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[cronologie di guerra] 27.03.03 ottavo giorno
by blicero Friday, Mar. 28, 2003 at 12:33 PM mail:

[cronologie di guerra] 27.03.03 ottavo giorno si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.

27 marzo 2003 : ottavo giorno
[fonti : quotidiani del 28 marzo 2003]

"Gli Usa inviano in Iraq altri 120.000 soldati A Bassora uomini in fuga
dalla sete e dalla fame A Mossul civili bombardati, 50 tra morti e
feriti A Baghdad si attende l'assedio sotto il fuoco Bush: «Durerà tutto
il tempo che ci serve» Blair accusa Saddam: «Uccidono i prigionieri» Il
fronte del Nord parte dall'Italia Berlusconi sbugiardato dal comando Usa

6.56 (ora italiana) La marina militare britannica rende noto che
l'arrivo della prima nave che trasporta aiuti umanitari è stato
ritardato di 24 ore a causa della scoperta di mine

7.51 Le forze britanniche prendono possesso dei locali della radio e
della tv nazionale nella città di Bassora. Le comunicazini con Baghdad
della seconda città irachena sono interrotte

8.00 Il comando militare statunitense afferma che 37 marines sonos stati
feriti da «fuoco amico» vicino a Nasiriya. L'incidente è avvenuto dopo
che altri 30 marines erano rimasti feriti in seguito a un attacco a
sorpresa dei soldati iracheni

9.45 Truppe americane dotate di carri armati e elicotteri da attacco
ingaggiano una dura battaglia con le forze irachene nella città di
Samawah, punto strategico a 200 chilometri a sud di Baghdad. Sulla città
si alzano colonne di fumo nero

9.55 Un missile lanciato sul Kuwait dall'Iraq meridionale viene
abbattuto da un Patriot

10.00 Il ministro della sanità iracheno dichiara che, nel corso degli
bombardamenti aerei su Baghdad del giorno precedente, sono rimasti
uccisi 36 civili e feriti più di 200. Aggiunge che, dall'inizio
dell'attacco, sono morti 350 civili e 3600 sono rimasti feriti

11.00 Il comando centrale militare anglo-americano, di stanza in Qatar,
rende noto che nei tre giorni successivi, con il miglioramento delle
condizioni atmosferiche, gli attacchi si intensificheranno

12.15 Un soldato americano ferito dichiara in una conferenza stampa in
Germania che la sua unità si aspettava una resistenza «minima o nulla».
Aggiunge di aver visto soldati iracheni in abiti civili sopra le
uniformi

12.30 A Baghdad vengono sentite alcune forti esplosioni

12.45 Il ministrod ella difesa britannico Geoff Hoon condanna le riprese
tv di due soldati britannici morti come una «flagrante» violazione della
Convenzione di Ginevra. 14.40 Furiosi combattimenti tra i marine e le
forze irachene per il controllo della città strategica di Nasiriya

15.30 Una nuova ondata di pesanti bombardamenti colpisce Baghdad

15.46 Il capo della commissione per il disarmo delle Nazioni unite Hans
Blix dice che non ci sono prove che l'Iraq ha fatto uso armi illegali

16.49 Il segretario alla difesa Usa Donald Rumsfeld chiede al Senato un
extra budget per la guerra e afferma che le truppe stanno facendo
«progressi notevoli»

17.10 In una conferenza stampa congiunta con il premier britannico Tony
Blair a Camp David, il presidente degli Stati uniti George W. Bush dice
che grazie alla coalizione guidata dagli Usa «il giogo del terrore
stretto intorno alla popolazione irachena si sta allentando». Bush
aggiunge che la guerrà continuerà per «tutto il tempo necessario» per
rimuovere Saddam Hussein. I due affermano poi che cercheranno di far
approvare una risoluzione delle Naizoni unite per assicurare gli aiuti
umanitari e una «amministrazione adeguata» per l'Iraq del dopoguerra.

