[cronologie di guerra] 27.03.03 ottavo giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
27 marzo 2003 : ottavo giorno [fonti : quotidiani del 28 marzo 2003]
"Gli Usa inviano in Iraq altri 120.000 soldati A Bassora uomini in fuga dalla sete e dalla fame A Mossul civili bombardati, 50 tra morti e feriti A Baghdad si attende l'assedio sotto il fuoco Bush: «Durerà tutto il tempo che ci serve» Blair accusa Saddam: «Uccidono i prigionieri» Il fronte del Nord parte dall'Italia Berlusconi sbugiardato dal comando Usa
6.56 (ora italiana) La marina militare britannica rende noto che l'arrivo della prima nave che trasporta aiuti umanitari è stato ritardato di 24 ore a causa della scoperta di mine
7.51 Le forze britanniche prendono possesso dei locali della radio e della tv nazionale nella città di Bassora. Le comunicazini con Baghdad della seconda città irachena sono interrotte
8.00 Il comando militare statunitense afferma che 37 marines sonos stati feriti da «fuoco amico» vicino a Nasiriya. L'incidente è avvenuto dopo che altri 30 marines erano rimasti feriti in seguito a un attacco a sorpresa dei soldati iracheni
9.45 Truppe americane dotate di carri armati e elicotteri da attacco ingaggiano una dura battaglia con le forze irachene nella città di Samawah, punto strategico a 200 chilometri a sud di Baghdad. Sulla città si alzano colonne di fumo nero
9.55 Un missile lanciato sul Kuwait dall'Iraq meridionale viene abbattuto da un Patriot
10.00 Il ministro della sanità iracheno dichiara che, nel corso degli bombardamenti aerei su Baghdad del giorno precedente, sono rimasti uccisi 36 civili e feriti più di 200. Aggiunge che, dall'inizio dell'attacco, sono morti 350 civili e 3600 sono rimasti feriti
11.00 Il comando centrale militare anglo-americano, di stanza in Qatar, rende noto che nei tre giorni successivi, con il miglioramento delle condizioni atmosferiche, gli attacchi si intensificheranno
12.15 Un soldato americano ferito dichiara in una conferenza stampa in Germania che la sua unità si aspettava una resistenza «minima o nulla». Aggiunge di aver visto soldati iracheni in abiti civili sopra le uniformi
12.30 A Baghdad vengono sentite alcune forti esplosioni
12.45 Il ministrod ella difesa britannico Geoff Hoon condanna le riprese tv di due soldati britannici morti come una «flagrante» violazione della Convenzione di Ginevra. 14.40 Furiosi combattimenti tra i marine e le forze irachene per il controllo della città strategica di Nasiriya
15.30 Una nuova ondata di pesanti bombardamenti colpisce Baghdad
15.46 Il capo della commissione per il disarmo delle Nazioni unite Hans Blix dice che non ci sono prove che l'Iraq ha fatto uso armi illegali
16.49 Il segretario alla difesa Usa Donald Rumsfeld chiede al Senato un extra budget per la guerra e afferma che le truppe stanno facendo «progressi notevoli»
17.10 In una conferenza stampa congiunta con il premier britannico Tony Blair a Camp David, il presidente degli Stati uniti George W. Bush dice che grazie alla coalizione guidata dagli Usa «il giogo del terrore stretto intorno alla popolazione irachena si sta allentando». Bush aggiunge che la guerrà continuerà per «tutto il tempo necessario» per rimuovere Saddam Hussein. I due affermano poi che cercheranno di far approvare una risoluzione delle Naizoni unite per assicurare gli aiuti umanitari e una «amministrazione adeguata» per l'Iraq del dopoguerra.
