[cronologie di guerra] 30.03.03 undicesimo giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
30 marzo 2003 : undicesimo giorno [fonti : quotidiani del 31 marzo 2003]
"L'avanzata via terra si è fermata, i soldati americani scavano trincee intorno a Baghdad mentre i bombardamenti colpiscono 24 ore al giorno. L'Iraq promette «quattromila martiri» contro gli invasori. Attacco kamikaze in Israele. La guerra funziona male, Rumsfeld litiga con i generali" [MAN]
"4.50 (ora italiana) Il comando centrale americano in Qatar rende notoche altri marines sono morti in due incidenti nell'Iraq centro-meridionale.
6.50 Dieci esplosioni vengono udite a sud di Baghdad
8.45 Le forze britanniche dicono di aver catturato cinque ufficiali iracheni e ucciso un colonnello della Guardia repubblicana in un raid condotto in un villaggio a sud di Bassora
14.00 Quindici soldati americani vengono investiti da un camion allla base di Udairi, in Kuwait.
14.49 Il generale Tommy Franks, capo militare della coalizione, nega che sia stata decisa una pausa nelle operazioni
15.16 Una serie di esplosioni vengono udite alla periferia di Baghdad
15.25 La televisione di stato irachena rende noto che Saddam Hussein ha deciso di promuovere post mortem al grado di colonnello Ali Al-Numani, il sottoufficiale che si era fatto saltare in aria vicino a Najaf, uccidendo quattro soldati americani.
16.30 Grande manifestazione contro la guerra a Rabat in Marocco.
17.23 La jihad islamica palestinese annuncia di aver inviato a Baghdad volontari per azioni suicide contro le truppe anglo-americane. In mattinata il portavoce del governo di Baghdad aveva assicurato che in Iraq ci sono già 4mila uomini pronti a farsi saltare in aria per contrastare le forze di invasione.
18.00 Le Nazioni unite annunciano che un convoglio di camion pieni di acqua potabile per la popolazione dell'Iraq meridionale è entrata nel paese dal Kuwait.
19.15 Nuove esplosioni nel centro di Baghdad
19.45 Il vice-primo ministro iracheno Tareq Aziz dichiara che, dal punto di vista del suo paese, la guerra «sta andando bene»
21.50 Un elicottero americano è caduto nell'Iraq meridionale, provocando la morte di tre soldati e il ferimento di uno. Secondo le fonti Usa, si tratterebbe di un incidente
22.00 Il ministero della difesa britannico rende noto che un soldato inglese è stato ucciso a Bassora
23.00 Il Pentagono ha aggiornato il bilancio delle vittime Usa: sono 38
23.15 Colpito a Baghdad in un bombardamento un palazzo presidenziale " [MAN]
"Undicesimo giorno, un cielo di bombe Truppe Usa lontano da Baghdad, la città devastata da raid aerei. Britannici in difficoltà a Bassora: abbattuto Apache R. ES. Ieri l'aviazione angloamericana ha bombardato intensamente e senza sosta Baghdad nell'unicesimo giorno di guerra, uno dei più duri per i cittadini della capitale rachena vittime dei missili e delle bombe di Usa e Gran bretagna. Il fuoco degli «alleati» si è concentrato in modo particolare sulle zone a sud e a est di Baghdad, colpendo i palazzi presidenziali di Saddam Hussein e i presunti centri di addestramento dei fedayn di Saddam. Fonti irachene hanno dichiarato che sei civili sono rimasti uccisi e cinque feriti durante un raid aereo angloamericano nella zona industriale di Zafraniya, a sud di Baghdad. Secondo l'agenzia Reuters gli aerei di Usa e Gran bretagna avrebbero bombardato anche a bassa quota e i raid sarebbero stati particolarmente intensi durante il pomeriggio, con la contraerea irachena che, entrata in azione fin dalla mattina presto, ha cercato di opporre resistenza. Per gli iracheni è diventato quasi impossibile telefonare: gli attacchi aerei di ieri hanno distrutto quasi interamente il sistema di telecomunicazioni ricostruito dopo la Guerra del golfo del 1991. Il governo aveva speso anni e milioni di dollari per rimetterlo in piedi dopo l'ultimo conflitto, ma ieri l'aviazione Usa l'ha bombardato con le famigerate bunker buster, bombe fabbricate per penetrare nei bunker nemici, che hanno un effetto devastante e producono immensi crateri nel posto dove «atterrano».