17.30 Nuovi bombardamenti alla periferia sud di Baghdad

17.48 Ad una riunione del partito Baath, il presidente iracheno Saddam
Hussein esorta i partecipanti ad «infliggere il maggior numero di
perdite al nemico»

18.18 La tv araba al Jazeera mostra le immagini di un elicottero Apache
americano abattutto in Iraq

20.07 L'ambasciatore Usa alle Nazioni unite John Negroponte abbandona un
dibattito al Palazzo di vetro dopo che l'ambasciatore iracheno ha
accusato gli Usa di voler sterminare il popolo iracheno

20.15 Il ministro della difesa iracheno ammette che le forze della
coalizione si stanno avvicinando a Baghdad, ma aggiunge le truppe sono
pronte a difendere la città

21.20 Nuove pesanti esplosioni a Baghdad. Continueranno per gran parte
della notte 14.40 Furiosi combattimenti tra i marine e le forze irachene
per il controllo della città strategica di Nasiriya

15.30 Una nuova ondata di pesanti bombardamenti colpisce Baghdad

15.46 Il capo della commissione per il disarmo delle Nazioni unite Hans
Blix dice che non ci sono prove che l'Iraq ha fatto uso armi illegali

16.49 Il segretario alla difesa Usa Donald Rumsfeld chiede al Senato un
extra budget per la guerra e afferma che le truppe stanno facendo
«progressi notevoli»

17.10 In una conferenza stampa congiunta con il premier britannico Tony
Blair a Camp David, il presidente degli Stati uniti George W. Bush dice
che grazie alla coalizione guidata dagli Usa «il giogo del terrore
stretto intorno alla popolazione irachena si sta allentando». Bush
aggiunge che la guerrà continuerà per «tutto il tempo necessario» per
rimuovere Saddam Hussein. I due affermano poi che cercheranno di far
approvare una risoluzione delle Naizoni unite per assicurare gli aiuti
umanitari e una «amministrazione adeguata» per l'Iraq del dopoguerra.
17.30 Nuovi bombardamenti alla periferia sud di Baghdad

17.48 Ad una riunione del partito Baath, il presidente iracheno Saddam
Hussein esorta i partecipanti ad «infliggere il maggior numero di
perdite al nemico»

18.18 La tv araba al Jazeera mostra le immagini di un elicottero Apache
americano abattutto in Iraq

20.07 L'ambasciatore Usa alle Nazioni unite John Negroponte abbandona un
dibattito al Palazzo di vetro dopo che l'ambasciatore iracheno ha
accusato gli Usa di voler sterminare il popolo iracheno

20.15 Il ministro della difesa iracheno ammette che le forze della
coalizione si stanno avvicinando a Baghdad, ma aggiunge le truppe sono
pronte a difendere la città

21.20 Nuove pesanti esplosioni a Baghdad. Continueranno per gran parte
della notte" [MAN]

" In Iraq altri 120.000 marines
Gli anglo-americani non riescono a sfondare e la resistenza degli
«irregolari» iracheni li fa penare. Pronti a partire per la guerra altri
120.000 marines. Si combatte a Bassora, Nasiriya, Nayaf e Samawah, si
prepara «la battaglia decisiva» di Karbala. Tutti luoghi già
«conquistati» da giorni. L'attacco a Baghdad è «in ritardo». Bush dice
che la guerra «durerà tutto il tempo necessario per vincere»
M. M.
Come va la guerra per gli angloamericani? Ecco come va: le autorità
militari di Washington hanno fatto sapere che invieranno nelle zone di
guerra in Iraq, entro il mese prossimo, altri 120.000 mila soldati:
siamo a 400.000 marines, più circa 60.000 militari britannici. Una
escalation che ricorda davvero il Vietnam. Fra i rinforzi che
affluiranno figurano la IV divisione di Fanteria del Texas, la Ia
divisione Corazzata di stanza in Germania e il II Reggimento di
cavalleria corazzata dal Colorado. «La guerra durerà mesi», dicono ormai
a Washington. Ora arriva la conferma. Il ministro della difesa Rumsfeld
aveva respinto proprio ieri critiche durissime all'interno
dell'Amministrazione Usa di quanti giudicano «troppo esigua» la missione
militare alleata. E la guerra d'aggressione sanguinosa sul campo? Ieri
una novità: è stato bombardato il primo ospedale nella città di Al
Rutba, nell'Iraq occidentale, feriti due malati, alcuni medici e
infermieri, distrutta un'autoambulanza. Ma ogni giorno sembra eguale: il
primo carico di aiuti umanitari deve attraccare nel porto di Umm Qasr,
ormai «libero e sicuro»; ogni giorno Bassora, la grande città
meridionale sullo Shatt al-Arab, deve cadere in mano alle truppe
bitanniche; ogni giorno, risalendo verso il nord e verso Baghdad,
Nasiriya e poi Najaf e poi Karbela sono cadute sovente dopo cruente e
decisive battaglie; ogni giorno si annuncia l'attesa e sospirata rivolta
anti-Saddam degli sciiti dopo quella annunciatissima di Bassora che,
secondo il non-militarizzato Financial Times di ieri, almeno in questa
fase, «evaporates».