17.30 Nuovi bombardamenti alla periferia sud di Baghdad
17.48 Ad una riunione del partito Baath, il presidente iracheno Saddam Hussein esorta i partecipanti ad «infliggere il maggior numero di perdite al nemico»
18.18 La tv araba al Jazeera mostra le immagini di un elicottero Apache americano abattutto in Iraq
20.07 L'ambasciatore Usa alle Nazioni unite John Negroponte abbandona un dibattito al Palazzo di vetro dopo che l'ambasciatore iracheno ha accusato gli Usa di voler sterminare il popolo iracheno
20.15 Il ministro della difesa iracheno ammette che le forze della coalizione si stanno avvicinando a Baghdad, ma aggiunge le truppe sono pronte a difendere la città
21.20 Nuove pesanti esplosioni a Baghdad. Continueranno per gran parte della notte 14.40 Furiosi combattimenti tra i marine e le forze irachene per il controllo della città strategica di Nasiriya
15.30 Una nuova ondata di pesanti bombardamenti colpisce Baghdad
15.46 Il capo della commissione per il disarmo delle Nazioni unite Hans Blix dice che non ci sono prove che l'Iraq ha fatto uso armi illegali
16.49 Il segretario alla difesa Usa Donald Rumsfeld chiede al Senato un extra budget per la guerra e afferma che le truppe stanno facendo «progressi notevoli»
17.10 In una conferenza stampa congiunta con il premier britannico Tony Blair a Camp David, il presidente degli Stati uniti George W. Bush dice che grazie alla coalizione guidata dagli Usa «il giogo del terrore stretto intorno alla popolazione irachena si sta allentando». Bush aggiunge che la guerrà continuerà per «tutto il tempo necessario» per rimuovere Saddam Hussein. I due affermano poi che cercheranno di far approvare una risoluzione delle Naizoni unite per assicurare gli aiuti umanitari e una «amministrazione adeguata» per l'Iraq del dopoguerra. 17.30 Nuovi bombardamenti alla periferia sud di Baghdad
17.48 Ad una riunione del partito Baath, il presidente iracheno Saddam Hussein esorta i partecipanti ad «infliggere il maggior numero di perdite al nemico»
18.18 La tv araba al Jazeera mostra le immagini di un elicottero Apache americano abattutto in Iraq
20.07 L'ambasciatore Usa alle Nazioni unite John Negroponte abbandona un dibattito al Palazzo di vetro dopo che l'ambasciatore iracheno ha accusato gli Usa di voler sterminare il popolo iracheno
20.15 Il ministro della difesa iracheno ammette che le forze della coalizione si stanno avvicinando a Baghdad, ma aggiunge le truppe sono pronte a difendere la città
21.20 Nuove pesanti esplosioni a Baghdad. Continueranno per gran parte della notte" [MAN]
" In Iraq altri 120.000 marines Gli anglo-americani non riescono a sfondare e la resistenza degli «irregolari» iracheni li fa penare. Pronti a partire per la guerra altri 120.000 marines. Si combatte a Bassora, Nasiriya, Nayaf e Samawah, si prepara «la battaglia decisiva» di Karbala. Tutti luoghi già «conquistati» da giorni. L'attacco a Baghdad è «in ritardo». Bush dice che la guerra «durerà tutto il tempo necessario per vincere» M. M. Come va la guerra per gli angloamericani? Ecco come va: le autorità militari di Washington hanno fatto sapere che invieranno nelle zone di guerra in Iraq, entro il mese prossimo, altri 120.000 mila soldati: siamo a 400.000 marines, più circa 60.000 militari britannici. Una escalation che ricorda davvero il Vietnam. Fra i rinforzi che affluiranno figurano la IV divisione di Fanteria del Texas, la Ia divisione Corazzata di stanza in Germania e il II Reggimento di cavalleria corazzata dal Colorado. «La guerra durerà mesi», dicono ormai a Washington. Ora arriva la conferma. Il ministro della difesa Rumsfeld aveva respinto proprio ieri critiche durissime all'interno dell'Amministrazione Usa di quanti giudicano «troppo esigua» la missione militare alleata. E la guerra d'aggressione sanguinosa sul campo? Ieri una novità: è stato bombardato il primo ospedale nella città di Al Rutba, nell'Iraq occidentale, feriti due malati, alcuni medici e infermieri, distrutta un'autoambulanza. Ma ogni giorno sembra eguale: il primo carico di aiuti umanitari deve attraccare nel porto di Umm Qasr, ormai «libero e sicuro»; ogni giorno Bassora, la grande città meridionale sullo Shatt al-Arab, deve cadere in mano alle truppe bitanniche; ogni giorno, risalendo verso il nord e verso Baghdad, Nasiriya e poi Najaf e poi Karbela sono cadute sovente dopo cruente e decisive battaglie; ogni giorno si annuncia l'attesa e sospirata rivolta anti-Saddam degli sciiti dopo quella annunciatissima di Bassora che, secondo il non-militarizzato Financial Times di ieri, almeno in questa fase, «evaporates».
