[cronologie di guerra] 24.03.03 quinto giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
24 marzo 2003 : quinto giorno [fonti : quotidiani del 25 marzo 2003]
E' il giorno in cui la resistenza irachena si fa piu' visibile. La battaglia infuria alle porte di Bassora. Nel frattempo nella citta' scatta l'emergenza umanitaria per l'assenza di acqua, che minaccia di espandersi anche ad altre citta'. Gli angloamericani sostengono di essere vicini all'invasione di Baghdad, mentre le bombe e i missili piovono sui civili.
"l V corpo d'armata statunitense, composto da 60.000 uomini, è arrivato a meno di cento chilometri da Baghdad. Una corsa che le forze alleate stanno pagando a un prezzo forse non ben calcolato, con un allugamento delle linee di supporto logistico in aree non del tutto sotto controllo. Davanti, il V corpo d'armata ha l'incubo di dover stanare casa per casa - in una città che ha sette milioni di abitanti - un nemico che ha imbracciato la causa patriottica. Dietro lascia un piccolo grande inferno, fatto di villaggi e città dove gruppi di militari iracheni resistono secondo la logica della «guerra asimettrica». Niente battaglie campali ma solo guerriglia urbana, trappole, divise scambiate con abiti civili, sacche di resistenza suicide che fanno fino in fondo il loro tragico «dovere». A Baghdad, gli americani arrivano di corsa dopo aver perduto tre battaglie: quella politica, quella della propaganda e quella psicologica. Il fronte internazionale è ancora più a soqquadro di come lo avevano lasciato dopo essere stati costretti a ritirare all'Onu il loro ultimatum, con pesantissimi scambi di accuse ieri con la Russia. Il fronte della propaganda (di cui parliamo qui a fianco) non ha retto alle prime immagini di marines fatti prigionieri. La guerra psicologica, iniziata almeno sei mesi fa con il lancio di 25 milioni di volantini sull'Iraq per invitare la popolazione ad abbandonare Saddam Hussein e proseguita con «inviti» ai generali iracheni a disertare, ha avuto effetti per ora vicino allo zero. E se non bastasse, sul piano militare la resistenza irachena è apparsa superiore alle previsioni ufficiali, con almeno due episodi-spia di quanto la situazione sia complicata." [MAN]
"Missili sulle case di Bagdhad Nel quinto giorno di guerra i bombardamenti angloamericani si abbattono sui quartieri periferici della capitale irachena. Almeno cinque donne sono morte, un'altra è rimasta sepolta sepolta dalle macerie, più di quaranta i feriti. Ma ieri è stato anche il giorno in cui il Rais è tornato a farsi vedere, per ben due volte, in televisione per incitare gli iracheni alla vittoria" [MAN]
"Un violento attacco aereo a sud e sudest di Baghdad ha preso di mira le postazioni della Guardia Repubblicana, cioè le truppe scelte dell'esercito iracheno - considerate la forza più fedele al regime, e nelle ultime settimane dislocate attorno alla capitale per assicurarne l'estrema difesa. Sono loro dunque l'obiettivo dei bombardamenti della notte appena trascorsa. I corrispondenti riferiscono di violente esplosioni , mentre le batterie contraeree irachene lanciavano missili terra aria: a ogni esplosione una palla di fuoco saliva al cielo. La notizia riferita dai corrispondenti è stata confermata dal Pentagono: «le forze della coalizione stanno impegnando la divisione Medina della Guardia Repubblicana con un attacco aereo». Poco dopo l'inizio dell'attacco una moschea nel centro di Baghdad ha acceso i suoi altoparlanti per diffondere alti «allahu akbar», dio è grande. Pare sia la prima volta. La giornata era cominaiata con un'esplosione violentissima che ha fatto tremare il suolo. Erano le 10 (ora locale come in seguito tutti gli orari indicati). Dopo alcuni attimi, secondo il racconto dei testimoni una cortina di denso fumo nero si è levata dal punto dove erano cadute le bombe.
