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L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
by indyano d'italya Wednesday, Feb. 26, 2003 at 7:57 PM mail:

Vá pensiero, sull'ali del vento (dello sfruttamento e della guerra ...)

L'OCCIDENTE SFRUTTAT...
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Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali.Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito.Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate.E di tornare ad agitare,contro i popoli e lavoratori:la minaccia del fungo atomico !!!

Da
L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
A chi il petrolio e le braccia dell’Islam e dell’Asia?
A noi! Con ogni mezzo. Atomiche incluse.
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Terrorismo e Islam sono le "parole-chiave" che l’informazione ufficiale usa in relazione alla nuova guerra lanciata dall’Occidente. Non una riga su petrolio, profitti, manodopera nella regione mediorientale e nel continente asiatico tutto. È bene allora richiamare alcune semplici verità su queste altre "parole-chiave", chissà perché scomparse -a comando- dalla propaganda democratica dell’imperialismo...
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Con il 13% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone consumano quasi due miliardi di tonnellate di petrolio all’anno, il 52% della produzione mondiale (dati relativi al 1999 tratti dall’edizione 2000 della Bp Amoco Statistical Review of the World Energy). Ben i tre quinti di questo mare di petrolio viene da essi importato dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina. Un’area di rifornimento domina su tutte le altre: il Golfo Persico. Da lì provengono il 39% delle importazioni petrolifere dell’Europa occidentale, il 78% di quelle giapponesi e il 23% di quelle statunitensi. Le percentuali aumentano sensibilmente se si considera il mondo islamico nel suo insieme: che incorpora -a fianco dei paesi mediorientali- giganti petroliferi come l’Indonesia in Estremo Oriente, come l’Algeria e la Libia in Africa, o come l’Azerbaigian in Asia centrale.
In questi numeretti s’esprime non solo il dominio monopolistico esercitato da un pugno di super-stati sulla gran parte dei paesi e dei popoli del mondo, alla faccia di tutte le menzogne sull’uguaglianza delle nazioni. Ma anche l’importanza che riveste per l’Occidente il controllo (a prezzi per esso ragionevoli) dell’area mediorientale e del mondo islamico tutto. Privati di tale controllo, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone si troverebbero in ginocchio. Non solo perché incapaci di sviluppare l’enorme quantità di energia di cui necessita la loro vita economica e sociale. Ma anche perché sprovvisti della materia prima di base in alcuni settori economici centrali quali quello chimico-farmaceutico (da cosa pensate venga fuori la plastica?), quello automobilistico, quello agricolo...
Questa dipendenza diventerà ancor più forte negli anni a venire.
Attualmente, infatti, gli Stati Uniti e la Cee sono in grado di produrre una quota del petrolio che consumano: quasi 700 milioni di tonnellate. Le loro riserve di idrocarburi si stanno però esaurendo: al ritmo di estrazione attuale, dureranno solo un’altra decina d’anni. Quelle situate nel sottosuolo del Medioriente e dell’Asia centrale, invece, ben dieci volte tanto: quasi un secolo.
La cartina offre un bel colpo d’occhio su questa situazione.
Da essa emerge anche un altro fatto: è ancora il mondo arabo e islamico a comprendere le zone cruciali attraverso le quali passano le vie del trasporto dell’oro nero dai campi d’estrazione ai paesi occidentali: il canale di Suez, lo stretto di Ormuz nel Golfo Persico, lo stretto delle Molucche tra Indonesia e Malesia... E la regione che va dal Caucaso all’Asia centrale. Per decenni sotto il controllo dell’ex-Urss, tale zona riceve da tempo (non dall’11 settembre!) le attenzioni degli Stati Uniti e dell’Europa. Affinché le loro multinazionali mettano le mani sul petrolio e sul gas caspici. E affinché si aprano da lì nuove vie di trasporto sotto stretto controllo occidentale alternative a quelle già esistenti legate alla Russia. Al momento si contendono il mercato diversi progetti occidentali: la via turca, quella afghana, quella albanese...
Benché in lizza tra loro e legati a gruppi capitalistici e a progetti imperialistici contrastanti, la loro realizzazione richiede comunque una identica condizione: che l’area interessata sia messa sotto il giogo occidentale. Il che vuole dire due cose insieme. Da un lato che non deve emergere nessuna potenza asiatica (sei in linea Pechino?) in grado di fungere da polo di attrazione per i paesi e i popoli della regione in una chiave anti-occidentale (seppur tutta borghese). Dall’altro lato che le masse lavoratrici della zona -in gran parte musulmane- accettino di vivere in condizioni via via più misere, sotto il torchio di regimi autocratici e servili verso i padroni occidentali, senza neanche lontanamente sognarsi di usare alle condizioni ottimali per sé, per un proprio futuro meno nero e non per l’Occidente, le uniche ricchezze di cui al momento dispongono, e cioè le loro braccia e gli idrocarburi...
Ecco una delle ragioni per cui i paesi imperialisti da anni e anni si danno da fare per prendere in mano quella che viene definita la "chiave" verso l’Asia, e cioè l’Afghanistan. Per cui hanno iniziato quella sporca guerra di cui ha parlato Bush, e che l’attacco contro le Torri e il Pentagono non ha acceso ma solo accelerato.
Da essa dipende anche un altro target imperialista.
Nel capitalismo decadente del XXI secolo una percentuale crescente dei profitti e dei sovraprofitti globali sarà estratta dalla manodopera del continente asiatico, quella del mondo musulmano accompagnata dai lavoratori del subcontinente indiano e da quelli cinesi. In tutto la bazzecola di tre miliardi e mezzo di persone (con un settore di esse messo al lavoro nelle stesse metropoli). È vitale per i centri finanziari di New York, per il Pentagono e per l’intero circuito capitalistico occidentale che questa gallina dalle uova d’oro non cada nelle mani di una potenza capitalistica continentale (sei in linea Pechino?) o addirittura si metta in testa strani vagheggiamenti di emancipazione sociale e nazionale (all’inizio magari sotto la forma del rilancio dell’asianesimo o dell’internazionalismo islamico o del nazionalismo maoista o della difesa delle proprie tradizioni religiose contro l’invadenza della vampiresca e subdola civiltà cristiana...).
La "libertà duratura" serve anche a raggiungere questo scopo. Attraverso la collocazione di una sentinella armata dell’Occidente nel cuore dell’Oriente: in Afghanistan, sul tetto del mondo. Con i mirini puntati, da lì, contro gli sfruttati dell’intero continente.
Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali. Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito. Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate. E di tornare ad agitare, contro i popoli e i lavoratori dell’Asia, la minaccia del fungo atomico.
Le parole "sfuggite" al ministro Rumsfeld non sono casuali.
Una favola racconta che nel 1945 gli Stati Uniti sganciarono le bombe nucleari sul Giappone per costringere alla resa un governo che non voleva saperne di arrendersi, e per evitare perdite umane ancor più alte di quelle prodotte dai bombardamenti di Hiroshima e di Nagasaki. La tesi fu confezionata a Washington dall’amministrazione Truman, nelle stanze del potere della Casa Bianca e del Pentagono. E fu ripetuta per decenni, in piena libertà, nella stragrande maggioranza dei libri di testo di storia occidentali. Una menzogna di stato. L’obiettivo dei bombardamenti nucleari fu ben altro.
Al termine della seconda guerra mondiale le masse lavoratrici cinesi erano alla testa di un travolgente moto di liberazione che chiamava alla riscossa i popoli di tutto l’Oriente, dall’Indonesia alla Palestina. Un moto che poteva alimentare e collegarsi coi focolai di lotta di classe apertisi in Europa, soprattutto in Italia, in Jugoslavia, in Grecia, in Polonia... "Ecco con cosa dovrete fare i conti, se vi azzarderete a resistere alla nostra volontà", mandò a dire il nuovo boss del mondo capitalistico al popolo cinese, alle masse oppresse dell’Oriente, al proletariato internazionale: "col terrore nucleare."
Hiroshima e Nagasaki furono un esperimento sul futuro che si avvicina.


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Mafia yankee

Questa storia comincia negli anni Sessanta.Arriva in Texas,dalla lontana Arabia Saudita,Muhammad bin Laden.Il patriarca ha già un portafoglio ricchissimo(è uno degli uomini più ricchi del suo Paese)e non sbarca come un immigrato clandestino: vuole fare affari.

Questa storia comincia negli anni Sessanta. Arriva in Texas, dalla lontana Arabia Saudita, Muhammad bin Laden. Il patriarca ha già un portafoglio ricchissimo (è uno degli uomini più ricchi del suo Paese) e non sbarca come un immigrato clandestino: vuole fare affari. Nel 1968 un misterioso incidente aereo lo toglie però di torno. Ma non "uccide" certo la voglia della famiglia bin Laden di fare business negli Usa. Tanto che il nuovo capofamiglia (suo figlio Salem, che è anche fratellastro del futuro, celeberrimo Osama) nel 1973 torna di persona in Texas e fonda ad Austin la compagnia aerea Bin Laden Aviation. Fa anche quello che insegnano tutti i manuali del buon manager: cerca i contatti giusti per entrare nei circoli che contano. E chi sceglie come "chiave d'accesso"? Mister George Bush, erede di una delle famiglie del petrolio più ricche di tutto lo Stato, e soprattutto uomo della Cia fin dal 1961, dai giorni della Baia dei Porci (il fallito putsch anticastrista a Cuba finanziato dagli americani, ndr.). E' un connubio che funziona subito: Bush senior fa sempre più soldi e carriera, diventando capo della Cia nel 1976, poi vice di Reagan nel 1981 e, infine, presidente Usa nel 1988; Salem e i suoi fratelli entrano invece alla grande nel business petrolifero e finanziario, diventando addirittura soci dei Bush. Ma qui dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Nel 1975 alla prestigiosa Harward business school prende la laurea George W. junior. L'attuale capo dello Stato americano se la spassa un po' e poi, tre anni dopo, entra nel mondo del lavoro. Fondando una sua compagnia petrolifera (il core business di famiglia): la Arbusto Energy. Tra i suoi compagni d'avventura c'è, sorpresa sorpresa, lo sceicco Salem bin Laden... E non solo: nel consiglio d'amministrazione compaiono infatti i nomi di Khaled bin Mahfouz e James Bath. Il primo è oggi ritenuto uno degli alleati fondamentali di Osama, mentre entrambi sono diventati "famosi" come uomini chiave dello scandalo della Bank of commerce and credit international (Bcci). Uno scandalo scoppiato nell'ottobre del 1988, quando i magistrati americani scoprono che l'istituto bancario è in realtà la "lavatrice" che ricicla il denaro del narcotraffico per finanziare operazioni segrete in mezzo mondo. Detto in soldoni, il "denaro sporco" dei trafficanti di droga veniva ripulito attraverso il sistema bancario - spesso grazie a una compagnia anonima di copertura - e diventava "denaro nascosto", usato dalla Cia per foraggiare vari gruppi ribelli e movimenti di guerriglia dall'Iran all'Iraq, dai contras in Nicaragua per arrivare fino ai mujahadeen della resistenza afgana all'invasione sovietica. A proposito di quest'ultima operazione, ecco un passaggio del reportage pubblicato da Time Magazine nel numero del 29 luglio 1991 con il significativo titolo di The Dirtiest Bank of All (La banca più sporca di tutte): "Poiché gli Usa volevano fornire ai ribelli mujahadeen in Afghanistan missili Stinger e altro materiale militare, c'era il bisogno della piena collaborazione del Pakistan. Dalla metà degli anni '80 il distaccamento della Cia a Islamabad fu una delle più grandi sedi di servizi segreti al mondo. 'Se lo scandalo Bcci è un così forte imbarazzo per gli Usa che indagini dirette non sono mai state condotte, ciò ha molto a che fare con il tacito via libera che gli stessi americani diedero ai trafficanti di eroina in Pakistan', ci ha detto un agente segreto dell'agenzia". Da segnalare anche che la Bcci aveva stretti rapporti sia con il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi [massone piduista noto come il "banchiere di Dio" -nota mia-A.B.], sia con la Banca nazionale del Lavoro di Atlanta.
Ma torniamo ora alla connection tra i Bush e i bin Laden. Nel 1982 George junior trasforma la Arbusto Energy in Bush Exploration Oil, che diventa la calamita che attrae altre compagnie e infine dà vita alla Harken Energy. Tutte operazioni finanziate in gran parte con capitali provenienti da Arabia Saudita e da altri paesi arabi, ma anche da personaggi legati all'affaire Bcci (come Mafhouz e James Bath...) o da politici intimi al clan Bush: un nome su tutti, James Baker, alla faccia del conflitto di interessi (Baker è stato segretario di stato Usa, ndr.). La Harken non naviga certo in buone acque, due volte arriva sull'orlo della bancarotta, ma non chiude mai. Bush junior segue le orme del padre, fa un sacco di soldi e comincia pure a pensare alla carriera politica. Un escalation che non si ferma neppure davanti all'ennesima misteriosa morte di questa storia. Nel 1988 Salem bin Laden scompare in uno strano incidente aereo, sempre in Texas, proprio come suo padre Muhammad. Ma non smettono di fioccare le super commesse per la società dei Bush-bin Laden. Ecco cosa ha scritto Giancarlo Radice in un'inchiesta pubblicata dal Corriere della sera: "Nell'89 il governo del Bahrein straccia improvvisamente un contratto con la Amoco e incarica la Harken di un mega-progetto di estrazione petrolifera off shore, ben sapendo che la Harken fino a quel momento non ha realizzato altro che qualche piccola estrazione di greggio di Oklahoma e Louisiana (mai in mare) e si trova in condizioni finanziarie disperate". Dunque, le "strade parallele" fra i Bush, Bath e le famiglie saudite non si fermano, conclude Radice. Anzi, "attraversano buona parte degli anni '90, per poi scomparire progressivamente dai rapporti d'intelligence. In Afghanistan la guerra anti-sovietica è finita da un pezzo. La 'pecora nera' della famiglia bin Laden, Osama, è ormai la mente occulta del terrorismo internazionale. E George W. Bush comincia la sua marcia verso la Casa Bianca". Il paradosso di questa storia è ora evidente: l'America, la Cia e il piccolo George si trovano oggi ad affrontare un nemico che loro stessi hanno proveduto a far crescere, foraggiandolo con i loro sporchi affari. Un business che, alla fine, gli si è rivoltato contro. Nel modo più tragico.
(Questo articolo è stato preso dal sito clarence.com
url: http://www.clarence.com/contents/societa/speciali/010911torri/osama1.html )