E però il giorno dopo siamo di nuovo allo stesso punto, con solo
un'infinità di sofferenze e di morti in più. Ed ecco che a Umm Qasr la
prima nave britannica carica di aiuti annunciata per mercoledì, non è
arrivata ieri e adesso dicono che sarà per oggi.

A Bassora, data più volte per caduta, accerchiata, insorta, i liberatori
inglesi non riescono a entrare. Nonostante i bombardamenti sempre più
pesanti, il taglio dell'acqua e della luce da giorni e, da ieri, il
black-out imposto a suon di bombe anche alla tv che rendono la tanto
strombazzata (a parole) situazione umanitaria sempre più insostenibile
per i 1.5-2 milioni di abitanti. Nonostante che ieri mattina una colonna
di tank iracheni sia uscita allo scoperto e sia stata rapidamente
distrutta (14 carri T-55 fuori combattimento). Nonostante - e questa è
la più bella di tutte - le truppe irachene dentro e intorno a Bassora
siano «poco motivate e male guidate», secondo le parole del maresciallo
dell'aria inglese Bryan Burridge. E se fossero più motivate, che
accadrebbe?

Quante volte è già stata presa Nasiriya? In realtà da cinque giorni i
marines sono impantanati in scontri durissimi con gli iracheni e non
riescono a sfondare, anche se la testa delle colonne dei liberatori è
ormai 150 km più su, verso la capitale. La battaglia per la conquista
della città è stata finora la più sanguinosa, con i marines che hanno
perso, per loro stessa e rara ammissione, dieci uomini. E non è affatto
finita. Nella notte su ieri pare che una nutrita salva di bombe sia
finita sulle postazioni dei marines che hanno risposto e il comando
militare Usa nel Qatar parlava ieri di una quarantina di soldati
«feriti», alcuni in modo critico, forse dal «fuoco amico» - di nuovo? -,
o forse dagli iracheni. Ieri la Bbc parlava - il lessico bellico è
importante - di una «controffensiva» dei marines.

Quante volte è già stata presa Najaf ? Anche a Najaf, 150 km a sud di
Baghdad, «un migliaio di miliziani fedeli a Saddam» tengono in scacco i
marines, costringendo loro, forse, a qualche altro tragico errore e i
loro portavoce nel Qatar ad ardite acrobazie dialettiche. Ieri i marines
sul campo hanno trovato nei dintorni della città contesa la carcassa di
un bus, con dentro una ventina di corpi anch'essi crivellati: erano
della Guardia repubblicana, le truppe d'elite di Saddam, (vanno al
fronte in autobus?), ma molti erano in abiti civili e, dopo un'accurata
ricerca, gli sono state trovare addosso solo due pistole. La tempesta
ieri si è calmata, la visibilità è tornata ma di quei mille blindati non
c'è ombra. Le autorità Usa ieri esprimevano «dubbi e riserve» su quel
contrattacco e il Pentagono incolpava «informazioni dell' intelligence
imprecise».

Ci ha pensato tuttavia il generale americano Brooks, nel briefing nel
Qatar, a trovare la spiegazione di quell'imbarazzante impantanamento
degli american boys di fronte a mille «desperados» (parole di un altro
generale, inglese): a Najaf «le forze del regime iracheno strappano i
bambini dalle loro case dicendo alle famiglie che se i maschi non
combattono saranno giustiziati». Ma il generale Brooks non ha fornito
prove.

La notizia di ieri, in linea con la propaganda ufficiale, viene dal New
York Times: pesanti combattimenti erano in corso a Samawah, che non è
dopo Najaf verso Baghdad, bensì indietro, a metà strada fra Nasiriya e
Najaf. Anche lì non sono le truppe d'élite irachene ma un migliaio di
«fedayan» straccioni che attaccano le colonne americane per tagliare le
loro «vitali linee di rifornimento».