E però il giorno dopo siamo di nuovo allo stesso punto, con solo un'infinità di sofferenze e di morti in più. Ed ecco che a Umm Qasr la prima nave britannica carica di aiuti annunciata per mercoledì, non è arrivata ieri e adesso dicono che sarà per oggi.
A Bassora, data più volte per caduta, accerchiata, insorta, i liberatori inglesi non riescono a entrare. Nonostante i bombardamenti sempre più pesanti, il taglio dell'acqua e della luce da giorni e, da ieri, il black-out imposto a suon di bombe anche alla tv che rendono la tanto strombazzata (a parole) situazione umanitaria sempre più insostenibile per i 1.5-2 milioni di abitanti. Nonostante che ieri mattina una colonna di tank iracheni sia uscita allo scoperto e sia stata rapidamente distrutta (14 carri T-55 fuori combattimento). Nonostante - e questa è la più bella di tutte - le truppe irachene dentro e intorno a Bassora siano «poco motivate e male guidate», secondo le parole del maresciallo dell'aria inglese Bryan Burridge. E se fossero più motivate, che accadrebbe?
Quante volte è già stata presa Nasiriya? In realtà da cinque giorni i marines sono impantanati in scontri durissimi con gli iracheni e non riescono a sfondare, anche se la testa delle colonne dei liberatori è ormai 150 km più su, verso la capitale. La battaglia per la conquista della città è stata finora la più sanguinosa, con i marines che hanno perso, per loro stessa e rara ammissione, dieci uomini. E non è affatto finita. Nella notte su ieri pare che una nutrita salva di bombe sia finita sulle postazioni dei marines che hanno risposto e il comando militare Usa nel Qatar parlava ieri di una quarantina di soldati «feriti», alcuni in modo critico, forse dal «fuoco amico» - di nuovo? -, o forse dagli iracheni. Ieri la Bbc parlava - il lessico bellico è importante - di una «controffensiva» dei marines.
Quante volte è già stata presa Najaf ? Anche a Najaf, 150 km a sud di Baghdad, «un migliaio di miliziani fedeli a Saddam» tengono in scacco i marines, costringendo loro, forse, a qualche altro tragico errore e i loro portavoce nel Qatar ad ardite acrobazie dialettiche. Ieri i marines sul campo hanno trovato nei dintorni della città contesa la carcassa di un bus, con dentro una ventina di corpi anch'essi crivellati: erano della Guardia repubblicana, le truppe d'elite di Saddam, (vanno al fronte in autobus?), ma molti erano in abiti civili e, dopo un'accurata ricerca, gli sono state trovare addosso solo due pistole. La tempesta ieri si è calmata, la visibilità è tornata ma di quei mille blindati non c'è ombra. Le autorità Usa ieri esprimevano «dubbi e riserve» su quel contrattacco e il Pentagono incolpava «informazioni dell' intelligence imprecise».
Ci ha pensato tuttavia il generale americano Brooks, nel briefing nel Qatar, a trovare la spiegazione di quell'imbarazzante impantanamento degli american boys di fronte a mille «desperados» (parole di un altro generale, inglese): a Najaf «le forze del regime iracheno strappano i bambini dalle loro case dicendo alle famiglie che se i maschi non combattono saranno giustiziati». Ma il generale Brooks non ha fornito prove.
La notizia di ieri, in linea con la propaganda ufficiale, viene dal New York Times: pesanti combattimenti erano in corso a Samawah, che non è dopo Najaf verso Baghdad, bensì indietro, a metà strada fra Nasiriya e Najaf. Anche lì non sono le truppe d'élite irachene ma un migliaio di «fedayan» straccioni che attaccano le colonne americane per tagliare le loro «vitali linee di rifornimento».