Caro Antonius,
come volevasi dimostrare,la tecnica dei narco finanziamenti in aiuto degli eserciti amici non è MAI venuta meno.
Per chi volesse saperne di più: http://digilander.iol.it/subliminale/VerNas.htm
Ciao!
SART
http://www.digilander.libero.it/subliminale/F43.htm

terrorismo IN iraq

Bombe per la pace
La guerra contro il terrorismo e' cominciata

Interrogativi sgradevoli e non richiesti sull'Iraq
"Immaginiamo lo scenario.... Un'agenzia della stampa irachena ha dichiarato oggi che Saddam Hussein ha deciso di rimuovere il primo ministro Ariel Sharon. Hussein ha deciso che i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica sono una minaccia troppo grossa per la stabilita' della regione. I servizi di intelligenza irachena hanno presentato ad Hussein la strategia di guerra contro Israele: manovre segrete di invasione, sabotaggio, conflitto d'informazione e bombardamenti a tappeto. Il presidente e' entusiasta." [Doug Morris]

Iraq: la minaccia fantasma
"Durante il mio servizio come ispettore delle Nazioni Unite degli armamenti, ho avuto l'incarico di tenere contatti con il signor Chalabi e il Congresso nazionale Iracheno per raccogliere "informazioni d'intelligence" [Scott Ritter]

Perchè Bush farà la guerra per risollevare l'economia Usa e invece combinerà un disastro
"Ormai è certo che si farà la guerra. Contro l'Iraq, contro l'Iran, contro la Siria o la Libia, contro la Somalia o il Sudan, o contro tutti i paesi musulmani messi assieme, non si sa. Quello che è certo è che gli strateghi del Pentagono e della Casa Bianca hanno deciso che l'unico modo per risollevare le sorti dell'economia Usa è una guerra generalizzata. Ma questa volta la guerra non risolverà proprio nulla, anzi aggraverà la situazione di crisi mondiale e ci condurrà al disastro"

I report di Globalobserver: un osservatorio sulla politica internazionale, la globalizzazione e i diritti umani ...


i nuovi nazisti stelle e strisce
Credo che sia giunto il momento per gli europei di dare
una spallata alla servile dipendenza politica dagli Usa,
paese che sta andando verso una inesorabile decadenza morale,politica ed economica.Il patetico tentativo della squallida classe politica americana attuale di nascondere le proprie magagne attraverso l'uso della guerra otterrà il solo risultato di creare un sempre più crescente odio verso gli yankees ed i loro servi sciocchi.
Insistere ora neell'appoggiare indiscriminatamente la politica di aggressione nordamericana al mondo porterebbe
alla medesima conclusione storica che spettò agli entusiasti alleati della Germania nazista.

Alle radici del nazionalismo americano

Un pensiero che prescinde dalle divisioni tra i partiti

Con la sua pretesa di difendere ovunque nel mondo la libertà e la democrazia, il documento strategico pubblicato il 20 settembre scorso dall'amministrazione Bush mette di fatto fine al disarmo; proibisce ad ogni potenza di rivaleggiare con gli Stati uniti sul piano militare; teorizza l'intervento preventivo; sottrae i cittadini americani alla giurisdizione della Corte penale internazionale. Gli Stati uniti rivendicano oggi lo status di «impero del bene» a cui aspirano ormai da un secolo.

Norman Birnbaum
Quando Abraham Lincoln venne rieletto nel 1864, Karl Marx si congratulò con lui a nome della International Workingmen's Association (1).
Charles Francis Adams, all'epoca ministro del governo americano, gli rispose in questi termini: «Il governo degli Stati uniti ha pienamente coscienza che la sua politica non è, e non dovrà mai essere, reazionaria.
Tuttavia, dobbiamo mantenere la rotta che da sempre seguiamo, ovvero astenerci da ogni propaganda e ogni tipo di intervento illegale all'estero.
I nostri principi ci prescrivono di applicare la stessa giustizia a tutti gli esseri umani e a tutti gli stati, e contiamo sulle conseguenze benefiche dei nostri sforzi per ottenere il sostegno dei nostri concittadini così come il rispetto e l'amicizia del mondo intero». La frase di George W. Bush, «o con noi o contro di noi», lascia supporre che il partito di Lincoln sia cambiato. Come e perché?
Il nazionalismo americano ha sempre oscillato tra un pragmatismo brutale e un idealismo retorico. Questo idealismo, che rappresenta un pericolo per i sostenitori del pragmatismo, è stato sfruttato con cinismo da questi ultimi. Infatti, che succederebbe se i cittadini iniziassero a prendere alla lettera il progressismo della Dichiarazione di indipendenza?
La descrizione che Tocqueville fa degli Stati uniti, questa nazione divisa tra regionalismo e mobilità, materialismo e religiosità, privatizzazione e nazionalismo arrogante, è sempre di attualità. Si tratta della repubblica commerciale condannata da Thomas Jefferson quando morì nel 1826, cinque anni prima del viaggio di Tocqueville. Jefferson, e i suoi successori, volevano ricongiungersi con l'universalismo redentore della Dichiarazione d'indipendenza. Ma se questa continua a forgiare l'immagine che la nazione dà di se stessa, lo fa più sotto la forma di una religione che di una memoria collettiva. O piuttosto di una setta. Per diventarne membri basta accettarne i principi, cosa che ha reso possibile l'integrazione, per quanto possa essere imperfetta, di cattolici e protestanti, gentili ed ebrei, bianchi e neri, europei, latini e asiatici.
Il nuovo governo pratica un surreale incrocio di generi. L'amministrazione Bush esige l'applicazione dei diritti dell'uomo in Iran, ma chiede ai tribunali di interrompere le azioni giudiziarie contro la multinazionale Exxon, accusata di complicità nelle repressione in Indonesia. Chi si ricorda dello stalinismo ne riconoscerà i segni. Eppure, Stalin non aveva questa capacità di plasmare l'opinione pubblica che il capitalismo americano esercita da un secolo. Il governo Bush è stato generato da un'élite il cui cinismo ben si addice a quest'epoca post-morale, da lungo tempo abituata a comprare l'opinione pubblica e i responsabili politici, negli Stati uniti come all'estero. In egual misura il regime attuale si poggia sui protestanti fondamentalisti, fanatici persuasi che gli Stati uniti abbiano un ruolo centrale nella lotta biblica del bene contro il male, basandosi sulla certezza che il paese debba dirigere il mondo (2). Forse ci si chiede come si sia arrivati a questo punto, dopo la relativa modernità del governo Clinton, che aveva ottenuto la cooperazione del capitale multinazionale, enfatizzato una supremazia americana più serena, invitato le élites straniere a partecipare alle decisioni internazionali e difeso una versione, anche se minimalista, della socialdemocrazia internazionale.
Bush è un falso tradizionalista o un falso moderno? In origine, i repubblicani erano i nemici accaniti della schiavitù. Allo stesso tempo erano il partito dell'espansione continentale (Lincoln stesso combattè nella guerra contro il Messico) (3), dell'industrializzazione a tappe forzate e della massima apertura verso l'immigrazione europea.
Il loro scopo ultimo era la difesa del modello americano e dei suoi interessi nazionali, opposto a un mondo corrotto. I suoi principi economici fondamentali erano l'apertura dei mercati ai prodotti americani, il protezionismo e l'importazione massiccia di capitali.
Alla fine del XIX secolo, questo trionfalismo si dirige verso il mondo esterno. La parte occidentale del paese decolla e il surplus di risorse rende possibile la conquista dei nuovi territori. Nazionalista e interventista, la popolazione reclama la guerra contro la Spagna.
Le Filippine vengono annesse nel 1898 dal repubblicano McKinley (1897-1901).
Quando l'occupazione si trasforma in lotta armata contro gli independentisti, compare un movimento di protesta trasversale a tutti gli strati sociali.
Questo movimento non può non ricordare quello provocato dalla guerra del Vietnam, che incitò i «saggi» (la classe dirigente) a fare pressioni su Lyndon Johnson per porre fine a un conflitto troppo costoso e pericoloso per la pace civile. McKinlkey, invece, tra il 1897 e il 1901 poteva ancora poggiarsi sull'espansionismo di un capitalismo emergente. Il millenarismo americano diventa il collante ideologico per un nuovo tipo di imperialismo. Quest'ultimo verrà trasformato in principio dal successore di McKinkley, Theodore Roosevelt (1901-1909). Riformista, Roosevelt cerca di integrare gli immigrati e civilizzare il nuovo capitalismo. Mette gli Stati uniti sullo stesso piano delle grandi potenze e provoca una rivoluzione in Colombia nel 1903 per creare Panama - condizione preliminare per la costruzione del canale. Afferma che gli Stati uniti devono giocare nell'emisfero occidentale «un ruolo di gendarme internazionale».
È questo imperialismo che si preoccupa della piccola gente che porterà alla nascita dello stato sociale militarizzato costruito dai successori di Roosevelt.
Le chiese, una parte dell'intellighenzia laica e i socialisti esprimono la loro inquietudine. Gli agricoltori del movimento populista, nemico della modernità incarnata dalle grandi città, si sentono come i reietti dell'imperialismo. I loro risentimenti sono all'origine del rozzo isolazionismo del periodo tra le due guerre, che si oppose, all'interno del partito repubblicano, all'internazionalismo dei banchieri e degli industriali. Stato d'emergenza permanente I repubblicani finirono per abbandonare Roosevelt a causa delle sue riforme economiche, cedendo però la presidenza a un riformista democratico, Woodrow Wilson (1913-1921). Imperialista moralista con tendenze calviniste, Wilson intensifica l'intervento in America latina. L'amministrazione democratica prosegue l'integrazione degli immigrati nella vita politica, specialmente dei cattolici. La frangia internazionalista del grande capitale plaude alla guerra contro la Germania. Vi si oppongono i socialisti e gli elementi populisti del Partito democratico, il cui leader, William Jenninigs Bryan, si dimette dalla carica di segretario di stato.
Ma la guerra trovò il consenso degli ideologi dell'imperialismo, della nuova tecnocrazia, del grande capitale e di larga parte del movimento operaio, tutti favorevoli all'estensione delle prerogative del governo federale. Il grande progetto di Wilson, integrare gli Stati uniti nella Società delle nazioni, fallisce a causa di opposizioni in contraddizione tra loro: gli isolazionisti dei due partiti, che si vendicano dell'entrata in guerra, e gli unilateralisti, che credono che gli Stati uniti debbano restare liberi di utilizzare la loro nuova potenza. L'avversario repubblicano di Wilson, il senatore Lodge, un patrizio della Nuova Inghilterra, afferma allora che l'America deve cogliere questa opportunità, poiché è divenuta la più grande potenza mondiale.
Nel periodo tra le due guerre, l'élite che si occupa della politica estera gestisce una pace agitata e si prepara per la guerra a venire.
I professori universitari, i banchieri, i giornalisti e i giuristi che lavorano per il grande capitale sono in maggioranza protestanti e originari della costa orientale. Riuniti nel Council on foreign relations, influenzano il governo e l'opinione pubblica, stabilendo le priorità internazionali e distinguendo tra politiche «responsabili» e «irresponsabili». Il futuro segretario di stato del presidente Dwight Eisenhower (1953-1961), John Foster Dulles, diventa una delle loro figure di spicco, rappresentando allo stesso tempo, in qualità di avvocato, il terzo Reich. Nelson Rockefeller li convice a sostenere la carriera del suo giovane protegé Henry Kissinger, professore ad Harvard. Questa élite riesce a integrarsi allo stesso modo con i governi democratici e con quelli repubblicani. E se su alcuni punti è divisa, resta unanime per quanto riguarda l'importanza da accordare al dominio americano. Gli esponenti repubblicani nati sulla costa orientale e quelli legati a Wall Street dominano questo ambiente ristretto. Ma, nel loro partito, si confrontano con gli ultimi partigiani del populismo progressista originari del Midwest. Diffidenti verso Wall Street, questi repubblicani esaltano un isolazionismo spesso fondato su una visione di classe, simile a quella dei tedeschi e degli irlandesi, che rifiutano qualsiasi alleanza con l'Inghilterra.
Il Partito democratico di Franklin Roosevelt (presidente dal 1933 al 1945) è una coalizione sbilenca di socialisti, sindacalisti, tecnocrati e banchieri. Incorpora vecchi repubblicani progressisti e accoglie anche cattolici ed ebrei. Il suo internazionalismo è wilsoniano, con accenti socialdemocratici. Ma le divisioni del suo partito, così come la pressione esercitata su di lui e sul suo successore Henry Truman (1945-1953) dall'internazionalismo in versione repubblicana, lo spinsero ad allearsi con il grande capitale interno allo stato sociale militarizzato.
I repubblicani abbandonano l'isolazionismo nel 1941. Ma, attraverso il maccartismo e la diffidenza verso gli europei, ispirano un nazionalismo aggressivo. Le chiese protestanti, che sostengono da più di un secolo l'invio di missionari in Cina, si infuriano per l'arrivo al potere dei comunisti nel 1949. L'unilateralismo di questi repubblicani traspariva dal rifiuto della riduzione degli armamenti, la fascinazione per la teologia termonucleare e la retorica bellicosa. Ma la cosa più stupefacente è che i presidenti repubblicani (Dwight Eisenhower, Richard Nixon, Gerald Ford e gli stessi Ronald Reagan e George Bush padre) obbediranno sempre a queste élites, che definiscono la politica estera, rimanendo di fatto multilateralisti al pari dei democratici.
Le operazioni segrete della Cia, gli interventi economici, politici e militari nel mondo intero, la manipolazione dei paesi alleati, furono praticate dai democratici come dai repubblicani. E se ci si guarda indietro, molte delle differenze che sembravano separarli appaiono oggi relativamente insignificanti. Eccetto Reagan, nessun presidente repubblicano ha attaccato direttamente il contratto sociale.
Semplicemente, tutti ne hanno accettato il crollo, provocato dall'evoluzione del capitalismo. In cosa è diverso il presidente attuale? Suo nonno, Prescott Bush, nato nella Nuova Inghilterra, era il socio del più ricco democratico dell'epoca del New Deal, Averell Harriman. Prescott, governatore e senatore del Connecticut, era favorevole tanto all'internazionalismo di Roosevelt che al suo riformismo sociale. Suo figlio George (il vecchio presidente), dopo la guerra, emigra in Texas, la cui economia si apre agli armamenti, alla finanza e all'alta tecnologia. Deve la sua carriera politica ai suoi stretti legami con l'ambiente degli affari (prima di divenire il vice-presidente di Reagan, fu ambasciatore in Cina, alle Nazioni unite, e diresse la Cia). Come rappresentante della vecchia élite repubblicana, non si trova a suo agio in un partito cui Reagan ha dato una tinta molto più plebea. Nel corso della sua campagna elettorale deve persino abbandonare il Council on Foreign Relations perché certi repubblicani dalla mentalità arcaica pensano che questa istituzione complotti contro la sovranità del paese.
George W. Bush non subisce questo tipo di limitazioni. Il suo dominio politico in Texas è schiacciante. Non ha mai attaccato frontalmente lo stato sociale, ha collaborato con la comunità nera e ispanica e ha riempito un vuoto ideologico difendendo una versione individuale e ritualizzata della religione. I democratici ridono del suo nepotismo, l'accusano di considerare la politica un business. Ma, in realtà, il giovane Bush ha capito un aspetto fondamentale del capitalismo: la sottomissione della sfera pubblica al mercato. I suoi soci in affari, esattamente come suo padre, sono presenti nel commercio delle armi, dei servizi finanziari, della petrolchimica e dell'alta tecnologia.
E i loro rappresentanti sono stati quindi piazzati alla testa delle istituzioni e dei dipartimenti federali. Per blandire il paese, Bush oppone costantemente un mondo esterno indifferente o ostile a una società americana retta e sana. Quanto alle sue velleità di ritorno a un minimo di protezione sociale, suonano come un'evocazione spettrale del periodo tra il 1941 e il 1964. Quando una larga parte della popolazione comprende, suo malgrado, che intere parti del capitalismo americano poggiano su attività criminali è difficile mantenere un qualche tipo di consenso (4). Di fronte a tutto questo, il governo tenta di spostare l'attenzione sviluppando una retorica bellicista. Il Partito democratico, sottomesso a una lobby israeliana che desidera solo la guerra contro l'Iraq e, se possibile, contro l'Iran, non sembra riemergere dal suo coma politico.
La sua passività nei confronti del colpo di stato giudiziario delle elezioni del 2000 le è stata fatale.
Mentre i democratici sono immersi nella più grande delle tormente ideologiche, Bush sa di dovere il suo posto alla quasi-assenza dell'opposizione.
Di conseguenza, governa in qualità di leader di una minoranza, muovendosi da una labile maggioranza all'altra. Ma gli attacchi dell'11 settembre 2001 gli hanno dato l'occasione di dichiarare lo stato di emergenza per una durata indefinita. E se la vacuità della sua ideologia è lampante, sarebbe ingenuo ignorare il suo dominio assoluto su di un opprimente apparato repressivo. Parla della nazione come di una chiesa, ma la sua versione del repubblicanesimo la riduce in realtà a un aggregato di tribù in piena decomposizione.