Appena quaranta minuti prima era cessato l'allarme aereo delle sirene per l'attacco più pesante dall'inizio dell'operazione «Colpisci e terrorizza», venerdì. Un'offensiva tremenda. Gli incendi sono divampati in più punti in centro come in periferia, sembra sia stato colpito anche il quartiere generale dell'aeronautica militare, ma non ci sono state conferme da parte irachena.
Gli attacchi, che ormai si susseguono di notte come di giorno, sono proseguiti a intermittenza, martellando la capitale. Alle 14.30 altre sei fortissime esplosioni si sono udite a est e a sud-est, mentre quattro o forse cinque deflagrazioni hanno scosso la parte meridionale di Baghdad. In questa occasione è stata colpita una zona residenziale: gli abitanti hanno riferito di almeno cinque vittime tra i civili, tutte donne, e 22 feriti. Secondo alcune fonti della coalizione il contraltare iracheno ieri non sarebbe entrato in azione, ma in serata un portavoce dell'esercito di Saddam ha denunciato l'abbattimento di due aerei spia statunitensi senza equipaggio.
Continua anche la guerra di propaganda: il segretario di stato americano Colin Powell ieri ha affermato che il governo iracheno voglia usare armi chimiche: «Abbiamo notizie in questo senso. Nn ho dubbi che lui (Saddam Hussein) voglia fare una cosa simile se serve ai suoi interessi». Powell stava parlando a Fox Tv.
Intorno alle 7.20, per la terza volta nella nottata un intenso raid aereo si è concentrato invece su Mossul, il grande centro cittadino nel nord del paese da giorni sotto pressione. La coalizione angloamericana ha quindi bombardato a ripetizione anche Nassiriya, per tentare di piegare la resistenza degli iracheni che continuano a difendere le loro postazioni impedendo l'avanzata delle truppe di terra. Mentre colonne di fumo si sono levate in alcuni punti della città di Bassora.
Nella mattinata di lunedì per la prima volta una serie di ordigni sono stati sganciati sul fronte settentrionale iracheno, tra Kirkuk e la zona controllata dai kurdi prima della città di Chamchamal. Sei le bombe cadute sui bunker delle colline intorno alla città; la notizia è arrivata direttamente da Mam Romastm, comandante dei guerriglieri «peshmerga». Ma le esplosioni comunque sono state udite anche a una quindicina di chilometri più a ovest, appunto in direzione di Kirkuk. "[MAN]
"Bassora, una catastrofe di guerra La città di 2 milioni di abitanti è senza luce e acqua da venerdì: il Comitato Internazionale della Croce Rossa teme il disastro umanitario. Ma non riesce a ripristinare il servizio MARINA FORTI La città di Bassora è sull'orlo della catastrofe: da venerdì pomeriggio manca quasi del tutto di acqua potabile e di elettricità. E' il Comitato Internazionale della Croce Rossa a dare l'allarme: «Se non riusciamo a ristabilire il sistema idrico alla svelta e in quantità sufficente, avremo una crisi umanitaria di enormi dimensioni», ha detto ieri il direttore generale dell'Icrc per il Medio oriente, Balthasar Staehelin, a Ginevra. Gli operatori del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Iraq, stranieri e iracheni, sono una fonte di informazioni assai precise circa la situazione sul terreno, in questi giorni di guerra. E le notizie più gravi sono proprie quelle che arrivano da Bassora, due milioni di abitanti, la più importante città meridionale. Da venerdì pomeriggio, quando le truppe anglo-americane hanno preso posizione a ovest della città, il black-out di elettricità ha fermato l'impianto di potabilizzazione dell'acqua Wafa al-Qaed, il principale impianto che rifornisce la città. Sabato pomeriggio gli ingegneri e tecnici del Icrc, lavorando insieme al personale dell'ente idrico municipale, sono riusciti a collegare alcuni impianti di trattamento al fiume Shatt-e-arab e mettere in funzione generatori d'emergenza, così da rifornire circa il 40% della città. Ma è un collegamento precario e parziale, e quell'acqua non è potabile. L'Unicef, Fondo dell'Onu per l'infanzia, fa sapere che a Bassora almeno 100mila bambini sotto i 5 anni sono a rischio: la mancanza d'acqua può provocare epidemie di colera, febbre tifoidea o diarrea, che sono già tra le prime cause di mortalità infantile in Iraq." [MAN]
