismo e del loro orgoglio commerciale e hanno detto: 'Aspettate un minuto: perché stiamo svendendo il nostro patrimonio nazionale agli americani che, dopo tutto, sono stati i nostri nemici per tutti questi anni?'". Una riscossa giocata molto con l'arma tipica del consumatori: decidere di non comprare. E così, sempre l'anno scorso, né Coca-Coila né Procter & Gamble né altri nomi importanti dell'industria americana figuravano nelle classifiche dei 10 marchi più pubblicizzati in Cina che erano tutti, strettamente, Made in China.
E se molte multinazionali stanno cercando di seguire il vento e adattare i loro prodotti alle realtà locali (magari comprando aziende del posto come ha fatto di recente McDonald's), si tratta della presa d'atto di una sconfitta, del risultato di 1 a 0 nella partita localismo contro globalismo. I super-marchi sono sotto schiaffo anche in patria: solo l'anno scorso sono stati 31.432 i nuovi prodotti "senza marca" introdotti sul mercato americano. "E' sempre più difficile fare marketing di massa - spiega Martin Hayward, presidente del londinese Henley Center - perché a nessuno piace più essere considerato normale, tutti vogliono essere trattati come individui, nella loro specificità". E per le elefantiache multinazionali il mestiere si fa sempre più complicato. Concetto espresso anche da Susan Fournier, docente di marketing alla Harvard Business School: "Il modello 'taglia unica', per cui una formula andrebbe bene per tutti, va ormai abbandonata anche per i prodotti di massa. Le multinazionali prima di tutto devono comprendere come sono le vite dei loro consumatori e costruire i prodotti affinché vi si adattino". Non viceversa, altrimenti la punizione del mercato sarà molto più dolorosa - per le grandi compagnie - di quelle che qualsiasi Black Bloc saprà infliggere loro.
(9 agosto 2001)

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bravo stealth!
by fantomius Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:40 PM mail:

sottrarre alimentazione alla BELVA, solo così si indebolirà fino a morire, e aggiungo: liberarsi sempre di più dal processo d'identificazione di noi stessi con il soggetto-consumatore scoprendo di quanto poco in realtà ci basta per vivere una vita gratificante per giungere a boicottare non solo questa o quella marca ma l'intero processo produzione-consumo a cui il MERCATO ci costringe.
Lo so, scacciare la scimmia dalla spalla è doloroso e difficile, siamo viziati ma......L'articolo è molto interessante ma non pensate che si organizzeranno, questa è gente con notevole acume economico centinaia di uomini impiegati bel marketing, non pensate che comunque riusciranno a capire cosa vuole il consumatore medio e recuperare elaborando strategie alternative?
In ogni caso chi è contrario a questo sistema economico DEVE EVITARE DI CONSUMARE prodotti di marche legate alle multinazionali, piccolo inciso: io la cocacola la usavo da piccolo per pulire le marmitte, non c'era nulla di più efficace per svuotarle, pensate al vostro stomaco.

mediazone

Comunque a grandi linee é bene sapere che funziona davvero la strategia del boycott.

Da anni non ho televisione (anche se del computer non faccio a meno), ho venduto la mia machina quest'anno e mi rifiuto di mangiare le "marche" internazionali: i prodotti locali, meglio se biologici, sono molto preferibili.

Facciamo un trend. Perche' non cominciare tutti a buttare la tv (e chiaramente non a comprarne una nuova). In questo modo avremo piu' tempo per pensare e forse riusciamo a combinare qualche guaio per i grandi!

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chi mi riposta?
by stealth Wednesday, Feb. 12, 2003 at 3:58 PM mail:

Noto qui sopra che qualcuno --bonta' sua-- ha ripostato a mio nome un articolo che postai l'11 agosto 2001 e reperibile qui in originale: italy.indymedia.org/news/2001/08/13958.php

Niente in contrario sul ripostare articoli che sono per definizione di pubblico dominio, tanto piu' se ne viene citata la fonte. Tuttavia la fonte e' meglio citarla piuttosto che far credere che la fonte abbia ri-postato se' stessa. Grazie.

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attenzione
by Luka (the real) quello vero Wednesday, Feb. 12, 2003 at 5:22 PM mail:

quello stronzo che sopra si e' firmato Luka (the real) non sono io dal momento che la corea del nord mi sta in culo quanto gli usa e non mi sono interessato mai di Coree.
pezzo di merda quello che si e' firmato a nome mio, siccome si parla di corea un ideuccia ce l'avrei , lasciamo stare va.
libertariamente vostro
LUKA (the real) "Boompty boomp"
ciao raga

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attenzione lo dico io semmai
by Luka (the real) l'autentico Thursday, Feb. 13, 2003 at 11:52 AM mail:

I due interventi precedenti sono depistamenti del sismi
e da adesso la Corea del Nord mi interessa,va bene?

Dai forza compagno Kim.

Luka (the real) l'autentico

P.S.:Oltre ad imitarmi cercano di inibirmi con la loro violenza verbale a suon di parolacce,tipica agressione di quei trogloditi fascisti dei servizi e di ordine nuovo ....
ATTENZIONE GENTE,
ATTENZIONE !!!
A non ascoltare chiunque dico ...

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Che basta!
by Anonimo Friday, Feb. 14, 2003 at 10:56 PM mail:

Veder ripetuti i miei commenti ed articoli passati a casaccio. Pseudo-child, finiscila! A che serve?

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Studia la storia!
by Tyler Durden Friday, Feb. 14, 2003 at 11:21 PM mail:

Cosa hanno fatto i partigiani?? Mi sa che hai letto troppi fumetti, i partigiani non hanno fatto altro che aumentare le rappresaglie dei veri nazisti contro la popolazione civile, colpivano e si rifugiavano in montagna lasciando la gente comune a sopportare le angherie dei tedeschi! prima del 25 aprile '45 i partigiani erano poche migliaia, dopo centinaia di migliaia... Perche' nessuno parla dei deportati nei lager per colpa dei partigiani?!? Dove erano mentre i nazi bruciavano le case e fucilavano le persone comuni?!? Facevano la solita farsa, gettavano il sasso e dopo nascondevano la mano...
(leggiti il Partigiano johnny)
Memento Audere Semper

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la nato deve sparire
by partigiano Friday, May. 02, 2003 at 8:19 PM mail:

niente patto di Varsovia
niente patto atlantico(nato)

x un mondo migliore
x un mondo piú giusto
x un mondo per tutti noi

NIENTE CONFLITTI

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bravo partigiano
by garibaldino ino ino Monday, May. 05, 2003 at 11:36 AM mail:

Bravo partigiano,

raggionassero tutti come te!

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rispondendo a:I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione
by commentatore Thursday, May. 08, 2003 at 6:44 PM mail:

I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici

É proprio vero sai?

Ma quanto tu stesso hai raggione neanche te lo puoi immaginare,
te lo posso garantire IO!

Prova é che solamente uno ha avuto il coraggio e l'intelligenza di risponderti!

Bravo sando kan,

continua cosí,sai?

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