note:

* Docente all'università di Georgetown, Washington.

(1) La International Workingmen's Association è stata creata a Londra nel settembre 1864, da owentisti e cartisti inglesi, proudhonisti e blanqisti francesi, nazionalisti irlandesi, patrioti e socialisti polacchi, italiani e tedeschi. Marx l'ha abbandonata nel 1872, quando la sede fu trasferita a New York.
(2) Vedi Ibrahim Warde, «Non ci sarà pace prima dell'avvento del Messia», Le Monde diplomatique/il manifesto, settembre 2002.

(3) La guerra terminò il 2 febbraio 1848 con il trattato di Guadalupe Hidalgo.
(4) La crisi irachena permette di far passare in secondo piano «affari» importanti quanto quelli che colpiscono Thomas White, attuale segreatrio generale dell'esercito americano, implicato nello scandalo Enron, e Richard Cheney, chiamato in causa per aver ricevuto 8,5 milioni di dollari dall'industria Haliburton quando la lasciò per divenire vice-presidente.
(Traduzione di M. D.)
http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/index1.html


La famiglia Bush.Petrolio,Cia e Terrore
Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush
Il terrore creato dai Bush

All'ombra della Cia http://www.zaratustra.it/


Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush


Sei ottobre 1976. Un aereo di linea della compagnia cubana esplode subito dopo il decollo dall'aeroporto della piccola isola di Barbados, nel Mar dei Caraibi. L'aereo, un DC-8, operava settimanalmente sulla rotta Guyana-Trinidad-Barbados-Giamaica-Cuba. A causare l'esplosione un potente ordigno nascosto sotto un sedile del velivolo. Nessuna delle 73 persone che viaggiavano nel DC-8 sopravvive all'esplosione. Molte delle vittime saranno inghiottite dalle acque dell'Oceano o dilaniate dai pescecani. Nell'attentato sono morti i 24 membri della nazionale giovanile cubana di scherma, età media 20 anni, proveniente dal campionato centroamericano appena conclusosi in Venezuela, dove la squadra aveva conquistato il titolo. Cinque delle vittime ricoprivano le funzioni di rappresentanti culturali della Repubblica democratica di Corea in visita in alcune isole delle Antille; un'altra decina di passeggeri innocenti erano giovani guyanesi che si recavano a Cuba dove avevano ottenuto una borsa di studio per frequentare la Facolta' universitaria di Medicina. L'esplosione del Dc-8 a Barbados era il più grave atto terroristico subito da Cuba dopo il trionfo della rivoluzione guidata da Fidel Castro, l'1 gennaio del 1959. Ed era soprattutto un messaggio trasversale a tutti i paesi caraibici, perchè sospendessero qualsiasi relazione politica ed economica con L'Avana, e si unissero alla campagna di isolamento e di aggressione militare decretata dall'OEA, l'Organizzazione degli Stati Americani, sotto il diktat degli Stati Uniti.


Sulle tracce dei mandanti e degli esecutori

A poche ore dal brutale attentato, giungeva la prima rivendicazione. Gli esecutori dichiaravano far parte di ‘El Condor', una delle innumerevoli organizzazioni paramilitari di esiliati anticastristi con sede negli Stati Uniti ([1][1]).

In realta' gli inquirenti potero accertare che la pianificazione della strage era stata realizzata dal ‘CORU' (Comando de Organizaciones Revolucionarias Unidas), un coordinamento di gruppi di estrema destra operanti negli anni '70 in tutta l'America latina e nella città di Miami (Stati Uniti), finanziato e sostenuto dalla Cia e dalla DINA, la Direzione d'Intelligence del governo fascista cileno. Una vera e propra agenzia di servizi per la realizzazione di operazioni coperte, che il 21 settembre 1976, una quindicina di giorni prima dell'attentato al Dc-8, era stata incaricata di assassinare a Washington il diplomatico cileno Orlando Letelier, ex ambasciatore alle Nazioni Unite, rifugiatosi negli Stati Uniti dopo il golpe del generale Pinochet ([2][2]).

L'asse portante del ‘CORU', era costituito da agenti e provocatori di origine cubana, specializzatisi in operazioni clandestine e attentati terroristici. Al coordinamento avevano aderito i gruppi di esiliati anticastristi del ‘Frente de Liberacion Nacional de Cuba', del ‘Movimiento Nacionalista Cubano' e della ‘Brigada 2506', che avevano diretto le innumerevoli operazioni di aggressione militare contro Cuba e in particolare il fallito sbarco militare nella Baia dei Porci, nel 1961, la piu' grande operazione militare anticastrista, apertamente sostenuta dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Dopo il golpe di stato in Cile e il trionfo di sanguinose dittature militari in Argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile, le organizzazioni eversive decisero di diversificare il proprio intervento avviando una lunga serie di attentati terroristici, perfettemante integrati nella strategia del Dipartimento di Stato e della Cia di lotta ‘occulta' al regime comunista dell'Avana, alle organizzazioni della sinistra popolare e ai movimenti di liberazione latinoamericani.

Il ‘CORU' realizzò così, nei primi anni '70, l'attacco alle ambasciate cubane di Buenos Aires e Citta' del Messico e puntò alla distruzione di alcune infrastrutture di proprieta' statale presenti nel Continente o in Europa. Imbarcazioni da pesca cubane e navi da trasporto sovietiche dirette ai maggiori porti dell'isola delle Antille furono assaltate nel Mar dei Caraibi da lance veloci condotte da agenti della controrivoluzione cubana, che agivano indisturbati dalle coste della Florida.

Gli attentati si intensificarono soprattutto dopo che le forze armate cubane erano intervenute in Angola accanto all'MPLA (Movimento Popular de Liberacion de Angola), a seguito dell'invasione della Namibia e dell'Angola da parte del regime razzista del Sud Africa ([3][3]). L'escalation terroristica raggiunse il suo apice nel 1976, quando i gruppi aderenti al ‘CORU' eseguirono attentati di enorme effetto psicologico quasi a voler preannunciare l'esplosione del Dc-8 a Barbados.

Il 22 aprile un ordigno bellico aveva distrutto i locali dell'ambasciata di Cuba in Portogallo, causando la morte di due funzionari. Meno di due mesi dopo, il 6 giugno, era stata fatta esplodere una bomba davanti all'ufficio della delegazione cubana presso le Nazioni Unite; tre giorni piu tardi, una valigia che doveva essere imbarcata su un aereo di linea della compagnia cubana, era esplosa anticipatamente in un hangar dell'aeroporto internazionale di Kingston (Giamaica). La strategia di sangue era proseguita il 18 agosto con l'esplosione di due bombe all'interno degli uffici della ‘Cubana de Aviacion' dell'aeroporto internazionale di Panama; il 22 settembre due granate erano state lanciate da un auto contro il Consolato di Cuba ad Ottawa (Canada). Nella capitale delle Barbados, infine, proprio alla vigilia dell'attentato al DC-8, era stata fatta esplodere una bomba che aveva distrutto gli uffici della ‘British West Indies Airways', rappresentante locale della compagnia aerea cubana ([4][4]).


La centrale delle stragi
Le indagini sull'attentato di Barbados permisero presto di dare un nome e un volto agli autori materiali della strage ordinata dal ‘CORU'. Furono così arrestati due cittadini venezuelani, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, i quali avevano viaggiato sul Dc-8 nella tratta Guyana-Barbados. Giunti nell'isola, avevano abbandonato il velivolo non prima di aver attivato l'ordigno che sarebbe esploso dopo la partenza per la Giamaica ([5][5]).

Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo erano due veri e propri ‘professionisti' della lunga stagione di sangue realizzata dalla rete internazionale neofascista al soldo della Cia e dei ricchi possidenti di origine cubana esiliatisi in Miami dopo la fuga dall'isola del dittatore Fulgencio Batista. Hernan Ricardo, ufficialmente un fotografo ‘free-lance', non aveva mai fatto mistero di accedere con facilita' a grossi capitali finanziari e di tenere strette relazioni con l'Agenzia d'Intelligence degli Stati Uniti. Egli aveva avuto l'opportunità di partecipare a fine anni ‘60 ad un corso sull'uso di esplosivi organizzato dalla stazione Cia di Caracas. Inoltre aveva mantenuto stretti contatti con un alto ufficiale dell'Fbi, Joe Leo, distaccato presso l'ambasciata Usa in Venezuela ([6][6]).

Anche il secondo attentatore, Freddy Lugo, svolgeva la funzione di fotografo, alle dipendenze del Ministero delle Miniere e del Petrolio del Venezuela. Alla vigilia dell'attentato aveva chiesto un permesso per recarsi all'estero; qualche ora prima di abbandonare Caracas fu visto in un noto ristorante in compagnia del controrivoluzionario cubano Felix Martinez Suarez, presidente del ‘Frente de Defensa de la Democracia', ampiamente coinvolto nell'elaborazione di piani tendenti a convertire il Venezuela in una delle principali basi per estendere le attivita' terroristiche di marca neofascista a tutto il continente latinoamericano ([7][7]).

L'analisi degli spostamenti e delle telefonate eseguiti da Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo nei giorni precedenti all'attentato al Dc-8, permisero di accertare che l'operazione era stata coordinata dal cittadino nordamericano di origini cubane Orlando Bosh, implicato in numerosi atti di terrorismo e in particolare nell'assassinio a Washington del cancelliere cileno Orlando Letelier. Condannato a 10 anni nel 1968 per un attacco con bazooka contro una imbarcazione battente bandiera polacca ormeggiata nel porto di Miami, Orlando Bosh aveva ottenuto la liberta' quattro anni piu' tardi grazie ad un miracoloso indulto concessogli dalle autorita' giudiziarie della Florida. Nel 1974 l'Fbi lo aveva ritenuto responsabile dell'omicidio del dirigente controrivoluzionario Jose' Elias de Torriente, nell'ambito delle lotte interne tra le differenti fazioni anticastriste residenti a Miami. Per sfuggire al mandato di cattura, Bosh decise di abbandonare gli Stati Uniti per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana, dove con altri terroristi di estrema destra latinoamericani diede vita al famigerato ‘CORU'. Dopo il golpe in Cile, Orlando Bosh decise di trasferirsi a Santiago dove trovò alloggio in una lussuosa villa a due passi della sede del Comando centrale delle forze armate. In Cile il ‘CORU' strinse un patto d'acciaio di mutua collaborazione con i servizi segreti di Augusto Pinochet: al gruppo di Orlando Bosh la DINA assegnò la direzione del fallito attentato in Costa Rica del rifugiato cileno Pascal Allende, segretario generale del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) e la gestione del piano terroristico per assassinare a Washington l'ex ambasciatore Letelier ([8][8]).


Il signor Bosh e il dottor Bush
Nell'ambito del piano di destabilizzazione del continente pianificato dagli Stati Uniti, i servizi segreti cileni e la Cia reclutarono Orlando Bosh per eseguire nel 1976 altre importanti operazioni terroristiche, come l'attentato contro la ‘Empresa Air Panamà' a Bogota', il fallito attentato contro l'ambasciatore colombiano in Venezuela, l'eplosione di due ordigni nei locali della delegazione cubana presso le Nazioni Unite a New York. Ciò, invece di fare inserire il nome di Orlando Bosh nell'elenco dei più pericolosi terroristi dell'emisfero, gli assicurò quasi una specie di passaporto diplomatico per attraversare liberamente frontiere e godere della protezione di cancellerie e uffici diplomatici. Egli potè fare rientro negli Stati Uniti, dove fondo' un'effimera organizzazione politica, ‘Accion Cubana', poi passata alla clandestinita'. Nonostante l'accanimento delle autorità federali che lo arrestarono per cinque volte consecutive per diversi reati, Orlando Bosh fu sempre in grado di provare la propria ‘innocenza' in sede processuale ([9][9]).