"Stime parziali: i morti della guerra Militari della coalizione morti. Il 20 marzo due marine muoiono negli scontri, il 21 un terzo marine viene ucciso in Iraq. 23 marzo, la difesa ammette che 25 corpi sono ritrovati dopo la battaglia di Nassirya. La tv irachena mostra le immagini di 5 soldati Usa catturati. Ieri i britannici confermano che il primo soldato è deceduto vicino Zubayr. Il 21 marzo invece cade un elicottero, muoiono 8 inglesi e 4 marine. Il 22 marzo 6 inglesi e 1 marine muoiono per la collisione di due velivoli. Il 23, un missile americano colpisce un tornado, muoiono due inglesi, mentre un marine muore e tre rimangono feriti in un incidente. Ieri il Pentagono ha dichiarato che altri due marine sono morti in un incidente. Militari iracheni morti. Domenica gli americani dichiarano che nella battaglia di Najaf 70 iracheni sono stati uccisi, mentre circa 2000 sono fatti prigionieri. Civili deceduti. Il 22 marzo l'Iraq dichiara 3 morti tra i civili e 250 feriti. Mentre domenica sono 77 cittadini uccisi e 366 feriti a Bassora. La tv riporta di 4 vittime e 13 feriti nel raid su Tikrit. Ieri le autorità dichiarano che 62 persone sono state uccise dalle truppe Usa e 400 sono state ferite in 24 ore, mentre a Baghdad 30 persone sono morte e 194 sono state ferite, 14 i morti a Bassora. Il 20 marzo un tassista giordano muore colpito da un missile, mentre ieri una bomba colpisce un bus di linea, 5 i siriani uccisi e 16 i feriti. Giornalisti uccisi : 1 cameraman australiano, un giornalista inglese e uno russo. Dispersi: due giornalisti, due soldati inglesi. " [MAN]
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"L'assalto finale parte dall'Italia I parà della 173a brigata Usa lasciano Vicenza per l'Iraq. Verdi e Prc: «Berlusconi deve risponderne» Frattini: «Non so niente, guardo la Cnn come voi» ALESSANDRO MANTOVANI Partono per la guerra da casa nostra, dalla caserma Ederle di Vicenza, anche se il ministro degli esteri Franco Frattini dice di non saperne nulla. E non sono soldati qualsiasi, sono i milleottocento paracadutisti della 173a brigata aviotrasportata dell'esercito statunitense, unità tristemente nota ai tempi del Vietnam per i massacri di contadini e vitcong nelle risaie di Katum. Gli specialisti dell'assalto dal cielo sono destinati al nord dell'Iraq, dove già operano di corpi speciali ma le forze d'assalto anglo-americane arriveranno in aereo perché la Turchia non ha concesso il passaggio via terra. In due giorni al massimo, secondo fonti del Pentagono, dovrebbero essere lì. Fonti militari Usa citate dal Washington post aggiungono che i parà della 173a scenderanno elicotteri da assalto insieme a unità della 101a divisione, oggi in Kuwait. Loro compito sarà fronteggiare le postazioni fortificate irachene e aprire passaggi strategici per altri reparti, che poi controlleranno il territorio. Potrebbero prendere parte anche all'assalto finale a Baghdad, dove si prevedono le maggiori resistenze. E stanno lasciando proprio in questi giorni la base vicentina, dalla quale due settimane fa erano partiti camion e altri mezzi blindati sui treni armati che giravano per l'Italia nonostante i blocchi pacifisti. Centinaia di parà sarebbero già partiti (secondo fonti locali per la Giordania) e almeno 800 sarebbero ancora lì, pronti a trasferirsi in un aeroporto (forse Aviano) dal quale decollare verso l'Iraq, oppure in qualche