Secondo fonti irachene due elicotteri americani Apache sono stati abbattuti, ma il Pentagono ha confermato in serata l'abbattimento di un solo velivolo con tre piloti a bordo morti. Durante una conferenza stampa, il ministro dell'informazione iracheno, Mohammed Saeed al-Saghaf, ha dichiarato che «gli uomini delle tribù e altri miliziani hanno abbattuto un elicottero Apache e hanno ucciso i due piloti» e che un altro Apache è stato abbattuto a Khazaf, nell'Iraq centrale.
I bombardieri B-52 hanno preso di mira il fronte settentrionale iracheno, bombardando le linee che oppongono l'esercito iracheno ai guerriglieri curdi nei pressi della città di Fayda, in mano alle truppe fedeli a Saddam Hussein.
Durante una conferenza stampa nel comando militare americano nel Qatar, il generale Tommy Franks - visibilmente arrabbiato - ha negato che alle truppe americane sia stato ordinato di fermare l'avanzata verso Baghdad a causa della forte resistenza irachena e dell'allungamento eccessivo delle linee di rifornimento angloamericane. Franks ha detto ai giornalisti che i combattimenti «continuano al nord, all'ovest e attorno alla capitale». Tuttavia ufficiali e soldati americani che combattono a sud di Baghdad hanno riferito alla Reuters di aver avuto ordini di fermarsi per almeno un paio di settimane, in attesa che l'aviazione angloamericana «indebolisca» le difese irachene. Nella controffensiva del Pentagono sui presunti errori degli strateghi militari Usa (ministro della difesa Rumsfeld in testa) è intervenuto ieri il capo di stato maggiore Usa Richard Myers che, in un'intervista alla televisione statunitense Nbc, ha dichiarato che «nessuno ha mai promesso una guerra breve». Myers ha anche avvertito che «il peggio deve ancora venire, verrà, credo - ha aggiunto - quando ci scontreremo con la Guardia repubblicana che difende Baghdad» e ha ipotizzato una correzione della strategia Usa per affrontare il pericolo degli attacchi suicidi, definiti «un gesto disperato di gente che non ha niente da perdere».
Un'altra televisione americana, la Abc, nel corso del programma «This week» ha intervistato Rumsfeld e gli ha fatto qualche domanda sulle armi di distruzione di massa, una delle presunte ragioni della «giustezza» della guerra voluta da Bush contro l'Iraq, di cui l'esercito Usa non ha ancora trovato alcuna traccia. Rumsfeld ha dichiarato che se ancora non sono spuntate fuori è solo perché le truppe non sono ancora arrivate nell'area dove vengono conservate.
I militari britannici, che operano nel sud dell'Iraq, ieri hanno continuato a martellare la zona attorno a Bassora, la seconda città irachena, nella quale i soldati britannici non sono ancora riusciti a entrare per la forte resistenza irachena. A Bassora la situazione dei civili continua a essere disastrosa: senz'acqua né elettricità, chi può scappa da questa città di due milioni di abitanti che i royal marines hanno dato più volte per «caduta», ma che continua a resistere. Secondo il ministro dell'informazione iracheno ieri le forze «alleate» avrebbero bombardato gli uffici della compagnia petrolifera irachena South oil Co.