L'unica nota dolente gli venne dall'importante quotidiano ‘The New York Times' , che in un lungo reportage realizzato nei giorni successivi alla strage del Dc-8 di Barbados, ricostruì alcuni sconcertanti particolari dell'ascesa di Orlando Bosh nell'Olimpo del terrorismo internazionale neofascista. In particolare fu sottolineato il suo reclutamento da parte della Cia sin dal 1960, per avviare la campagna politico-militare anticastrista. Di lui si ricordava una violenta lettera aperta contro l'allora presidente John F. Kennedy, accusato di "aver adottato misure restrittive" a danno degli esiliati cubani presenti negli Stati Uniti. Il ‘New York Times', citando alcuni funzionari del governo implicati nel cosiddetto scandalo del ‘Watergate' che aveva costretto Richard Nixon ad abbandonare prematuramente la Presidenza della Confederazione, denunciava il coinvolgimento diretto del gruppo anticastrista al soldo di Orlando Bosh nelle operazioni di spionaggio a favore della CIA per screditare il Partito Democratico alla vigilia delle elezioni del 1972. "Negli stessi anni – aggiungeva il quotidiano – gli uomini di Bosh venivano addestrati dalla Cia per operazioni clandestine di matrice terroristica".

Tra i principali finanziatori delle attività dei gruppi paramilitari di estrema destra diretti dal terrorista, oltre alla Cia, il ‘New York Times' citava l'ex presidente cubano Carlos Prio Socarras e il plurimilionario del Texas, Howard Hunt, capo Cia della Stazione di Citta' del Messico negli anni '50, tra gli organizzatori della catastrofica invasione della Baia dei Porci ([10][10]). "Tutte le forme del crimine organizzato della comunita' di esiliati di Miami, cosi' come la cooperazione in attivita' criminali, incluso il lucrativo traffico di droga, si crede costituiscano altre importanti fonti di finanziamento degli uomini di Bosh", concludeva il reportage del quotidiano statunitense ([11][11]).

Che i gruppi controrivoluzionari cubani di Miani finanziassero le loro crociate anticomuniste mediante il traffico di cocaina, lo sfruttamento della prostituzione e l'estorsione a danno di ricchi cubani esiliati negli Stati Uniti, era un fatto notorio all'interno dell'Fbi e dalla Dea, ma in nome della ‘difesa della democrazia', cioe' dell'imperialismo yankee in America Latina e nel Caribe, Bosh & soci erano tollerati, sostenuti e protetti. La loro rete di alleanze con i maggiori produttori ed esportatori di sostante stupefacenti del continente, come vedremo in seguito, sarà utilizzata dalla Cia e dal Dipartimento Usa, per portare a termine il piano di destabilizzazione contro il governo Sandinista del Nicaragua dopo la rivoluzione del 1979 contro il dispotico e corrotto regime di Somoza.


Posada Carriles, l'altro agente della Cia
Altri cittadini cubani e venezuelani furono indagati ed arrestati nell'ambito del procedimento contro gli esecutori dell'attentato al Dc-8 esploso nei pressi della costa di Barbados. Molti di essi prestavano o avevano prestato servizio presso un'agenzia di vigilanza privata, la ‘ICI' (Investigaciones Comerciales e Industriales), con sede a Miami e una filiale a Caracas, diretta dall'ex ispettore di polizia del regime di Batista, Luis Posada Carriles, tra i fondatori dela nota organizzazione terrorristica anticastrista ‘Alpha 66'. I tabulati provarono una fitta rete di chiamate telefoniche alla vigilia dell'attentato tra i due esecutori materiali, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, e il cubano naturalizzato nordamericano. Altra singolare coincidenza, il primo ‘fotoreporter' aveva lavorato saltuariamente presso l'agenzia d'investigazione privata ICI.

Una serie di criptiche telefonate erano state intercettate infine tra lo stesso Posada Carriles e Orlando Bosh. E come il fondatore del ‘CORU', Luis Posada era stata arruolato dalla Cia nel 1960, divenendo presto uno dei suoi maggiori esperti nell'uso di esplosivi e nella gestione di azioni controinsorgenti. Posada Carriles fu poi inviato in Guatemala per partecipare all'addestramento della ‘Brigada 2506', composta da mercenari cubani e nordamericani, alla vigilia del fallito sbarco nella Baia dei Porci, il 17 aprile del 1961.

Il tribunale di Caracas chiamato a giudicare sull'attentato di Barbados, condannò Luis Posada Carriles, ma il terrorista riusci', nel 1985, ad evadere dalla prigione grazie ad un'operazione diretta dalla stazione Cia di Caracas e dai servizi segreti venezuelani ([12][12]). A gestire operativamente la fuga di Luis Posada Carriles, fu chiamato un altro dei piu' accaniti oppositori di Fidel Castro, Jorge Mas Canosa, fondatore a Miami dell'organizzazione di estrema destra ‘The Cuban Nazional Foundation'.

Grazie alla rete degli agenti cubani con cui Posada Carriles aveva condiviso negli anni '60 la partecipazione nella cosiddetta ‘Operazione Mongosta' ([13][13]), il transfuga trovò protezione in Centroamerica, dove la Cia lo reclutò fino al 1990 per alcune azioni clandestine in El Salvador, Guatemala ed Honduras. Piu' recentemente, nel 1997, il nome di Luis Posada Carriles e' apparso nelle cronache dei quotidiani italiani, a seguito del suo coinvolgimento negli attentati ad alcuni importanti hotel dell'Avana, in cui trovo' la morte il turista italiano Fabio di Celmo. Posada ha ammesso di aver fornito il denaro agli autori materiali dell'azione terroristica, due cittadini di origine salvadoregna conosciuti durante gli anni trascorsi come agente segreto nel paese centroamericano. "Mi dispiace per lui, ma si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato" ha commentato cinicamente la morte del giovane turista italiano, in un'intervista a un quotidiano di Miami.

Impossibilitato a colpire il leader della rivoluzione cubana nell'isola delle Antille, dopo una lunga serie di attentati falliti o prematuramente abortiti, Luis Posada Carriles ha deciso di agire in occasione delle visite realizzate da Fidel Castro in alcuni paesi centroamericani. Così, alla vigilia dell'arrivo nel novembre 2000 del Capo di Stato cubano a Panama, il terrorista si è trasferito in questo paese per dirigere l'ennesimo attentato dinamitardo contro Castro. Le autorità panamensi, previamente avvertite dai servizi segreti cubani, lo hanno però arrestato qualche ora prima dell'arrivo del leader all''Universita' di Panama'.

La richiesta di estradizione presentata dal governo dell'Avana per i numerosi attentati eseguiti dal terrorista, e' stata respinta dalla presidente di Panama, Mireya Moscoso, e attualmente Luis Posada Carriles e' detenuto in una prigione della capitale in attesa che si concluda l'indagine sul piano di assassinio di Fidel Castro ([14][14]).


Gli agenti cubani e lo scandalo Irangate
Oltre alla partecipazione nella interminabile stagione del terrorismo nero latinoamericano, un'altra sorprendente analogia caratterizza gli agenti Cia di origine cubana: il loro ruolo di protagonista in alcuni dei maggiori scandali della recente storia nordamericana, primo fra tutti il cosiddetto ‘Irangate' o ‘Iran-Contra', l'ingente traffico di armi destinato al regime dell'ayatollah Khomeini, dipinto dall'allora presidente Ronald Reagan come il ‘principe del male', in cambio di aiuti militari e finanziari a favore delle organizzazioni in lotta contro la rivoluzione Sandinista trionfata in Nicaragua ([15][15]).

Nella piu' spregiudicata real-politik, grazie all'intermediazione di Israele, gli Stati Uniti armavano il primo Stato fondamentalista islamico, aprendo una trattativa clandestina con gli Hezbollah libanesi, pubblicamente accusati di fornire le basi per l'addestramento dei gruppi del terrorismo internazionale ([16][16]).

Dicevamo di Luis Posada Carriles, che dopo l'evasione dal carcere di San Juan de Los Morros finì per operare presso la base aerea di Ilopango in Salvador, reclutato dalla locale agenzia d'intelligence nordamericana. A capo della struttura clandestina di Ilopango, la Cia aveva posto altri due agenti di origini cubane, Rafael Quintero e Felix Rodriguez, direttamente responsabili del trasferimento di armi e denaro alle organizzazioni antisandiniste e del loro addestramento paramilitare.

Rafael Quintero e Felix Rodriguez operavano congiuntamente sin dal 1960, quando avevano partecipato a Panama ad un corso in operazioni clandestine diretto da personale delle forze armate degli Stati Uniti. Entrambi furono poi inviati per addestrare i controrivoluzionari cubani offertisi per lo sbarco alla Baia dei Porci ([17][17]).

Alla vigilia dell'operazione militare contro Cuba, i due si separarono. A Rafael Quintero venne assegnata una funzione di copertura delle operazioni di mobilitazione e partenza dei controrivoluzionari, mentre Felix Rodriguez fece ingresso clandestinamente a Cuba per organizzare le azioni di sabotaggio che furono scatenate simultaneamente all'attacco ([18][18]).

A seguito del fallimento dello sbarco, i due fecero rientro negli Stati Uniti per svolgere per conto della Cia altre importanti missioni di supporto alle organizzazioni anticastriste. In particolare Felix Rodriguez, per le sue indiscutibili doti ‘d'intelligence', intraprese una fulminea carriera di agente segreto, che gli permettera' di essere uno dei protagonisti delle vicende piu' oscure della recente storia mondiale. Dopo aver assistito nel 1962 a Fort Benning, in Georgia, ad un corso di specializzazione militare delle truppe d'élite delle forze armate Usa ([19][19]), Felix Rodriguez fu trasferito in una base operativa della Cia nel Nicaragua del dittarore Somoza, per eseguire un attacco armato ad una nave spagnola, come rappresaglia per la decisione del governo franchista di continuare le attivita commerciali con Cuba.

Risale tuttavia al 1967, l'operazione piu' spietata portata a termine dall'agente di origini cubane. Entrata in posseso della prova della presenza nella selva della Bolivia di Ernesto Che Guevara alla guida un fronte guerrigliero composto prevalentemente da rivoluzionari cubani, la Cia decise di inviare Felix Rodriguez nel paese sudamericano insieme ad un altro esule dell'Avana, Gustavo Villoldo Sampera, per coordinare la caccia all'eroe della liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista. Quando l'esercito fece prigioniero il Che, ferito in un conflitto a fuoco, Rodriguez raggiunse in elicottero il teatro delle operazioni, per trasmettere l'ordine di esecuzione ([20][20]).

Superdecorato per il successo dell'operazione in Bolivia, Felix Rodriguez fu inviato in Perù per presiedere ad un corso di formazione della Cia a favore di una unita' di paracadutisti anti-guerriglia. Ottenuta la cittadinanza nordamericana Felix Rodriguez partì per il Sud-Est asiatico per operare agli ordini di Theodore Shackley, capo della stazione Cia in Laos ([21][21]).

Successivamente, Felix Rodriguez passò in Viet Nam, proprio negli anni piu' cruenti del conflitto tra gli Stati Uniti e il regime comunista di Hanoi. "A Saigon si dedico' a torturare ed interrogare i prigionieri e si approprio' di alcuni dei loro effetti personali che conserva come trofei", scrivono i ricercatori Adys Cupull e Froilan Gonzalez, autori di un importante volume sul complotto della Cia per assassinare Ernesto Che Guevara ([22][22]).


L'agente Felix e il complotto antisandinista
Tornato negli Stati Uniti nel 1979 dopo la sanguinosa avventura asiatica, Felix Rodriguez decise di dedicarsi al traffico d'armi avviando una societa' in compagnia dello stesso Theodore Shackley, suo superiore in Laos ([23][23]). Successivamente passo' a svolgere le funzioni di ‘consulente' della societa' israeliana ‘ISDS' (Internacional Security and Defense System), particolarmente attiva nel mercato latinoamericano, dove riforniva gli arsenali di numerosi governi dittatoriali.

Negli anni 1980-81 la Cia contattò Felix Rodriguez per differenti missioni in Uruguay, Brasile, Costa Rica, Honduras, Guatemala ed El Salvador; a sua volta, l'esercito cileno lo nominò consigliere in "tattiche di controinsorgenza". Nel 1982 l'agente fu chiamato a coordinare alcuni attentati terroristici contro unita' navali cubane inviate in Nicaragua a sostegno del governo sandinista e alla fine dello stesso anno si recò a Buenos Aires per una breve missione di ‘preparatore' dell'esercito argentino.

Due anni piu' tardi il Presidente Ronald Reagan dava l'autorizzazione per l'avvio delle operazioni Iran-Contra e Felix Rodriguez fu inviato in Salvador per assicurare la fornitura di armi agli antisandinisti e collaborare in attivita' controinsorgenti ([24][24]).

Nella pianificazione dell'operazione di sostegno militare della Contra nicaraguense, grazie ai fondi neri lucrati dalla Cia con il trasferimento di armamento pesante all'Iran e agli Hezbollah libanesi, Felix Rodriguez fu secondo solo al colonnello Oliver North, l'uomo prescelto dalla presidenza degli Stati Uniti per dirigere la segreta triangolazione ([25][25]).

A Felix Rodriguez, il colonnello delego' uno dei compiti più scottanti di tutta l'operazione, il trasferimento agli antisandinisti di denaro in contante, proveniente da alcuni dei maggiori narcotrafficanti colombiani, che proprio in quegli anni avevano lanciato una vasta campagna terroristica contro politici, magistrati, giornalisti e dirigenti sindacali che si opponevano alla cosiddetta ‘narcodemocratizzazione' dello Stato colombiano.

Deponendo davanti al ‘Sottocomitato sul Narcotraffico e il Terrorismo' del Senato degli Stati Uniti, Ramon Milian Rodriguez, accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco, dichiaro' di aver consegnato alla fine del 1983 alla Contra 10 milioni di dollari "grazie all'intermediazione di Felix Rodriguez, che rappresentava la Cia in questa operazione". "Questo denaro – aggiunse Ramon Milian Rodriguez - era stato messo a disposizione da Pablo Escobar, Jorge Ochoa e Carlos Lehder, i capi del Cartello di Medellin". A spingere i maggiori boss del narcotraffico a finanziare le operazioni occulte degli Stati Uniti in Nicaragua, sempre secondo la testimonianza, c'era la convinzione che così si sarebbe "comprata un pò d'amicizia della Cia affinchè essa chiudesse gli occhi sugli invii di stupefacenti negli Stati Uniti" ([26][26]).