base in Germania come fecero l'anno scorso per andare Afghanistan. La caserma Ederle è la loro casa dal 2000, quando la 173a, sciolta nel `72, è stata riattivata e sistemata in Italia nell'ambito della Task force per il sud Europa (Setaf), orientata verso il Mediterraneo, il Nordafrica e il Medioriente (v. Manlio Dinucci sul manifesto del 28 u.s.). Ieri mattina i responsabili della caserma Ederle non hanno potuto nascondere i preparativi in corso ai parlamentari di Ulivo e Rifondazione che si erano presentati per una delle visite ispettive alle istallazioni militari Usa. C'erano Paolo Cento (Verdi), Elettra Deiana (Prc) e le onorevoli venete Lalla Trupia (Ds), Tiziana Valpiana (Prc) e Luana Zanella (Verdi). Racconta Deiana: «Dopo il briefing con gli ufficiali, che continuavano a dire di non poterci rispondere perché si tratterebbe di informazioni riservate, siamo passati con il pullmino davanti agli alloggi dei paracadutisti e lì abbiamo visto mucchi di valige, zaini e sacchi proprio sugli ingressi, e i soldati lì vicino. Allora abbiamo chiesto: `Stanno partendo? E dove vanno?'». Per saperlo c'è voluto un po'. Il comandante italiano colonnello Salvatore Borgonero è stato invitato a contattare il ministero, a Roma, per l'autorizzazione a rispondere, poi ha spiegato che sì, stanno partendo, ma «per esercitazioni». Più tardi il colonnello americano Thomas Collins ha detto che gli uomini sono ancora a Vicenza.
Difficile non fare due più due. Non c'è dubbio che la 173a sia destinata all'Iraq; e a Vicenza i deputati verificano che quei soldati stanno andando via. «Significa che dall'Italia partono truppe destinate alla guerra in Iraq - osservano Deiana e Cento di ritorno a Roma - e neanche la maggioranza di destra, al di là della violazione dell'articolo 11 della costituzione, l'ha mai autorizzato». Nella mozione approvata si richiamavano infatti le dichiarazioni di Silvio Berlusconi: «Non partirà nessun attacco all'Iraq da aerei che partono da basi italiane». Ma un aereo che sgancia paracadutisti attacca o no? «In un certo senso sì - ammettono al ministero della difesa - però la 173a brigata aviotrasportata, sempre che sia destinata all'Iraq, si dirigerà senz'altro altrove, partirà cioè da un paese terzo, non dall'Italia». Basta poco, insomma, per aggirare costituzione e mozione. Sconcertante Franco Frattini, titolare della Farnesina: «Non siamo uno stato belligerante e non sappiamo nulla di operazioni militari. L'Italia non deve essere informata, sentiamo la Cnn come voi», ha detto ai giornalisti. Alle opposizioni non basta, specie da uno che faceva il ministro dei servizi segreti fino a pochi mesi fa. Insiste Cento: «La 173a brigata è o sarà impegnata direttamente in operazioni belliche in Iraq. Berlusconi ha mentito sul coinvolgimento delle basi in Italia e deve risponderne al parlamento»." [MAN]
------------------------------- ITALIETTA AL SERVIZIO DEGLI USA -------------------------------
"Il ministro degli esteri Franco Frattini, arriva al senato, dove sono riunite le commissioni congiunte esteri e difesa, senza nascondere la propria irritazione. «Dall'opposizione - dice ai giornalisti - sono arrivate accuse gravi e anche oltraggiose sulla mia persona». L'oltraggio è il sospetto che a motivare l'espulsione di quattro diplomatici iracheni sia stata la richiesta di Washington, e l'accusa di servilismo è di quelle davvero infamanti. Frattini ha finalmente l'occasione per ribattere e spiegare. Però non lo fa. non in modo soddisfacente, almeno. «Ci sono ragioni - spiega infatti ai senatori - che rientrano nel diritto-dovere di ciascuno stato di garantire la propria sicurezza e non accogliere persone il cui comportamento ha elementi incompatibili con lo status diplomatico». I quattro, precisa senza uscire dalla massima vaghezza, erano sorvegliati da tempo. La valutazione, assicura, «è stata fatta caso per caso, su persone sulle quali erano già state raccolte, anche da fonti di intelligence, elementi significativi». Punto. Trattasi solo di coincidenza, insomma, se le espulsioni sono piovute subito dopo il suggerimento americano." [MAN]