Quante volte è già stata presa Karbala? Eppure ieri i comandi americani
in Qatar e l'ascaro inglese Tony Blair a Washington hanno affermato che
si sta avvicinando - questione delle prossime 48 o 72 ore - la battaglia
«probabilmente decisiva» intorno a Karbala, 110 km da Baghdad. Lì
sembrano avere preso posizione 6000 uomini della temuta divisione Medina
della Guardia repubblicana, sulle due sponde dell'Eufrate. A Washington,
Blair ha confermato che si avvicina «il momento cruciale» intorno alla
«linea rossa» vicino a Karbala.

La disinfomazione programmata, che doveva essere una prerogativa degli
iracheni, è una strategia anche degli anglo-americani. Il numero delle
vittime è un mistero, anche se ormai devono essere migliaia. Da parte
iracheno, quelle militari sono top-secret e quelle civili sarebbero 350.
Da parte degli alleati, si dice che, con i due marines uccisi ieri, i
morti americani sono saliti a 24, con 10 dispersi e 7 prigionieri e
quelli britannici 20 più 2 dispersi. Ma in guerra, si sa, la verità è
sempre la prima vittima.

Ora gli anglo-americani, che stanno clamorosamente perdendo la guerra
per i cuori e le menti, rilanciano con un accusa pesante contro gli
iracheni: l'uccisione dei soldati presi prigionieri. Ieri il generale
Usa Peter Pace ha lanciato l'accusa e Blair ha parlato di «atrocità e
depravazione». Ma il Pentagono non conferma e Baghdad smentisce.
Silenzio anche su un elicottero e un drone Usa abbattuti «sul
medio-Eufrate» di cui sempre ieri al-Jazeera ha mostrato le immagini."
[MAN]

"L'assedio di Bassora
Migliaia di persone escono dalla città, a piedi, a cercare acqua. Mentre
le truppe mantengono il loro assedio. La bugia degli aiuti: fino a una
settimana fa il sistema di distribuzione pubblica funzionava, dice l'Onu
MARINA FORTI
Una colonna di persone appiedate è uscita ieri dalla città di Bassora:
migliaia di persone, stanche e assetate, senza bagagli né nulla.
Traversano il principale ponte che porta verso sud - Bassora sta alla
confluenza tra Tigri ed Eufrate, dove i due fiumi si fondono nello
Shatt-e-Arab. Il flusso è cominciato all'alba ed è proseguito tutto il
giorno, mentre pennacchi di fumo e rimbombo di cannoneggiamenti
sovrastavano la città. Vanno a cercare acqua, dicono: «Siamo assetati.
Le nostre famiglie sono senz'acqua. Dove possiamo trovarla? i britannici
ci hanno detto giù per questa strada», dice uno all'agenzia reuter. Ci
sono famiglie intere che vanno presso amici e parenti a Zubayr, una
ventina di chilometri più a sud (zona più o meno in mano alle truppe
britanniche). «E' bum, bum, bum tutto il tempo», dice una voce
esasperata, «non ne possiamo più». Bassora resta una fonte di allarme
per la Croce Rossa internazionale e le agenzie umanitarie, e un
rompicapo politico-militare per le truppe anglo-americane, che hanno
cambiato strategia almeno un paio di volte. Tre giorni fa hanno
dichiarato la città «obiettivo militare». Hanno detto che non è un
assedio - ma in effetti questo capoluogo di 1 milione e mezzo, forse 2
di abitanti è circondato da un anello d'acciaio di carrarmati e truppe
corrazzate, ormai da venerdì. Poi, che non hanno intenzione di entrare
in città perché sarebbe una strage. Ma devono prenderla: così continuano
a cannoneggiare quelli che pensano obiettivi militari - e fare vittime
tra la popolazione. Gli ufficiali britannici dicono di confidare in
informazioni («intelligence») per individuare i punti di resistenza.
L'inviato della reuter ieri sera descriveva anche questa scena:
all'imboccatura del ponte circa 150 uomini vogliono rientrare a Bassora,
ma le truppe lo vietano. «Che ci fate qui, questo è Iraq», dice con
rabbia un anziano.