In realtà, la Cia ricompensò ampiamente il Cartello di Medellìn per il contributo alla causa antisandinista, assicurandogli ampia libertà di azione nel trasferimento degli stupefacenti dall'area andina al mercato Usa. Esso fu realizzato grazie all'uso delle maggiori infrastrutture presenti in Centroamerica per l'addestramento e il riformimento di armi alla Contra e degli stessi velivoli contrattati dal Pentagono per il trasporto del materiale bellico ([27][27]).

L'agente della Dea Celerino Castillo, ha rivelato all'autorita' giudiziaria di Washington che ingenti quantita' di cocaina provenienti dalla Colombia, finivanno "negli hangar dell'aeroporto di Ilopango, da dove venivano poi trasportati negli Stati Uniti da piloti che godevano della protezione governativa". Alcune partite di droga sarebbero giunte direttamente in alcune basi militari della Florida, in particolare quella di Homestead, a sud di Miami ([28][28]).

Il ruolo strategico delle basi militari centroamericane nello scambio armi-droga, e più esplicitamente dell'agente Cia chiamato a coordinarne le attività, è stato confermato dalle testimonianze di alcuni dei piloti contrattati per il riformimento militare alla Contra.

In una dichiarazione resa ai giudici, il pilota Michael Toliver, ha ammesso di aver trasportato alla base di Aguagate, Honduras, 14 tonnellate di apparecchiature militari e di essere rientrato in patria con 12 tonnellate di marihuana. "Ad Aguagate – ha spiegato Michael Toliver - ho ricevuto il denaro per le armi, 75.000 dollari, da una persona che si faceva chiamare Max Gomez". Non fu difficile per gli inquirenti verificare che ‘Max Gomez' non era altro che il nome di copertura di Felix Rodriguez.


Il fronte sud dell'offensiva narcoparamilitare contro Managua
L'inchiesta sulla rete Cia realizzata in Centroamerica per sostenere la campagna contro il governo rivoluzionario del Nicaragua, appurò altresì che al fine di potenziare il traffico armi-droga erano stati realizzati alcuni aeroporti clandestini in Costa Rica, paese che aveva dichiarato la propria neutralità nel conflitto, intraprendendo un'importante attività di mediazione tra le parti belligeranti ([29][29]). A beneficiarsi particolarmente di queste infrastrutture in Costa Rica fu il gruppo antisandinista dell'ARDE, guidato da Eden Pastora, che ottenne benefici per oltre 250.000 dollari utilizzati per l'acquisto di armi leggere ed un elicottero.

Jesus Garcia, ex funzionario di origini cubane del Ministero della Giustizia degli Stati Uniti, ha ammesso che alcuni voli partiti dall'aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami per raggiungere una pista segreta alla frontiera settentrionale del Costa Rica, "facevano rientro con mezza tonnellata di cocaina, che era gia' impacchettata e pronta per l'imbarco".

La pista segreta in questione era quella realizzata dalla rete Cia all'interno di un rancho del facoltoso cittadino nordamericano John Hull, che risiedeva nella capitale San Jose' ([30][30]). In stretto contatto con Oliver North, John Hull fungeva da intermediario nella finanziazione del ‘Secondo Fronte Antisandinista' diretto da Adolfo Calero, uno dei più intransigenti capi della controrivoluzione. Dopo la rottura di quest'ultimo con Eden Pastora, accusato di ‘tradimento' per aver avviato una timida trattativa di dialogo con Managua, John Hull accettò di partecipare nel complotto orchestrato dalla stazione locale della Cia per assassinare il leader dell'ARDE.

Per eseguire il fallito attentato contro Eden Pastora furono chiamati il cubano-nordamericano Francisco Chanes e il libico naturalizzato cileno Amac Galil. Il primo era uno dei finanziatori di un'organizzazione anticastrista con sede a Miami, la ‘Brigada 2506' – dal nome della forza paramilitare che sbarco' a Cuba – e dirigeva una societa' per l'importazione del pesce, presumbilmente utilizzata per l'introduzione in Florida di cocaina colombiana ([31][31]). Amac Galil invece, era ritenuto uno dei maggiori terroristi internazionali al soldo dei servizi segreti di Augusto Pinochet ([32][32]). Ancora una volta le ombre dell'asse criminale internazionale Cile-Miami costituito dalla Cia dopo il golpe contro Salvador Allende.

Nel rancho di John Hull fu pianificato un altro attentato - poi abortito – contro l'ambasciatore degli Stati Uniti in Costa Rica, Lewis Tamb, che aveva come fine quello di far cadere la responsabilità della morte del diplomatico sui sandinisti per giustificare un'invasione miliatre Usa in Nicaragua. Il denaro per questo attentato fu promesso direttamente da Pablo Escobar e Jorge Ochoa, come vendetta per le pressioni di Tamb, al tempo in cui ricopriva la carica di ambasciatore a Bogota', a favore della firma del trattato di estradizione Colombia-Stati Uniti dei maggiori boss del narcotraffico ([33][33]). Per eseguire l'attentato contro il diplomatico, era stato contattato l'ex funzionario Usa di origini cubane, Jesus Garcia.


Tutti gli uomini del Vicepresidente
Nonostante il cosiddetto ‘Rapporto Kerry', prodotto dalla Commissione d'investigazione del Congresso sulle responsabilita' governative dell'Irangate, faccia solo mensione all'allora vicepresidente George W. Bush, i documenti raccolti e le dichiarazioni rese da numerosi funzionari dipartimentali permettono di affermare che il futuro presidente degli Stati Uniti, - l'uomo della Guerra del Golfo contro il ‘terrorista' Saddam Hussein e del

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abbasso gli sFRUTTAtori
by sFRUTTATO Thursday, Feb. 27, 2003 at 11:42 PM mail:

Non sono fruttolo comunque
abba$$o gli sFRUTTAtori

P.S.: Tony Blair é proprio diventato un tori

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caro il mio indyano d'italya
by semprone Friday, May. 02, 2003 at 11:21 PM mail:

ha proprio raggione
bravo continua cosí
sei sulla bona strada sai?

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+ fatti - parole
by ANARkO Monday, May. 05, 2003 at 2:37 PM mail:

fatevi - con le parole

e sopratutto per la nostra prole

+ case - chiese
(o sedi movimenti politici religioni moderne)

anarKo

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Cómo las computadoras rotas están aniquilando al mundo
by Carlos Gabri Wednesday, Feb. 02, 2005 at 11:53 PM mail: carlos.gabri@gmail.com

Mientras leía y leía los mensajes llegados gracias a la tecnología por
medio de la internet y desde la comodidad de mi computadora, me topé
con una de esas noticias que no te hacen sentir muy bien como
perteneciente al género ¿humano? y mucho menos como usuario de tanta
tecnología.
(Fuente: Página/12 - Revista Radar - 30/01/2005)

Cómo las computadoras rotas están aniquilando al mundo.

El fantasma en la máquina

La información digital será etérea, pero las computadoras que la
contienen son bien materiales. Tanto, que ya existen cementerios a los
que van a parar los modelos obsoletos para ser desarmados por
ejércitos de desdichados en la peor pobreza. Esos cementerios son
pesadillas de veneno, servidumbre infantil y vidas cortas marcadas por
el cáncer y la intoxicación. La clave está, por supuesto, en los
materiales con que se hacen las computadoras.

La vida útil promedio de una computadora en el primer mundo es de dos
años. Cada día, los norteamericanos sacan de servicio 163.240
unidades: 3513 toneladas de tecnología transformadas en basura. Para
fines del 2002 se habían tirado a la basura -o "entregado para
reciclaje", como se dice entre gente educada- 12.800.000 computadoras,
de las cuales una ínfima cantidad se recomercializa como repuestos.
Uno en cinco de estos cadáveres es desarmado, reciclado, compactado o
enterrado en EE.UU. El 80 por ciento es retirado del país por brokers
a los que se les paga para que los lleven a desarmaderos en lo más
profundo del tercer mundo.

Los tres más grandes son el de Chennai, en India; el de Karachi, en
Pakistán; y el de Guiyu, en China, un pueblito al este de Hong Kong
donde hasta hace pocos años se cultivaba arroz y en el que viven ahora
100 mil cartoneros del plástico, desarmando computadoras.

Lo que buscan son sus componentes químicos. Con un martillo, se rompe
la cobertura del tubo catódico del monitor para sacar el alambre de
cobre de la bobina, que se revende al equivalente de dos pesos y
cuarenta centavos. Los martillazos siempre quiebran el tubo, que es de
vidrio revestido internamente de plomo, y los pedazos van a parar a
los desagües y arroyos. No sorprende que Guiyu tenga 190 veces el
nivel de plomo aceptable en su agua potable, y que los informes sobre
defectos de nacimiento, tuberculosis y problemas respiratorios sean
astronómicos.

Luego viene el wok. Sobre un fueguito de carbón, al aire libre, se
pone estaño de soldadura a hervir y se sumerge cada placa de
circuitos. Al minuto, ya flojos, se pueden sacar con una pinza los
chips, que se sumergen en una mezcla de ácido hidroclórico y ácido
nítrico. Esto desprende cantidades ínfimas de oro de los conductores,
que son rescatados porque valen el equivalente a seis pesos
argentinos. El ácido es arrojado sin más en el desagüe (junto al
plomo), lo que explica que la tierra en Guiyu tenga un Ph de 0 y que
desde hace cinco años el gobierno lleve agua en camiones para que
nadie pruebe siquiera la de las napas locales.

Mientras se rescata el oro, otros queman los cables en zanjas al aire
libre para rescatar los 27 centavos de cobre que contiene cada uno. El
problema es que los cables están cubiertos de PVC, que al quemarse
expide cantidades de dioxinas, un carcinógeno de particular
eficiencia.

En todos los cementerios de computadoras, los chicos caminan por el
barro contaminado y respiran el aire envenenado mientras separan por
colores los plásticos en grandes pilas para reciclado, éste sí
industrial. El ingreso promedio por día de sus padres es el
equivalente a cuatro pesos. ¿Por qué? Porque, como siempre, la parte
del león se la lleva el intermediario, el que recibe en EE.UU. entre
10 y 30 dólares por computadora para llevárselas a alguna parte y que
luego se las vende a los desarmadores chinos, paquistaníes o indios.

Link a la fuente :
http://www.pagina12web.com.ar/suplementos/radar/vernota.php?id_nota=91&sec==9

Salutes y hasta pronto.

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è una vergogna compagni
by comunista anarchico-sociale demoproletario Thursday, Feb. 03, 2005 at 3:20 PM mail:

abba$$o i neo liberticidi
alla gogna i forcaiuoli

uniti vinceremmo

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prima che qualcuno si degni di scancellare i messaggi de vero scemo
by un italiano sensato/GiuseppeCosco Thursday, Feb. 03, 2005 at 10:00 PM mail:

prima che a qualcuno salti in mente di cancellare il tuo poco edificante intervento, caro x a scemo che poi saresti TU !!! stesso lo scemotto,

voglio ricordarti che sei proprio in-civile, non xché non sei in uniforme ma perché non sai le buone creanze

contrapponi la tua violenza dialettica da squadrista infame a delle SERIE argomentazioni .....

... magari tanto serie non so neanche io fino a che punto!
comunque discorsi ben raggionati e lucidamente esposti:
uno sforzo i nostri interlocutori avranno pur dovuto farlo:
non lo crederai vero?

Bravo io NO!
ma a chi gliene importa una mazza ferrata cogli spuntoni di ferro arrugginiti in della capa?

saluti a tea

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ci fa comodo il termine terrorismo
by cucco Friday, Jul. 22, 2005 at 5:52 PM mail:

io lo chiamerei:

reazione al nostro sfruttamento neo colonialistiko!

e basta.

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il declino inesorabile della civiltà...
by uno qualsiasi Tuesday, Jul. 26, 2005 at 5:41 PM mail:

gli allarmi della catastrofe che avanza sono continui.
Certo, anche i computer ci mettono la loro, come lo spagnolo ha scritto.
Ma tutta la nostra "civiltà" è suicida, perchè distruttiva della Natura.
Una sola cosa , dimenticata da tutti questi laureati: l'aria che respiriamo, ancora per poco, l'ha prodotta la fotosintesi separando l'ossigeno dagli idrocarburi.
Bruciando gli idrocarburi si ricava l'energia motrice della nostra industria , dei nostri comfort, delle nostre auto, aerei ecc..
MA SPARISCE L'OSSIGENO!
Se si continua a bruciare idrocarburi in questo modo si tornerà all'atmosfera dei primordi: SENZA OSSIGENO!

il resto son quisquilie...senza guerre atomiche spariremo lo stesso!

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consiglio per uno qualsiasi
by consiglio per uno qualsiasi Tuesday, Jul. 26, 2005 at 5:48 PM mail:

allora lasciaci il tuo di ossigeno... SUICIDATI...

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non io , ma tutti ci suicidiamo!
by il suicidio è collettivo! Tuesday, Jul. 26, 2005 at 8:14 PM mail:

...ed il tuo intervento dimostra che è irreversibile!

Riprendo la polemica con coloro che negano l'evidenza, negano l'aumento dell'anitride carbonica e dei gas serra, attribuendo il fatto a cause non umane.

traduco da"The breathing planet"(ed.J.Gribbin-Oxford 1986)
pag.15

"la concentrazione di OSSIGENO nell'atmosfera terrestre primordiale non eccedeva lo 0,1 % della concentrazione di ossigeno attuale...
...nell'atmosfera primitiva , quando l'ossigeno (O2) era un millesimo dell'attuale, l'ozono (O3) era quasi alla superficie e non poteva proteggere, per cui le più elementari forme di vita vegetale poterono iniziare solo sotto uno strato protettivo d'acqua.
...nell'atmosfera attuale siamo protetti dagli ultravioletti letali da uno strato di OZONO (O3)
principalmente all'altezza di circa 50 km..."

leggo da Urey, "Origine ed evoluzione dei pianeti" a pag.225 ,

"...La Terra , al termine della sua formazione, aveva un'atmosfera costituita da ACQUA,IDROGENO, AMMONIACA, METANO E UN PO' DI IDROGENO SOLFORATO.
L'idrogeno andò perduto e l'acqua si trasformò in ossigeno e idrogeno a causa di reazioni fotochimiche nell'alta atmosfera; e quando l'idrogeno sfuggì, l'atmosfera divenne
ossidante, l'ammoniaca si trasformò in AZOTO, e il metano in ANITRIDE CARBONICA.

