Giornata di controinformazione sull'assassinio di Davide
Bari, 18 marzo, alle 10,00 un gruppo di compagni antifascisti ha partecipato alla contestazione dell’inaugurazione dell’anno accademico con un presidio di fronte alla prefettura per ricordare Davide, compagno antifascista di Milano assassinato a coltellate da un gruppo di fascisti la notte di domenica.
Abbiamo esposto uno striscione con scritto “Davide vive. Ora e sempre Resistenza”, rifiutando di rispettare il diktat della Questura di stare dietro le transenne. Ci siamo disposti a bordo strada in modo che la gente ci vedesse ed ascoltasse, ma le forze dell’ordine hanno ricevuto l’ordine di non far vedere alla città, di non far sapere, di non far sentire; si sono piazzati in cordone di fronte allo striscione, mentre tra applausi e commozione cantavamo “Bella ciao” e distribuivamo dei volantini informativi. Addirittura è stato impedito ad altre persone di aggiungersi al presidio. Per noi quel cordone di polizia è il cordone della vergogna, della censura, della mancanza di rispetto nei confronti di una morte, di un dolore, di un lutto collettivo.
I compagni hanno successivamente girato le vie del centro con lo striscione, continuando a distribuire volantini fino alle 14,00.
In serata continua la controinformazione nei nostri luoghi.
In basso segue il testo del volantino distribuito.
NON E’ STATA UNA RISSA
16 marzo, domenica sera, Milano, un gruppo di compagni dell’ORSo_Officina della Resistenza Sociale esce da un locale del quartiere Ticinese e viene aggredito da tre fascisti armati di coltelli. Li colpiscono alle spalle, in tre rimangono a terra. Mentre gli aggressori si dileguano sopraggiungono le forze dell’ordine che bloccano le strade ritardando l’arrivo dell’ambulanza.
Davide, 26 anni, colpito alla schiena e alla gola, muore arrivando in ospedale. Gli altri due sono feriti gravemente, uno riporta otto ferite alla schiena. Resterà in prognosi riservata fino al mattino. Una nutrita folla si concentra di fronte all’ospedale in cerca di notizie sui feriti e viene caricata ripetutamente da Polizia e Carabinieri; i feriti diventano decine e decine. Medici e sanitari dell’Ospedale San Paolo testimoniano un flusso continuo di feriti, durato l’intera notte. Testimoniano inoltre che a molti viene impedito di accedere al pronto soccorso.
Di fronte alla morte di un compagno, amico e fratello, un ragazzo come noi che difendeva i propri spazi ed i propri diritti contro i numerosi atti di squadrismo che l’estrema destra pratica a Milano, qualsiasi commento diventa inutile rumore. Eppure, con il dolore e le lacrime agli occhi, siamo costretti a riflettere su quanto accaduto.
Dai media viene una sola versione, quella della Questura di Milano: una rissa fra giovani, parole pesanti e coltelli.
L’ALTRA NOTTE PERO’ NON C’E’ STATA UNA RISSA, MA UNA VERA E PROPRIA AGGRESSIONE SQUADRISTA, PREMEDITATA, A MANO ARMATA E VILE.
Non hanno colpito a caso. Hanno accoltellato i compagni dell’ORSO, uno spazio occupato attivissimo nel quartiere Ticinese sul fronte dell’antifascismo, dell’antirazzismo e delle lotte sociali.
Sembra quasi che alcuni ambienti della celere fossero d’accordo con la squadraccia. Il comportamento delle forze dell’ordine è stato di fatto di supporto all’azione squadrista; hanno picchiato selvaggiamente tutti coloro accorsi sul posto, tutti quelli che si sono recati in ospedale per avere notizie, hanno impedito l’arrivo dell’ambulanza.
Ancora una volta, in un momento di grande movimento e mobilitazione di massa contro la guerra ed il neoliberismo, riemergono i fascisti dalle fogne, vengono scongelati dai loro covi ed utilizzati come braccio armato contro i movimenti.
Ancora una volta, per gli assassini e i loro complici, SOLO VERGOGNA
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