La sete di Bassora

Bassora continua ad avere sete, e anche i centri abitati più a sud sono
senz'acqua. Le agenzie umanitarie continuano a temere una catastrofe
sanitaria. L'impianto di pompaggio e potabilizzazione di Wafa al-Qaed, a
nord di Bassora, ha ripreso a funzionare ma solo in modo parziale,
martedì, quando il personale del Comitato internazionale per la Croce
Rossa e dell'azienda idrica municipale hanno riattivato tre generatori
d'emergenza (su sei: mancano ancora pezzi di ricambio per gli altri
tre). Ma questi generatori producono solo una piccola parte dell'energia
elettrica che normalmente serve a far funzionare la stazione di
pompaggio, e sono una soluzione precaria perché hanno bisogno di
manutenzione continua e di carburante. Insomma, a Bassora c'è metà
dell'acqua dei tempi normali: la Croce Rossa internazionale avverte che
è cattiva di sapore, ma sana dal punto di vista batteriologico. Solo che
per gran parte dei cittadini è introvabile e molti continuano ad
attingere al fiume con taniche e bidoni di plastica al fiume.

Il fatto è che Wafa al-Qaed riforniva non solo Bassora ma anche Zubayr e
Safwan, che dunque sono senz'acqua da venerdì scorso: una settimana. Che
la popolazione sia esasperata è il minimo. Mercoledì i primi camion
arrivati dal Kuweit sono stati presi d'assalto da folle di giovani. Ma
più che disperazione e miseria, le scene mostrate dalle tv parlano di
rabbia e sfida. La Mezzaluna Rossa del Kuweit, che aveva organizzato la
spedizione, parla di fallimento: a Safwan, villaggio appena oltre il
confine in territorio iracheno, i circa 45mila pacchi di pasti pronti e
razioni di riso sono stati arraffati da una folla di giovani uomini
saltati sui camion: i più forti, invece che i più bisognosi. Più ancora
che logistico, il fallimento è d'immagine. Le truppe britanniche avevano
portato giornalisti e cameramen nella speranza di diffondere finalmente
immagini di soldati benevoli che distribuiscono pacchi dono a iracheni
riconoscenti. Invece tutti hanno potuto vedere gli stessi giovano
prendere gli scatoloni e poi urlare slogans a favore di Saddam Hussein.
Un inviato del Guardian riferisce commenti raccolti a Zubair, attorno a
un convoglio militare britannico con aiuti e autobotti. Cominciano a
distribuire bottiglie d'acqua: ma nel giro di dieci minuti la tensione
sale, «il risentimento è evidente: la guerra, i bombardamenti, le
sanzioni», scrive il quotidiano britannico. Gli uomini dicono: «Ci
bombardano. E ora ci danno acqua e cibo. Come possono?». «Riprendete la
vostra roba. Non ne abbiamo bisogno. Tornate a casa». Poco lontano
qualcuno spara, i soldati balzano sulle jeep e il convoglio torna alla
base.

Aiuti poco umanitari

L'Ufficio Onu di coordinamento degli affari umanitari per l'Iraq fa
presente che la settimana scorsa, prima di ritirarsi dal paese (per
ordine del segretario generale), aveva distribuito viveri in tutto il
paese: la popolazione dovrebbe avere riserve sufficenti per sei
settimane. L'ufficio è ora provvisoriamente a Larnaka (Cipro). I suoi
dirigenti sono esterrefatti dagli assalti ai camion: dicono che il
sistema di distribuzione pubblica funzionava bene, capillare (il 60%
degli iracheni dipendono dal programma Oil for Food, che fino alla
settimana scorsa ha distribuito 350mila tonnellate quotidiane di cibo,
medicinali e generi di prima necessità).

Ora però il programma è bloccato - cosa di cui il governo iracheno
accusa le Nazioni unite. Baghdad ha chiesto aiuti alimentari alla
Russia, cibo per 25 milioni di dollari.Gli Stati uniti hanno promesso
l'invio immediato di 50mila tonnellate di riso e grano. Ma intanto è
bloccata la consegna di cibo, medicine e altri beni per il valore di 8,9
miliardi di dollari, già acquistati e pagati con i proventi del petrolio
iracheno. "[MAN]

"Baghdad, il suono che uccide
I boati delle bombe e dei missili terrorizzano la popolazione della
capitale irachena. Anche ieri i bombardamenti hanno provocato otto morti
e 44 feriti, mentre secondo il ministro della sanità irachena, Amid
Midhat Mubarak, fino a oggi i conflitto avrebbe provocato 350 morti e
4.000 feriti. E la maggior parte sono donne e bambini"