Nel corso di questi mutamenti si formarono i composto organici e si sviluppò la vita.

L'anitride carbonica reagì coi silicati per formare calcare e silice, finchè la pressione parziale si avvicinò a un valore di equilibrio, quale esiste oggi sulla Terra."

traduco da"The breathing planet"(ed.J.Gribbin-Oxford 1986)
pag.15

"la concentrazione di OSSIGENO nell'atmosfera terrestre primordiale non eccedeva lo 0,1 % della concentrazione di ossigeno attuale...
...nell'atmosfera primitiva , quando l'ossigeno (O2) era un millesimo dell'attuale, l'ozono (O3) era quasi alla superficie e non poteva proteggere, per cui le più elementari forme di vita vegetale poterono iniziare solo sotto uno strato protettivo d'acqua.
...nell'atmosfera attuale siamo protetti dagli ultravioletti letali da uno strato di OZONO (O3)
principalmente all'altezza di circa 50 km...
...è sufficiente una quantità totale di ozono di 50 a 70 miliardesimi dell'atmosfera sottostante"

da "Il sistema solare e la sua origine" scritto da un vero scienziato, come non ce ne sono più, Henry Norris Russell,(Mondadori 1941)
a pag. 111, leggo la notizia più allarmante, sempre taciuta dagli attuali scienziati:

"...L'ipotesi che ci dev'essere tanta materia organica sepolta nelle rocce sedimentarie, sotto forma di carbone, nafta, olii di schisto e simili, DA POTER ASSORBIRE TUTTO L'OSSIGENO ATMOSFERICO, qualora questo materiale potesse essere estratto e bruciato nell'aria in breve tempo..."
----------------------------------------
fine citazioni.
Bush queste cose non le sa? E gli scienziati americani non studiano più il loro maggiore geofisico ed astronomo?(Ha insegnato per 60 anni a Princeton...)
------------------------------------------
...Lo strato di ossigeno si stà assottigliando paurosamente e con esso l'ozono...
Non solo le petroliere spargendo petrolio sulla superficie degli oceani e dei mari riducono o annullano la produzione di ossigeno del fitoplacton, ma anche gli ultravioletti B lo uccidono contribuendo a questa diminuzione. Contemporaneamente si procede alacremente la deforestazione.

L'OSSIGENO TERRESTRE NON è INESAURIBILE!

Rammento che un'auto in un'ora consuma ossigeno quanto un uomo in tutta la sua vita...
...in un anno un'auto che percorra 20.000 km consuma l'intero ossigeno prodotto da un ettaro di bosco o prato (vedi i recenti studi dell'Università di Udine)...

Le petroliere che affondano continuamente spargono il petrolio che inibisce la fotosintesi del fitoplacton che ossigena(va) l'atmosfera per il 50%;
l'altro 50 % dell'ossigenazione proveni(va) dalle foreste pluviali equatoriali, che vengono distrutte al ritmo di 2.000.000 di alberi al giorno...

Se ne dovrebbe dedurre che dovremmo cessare di bruciare petrolio e carbone , ma anche idrogeno e qualsiasi combustibile , se vogliamo evitare l'ASFISSIA...
----------------------------------------------------------

tutto cio' non disturba nemmeno i nostri scienziati riuniti da Zichicchi ad Erice.
Smentiscono ogni allarmismo, come di prammatica. Per loro Norris Russell non è mai esistito!
Ripropongono pure il nucleare come soluzione, indifferenti al problema delle scorie...
Sono pagati ormai anche loro per mentire. Come la stragrande parte degli intellettuali.

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il delirio di onnipotenza
by delirio di onnipotenza Wednesday, Jul. 27, 2005 at 4:09 AM mail:

staccato completamente dalla Natura, l'uomo moderno crede di poter RIcreare il mondo per adattarlo al suo delirio di onnipotenza...

La scienza è stata parcellizzata in infiniti settori ed una miriade di specialisti passano la loro esistenza nella REinvenzione della Natura....

Questa è la GRANDE ILLUSIONE della civiltà industriale.

Risultato: la trasformazione del pianeta in una discarica! Ormai i rifiuti solidi e liquidi non riciclabili minacciano la sopravvivenza della vita sull'intero pianeta!

A cominciare dall'aria.

Se un'auto di 1200 di cilindrata in due ore brucia ossigeno quanto un uomo in 75 anni di respirazione,
in un anno l'auto ne brucerà quanto 4320 uomini in 75 anni,
oppure
324.000 uomini in 75 anni di respirazione consumeranno ossigeno come una sola auto!

Ed ogni cinese, ogni indiano, vorrà la sua auto.

Il nucleare come soluzione?

La radioattività sterilizza , e già oggi le coppie sterili in certi paesi industrializzati raggiungono il 50%...

"Soluzione finale" certamente!

Si può andare avanti a questo modo?

Se non si torna indietro, ed è già molto tardi, è la fine!

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Unabomber contro il pensiero scientifico
by via e-mail Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:17 PM mail:

Il seguente articolo è stato mandato, via e-mail, a numerosi media inglesi, italiani, tedeschi e svizzeri.

Il cosiddetto Unabomber sta per esser processato, negli Stati Uniti, per diversi omicidi di stampo terroristico. La sua motivazione, condivisa da una moltitudine di persone confuse, sostiene che la scienza e la tecnologia sono “innaturali e contrarie al Disegno Divino per l’Uomo”. Poichè la scienza e la tecnologia sono prodotti del cervello umano così come le perle sono il risultato del metabolismo delle ostriche, non ha senso descrivere tali prodotti come innaturali. Scienza e tecnologia sono un pre-requisito indispensabile per la propagazione della Vita Senziente oltre i limiti di un pianeta periodicamente interessato da estinzioni di massa. L’Universo, che sia stato creato o che sia cresciuto per evoluzione, è dimostrazione e prova di intelligenza ed iniziativa. Noi Umani abbiamo doti superiori al resto del regno animale: non usarle per la nostra sopravvivenza ed il nostro sviluppo come Specie Senziente sarebbe un vero, innaturale, tradimento! Dr. Michael Martin Smith, Presidente della Space Age Associates (Regno Unito) Adriano Autino, Tecnologie di Frontiera (Italia)

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L'ecologismo contro l'Umanità?
by oppure l'egoismo contro l'industriale? Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:20 PM mail:

L'ecologismo contro l'Umanità? - 17.11.97

Cara Dottoressa Colombo, con la sua risposta lei entra direttamente nel dibattito (furioso) che e' in corso tra il sottoscritto (Adriano Autino), Michael Martin Smith (medico e biologo, UK), Marco Bernasconi (filosofo dell'Astronautica, CH), Arthur Woods (artista spaziale, CH), Daniel Christlein (astronomo, Germania) ed altri, in merito all'Opzione Spaziale, alla necessita' di superare i limiti del nostro mondo (della nostra attuale concezione filosofica del mondo) per continuare lo sviluppo umano.

Tutto cio' stiamo tentando di definire come concetti per un Nuovo Umanesimo, o Neo-Umanesimo. Neo nel senso che cerca di aggiungere concetti a quelli dell'Umanesimo tradizionale, partendo da premesse molto simili, poiche' mette al centro dell'interesse l'uomo, ed il suo diritto al futuro, in primo luogo, che nell'Umanesimo tradizionale era meno presente, poiche' al suo tempo non erano avvertiti, cosi' chiaramente come oggi, i limiti che la natura di questo pianeta pone allo sviluppo umano.

In questo dibattito si discute molto, ad esempio, del rapporto con le filosofie e posizioni ecologiste o maggiormente filo-natura, che ci riporta, se vogliamo, alla discussione del rapporto tra l'uomo (unica specie senziente) ed il resto della natura (di cui gli ecologisti possono essere visti, nel bene e nel male, come portavoce).

Nella mia concezione la nascita di un pensiero neo-umanista e' indispensabile, in primo luogo, per contrapporsi nettamente al pensiero naturista, in difesa della specificita' e della "innaturalita'" (per usare la sua espressione) del pensiero e dell'azione dell'animale umano. Fatta questa scelta di campo (arbitraria e faziosa!), i partigiani neo-umanisti cominciano con il dichiararsi contrari al concetto di "Sviluppo sostenibile", infatti: - si tratta di una categoria non scientifica, poiche' la sostenibilita' non e' misurabile, ne' globalmente ne' localmente - si tratta di una categoria morale, dove il fine della moralita' non e' il benessere e lo sviluppo dell'uomo, bensi' la conservazione della natura, quindi non morale (per la nostra specie) bensi' a-morale - in quanto categoria a-scientifica ed a-morale, se continuasse a dirigere e dettare priorita' alla ricerca scientifica, potrebbe unicamente portare alla letargia, quindi all'estinzione della nostra specie per auto-rinuncia allo sviluppo - suggerisce un'idilliaca condizione di "equilibrio con la natura" impossibile a realizzarsi (anche se la lezione ecologista dovremmo averla ormai metabolizzata ed essere educati ad inquinare e sprecare il meno possibile): il successo culturale, tecnologico e numerico della nostra specie sono indissolubilmente legati; fermando uno qualsiasi dei vettori andra' in crisi irreversibile tutto il sistema - solamente superando in modo intelligente (scientifico) i limiti del nostro mondo si puo' progettare la continuazione del nostro sviluppo.

Tuttavia l'uomo ha pur sempre bisogno della natura per sopravvivere e se, grazie ad una visione finalmente allargata del nostro mondo, riusciremo ad accedere (per ora) al sistema solare, dovremo portarci dietro la natura di questo pianeta (nostra culla ed ambiente amniotico). Questa capacita', di riprodurre ecosistemi artificiali capaci di auto-mantenersi, decidera' in ultima analisi della nostra sopravvivenza come specie senziente.

Parlando di "innaturalita' dei sostenitori della natura" Michael Martin Smith (che conosco ormai abbastanza da considerarlo uno studioso, e non un idolatra, della natura) intende puntare il dito sulla maggior contraddizione del pensiero ecologista, secondo cui la specie umana dovrebbe essere l'unica specie animale a decidere coscientemente... la propria estinzione, rifiutando di crescere in un contesto piu' ampio. Cosa che tutte le specie naturali, appena ne hanno la possibilita', invece fanno. E perche', chiede Michael, proprio la nostra capacita' di pensare dovrebbe portarci al suicidio anziche' allo sviluppo? E questo, Grazia, non mi sembra uno scarico di responsabilita', anche se posso apprezzare, in tale giudizio, il suo intento apertamente provocatorio e, curiosamente, perpetrato nello stesso modo e quasi con gli stessi argomenti che avrei usato io (nello spirito di Tecnologie di Frontiera). Btw, dia pure il mio e-mail, che e' gia' pubblico, su "Tecnologie di Frontiera ". Per ora mi fermo qui (come dice Lilli Gruber).

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Earth First ! Un movimento eco-radicale
by di Marco Nieli Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:25 PM mail:

Earth First!
Un movimento eco-radicale
di Marco Nieli
Guerre & Pace n. 46 2/98

"Earth First!" è nata nel 1979 allo scopo di difendere ogni specie vivente per mezzo di azione dirette e del sabotaggio ecologico. Contro le sue campagne, che hanno colpito con successo interessi consolidati e l'ecologismo strumentale di Clinton, si è mobilitata anche l'FBI. E i media l'accusano di terrorismo.



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Come nota G. Snyder nell'articolo The Rediscovery of Turtle 1sland, i due principali atteggiamenti occidentali verso il problema ecologico sono entrambi riconducibili a una matrice antropocentrica: utilitaristica, nel caso degli users, che ritengono le trasformazioni prodotte dall'uomo irreversibili e inevitabili; umanistica e romantica, nel caso dei savers, che giudicano invece necessario preservare determinate aree circoscritte dall'impatto distruttivo della civilta (dove ciò che va protetto e il presunto equilibrio statico dell'ecosistema) .


UN ECOLOGISMO NON ANTROPOCENTRICO
La cosiddetta Deep Ecology statunitense rappresenta una terza via, cioè una filosofia di vita incentrata sulla priorità dei valori della biosfera rispetto a quelli puramente umani. Essa fa consistere 1'integrità dell'ecosistema in un equilibrio dinamico e rinnovabile tra le diverse specie della biosfera senza privilegiare una singola specie, sia pure quella umana. A tale filosofia si rifanno vari movimenti radicali, primo fra tutti quello californiano di Earth First! (La terra in primo luogo!).
Lo spostamenta da un paradigma antropocentrico (utilitaristico o romantico) a uno biocentrico trova del resto fertile terreno di cultura nell'humus anarchico e pacifista di molte comunita di base statunitensi. Appunto dalle loro esperienze nasce nel 1979 il movimento (non organizzazione né partito politico) Earth First!, la cui struttura non-gerarchica e decentralizzata trae origine dall'esigenza di superare una "situazione ambientale letargica, compromessa, sempre più legata a interessi corporativi" quale quella dei tardi anni Settanta.
Se gli attivisti rifiutano la qualifica di membri, definendosi semplicemente Earth First!ers, l'apertura multiculturale del movimento risulta soprattutto dalla pluralità di anime che coesistono armonicamente al suo interno (dalla nonviolenza gandhiana alle filosofie orientali, dall umanesimo anarchico e pacifista al recupero della visione indiana tradizionale, al sabotaggio ecologico), accomunate unicamente dal valore attribuito all'azione diretta.