----- BORSE -----
"Borse, fine della festa E' tutt'altro che una guerra lampo, e le borsemondiali hanno immediatamente perso fiducia eparecchi punti percentuali. Dopo una settimanadi euforia cadono i listini in Europa e in America" [MAN]
---------------- GUERRA NEI MEDIA ----------------
"Generali in crisi sul fronte della tv Settemila giornalisti nel teatro delle operazioni, 500 con le truppe, 300 nella sola Baghdad: le «notizie ufficiali» americane non reggono all'urto della massa dei reporter. E le tv arabe trapassano i veti del Pentagono ROBERTO ZANINI Epoi arriva un giornalista (che sembra cinese) e chiede a bruciapelo al generale Tommy Franks: quando la smettete di raccontarci tutte queste bugie? Vibrano le quattro stelle sul bavero del generale, dicono si sia irrigidito tutto lo studio da trecentomila dollari che un professionista di Hollywood ha fatto montare a Doha, nel quartier generale della cosiddetta coalizione. Il comandante in capo americano aveva appena finito di dire che la sua armata sta facendo «rapid and dramatic progress» sulla via per Baghdad. E' una panzana, come la penisola di Fao data per caduta ma che ancora non cade, come Bassora che era data per conquistata e che combatte ancora, come il porto di Umm Qasr preso subito e invece no. Normale propaganda di guerra, certo. La novità è che, questa volta, ci sono troppi giornalisti in circolazione perché la propaganda regga abbastanza a lungo. E' una delle novità di «Iraqi liberation», un nome che è già una panzana: ci sono troppi giornalisti in giro e le «politiche editoriali» esplicitamente restrittive dei grandi gruppi non bastano a surgelare tutte le notizie. Chi ha azzardato un conto - per esempio Robert Fisk sull'Independent - dice che tra reporter, cameramen e assistenti vari, ci sono circa settemila addetti alla notizia nel teatro delle operazioni, con trecento giornalisti nella sola Baghdad. Novità delle novità, molti di loro sono arabi. Con più agganci in loco e meno problemi linguistici di qualsiasi cronista occidentale. E per una volta anche con mezzi paragonabili: il denaro che aluni emiri hanno deciso di investire nelle tv, gli apparati parabolici che pesano una sessantina di chili (invece dei quattrocento di poco più di dieci anni fa), gli ormai leggerissimi e onnipresenti telefoni satellitari." [MAN] " Per i primi tre giorni, arabi e occidentali hanno raccontato due guerre diverse: scomposta, gridata e insanguinata la prima, sterilizzata nella confezione perfetta di tank, bombardieri e briefing telegenici la seconda. La svolta è arrivata sabato scorso, quando la rete araba Al Jazeera ha diffuso le immagini dell'ospedale di Bassora dopo i primi bombardamenti. Immagini crude, anzi crudeli, corpi martoriati in abiti civili, la terrificante sequenza del cadavere di un bambino - o forse è una bambina, come poterlo dire - con il volto intatto e il cranio sfondato, i lineamenti afflosciati come una maschera sgonfia. Una sequenza che prende allo stomaco e che nessun occidentale ha visto: non una tv ha osato mandarla in onda, non un giornale ha osato publicarla. Forse è un bene, nulla è più feroce dello sfruttamento mediatico della morte - ma è anche il volto insopportabile della guerra. Poche ore dopo, Al Jazeera ha raddoppiato, mandando in onda le immagini dei primi soldati americani morti e le contestate interviste ai primi prigionieri di guerra americani. E si è rotta la diga." [MAN]
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