" Il giorno dopo il massacro più grave dall'inizio della guerra - una
quindicina di vittime ma c'è chi parla di 21 - compiuto verosimilmente -
anche se sull'accaduto fervono le polemiche - da due bombe sganciate sul
quartiere sciita Shaab, a nord della capitale, si fanno i primi bilanci:
4.000 i feriti e 350 i morti civili, la maggior parte donne e bambini
dall'inizio della guerra, il 20 marzo. A riferirlo è stato ieri in una
conferenza stampa il ministro della sanità, Amid Midhat Mubarak, che ha
anche riferito di bombardamenti che hanno colpito un ospedale a Bassora,
dove, ha detto, sono state usate anche le cluster bomb, e a Nassiriya,
mentre a Najaf è stato colpito un presidio medico e ucciso l'autista di
una autoambulanza. Il ministro della sanità ha poi deplorato, come
avevano già fatto nei giorni scorsi altri esponenti di governo, le
Nazioni unite, e Kofi Annan in particolare, per aver sospeso la «oil for
food», la risoluzione che permette agli iracheni di importare merci in
cambio della vendita di petrolio. Ieri intanto, a dimostrazione di come
il rasi mantenga ancora il potere, la televisione irachena ha mostrato
le immagini di un vertice presieduto da Saddam Hussein e al quale
avrebbero partecipato i capi del partito Baath, molti esponenti di
governo, i comandanti della Guardia repubblicana, il figlio del rais
Uday e il vicepremieri Tarek Aziz.

La questione umanitaria, rimbalzata anche al Consiglio di sicurezza,
riguarda medicine e cibo in particolare. Anche se il governo iracheno
dice di essere autosufficiente. Almeno per ora. Ieri sull'autostrada che
porta verso Bassora erano in partenza venti enormi camion gialli carichi
di farina per rifornire le panetterie della capitale del sud, dove la
situazione è drammatica non tanto e non solo per la mancanza di cibo
quanto di elettricità, acqua e quella che c'è è inquinata. Il ministro
del commercio, Mohammed Mehdi Salah, che ieri ha improvvisato un
incontro con i giornalisti sull'autostrada, ha detto che i rifornimenti
servono soprattutto per dimostrare alle popolazione assediata dalle
truppe anglo-americane che non è stata abbandonata da Baghdad. Ma ieri è
cominciato l'esodo delle prime colonne di profughi da Bassora." [MAN]

"L'Onu non si muove contro la guerra
Ritirata la risoluzione che chiede lo stop immediato. Fermo anche il
programma oil-for-food" [MAN]

-----------------
FINANZE DI GUERRA
-----------------

"FMI
Guerra lunga, recessione certa
Una guerra prolungata potrebbe spingere definitivamente l'economia
globale nella recessione. Lo ha dichiarato Horst Koehler, direttore
esecutivo del Fondo monetario internazionale, nel corso di un'intervista
al settimanale tedesco Wirtschaftswoch. L'istituzione baluardo
dell'economia liberista ha diffuso ieri anche il suo rapporto sulla
stabilità finanziaria globale nel quale si spinge oltre il pensiero del
suo direttore, affermando che anche una guerra breve è foriera di
pesanti rischi per l'economia. Infatti anche se il conflitto fosse di
breve durata le onde di shock sulla regione mediorentale potrebbero
propagarsi con attacchi terroristici destabilizzanti per la fiducia nel
futuro che deve sostenere l'economia mondiale e che è stata pesantemente
scossa dal combinato 11 settembre/ scandali finanziari/ sgonfiamento
della bolla della new economy.

Secondo l'Fmi anche un deprezzamento del dollaro (legato guarda caso a
doppio filo con la guerra) potrebbe dare il colpo finale alla
destabilizzazione dei mercati. Raccomandazione finale: realizzare
«politiche capaci di alimentare la fiducia degli investitori e risolvere
le tensioni geopolitiche». Una cosa facile facile, di questi tempi.