AZIONE DIRETTA E SABOTAGGIO ECOLOGICO
L'intransigenza di Earth First!, moti vata dal convincimento che le esigenze della biosfera e della biodiversità non possono essere negoziate nell'arena politica ma vanno calate nella pratica di un vissuto politico-sociale concreto e utopico allo stesso tempo, e in linea con la tradizione del rifiuto della delega e dell'auto-rappresentanza. La loro "guerra" per conservare spazi incontaminati (wilderness) non è semplicemente volta a preservare determinate possibilità di ricreazione all'aria libera, bensì si propone abbastanza aggressivamente di "ricreare vaste aree di 'wilderness' in tutti gli ecosistemi del pianeta: identificare aree chiave, chiudere strade, rimuovere insediamenti, e reintrodurre la vita selvaggia sradicata".
Il criterio dell' azione diretta, ispirato ai principi del- la disobbedienza civile, include forme di protesta nonviolenta come i sit-in o tree-sitting, i raduni eco-pacifisti, il guerrilla-theatre, nonché lg forme piu estreme collegate alle pratiche del sabotaggio ecologico (monkeywrenching). Flessibilità e capacità di adattarsi alle situazioni porta inoltre gli attivisti del movimento a non disdegnare di servirsi, all'occasione, di mezzi legali come le campagne di pressione per lettera o e-mail, la documentazione e raccolta di dati, la causa intentata contro privati responsabili di comportamenti non in linea con la legislazione sull'ambiente. Tali strategie vengono ritenute in alcuni casi necessarie, ma assolutamente non sostitutive dell'azione diretta nelle sue varie forme, definita come uno "sforzo personale e focalizzato in prima linea nella guerra condotta contro il pianeta". Gli Earth First! ers rivendicano inoltre la funzione dell'arresto o della disobbedienza civile nel richiamare l'attenzione sui problemi della difesa delle fore ste, della biodiversità e della wilderness.
Nel movimento, oggetto di dibattito particolare e 1'opportunita di accettare o incoraggiare una strategia nonviolenta ma fortemente illegale come il sabotaggio ecologico, visto come massima forma di disobbedienza civile, da adottarsi in casi estremi: esso non viene ufficialmente riconosciuto ma parecchi attivisti lo prati- cano a titolo individuale (in ogni caso, con obiettivi mirati e modalita il piu possibile nonviolente).

ALCUNE CAMPAGNE Dl EARTH FIRST!
Tra le campagne portate avanti da Earth First! vanno senza dubbio ricordate quelle per la conservazione delle foreste secolari (specialmente i Redwoods californiani), per la tutela di parecchie specie in via di estinzione (in particolare i predatori, giudicati essenziali per 1'equilibrio dell'ecosistema) e per la riforestazione soprattutto degli stati costieri. Il coordinamento dell'attivita a livello nazionale ha sortito inoltre diversi risultati rilevanti come la fine dell'importazione del manzo costaricano da parte del Burger King, 1'istituzione di un Outrage Day ("Giorno dell'Oltraggio") annuale contro il Forest Service americano e diversi progetti educativi e informativi sulla difesa dell'ambiente.
Il filo conduttore di tutte queste iniziative e, oltre all'azione diretta, il convincimento che "per proteggere realmente una bioregione, dobbiamo diventare nativi, indigeni, collegati a essa nel corpo e nello spirito": vivere nella wilderness, esplorare deserti e canyons, riprodurre la topografia di foreste ancestrali e documentare l'esistenza di specie in pericolo sono tutte modalità concrete per esperire un contatto vero e autentico con la natura, basato su una partecipazione attiva agli equilibri della biosfera. Anche 1'istituzione del meeting o raduno politico, considerata dagli Earth First!ers come la pietra di inciampo di piu di un movimento ecologista integrato, viene reinterpretato alla luce dell'azione diretta come una sorta di party a tema molto creativo, con rappresentazioni teatrali, concerti, poesia, potlachs e cerimonie sweat-lodge.
Un'altra campagna senza dubbio degna di nota e quella detta Zero Extract, che vuole abolire lo sfruttamento delle risorse naturali a scopi commerciali o industriali sulle terre federali, con operazioni di estrazione mineraria (mining) o deforestazione finalizzata all'allevamento (grazing) e al commercio di legname (logging). La legislazione in difesa dell'ambiente esistente allo stato attuale, frutto delle battaglie ecologiste degli anni Settanta ma modificata pezzo dopo pezzo nel corso degli anni Ottanta e Novanta viene considerata dagli Earth First!ers del tutto inadeguata a preservare valori come 1'habitat naturale o la salute dell'ecosistema.
Tra i risultati piu recenti ottenuti attraverso una campagna basata su dimostrazioni nonviolente, sit-in e contro-informazione, c'e 1'estensione dello statuto di area protetta alla foresta di Opal Creek (Oregon), un'area di circa 13.000 acri all'incrocio di importanti vie fluviali e cascate, habitat di una specie in pericolo come il salmone (1'area faceva gola alla potente lobby del legno spalleggiata dal senatore Hatfield).

L'ECOLOGISMO STRUMENTALE DI CLINTON
La scelta dell'azione diretta e del rifiuto di ogni compromesso e tanto piu significativa, se si pensa alla strumentalità del programma ecologico di piu di un politico, non ultimi il presidente Clinton e il suo vice Gore. Per contrastare 1'offensiva del Green Party di Nader, che specialmente nell'Ovest può contare su circa il 10'Fo dei consensi, Clinton e Gore si sono infatti proposti recentemente all'opinione pubblica come paladini della causa ambientalista (grazie anche al sostegno del Sierra Club), benché in passato specialmente Gore si fosse segnalato per la per vicace opposizione a tutti i progetti di riforma avanzati (dalla protezione dei delfini e delle balene a quelli contro i pesticidi e il nucleare). In particolare, Clinton e stato presentato dalla stampa come il salvatore del Parco di Yellowstone dalle grinfie del gigante minerario canadese Noranda: in realta il prezzo pagato sottobanco in termini di concessioni e permessi su terre federali dislocate altrove supera di gran lunga il danno sventato in loco.
Allo stesso modo, il veto posto sullo sfruttamento dello Headwaters Grove in California (gli ultimi esemplari di foreste rosse esistenti) e su alcune terre federali dell'Utah hanno stabilito un pericoloso precedente in fatto di strapotere delle lobby minerarie e del legno. Esse si fanno infatti pagare salata 1'astensione da iniziative che sarebbero comunque fortemente impopolari (al magnate del legno).
Hurwitz sono state promesse proprieta favolose nella Bay Area, tra cui probabilmente Treasure Island o il Presidio).

INTERVIENE L'FBI
Di fronte a una politica cosi strumentale di gestione delle risorse ambientali si puo capire che 1'eco-radicalismo di Earth First!, poco asservito alle logiche privatistiche del profitto e del compromesso po- litico, desti preoccupazione e indignazione in chi ha interessi da tutelare. Una massiccia campagna mass-mediatica ha infatti teso specialmente negli ultimi anni a presentare gli Earth First! ers come terroristi sanguinari pronti a tutto, mentre uno speciale programma dell'FBI, implicante infiltrazioni, depistaggi e probabilmente anche 1'eliminazione fisica diretta, ha avuto per oggetto a partire dai primi anni Novanta le attivita del movimento. Si tratta di una ennesima riedizione del COINTELPRO, un programma ideato alcuni decenni fa dall'FBI per infiltrare e disgregare organizzazioni politiche radicali come le Black Panthers e 1'American Indian Movement, reso pubblico nel 1971 e condannato per incostituzionalita nel 1975.
Negli anni Novanta si e assistito a un aggiornamento di queste strategie illegali, con 1'aggravante di una parziale "privatizzazione", cioe di un'estensione alle corpo- rations private piu direttamente minacciate nei loro interessi dagli Earth First!ers.
Un esempio dell'accanimento con cui gli agenti provocatori dell'FBI perseguitano ogni forma di dissenso, per quanto me- ditato e nonviolento, in flagrante violazione della costituzione, e 1'operazione di in- filtraggio compiuta ai danni del gruppo dell'Arizona allo scopo di indurre i membri a compiere azioni non in linea con la filosofia del movimento. In queste attività repressive illegali rientra anche 1'attentato subito nel Novanta da due attivisti californiani, Bari e Cherney, promotori di una campagna in difesa dei redwoods californiani, saltati in aria per una bomba messa nella loro auto e successivamente incriminati dall'FBI per possesso e manipolazio- ne di esplosivo. Questo attentato, preceduto da minacce anonime di morte agli at- tivisti piu in vista, ha avuto luogo subito dopo un oscuro sabotaggio alle linee telefoniche di Santa Cruz, attribuito agli Earth First!ers dai media. Il funzionario incaricato delle indagini e risultato essere quello stesso R. Held, responsabile del programma COINTELPRO che condusse circa venti anni fa all'incriminazione (sulla base di prove inesistenti o montate) del Black Panther Geronimo Jaga (Pratt) e dell'attivista indiano Peltier.
L'assurdita dell'imputazione mossa ai due eco-attivisti ha dovuto essere dimostrata in sede giudiziaria attraverso una serie interminabile di cause che ha visto negli ultimi tempi come principale imputata la stessa FBI, contro-accusata di avere montato 1'episodio a conclusione di una campagna pluriennale di infiltrazione e diffamazione del gruppo. Lo House Subcommittee on Civil and Constitutional Rights ha inoltre avviato un'inchiesta parlamentare per accertare le responsabilita effettive dell'organismo di polizia federale in questa oscura faccenda.

ACCUSATI Dl TERRORISMO
A prescindere dal ruolo attivo giocato dall'FBI nella disgregazione del movimento, 1'atteggiamento sommariamente giustizialista e sensazionalista dei media non ha certamente contribuito ad approfondire la conoscenza dei metodi e della filosofia di Earth First!. Presentati come volgari terroristi, pronti a tutto pur di portare avanti le loro idee fanatiche, gli attivisti del movimento si sono trovati a dovere difendere la propria reputazione in piu di un'occasione, non ultima quella di un programma di notizie della rete ABC che cercava di collegare il movimento con Unabomber. Oltre a presentare in modo decontestualizzato scene di violenza scaturite da un atto di disobbedienza civile pacifica, il programma mirava a ricondurre il cruento eco-terrorismo di T. Kaczynski alla filosofia nonviolenta di Earth First!, sulla base di un presunto contatto avvenuto a un convegno sull'ambiente tenuto nel 1994 all'Universita del Montana dove erano presenti 400 partecipanti da tutti i paesi del mondo. Come ulteriore "prova" veniva prodotta una lista di possibili obiettivi stilata da Kaczynski e pubblicata dalla rivista "Live Wild or Die" (e non dall'"Earth First! Journal", come sostenuto dal programma ABC).

EARTH FIRST! E GREENPEACE
Il tentativo di dipingere questo movimento eco-pacifista come dedito al terrorismo e una riprova degli sforzi messi in atto per screditare un'esperienza ventennale che, nel bene e nel male, ha segnato 1'evoluzione del pensiero ecologico. Cercando di costruire una valida e intransigente alternativa all'ambientalismo strumentale dei partiti politici nelle democrazie avanzate, la Deep Ecology da risposte estreme a una situazione di estrema emergenza, di cui e in larga misura responsabile il modello occidentale-statunitense. Assolutamente poco conosciuta o pubblicizzata nei paesi d'oltreoceano, 1'esperienza di Earth First! in questo senso rappresenta, nel suo rifiuto di un'organizzazione verticistica e di una gestione finanziaria poco trasparente, una reazione anche all'impasse attuale di Greenpeace. Quest'ultima, infatti, sempre meno propensa a promuovere azioni "illegali", anche dove richiesto dalle circostanze, appare incapa ce di produrre una piu ampia riflessione sulle implicazioni dell'emergenza ambientale e si rivela comunque sempre più impelagata in una visione puramente burocratica.
L'esperienza di Earth First! può costi tuire inoltre un valido punto di partenza per un dibattito che sarebbe auspicabile si aprisse anche in Italia, vista l'attuale assenza di risposte sia teoriche sia politiche, su una situazione di degrado senza precedenti e che minaccia di portare alla scomparsa della stessa specie umana.

FONTI:

Earth First Introductory Primer;
"Earth First! Journal", Lughnasadah, August-September 1996;
Earth First! The Radical Environmental Journal - http://www.enviroweb.org/ef/
--------------------------------------------------------------------------------
ECOzone di Tactical Media Crew http://www.tmcrew.org/eco/index.htm

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Evviva Earth First !
by sabotatore verde ( Darth Verderh ) Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:33 PM mail: mavaffa@ncu.lo.it

A quando i primi attentati eco-sistematici?


Evviva l' AlQuaeda verde,
che colore non perda,

Evviva Earth First !
che ha pure un panda
al posto di Bin Laden
ed una giraffa
al posto di
Al Zarkaüji

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Re: A proposito di Genova
by AlessandroGimona Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:37 PM mail: agimona@libero.it

.... Date: Wed, 31 May 2000 11:03:23 +0200

Quella di ControTebio è stata violenza contro i distruttori
della madre terra.. I danni alle cose, le vetrine che stanno a cuore a tanti in Italia, rientrano nella strategia del sabotaggio ecologico e dell'azione diretta. In questo modo sono stati colpiti obiettivi ben precisi . E' stata assente qualsiasi forma di violenza alle persone. La vetrata rotta alla Banca di Roma è un atto di opposizione ad una struttura implicata nel finanziamento del traffico d'armi e che finanzia progetti di biotecnologie.La Banca di Roma come troppi altri potentati economici (vedi Banca
Mondiale, Shell, Nestlè...)sono macchine di morte e di impoverimento.

Dubito pero' che la rottura della vetrata della Banca di Roma cambiera' la sua strategia di investimenti e giovera' ai popoli nativi'.

D'altra parte l'uso della violenza chiude gli spazi di dialogo democratico che i cittadini hanno il sacrosanto diritto di instaurare con chi li governa. Risultato: irrigidimento delle posizioni e assenza di progresso. ..e l' industria se la ride sotto i baffi.