Quante volte è già stata presa Karbala? Eppure ieri i comandi americani in Qatar e l'ascaro inglese Tony Blair a Washington hanno affermato che si sta avvicinando - questione delle prossime 48 o 72 ore - la battaglia «probabilmente decisiva» intorno a Karbala, 110 km da Baghdad. Lì sembrano avere preso posizione 6000 uomini della temuta divisione Medina della Guardia repubblicana, sulle due sponde dell'Eufrate. A Washington, Blair ha confermato che si avvicina «il momento cruciale» intorno alla «linea rossa» vicino a Karbala.
La disinfomazione programmata, che doveva essere una prerogativa degli iracheni, è una strategia anche degli anglo-americani. Il numero delle vittime è un mistero, anche se ormai devono essere migliaia. Da parte iracheno, quelle militari sono top-secret e quelle civili sarebbero 350. Da parte degli alleati, si dice che, con i due marines uccisi ieri, i morti americani sono saliti a 24, con 10 dispersi e 7 prigionieri e quelli britannici 20 più 2 dispersi. Ma in guerra, si sa, la verità è sempre la prima vittima.
Ora gli anglo-americani, che stanno clamorosamente perdendo la guerra per i cuori e le menti, rilanciano con un accusa pesante contro gli iracheni: l'uccisione dei soldati presi prigionieri. Ieri il generale Usa Peter Pace ha lanciato l'accusa e Blair ha parlato di «atrocità e depravazione». Ma il Pentagono non conferma e Baghdad smentisce. Silenzio anche su un elicottero e un drone Usa abbattuti «sul medio-Eufrate» di cui sempre ieri al-Jazeera ha mostrato le immagini." [MAN]
"L'assedio di Bassora Migliaia di persone escono dalla città, a piedi, a cercare acqua. Mentre le truppe mantengono il loro assedio. La bugia degli aiuti: fino a una settimana fa il sistema di distribuzione pubblica funzionava, dice l'Onu MARINA FORTI Una colonna di persone appiedate è uscita ieri dalla città di Bassora: migliaia di persone, stanche e assetate, senza bagagli né nulla. Traversano il principale ponte che porta verso sud - Bassora sta alla confluenza tra Tigri ed Eufrate, dove i due fiumi si fondono nello Shatt-e-Arab. Il flusso è cominciato all'alba ed è proseguito tutto il giorno, mentre pennacchi di fumo e rimbombo di cannoneggiamenti sovrastavano la città. Vanno a cercare acqua, dicono: «Siamo assetati. Le nostre famiglie sono senz'acqua. Dove possiamo trovarla? i britannici ci hanno detto giù per questa strada», dice uno all'agenzia reuter. Ci sono famiglie intere che vanno presso amici e parenti a Zubayr, una ventina di chilometri più a sud (zona più o meno in mano alle truppe britanniche). «E' bum, bum, bum tutto il tempo», dice una voce esasperata, «non ne possiamo più». Bassora resta una fonte di allarme per la Croce Rossa internazionale e le agenzie umanitarie, e un rompicapo politico-militare per le truppe anglo-americane, che hanno cambiato strategia almeno un paio di volte. Tre giorni fa hanno dichiarato la città «obiettivo militare». Hanno detto che non è un assedio - ma in effetti questo capoluogo di 1 milione e mezzo, forse 2 di abitanti è circondato da un anello d'acciaio di carrarmati e truppe corrazzate, ormai da venerdì. Poi, che non hanno intenzione di entrare in città perché sarebbe una strage. Ma devono prenderla: così continuano a cannoneggiare quelli che pensano obiettivi militari - e fare vittime tra la popolazione. Gli ufficiali britannici dicono di confidare in informazioni («intelligence») per individuare i punti di resistenza. L'inviato della reuter ieri sera descriveva anche questa scena: all'imboccatura del ponte circa 150 uomini vogliono rientrare a Bassora, ma le truppe lo vietano. «Che ci fate qui, questo è Iraq», dice con rabbia un anziano.