Più in generale, l'Fmi cerca di rassicurare: nonostante la gravità del
momento, un collasso dei sistemi finanziari è improbabile. Ma urge una
ripresa dell'economia, o quanto meno un'inversione di tendenza, perché
«un detrioramento dell'economia globale o ulteriori rivelazioni di
perdite nascoste dalle imprese potrebbero creare problemi» soprattutto
in un contesto in cui il dollaro appare più vulnerabile che in
passato."[MAN]

---------
ITALIETTA
---------

"Berlusconi sbugiardato
Il premier assicura che i parà della Ederle non parteciparanno alla
guerra. Il generale Brooks, dal Qatar, lo smentisce. Ma Ciampi lo
spalleggia
ANDREA COLOMBO
ROMA
Nel momento per lui più difficile dall'inizio della guerra, smascherato
dalla Cnn, smentito dal numero due del comando americano in Qatar, il
generale Vincent Brooks, Silvio Berlusconi ha potuto contare su un
appoggio solo, ma determinante. Quello del presidente della repubblica,
di quel capo dello stato al quale negli ultimi giorni e più che mai ieri
si erano rivolte invano le opposizioni. Ciampi ha convocarto sul Colle
prima il ministro della Difesa Martino, poi lo stesso Berlusconi. Non ha
nascosto disappunto per la vicenda dei parà partiti dala base di Ederle,
a Vicenza, per l'Iraq del nord. Si è mostrarto particolarmente irritato
per il non essere stato avvertito di nulla. Ma alla fine ha garantito al
governo il suo silente assenso. La faccenda, ha detto al premier, è di
pertinenza del governo e del parlamento. In termini più ruvidi, se ne è
completamente lavato le mani. Carlo Azeglio Ciampo ha saputo dell'arrivo
in Iraq delle truppe partite da Ederle come tutti i cittadini italiani:
dalla trasmissione della Cnn di mercoledì sera. Non è affatto certo
neppure che lo stesso premier fosse stato messo al corrente del
particolare dal comdando americano. Di certo nell'incontro di mercoledì
con il ministro della Difesa, Antonio Martino non ha fatto menzione
dell'imminente attacco da parte dei parà della caserma Ederle, ed è
difficile credere che il ministro avrebbe taciuto una faccenda di simile
portata al premier se ne fosse stato al corrente. La cosa più probabile
è che gli Usa avessero avvertito il governo della decisione di adoperare
le truppe scelte di stanza a Vicenza, ma senza alcuna specifica precisa
sul quando e il come.

Dopo la trasmissine della Cnn, negare l'evidenza era palesemente
impossibile. L'opposizione, da giorni esasperata dalle continue
reticenze del governo, è passata all'offensiva, ha chiesto coralmente
che la vicenda venisse chiarita in parlamemnto, ha accusato Berlusconi
di trasgredire alla regola che il suo stesso governo si era dato, quella
di non far partire missioni militari dall'Italia, e, così facendo, di
essersi messo in rotta di collisione con l'art. 11 della carta
costituzionale.

Palazzo Chigi ha reagito prima escludendo, in apposita nota diramata in
mattinata. che i parà di stanza a Vicenza possano partecipare ad
attacchi diretti. Poi Berlusconi ha scritto al presidente della camera
Casini per assicurare che «il governo non ha modificato in nulla gli
impegni assunti». Un trasferimento dei parà di Ederle, prosegue la
lettera, «che escluda l'utilizzo della struttura (di Ederle n.d.r.) come
base di attacchi e rientri dal territorio iracheno, è compreso nelle
possibilità operative del governo alleato». Solo che il «governo
alleato» le garanzie sbandierate da Berlusconi non ha alcuna intenzione
di darle ( e se anche lo facesse sarebbe difficile credergli: l'ipotesi
che un corpo scelto di incursori venga spedito in Iraq senza compiti
bellici è più o meno una barzelletta). Dal comando centrale
anglo-americano nel Qatar, il generale Vincent Brooks smentisce
sbrigativamente il petulante Silvio: «La 173esima brigata
aviotrasportata - dice forte e chiaro - può essere usata anche in
attacco se decideremo in tal senso». Ai distinguo del governo di Roma,
Brooks ha riservato uno sprezzante: «Lascio all'Italia il compito di
commentare il proprio ruolo nella guerra».