Saluti
Alessandro Gimona

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E C O Z O N E
by E c o logista Wednesday, Jul. 27, 2005 at 6:40 PM mail:

Visitate questo sito ve ne prego.....

ecozone


no2wto


doc.jpg - 1605,0 K Primitivismo [NEW!!!]
Questa è una iniziale selezione di brani, articoli ecc. che girano intorno all'idea primitivista o anarco-primitivista. Anche se alcuni autori non vi fanno affatto riferimento sono comunque materiali di riflessione che pensiamo sia utile a farsi un idea più completa, anche perchè non sono di facile reperimento per tutti.


doc Perchè il futuro non ha bisogno di noi
scritto da Bill Joy (capo degli Scienziati di Sun, uno dei visionari dell'informatica) e pubblicato da Wired nel numero di Aprile 2000 questo articolo indaga in prospettiva sul nostro futuro, sopratutto riguardo alle interazioni tra tecnologia, biotecnologia, nanotecnologia etc.
Le nostre più potenti tecnologie del 21°secolo - scienze robotiche, ingegneria genetica e nanotecnologia - minacciano di far degli umani una specie a rischio.

doc ¡Viva la VELORUTION! update!
...il problema è: possiamo sostenere ancora questo modello di società basato sull'automobile o dobbiamo orientarci verso un modello che metta al centro le relazioni sociali e metta da parte le automobili, l'asfalto, i parcheggi, il caos, lo smog, lo stress, gli incidenti, i morti ed i mutilati della guerra che si combatte ogni giorno e ogni notte nelle strade della città.


doc.jpg - 1605,0 K Tecnologia Genetica
La tecnologia genetica ha l'obiettivo di cambiare degli esseri viventi di modo che vi si aggiungano nuove proprietà aliene 'alla specie', o che delle proprietà siano cancellate, mutate, rafforzate. Così essa e' un ulteriore tentativo dei capitalisti di raggiungere il dominio totale sulla natura e di sottometterla ai loro interessi per creare nuove fonti di materia prima, nuovi prodotti e nuovi mercati.


doc.jpg - 1605,0 K BSE/Mucca pazza
Una selezione di documenti sull'epidemia di BSE "la malattia della mucca pazza" che ha contaminato milioni di capi di bestiame e che è la diretta conseguenza delle forme di allevamento industriale e del innaturale consumo di carne su grande scala.


doc.jpg - 1605,0 K Boicotta McDonald's update!
materiali e documentazione contro la multinazionale degli hamburger simbolo dello sfruttamento dei lavoratori, degli animali e dell'ambiente.


doc.jpg - 1605,0 K Shell-Nigeria
La Shell estrae petrolio dal delta del Niger sin dal 1958. Fuoriuscite di petrolio, fiamme continue ed altre operazioni a forte impatto ambientale, hanno devastato la natura di questa regione e seriamente danneggiato la salute e le possibilità di sopravvivenza delle popolazioni locali.


doc.jpg - 1605,0 K Clima
Il cambiamento del clima, il progessivo esponenziale riscaldamento del pianeta, al di la di catastrofismi e sensazionalismi, sono tra i fenomeni più pericolosi innescati dall'uomo dall'inizio della rivoluzione industriale e dell'accumulazione capitalista, che causeranno mutamenti sostanziali... come città costiere sommerse dalle acque marine, scomparsa di razze animali, rottura della catena alimentare.

 

doc A.Ra.C.No. Azione Radicale Contro le Nocività
Per un'Azione Radicale Contro le Nocività, di fronte alle quali entità individuali e collettive esprimono la voglia di distruggerle nel rifiuto della delega e nella pratica dell'azione diretta, distanti da organismi e rappresentanti filo-semi-para-istituzionali, soliti ammortizzatori sociali. Nella consapevolezza che le illusorie "svolte" riformistiche alimentano passività e rassegnazione alle "verità" propinateci sperimentiamo percorsi che portino ad effettivi e radicali cambiamenti a partire dal nostro quotidiano vissuto personalmente e non rappresentato in un qualsiasi spettacolo.


 ECO-materiali pubblicati da Tactical Media Crew

  • http://www.tmcrew.org/int/itoiz/index.htm L’Invaso di Itoiz è un progetto ubicato nel nord est del Paese Basco. L’Invaso si riempirebbe sfruttando l’acqua dei fiumi Irati e Urrobi.La sua capacità sarà di 418 ettometri cubici,con una altezza del muro della diga di 135 metri e una larghezza di 35 Km, inondando 1100 ettari. Con il riempimento dell’Invaso, scompariranno nove villaggi delle valli di Artze, Longida e Irati, colpendone parzialmente altri sei. In questo modo scomparirà un patrimonio storico-artistico di incalcolabile valore, con tutte le sue tradizioni e forme di vita che hanno resistito fino ai nostri giorni basandosi sul rispetto della Madre Terra.

  • Earth First! Un movimento eco-radicale "Earth First!" è nata nel 1979 allo scopo di difendere ogni specie vivente per mezzo di azione dirette e del sabotaggio ecologico. Contro le sue campagne, che hanno colpito con successo interessi consolidati e l'ecologismo strumentale di Clinton, si è mobilitata anche l'FBI. E i media l'accusano di terrorismo.

  • Tra BIOS e BIOTECNOLOGIE quali percorsi di liberazione, all'interno di quale modello di sviluppo. Seminario autogestito tenutosi a Roma alla fine di ottobre 1998 e riproposto sul web. (28.11.98)

  • "Il sistema stradale di Los Angeles, in effetti, garantisce al futuro del terrorismo urbano ciò che la foresta tropicale delle Ande offre al guerrillero rurale: un terreno ideale".
    Finalmente abbiamo reso disponibile anche sul web "L'ecologia della paura" un saggio di Mike Davis sul controllo urbano ...urbanistica e controllo sociale; il suo punto più avanzato è a Los Angeles... L.A. è dappertutto... adesso. E ancora "La città fortezza" da un articolo di Robert Lopez sul Los Angeles Times. (25.04.98)

  • Ritorno al pianeta? Class War guarda alla protesta animalista & ecologista ... sono utili alla lotta di classe ?
    Che cosa ne pensa del forte movimento ecologista, contro il trasporto di animali vivi e la costruzione di strade in Inghilterra il giornale britannico più fuori dalle regole, Class War traduzione italiana dello speciale del n. 67 Back to the planet. (05.05.96)

  • Prigioniero animalista da tre settimane in sciopero della fame in Inghilterra. (30.10.98)

  • Operazione Cassini Un boomerang nello spazio [sul lancio di una sonda spaziale con il pericolossissimo Plutonio-238]. (07.10.97)

  • "Cospirazione per istigare persone sconosciute a delinquere" - e' questa l'accusa che ha fatto condannare in Inghilterra a 3 anni di carcere alcuni redattori di "Green Anarchist" e di "ANIMAL LIBERATION FRONT SUPPORTERS GROUP NEWSLETTERS". Il delitto consiste nell'avere pubblicato resoconti delle azioni dirette, sia in Gran Bretagna che in altri stati, a favore dei diritti degli animali. (13.01.1998)

  • Notizie dalla Finlandia su una sparatoria contro cinque attivisti/e dell'Animal Liberation Front, uno e' rimasto ferito seriamente, un'altra è stata arrestata, mentre lo sparatore (un allevatore di animali da pelliccia) è stato subito rimesso in libertà dalla polizia. (14.12.1997)

  • Kein Kastor l'azione diretta e gli scontri in Germania tra antinuclearisti e polizia avvenuti in occasione di un trasporto di materiale radioattivo. (12.05.96)


ECO-links

Crimini Nascosti banner




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grazie della ricchissima documentazione
by uno qualsiasi Wednesday, Jul. 27, 2005 at 10:01 PM mail:

leggerò con calma durante le ferie le stampate che mi farò.

Questo però non camberà nulla...

C'è già qualcuno che ci associa ad al qaeda!Ma anche quel qualcuno è minacciato come tutti...

La soluzione? Vita francescana! Ridurre i consumi all'essenziale! Usare le gambe ed i muscoli non solo per lo "sport" ma per il lavoro! Tornare alla trazione animale! Fare scienza per la conoscienza, non per l'autodistruzione!

L'FBI ora sarà sulle mie tracce...?

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i terroristi possono colpire di nuovo ...
by ed allora? Thursday, Jul. 28, 2005 at 8:03 PM mail:

noi occidentali è da sempre che CONTINUIAMO a colpire !!!!!!

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The Magic Bomb
by Mark Sunday Friday, Jul. 29, 2005 at 6:28 PM mail:

The "Magic Bomb" Theory

by Mark Faulk

This is a story about disappearing terrorists, nonexistent bags, and botched investigations, but most of all, this is a story about magic bombs.


It's Crime Scene Investigation 101. It's the basic law of physics. It's so elementary, my dear Watson, that even a dancer who was dazed from the shock of being seated directly over the spot where one of the bombs was planted in the London tube carriage two weeks ago could figure it out.


In a seemingly innocuous article in the British newspaper Cambridge Evening News, 32 year-old dance instructor Bruce Lait, in an interview from his hospital bed, said that "The policeman said 'mind that hole, that's where the bomb was'. The metal was pushed upwards as if the bomb was underneath the train. They seem to think the bomb was left in a bag, but I don't remember anybody being where the bomb was, or any bag."


Read that last part again, very slowly, and let it sink in. "The metal was pushed upwards as if the bomb was underneath the train." "They seem to think the bomb was left in a bag, but I don't remember anybody being where the bomb was, or any bag."


And the British authorities on the crime scene missed that, and just assumed that it was a carry-on bomb? C'mon, how many times have you seen that bad TV show where the eccentric detective figures out that the crime was an "inside job" because the glass was outside the broken window, not inside where it should have been. I repeat: Crime Scene Investigation 101. Basic physics.


While describing the scene, Lait said about he and his dance partner Crystal Main, "Out of that whole carriage, I think Crystal and I were the only ones who were not seriously injured, and I think we were nearest the bomb."


He went on to describe those sitting closest to him and Main when the bomb went off. "I remember an Asian guy, there was a white guy with tracksuit trousers and a baseball cap, and there were two old ladies sitting opposite me." He described the woman whose body was lying on top of him when he regained consciousness as a "middle-aged woman who had blonde curly hair, was dressed in black, and could have been a businesswoman."


Again, play close attention here. "We were nearest the bomb." An Asian guy, a white guy, two old ladies, and a blond businesswoman......and two dancers.


So.....if the bomb was in a bag carried on by the terrorist, how could two dancers be "nearest the bomb"? And why didn't the person who was the closest eyewitness see the bomber, or even ANYONE, sitting where the bomb went off? Why was the metal pushed upwards if the bomb was inside of the train carriage?


Let's put this in perspective, piece by piece:


"The metal was pushed upwards as if the bomb was underneath the train."


"I don't remember anybody being where the bomb was, or any bag."


"We were nearest the bomb."


An Asian guy, a white guy, two old ladies, and a blond businesswoman......and two dancers.


Here we go again. Another terrorist event with more questions than answers, questions that the major media (yet again) aren't even asking.


Hell, I'll even take a stab at answering them:


The metal was pushed upwards because THE BOMB WAS UNDERNEATH THE TRAIN.


Lait didn't remember seeing anyone, or a bag that could be holding a bomb, near the point of detonation because there was no bomber sitting there, there was no bag. THE BOMB WAS UNDERNEATH THE TRAIN.


An Asian guy, a white guy, two old ladies, and a blond businesswoman......and two dancers. There was no Islamic radical, no Mideastern terrorist sitting in that carriage. THE BOMB WAS UNDERNEATH THE TRAIN.


Dance partners Bruce Lait and Crystal Main were nearest the bomb.....again, no Islamic radical, no Mideastern terrorist sitting in that carriage. THE BOMB WAS UNDERNEATH THE TRAIN.


We were praised by some, and criticized by others, for posting an article by Jeff Buckley (entitled "London Calling") the day after the first London bombings two weeks ago that questioned the motives behind the bombings, and that asked readers to view the inevitable "official government response" with a healthy grain of skepticism.


Here's how Jeff so aptly put it:


"So, when you see the headlines dominated by this story and the mounting evidence of lies, deception, and treason being forever pushed to the back burner, be sure to ask yourself, 'Who benefits from this?' Before you throw your support behind administrations that only have doublespeak, deceit, and death to show for their efforts, be sure to ask yourself, 'Who benefits from this?' And, before you allow yourself to be steamrolled and swept away by the inevitable surge of jingoistic retaliatory euphoria, be sure to ask yourself, 'Who benefits from this?'"


"Who benefits from this?"


So here we are, barely two weeks (and another "symbolic" bombing episode) later, and the voices of the Far Right are busy spinning this as yet another excuse for the war in Iraq.....even though the suspected terrorists are Pakistanis. (Sound familiar? The 9/11 terrorists were mostly from Saudi Arabia, so...."Let's bomb Iraq!")


"Who benefits from this?"


Here we are barely two weeks later, and the disciples of doublespeak are busy blaming a group of suicide bombers with carry-on bags, even though those who died are the most unlikely group of "suicide bombers" ever to commit an act of terrorism.


"Who benefits from this?"


Here we are barely two weeks later, and Bush and Company is using the London bombings to.....successfully.....push through the renewal of the Patriot Act. "Screw the Constitution, they're bombing us!"


The official spinmeisters are either ignoring the signs that something is just not right here, or dismissing those of us who are questioning the official response as the usual bunch of fringe conspiracy theorists.


Well guess what? If we don't keep asking the hard questions, and demanding honest, straightforward answers to those questions, then no one will. They've deceived us a million times before, and if honest Americans....and Englanders....don't continue to hold our public officials accountable for their actions and demand the truth, then they will continue to spoon feed us lie after lie after lie....until we eventually all suffocate under the weight of mass deception. And THAT'S the Faulking Truth.



--------------------------------------------------------------------------------


(Editor's note: A special thanks to http://www.whatreallyhappened.com/ for once again pointing me in the right direction, and to Jeff Buckley for making us ask the "hard questions".)

http://www.new-enlightment.com/cabal_index.htm

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3 hurt in explosions, fire at Texas plant
by Associated Press Friday, Jul. 29, 2005 at 6:49 PM mail:

Posted on Thu, Jul. 28, 2005

3 hurt in explosions, fire at Texas plant

Associated Press


FORT WORTH, Texas - A series of explosions rocked a chemical plant Thursday and set off a raging fire, injuring three people and sending up a pillar of black smoke that could be seen 30 miles away.

The cause of the fire was not immediately known. Workers at the Valley Solvents & Chemicals plant told authorities they heard an explosion and then noticed a fire near a tractor-trailer that had just pulled in to deliver chemicals, said fire Lt. Kent Worley.

The driver suffered a burned leg, one employee had arm burns and another hurt his back trying to flee, Worley said.

Firefighters battled the blaze for about three hours after the blast, and the fire had diminished by late afternoon.

It raged in and around more than a dozen large metal and plastic tanks containing 2,000 to 4,000 gallons of methanol, sulfuric acid, hydrochloric acid, ethanol and other chemicals.

The Environmental Protection Agency has sent an official to the scene with air-monitoring equipment to provide information to local officials, said Cynthia Fanning, a spokeswoman for the EPA in Dallas.

Valley Solvents officials didn't immediately return phone calls seeking comment.

The blaze was in a large industrial area not close to any residential neighborhoods.

"It shook all the buildings here," said Angela McCollum, who works at a cement plant about 100 yards away. "All I can see is just tons of fire and tons of smoke, and it's really kind of scary."

Ma vi siete mai chiesti quanto sia realmente vulnerabile l'America?
Più di quanto Bush ed i suoi skagnozzi vi vogliano far credere, temo ........... se questo è stato un incidente; figuriamoci poi cosa sarebbe un "attentato terroristico intenzionale" !!!!!!!

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