La sete di Bassora
Bassora continua ad avere sete, e anche i centri abitati più a sud sono senz'acqua. Le agenzie umanitarie continuano a temere una catastrofe sanitaria. L'impianto di pompaggio e potabilizzazione di Wafa al-Qaed, a nord di Bassora, ha ripreso a funzionare ma solo in modo parziale, martedì, quando il personale del Comitato internazionale per la Croce Rossa e dell'azienda idrica municipale hanno riattivato tre generatori d'emergenza (su sei: mancano ancora pezzi di ricambio per gli altri tre). Ma questi generatori producono solo una piccola parte dell'energia elettrica che normalmente serve a far funzionare la stazione di pompaggio, e sono una soluzione precaria perché hanno bisogno di manutenzione continua e di carburante. Insomma, a Bassora c'è metà dell'acqua dei tempi normali: la Croce Rossa internazionale avverte che è cattiva di sapore, ma sana dal punto di vista batteriologico. Solo che per gran parte dei cittadini è introvabile e molti continuano ad attingere al fiume con taniche e bidoni di plastica al fiume.
Il fatto è che Wafa al-Qaed riforniva non solo Bassora ma anche Zubayr e Safwan, che dunque sono senz'acqua da venerdì scorso: una settimana. Che la popolazione sia esasperata è il minimo. Mercoledì i primi camion arrivati dal Kuweit sono stati presi d'assalto da folle di giovani. Ma più che disperazione e miseria, le scene mostrate dalle tv parlano di rabbia e sfida. La Mezzaluna Rossa del Kuweit, che aveva organizzato la spedizione, parla di fallimento: a Safwan, villaggio appena oltre il confine in territorio iracheno, i circa 45mila pacchi di pasti pronti e razioni di riso sono stati arraffati da una folla di giovani uomini saltati sui camion: i più forti, invece che i più bisognosi. Più ancora che logistico, il fallimento è d'immagine. Le truppe britanniche avevano portato giornalisti e cameramen nella speranza di diffondere finalmente immagini di soldati benevoli che distribuiscono pacchi dono a iracheni riconoscenti. Invece tutti hanno potuto vedere gli stessi giovano prendere gli scatoloni e poi urlare slogans a favore di Saddam Hussein. Un inviato del Guardian riferisce commenti raccolti a Zubair, attorno a un convoglio militare britannico con aiuti e autobotti. Cominciano a distribuire bottiglie d'acqua: ma nel giro di dieci minuti la tensione sale, «il risentimento è evidente: la guerra, i bombardamenti, le sanzioni», scrive il quotidiano britannico. Gli uomini dicono: «Ci bombardano. E ora ci danno acqua e cibo. Come possono?». «Riprendete la vostra roba. Non ne abbiamo bisogno. Tornate a casa». Poco lontano qualcuno spara, i soldati balzano sulle jeep e il convoglio torna alla base.
Aiuti poco umanitari
L'Ufficio Onu di coordinamento degli affari umanitari per l'Iraq fa presente che la settimana scorsa, prima di ritirarsi dal paese (per ordine del segretario generale), aveva distribuito viveri in tutto il paese: la popolazione dovrebbe avere riserve sufficenti per sei settimane. L'ufficio è ora provvisoriamente a Larnaka (Cipro). I suoi dirigenti sono esterrefatti dagli assalti ai camion: dicono che il sistema di distribuzione pubblica funzionava bene, capillare (il 60% degli iracheni dipendono dal programma Oil for Food, che fino alla settimana scorsa ha distribuito 350mila tonnellate quotidiane di cibo, medicinali e generi di prima necessità).
