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Egunkaria: come è nato
by Giaco Thursday, Feb. 20, 2003 at 11:55 PM mail: Giaco.bz@tin.it

Intervista realizzata nel 1991 con Pello Zubiria, primo direttore di Egunkaria.

Intervista realizzata nel 1991 a Pelllo Zubira sulla nascita di Egunkari

La chiusura di Egunkaria rappresenta l’ultimo tassello di una operazione mediatico poliziesca che dura da anni. Il pretesto della lotta a ETA , ha cercato di nascondere una sottile ma allo stesso tempo evidente campagna che ha come obiettivo limitare la crescita del movimento culturale basco che, tra mille difficoltà, ha registrato in questi anni. Può sembrare anacronistico nel cuore dell’Europa una stretagia di questo tipo. Ma se seguiamo la linea editoriale dei maggiori quotidiani spagnoli, le dichiarazioni della leadership goveranita spagnola e le iniziative intraprese da istituzioni culturali come la Real Accademia, potremmo constatare come la cultura euskaldun (il lingua euskera) è stata oggeto di una continua opera di criminalizzazione.. Un’esempio che può spiegare paradossalmente come queste iniziative abbiano di fondo un’elemento comune, la profonda ignoranza, cioè non conoscenza del presunto oggetto criminogeno, l’euskera. Quando ETA iniziò nel 2000, una campagna contro giornalisti filogovernitivi, il Partido Popular lancio un duro attacco, con tanto d’interrogazione parlamentare, ad una rivista in lingua basca Aizu! ,per la pubblicazione di una vignetta che faceva riferimento ad un articolo titolato “Anno nero: lo scorso anno hanno assassinato 87 giornalisti” che informava sulla ‘uccisione di giornalisti in diverse parti del mondo. Alla domanda perché di queste morti, nella vignetta la risposta è “Objektiboak zirelako, obiektibo militarrak” (Perché erano obiettivi, sono stati obiettivi militari). Per il PP la traduzione spagnola, sulla quale si basava l’interrogazione parlamentare, era la seguente “Sono stati assasinati non per essere obiettivi, bensi per esser obiettivi militari”. Di seguito una intervista con Pello Zubiria direttore di Egunkaria, arrestato giovedi 20 febbraio 2003, realizzata nel 1991 e pubblicata da Euskadi Informazione (ed italiana). Pur essendo datata, le affermazioni di Zubiria sottolineano come Egunkaria sia un’ennesimo risultato della volontà di una ampio settore della società basca che continua a credere nel diritto dei cittadini baschi di poter esser informati nella lingua che da milleni è presente in quella terra. La chiusura manu militari da parte degli apparti dello stato spagnolo di Egunkari richiama alla memoria l’altra esperienza di quotidiano in lingua euskera ,Eguna. Durò solo duecento giorni, era il 1936, poi il golpe militare di Francisco Franco diede inzio alla guerra civile in Spagna e per la cultura basca inziarono quarant’anni di clandestinità.,

Com’è nata l’ideas di costruire Egunkaria?

Nel 1989 70 persone, tra le quali personalità di spicco della cultura basca, giornalisti della radio e televisione basca (pubblica), di settimanali, militanti di organizzazioni o sitituzioni per la promozione dell’ euskera, si riunirono per dare vita a Egunkaria Sortzen (creando il quotidiano). Da questa riunione venegono create tre commissioni che si occuperanno del progetto impresariale, della realizzazione tecnica del quotidiano e della promozione sociale dell’iniziativa. Nell primavera del 1990 abbiamo lanciato una campagna di sottoscrizione che ha toccato ogni angolo di Euskal Herria. L’obiettivo era arrivare non solo al “militante culturale” ma alla gente comune. Per questo le iniziative avevano un carattere festivo. Ti faccio un esempio: in un paese veniva allestita la riproduzione gigante del quotidiano. I ragazzi /e della ikastola, scuola basca, locale, scrivevano le notizie e i commercianti pagavano con una inserzione pubblicitaria la pagina. Dopo un certo periodo l’iniziativa si concludeva con una festa. Tutte queste iniziative locali si conclusero il 15 luglio 1990 con un meeting nel velodromo di San Sebastian a cui presero parte 17 mila persone. In questo modo abbiamo raccolto 50 milioni di pesetas (300 mila euro circa). Un’altra voce del capitale iniziale è stata creata attraverso quote azionarie di 500.000 pesetas (3 mila euro) acquistate da amministrazioni comunali, ikastolas, imprese private, sindacati. . Questo ci ha permesso di portare il capitale iniziale a 150 milioni di pesetas (900 mila euro circa).

Il vostro progetto ha dovuto superare alcuni ostacoli “tecnico sociologici”..

Perché il lettore possa comprendere i termini della questione sono necessari alcuni appunti sulla situazione politica e culturale basca: l’euskera è parlato da 700 mila persone su una popolazione di tre milioni di abitanti. Di questo 20% molti non sono alfabetizzati correttamente in euskera. Il problema dei dialetti, della recente istituzione dell’ euskera batua (euskera unificato, standardizzazione della lingua basca – 1964), della forte presenza linguistica spagnola e francese, rendono ineludibile il sostegno della amministrazione pubblica per iniziative in favore dell’euskera. Ciò nonostante consideravamo che un quotidiano non doveva dipendere da nessun potere politico. Quindi pensammo di creare un quotidiano indipendente ma aperto alle collaborazioni con tutte le istituzioni. E quando diciamo tutte, ci riferiamo a quelle che attualmente dividono la nazione basca: la Comunità Autonoma del Paese Basco”, la “Comunità Foral della Navarra” e le istituzioni di Euskadi nord (stato francese). Inoltre constatammo che il quotidiano doveva essere indipendente da qualsiasi impresa che sviluppa iniziative nei due idiomi (spagnolo basco o francese basco). L’esperienza insegna che tutte le iniziative in euskera promosse da imprese o istituzioni per cosi dire bilingue, sono fallimentari.

Tu hai parlato d’indipendenza da qualsiasi potere politico. Come pensate di realizzare questo vostro obiettivo in una società come quella basca dove la dialettica politica è molto accesa?

(..) nellla cultura la mancaza di divisione è un’aspetto oggetivo. Anche nei momenti di maggior scontro politico un settimanale come Argia raccoglieva contributi di diversa estrazione ideologica. Questo fatto deterfmina costi e vantaggi. Il vantaggio di avere la massima forza possibile nella promozione dell’euskera, per quanto riguarda i costi sono, forse, un giornale con meno mordente e meno definito. Un compito difficile poiché non possiamo esser salomonici. Di fatto già esiste una definzione quando sosteniamo che il nostro è un “quotidiano nazionale” vale a dire riferito alle sette province storiche di Euskal Herria. In questo ambito dobbiamo trovare un’equilibrio. Per questo non abbiamo un’editoriale ma una nutrita pagina di “opinioni”, dove in una settimana sono 14 le persone che scrivono(..)

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