Sbugiardata e messa alle strette, la maggioranza si è affidata al solito
coro, accusando l'opposizione di muovere «accuse pretestuose» e di
mostrare «sfrontatezza antinazionale» (questo è il capo dei senatori
forzisti Schifani, e non potevano esserci dubbi). A questo punto però
evitare un confronto con il parlamento diventa impossibile. Nei primi
giorni della settimana prossima, quasi certamente martedì, il governo
riferirà al senato sulla vicenda. Chi si incaricherà dell'incombenza non
è ancora stato definito. L'opposizione ha chiesto che sia almeno il
ministro della difesa ma non si può escludere del tutto, per quanto
improbabile, che l'esecutivo invii invece il ministro dei rapporti con
il parlamento, e sarebbe una beffa. In ogni caso, è quasi certo che in
aula non ci sarà Berlusconi. Che del resto, da ieri pomeriggio, ha le
spalle coperte addirittura dal custode della Costituzione: l'ammutolito
Ciampi." [MAN]

"Ora «l'assedio civile» alla caserma dei parà
Domani manifestazione a Vicenza, base della 173a brigata. Gli aerei sono
rientrati ad Aviano
ALESSANDRO MANTOVANI
Anche ieri sera, come tutti i giovedì, il movimento vicentino contro la
guerra si è dato appuntamento per un presidio alla caserma Ederle,
quartier generale dei paracadutisti Usa che due notti fa sono entrati
ufficialmente in azione nel Kurdistan iracheno. Ora quella caserma è
nell'occhio del ciclone, divampa lo scontro politico sul coinvolgimento
del nostro paese. Da lì, infatti, sono partiti i mille incursori del
cielo che hanno aperto il fronte nord, i parà dell'ormai famosa 173a
brigata aviotrasportata dell'esercito statunitense. Un altro contingente
di 500-600 li sta raggiungendo o li ha già raggiunti, forse dopo uno
scalo altrove e forse no. Sono soldati pronti a tutto, addestrati ad
agire oltre le linee nemiche e anche a sbaragliare, privi di artiglieria
pesante, postazioni fortificate. E sempre dalla stessa caserma di
Vicenza erano partiti, a fine febbraio, i blindati e le armi che hanno
viaggiato in treno fino a Camp Darby (Pisa) tra un blocco pacifista e
l'altro. Senz'altro i parà della Ederle hanno viaggiato in pullman fino
alla base di Aviano (Pordenone). L'ultimo convoglio di 21 autobus
carichi di soldati, scortato da polizia e carabinieri, è stato avvistato
mercoledì e persino ripreso da una troupe di Telefriuli, emittente di
Udine (v. foto qui accanto). Le autorita italiane e il comando
statunitense tacciono, non c'è dunque conferma del loro decollo. Sulla
pista della base di Aviano ieri mattina si registravano i consueti
movimenti: cacciabombardieri che vannno e vengono e qualche aereo da
trasporto. Sono rientrati anche i C-17 che hanno scaricato i parà nel
nord dell'Iraq.

La 173a brigata conta 1800 effettivi in tutto, forse a questo punto
quelli che dovevano partire sono partiti. Secondo alcune fonti, però,
nei prossimi giorni potrebbero continuare i movimenti di mezzi e di
armamenti dai vari depositi dell'esercito Usa nel vicentino. E domani,
sabato, la caserma Ederle sarà mèta di un'ampia mobili, nel giorno in
cui il movimento contro la guerra tornerà a manifestare in tutta Italia.
I Disobbedienti arriveranno da tutto il nord est per «l'assedio civile»
al quartier generale dei parà Usa (appuntamento ore 14, piazza
Matteotti), mentre il coordinamento vicentino, la Cgil e la rete
Lilliput stanno ancora discutendo delle iniziative da organizzare.

A Vicenza i tentativi di far salire la tensione sembrano destinati a
fallire. In vista di domani il questore Giuseppe Caruso si mostra
tutt'altro che preoccupato: «Si tratta di pacifisti - ha detto ieri - e
quindi non tenderei a creare allarmi». La situazione rimane tranquilla
anche dopo gli attentati incendiari di tre notti fa contro automobili di
militari e civili americani, rivendicati dai Nuclei territoriali
antimperialisti (Nta) con una telefonata e un documento (fatto ritrovare
a Mestre) che la procura di Venezia, competente per i reati di
terrorismo, ha già giudicato attendibili. Solo la Lega ha cercato di
strumentalizzare quegli episodi contro il movimento pacifista e contro i
parlamentari di Ulivo e Prc (Cento, Deiana, Trupia, Valpiana e Zanella)
che martedì, nel corso di un'ispezione alla caserma Ederle, avevano
assistito con i loro occhi ai preparativi dei parà, attaccando il
governo e chiedendo spiegazioni molto prima che il comando Usa di Doha
(Qatar) si decidesse a «ufficializzare» la presenza della 173a brigata
sul suolo iracheno. " [MAN]



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