Ora però il programma è bloccato - cosa di cui il governo iracheno accusa le Nazioni unite. Baghdad ha chiesto aiuti alimentari alla Russia, cibo per 25 milioni di dollari.Gli Stati uniti hanno promesso l'invio immediato di 50mila tonnellate di riso e grano. Ma intanto è bloccata la consegna di cibo, medicine e altri beni per il valore di 8,9 miliardi di dollari, già acquistati e pagati con i proventi del petrolio iracheno. "[MAN]
"Baghdad, il suono che uccide I boati delle bombe e dei missili terrorizzano la popolazione della capitale irachena. Anche ieri i bombardamenti hanno provocato otto morti e 44 feriti, mentre secondo il ministro della sanità irachena, Amid Midhat Mubarak, fino a oggi i conflitto avrebbe provocato 350 morti e 4.000 feriti. E la maggior parte sono donne e bambini"
" Il giorno dopo il massacro più grave dall'inizio della guerra - una quindicina di vittime ma c'è chi parla di 21 - compiuto verosimilmente - anche se sull'accaduto fervono le polemiche - da due bombe sganciate sul quartiere sciita Shaab, a nord della capitale, si fanno i primi bilanci: 4.000 i feriti e 350 i morti civili, la maggior parte donne e bambini dall'inizio della guerra, il 20 marzo. A riferirlo è stato ieri in una conferenza stampa il ministro della sanità, Amid Midhat Mubarak, che ha anche riferito di bombardamenti che hanno colpito un ospedale a Bassora, dove, ha detto, sono state usate anche le cluster bomb, e a Nassiriya, mentre a Najaf è stato colpito un presidio medico e ucciso l'autista di una autoambulanza. Il ministro della sanità ha poi deplorato, come avevano già fatto nei giorni scorsi altri esponenti di governo, le Nazioni unite, e Kofi Annan in particolare, per aver sospeso la «oil for food», la risoluzione che permette agli iracheni di importare merci in cambio della vendita di petrolio. Ieri intanto, a dimostrazione di come il rasi mantenga ancora il potere, la televisione irachena ha mostrato le immagini di un vertice presieduto da Saddam Hussein e al quale avrebbero partecipato i capi del partito Baath, molti esponenti di governo, i comandanti della Guardia repubblicana, il figlio del rais Uday e il vicepremieri Tarek Aziz.
La questione umanitaria, rimbalzata anche al Consiglio di sicurezza, riguarda medicine e cibo in particolare. Anche se il governo iracheno dice di essere autosufficiente. Almeno per ora. Ieri sull'autostrada che porta verso Bassora erano in partenza venti enormi camion gialli carichi di farina per rifornire le panetterie della capitale del sud, dove la situazione è drammatica non tanto e non solo per la mancanza di cibo quanto di elettricità, acqua e quella che c'è è inquinata. Il ministro del commercio, Mohammed Mehdi Salah, che ieri ha improvvisato un incontro con i giornalisti sull'autostrada, ha detto che i rifornimenti servono soprattutto per dimostrare alle popolazione assediata dalle truppe anglo-americane che non è stata abbandonata da Baghdad. Ma ieri è cominciato l'esodo delle prime colonne di profughi da Bassora." [MAN]
"L'Onu non si muove contro la guerra Ritirata la risoluzione che chiede lo stop immediato. Fermo anche il programma oil-for-food" [MAN]
----------------- FINANZE DI GUERRA -----------------
"FMI Guerra lunga, recessione certa Una guerra prolungata potrebbe spingere definitivamente l'economia globale nella recessione. Lo ha dichiarato Horst Koehler, direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, nel corso di un'intervista al settimanale tedesco Wirtschaftswoch. L'istituzione baluardo dell'economia liberista ha diffuso ieri anche il suo rapporto sulla stabilità finanziaria globale nel quale si spinge oltre il pensiero del suo direttore, affermando che anche una guerra breve è foriera di pesanti rischi per l'economia. Infatti anche se il conflitto fosse di breve durata le onde di shock sulla regione mediorentale potrebbero propagarsi con attacchi terroristici destabilizzanti per la fiducia nel futuro che deve sostenere l'economia mondiale e che è stata pesantemente scossa dal combinato 11 settembre/ scandali finanziari/ sgonfiamento della bolla della new economy.
Secondo l'Fmi anche un deprezzamento del dollaro (legato guarda caso a doppio filo con la guerra) potrebbe dare il colpo finale alla destabilizzazione dei mercati. Raccomandazione finale: realizzare «politiche capaci di alimentare la fiducia degli investitori e risolvere le tensioni geopolitiche». Una cosa facile facile, di questi tempi.
Più in generale, l'Fmi cerca di rassicurare: nonostante la gravità del momento, un collasso dei sistemi finanziari è improbabile. Ma urge una ripresa dell'economia, o quanto meno un'inversione di tendenza, perché «un detrioramento dell'economia globale o ulteriori rivelazioni di perdite nascoste dalle imprese potrebbero creare problemi» soprattutto in un contesto in cui il dollaro appare più vulnerabile che in passato."[MAN]
--------- ITALIETTA ---------
"Berlusconi sbugiardato Il premier assicura che i parà della Ederle non parteciparanno alla guerra. Il generale Brooks, dal Qatar, lo smentisce. Ma Ciampi lo spalleggia ANDREA COLOMBO ROMA Nel momento per lui più difficile dall'inizio della guerra, smascherato dalla Cnn, smentito dal numero due del comando americano in Qatar, il generale Vincent Brooks, Silvio Berlusconi ha potuto contare su un appoggio solo, ma determinante. Quello del presidente della repubblica, di quel capo dello stato al quale negli ultimi giorni e più che mai ieri si erano rivolte invano le opposizioni. Ciampi ha convocarto sul Colle prima il ministro della Difesa Martino, poi lo stesso Berlusconi. Non ha nascosto disappunto per la vicenda dei parà partiti dala base di Ederle, a Vicenza, per l'Iraq del nord. Si è mostrarto particolarmente irritato per il non essere stato avvertito di nulla. Ma alla fine ha garantito al governo il suo silente assenso. La faccenda, ha detto al premier, è di pertinenza del governo e del parlamento. In termini più ruvidi, se ne è completamente lavato le mani. Carlo Azeglio Ciampo ha saputo dell'arrivo in Iraq delle truppe partite da Ederle come tutti i cittadini italiani: dalla trasmissione della Cnn di mercoledì sera. Non è affatto certo neppure che lo stesso premier fosse stato messo al corrente del particolare dal comdando americano. Di certo nell'incontro di mercoledì con il ministro della Difesa, Antonio Martino non ha fatto menzione dell'imminente attacco da parte dei parà della caserma Ederle, ed è difficile credere che il ministro avrebbe taciuto una faccenda di simile portata al premier se ne fosse stato al corrente. La cosa più probabile è che gli Usa avessero avvertito il governo della decisione di adoperare le truppe scelte di stanza a Vicenza, ma senza alcuna specifica precisa sul quando e il come.
Dopo la trasmissine della Cnn, negare l'evidenza era palesemente impossibile. L'opposizione, da giorni esasperata dalle continue reticenze del governo, è passata all'offensiva, ha chiesto coralmente che la vicenda venisse chiarita in parlamemnto, ha accusato Berlusconi di trasgredire alla regola che il suo stesso governo si era dato, quella di non far partire missioni militari dall'Italia, e, così facendo, di essersi messo in rotta di collisione con l'art. 11 della carta costituzionale.
Palazzo Chigi ha reagito prima escludendo, in apposita nota diramata in mattinata. che i parà di stanza a Vicenza possano partecipare ad attacchi diretti. Poi Berlusconi ha scritto al presidente della camera Casini per assicurare che «il governo non ha modificato in nulla gli impegni assunti». Un trasferimento dei parà di Ederle, prosegue la lettera, «che escluda l'utilizzo della struttura (di Ederle n.d.r.) come base di attacchi e rientri dal territorio iracheno, è compreso nelle possibilità operative del governo alleato». Solo che il «governo alleato» le garanzie sbandierate da Berlusconi non ha alcuna intenzione di darle ( e se anche lo facesse sarebbe difficile credergli: l'ipotesi che un corpo scelto di incursori venga spedito in Iraq senza compiti bellici è più o meno una barzelletta). Dal comando centrale anglo-americano nel Qatar, il generale Vincent Brooks smentisce sbrigativamente il petulante Silvio: «La 173esima brigata aviotrasportata - dice forte e chiaro - può essere usata anche in attacco se decideremo in tal senso». Ai distinguo del governo di Roma, Brooks ha riservato uno sprezzante: «Lascio all'Italia il compito di commentare il proprio ruolo nella guerra».
Sbugiardata e messa alle strette, la maggioranza si è affidata al solito coro, accusando l'opposizione di muovere «accuse pretestuose» e di mostrare «sfrontatezza antinazionale» (questo è il capo dei senatori forzisti Schifani, e non potevano esserci dubbi). A questo punto però evitare un confronto con il parlamento diventa impossibile. Nei primi giorni della settimana prossima, quasi certamente martedì, il governo riferirà al senato sulla vicenda. Chi si incaricherà dell'incombenza non è ancora stato definito. L'opposizione ha chiesto che sia almeno il ministro della difesa ma non si può escludere del tutto, per quanto improbabile, che l'esecutivo invii invece il ministro dei rapporti con il parlamento, e sarebbe una beffa. In ogni caso, è quasi certo che in aula non ci sarà Berlusconi. Che del resto, da ieri pomeriggio, ha le spalle coperte addirittura dal custode della Costituzione: l'ammutolito Ciampi." [MAN]
"Ora «l'assedio civile» alla caserma dei parà Domani manifestazione a Vicenza, base della 173a brigata. Gli aerei sono rientrati ad Aviano ALESSANDRO MANTOVANI Anche ieri sera, come tutti i giovedì, il movimento vicentino contro la guerra si è dato appuntamento per un presidio alla caserma Ederle, quartier generale dei paracadutisti Usa che due notti fa sono entrati ufficialmente in azione nel Kurdistan iracheno. Ora quella caserma è nell'occhio del ciclone, divampa lo scontro politico sul coinvolgimento del nostro paese. Da lì, infatti, sono partiti i mille incursori del cielo che hanno aperto il fronte nord, i parà dell'ormai famosa 173a brigata aviotrasportata dell'esercito statunitense. Un altro contingente di 500-600 li sta raggiungendo o li ha già raggiunti, forse dopo uno scalo altrove e forse no. Sono soldati pronti a tutto, addestrati ad agire oltre le linee nemiche e anche a sbaragliare, privi di artiglieria pesante, postazioni fortificate. E sempre dalla stessa caserma di Vicenza erano partiti, a fine febbraio, i blindati e le armi che hanno viaggiato in treno fino a Camp Darby (Pisa) tra un blocco pacifista e l'altro. Senz'altro i parà della Ederle hanno viaggiato in pullman fino alla base di Aviano (Pordenone). L'ultimo convoglio di 21 autobus carichi di soldati, scortato da polizia e carabinieri, è stato avvistato mercoledì e persino ripreso da una troupe di Telefriuli, emittente di Udine (v. foto qui accanto). Le autorita italiane e il comando statunitense tacciono, non c'è dunque conferma del loro decollo. Sulla pista della base di Aviano ieri mattina si registravano i consueti movimenti: cacciabombardieri che vannno e vengono e qualche aereo da trasporto. Sono rientrati anche i C-17 che hanno scaricato i parà nel nord dell'Iraq.
La 173a brigata conta 1800 effettivi in tutto, forse a questo punto quelli che dovevano partire sono partiti. Secondo alcune fonti, però, nei prossimi giorni potrebbero continuare i movimenti di mezzi e di armamenti dai vari depositi dell'esercito Usa nel vicentino. E domani, sabato, la caserma Ederle sarà mèta di un'ampia mobili, nel giorno in cui il movimento contro la guerra tornerà a manifestare in tutta Italia. I Disobbedienti arriveranno da tutto il nord est per «l'assedio civile» al quartier generale dei parà Usa (appuntamento ore 14, piazza Matteotti), mentre il coordinamento vicentino, la Cgil e la rete Lilliput stanno ancora discutendo delle iniziative da organizzare.
A Vicenza i tentativi di far salire la tensione sembrano destinati a fallire. In vista di domani il questore Giuseppe Caruso si mostra tutt'altro che preoccupato: «Si tratta di pacifisti - ha detto ieri - e quindi non tenderei a creare allarmi». La situazione rimane tranquilla anche dopo gli attentati incendiari di tre notti fa contro automobili di militari e civili americani, rivendicati dai Nuclei territoriali antimperialisti (Nta) con una telefonata e un documento (fatto ritrovare a Mestre) che la procura di Venezia, competente per i reati di terrorismo, ha già giudicato attendibili. Solo la Lega ha cercato di strumentalizzare quegli episodi contro il movimento pacifista e contro i parlamentari di Ulivo e Prc (Cento, Deiana, Trupia, Valpiana e Zanella) che martedì, nel corso di un'ispezione alla caserma Ederle, avevano assistito con i loro occhi ai preparativi dei parà, attaccando il governo e chiedendo spiegazioni molto prima che il comando Usa di Doha (Qatar) si decidesse a «ufficializzare» la presenza della 173a brigata sul suolo iracheno. " [MAN]
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