Il portavoce militare britannico, capitano Al Lockwood, ha ndichiarato alla Bbc che i britannici stanno conducendo nell'area «pattugliamenti aggressivi». Nel corso dei combattimenti che sono infuriati attorno alla città, i britannici avrebbero catturato un generale iracheno e ucciso un altro importante ufficiale. La notizie è però stata smentita - attraverso gli schermi della televisione al Jazeera - dal comandante iracheno per la regione di Bassora, generale Walid Hamid Tawfiq. In serata invece è arrivata la notizia - confermata dal ministero della difesa britannico - di un soldato britannico ucciso nel corso dei combattimenti. Il vicepremier iracheno Tarek Aziz ha commentato così la giornata di ieri: «La guerra sta andando bene». " [MAN]
"Su Baghdad raid senza sosta Sei persone sono morte e cinque sono rimaste ferite nel bombadamento di una zona industriale a sud di Baghdad. I bombardieri anglo-americani non concedono tregua mentre la capitale - che ormai si sente in trappola - comincia a riempirsi di feddayn pronti al martirio GIULIANA SGRENA INVIATA A BAGHDAD Da una riva all'altra del Tigri, dopo il bombardamento del ministero dell'informazione il centro della stampa internazionale è stato trasferito dall'altra parte del fiume, all'hotel Palestine. L'ha avuta vinta la Cnn, la prima rete televisiva a lanciare l'allarme «rischio Rashid», l'ormai ex hotel dei giornalisti, per trasferirsi al Palestine trascinandosi dietro gran parte della stampa. Ora siamo tutti qua in quello che è anche il quartier generale degli human shields, gli scudi umani rigorosamente dislocati nei punti strategici della città, fortunatamente non ancora colpiti dai missili anglo-americani che hanno ieri hanno colpito la città senza sosta. Bombardamenti concentrati sulla periferia, ma che cominciano ad avvicinarsi al centro. E che provocano vittime. Secondo fonti irachene sei persone sono morte e cinque sono rimaste ferite nell'attacco compiuto ieri mattina nell'area industriale di Zafraniya, a sud di Baghdad. che alternano «operazioni chirurgiche» nei ministeri e nei centri di comunicazione con stragi nei quartieri popolari sciiti. Come è successo negli ultimi giorni a Shaab e Shula. Ma proprio all'ospedale di an-Nour dove sono stati ricoverati i superstiti di Shula, tra i vari feriti in orribili condizioni, tra cui molti bambini, - la bomba ha colpito mandando tutto in pezzi, anche i corpi delle persone, che invece a Shaab erano stati carbonizzati -, abbiamo trovato i protagonisti di una storia paradossale. I famigliari di una donna morta venerdì sera durante il bombardamento del mercato di Shula, non per le bombe ma per la paura, avevano deciso di seppellire la congiunta nella città santa di Najaf, cui sono molto devoti tutti gli sciiti, visto che vi si trova il santuario dell'imam Ali, capostipite dello sciismo. Caricata la bara su un furgoncino si erano messi in marcia verso la città che si trova a circa 120 chilometri a sud-ovest di Baghdad, dove sono in corso pesanti combattimenti contro le truppe di invasione. I bombardamenti non hanno risparmiato nemmeno il corteo funebre, il furgoncino con la bara è stato colpito direttamente e il cadavere della donna disperso. Altri tre familiari uccisi e alcuni feriti.
Proprio nella città santa del quarto califfo, Alì, si è registrata la prima azione suicida mai registrata in Iraq. Un sottufficiale dell'esercito, Ali Jafar Musa al-Nomani, si è fatto saltare in aria con la sua macchina piena di esplosivo ad un posto di blocco americano, uccidendo quattro marine e ferendone molti altri. Ali, martire ed eroe, è stato promosso al grado di colonnello e onorato con una medaglia del massimo grado «Um al-Marik», la madre di tutte le battaglie, concessagli direttamente da Saddam Hussein. Ali, è ormai diventato un nome eroico non solo per la storia sciita ma anche per la guerra contro gli invasori: si chiama Ali anche il contadino che ha abbattuto l'elicottero Apache americano qualche giorno fa a Kerbala.
Il kamikaze di Najaf non resterà certamente un caso isolato. «Finora le operazioni di martirio erano condotte individualmente - ha affermato ieri il portavoce militare Hamid al-Raui - ma Ali ha aperto la strada al jihad (guerra santa), e queste azioni continueranno. Siamo innanzitutto musulmani e crediamo nel jihad, è un dovere prescritto da dio, è uno dei fondamenti dell'islam, siamo pronti».
Dopo che sugli scudi umani il regime iracheno sembra puntare sull'arma insolita dell'azione suicida, dando alla resistenza contro l'invasore una motivazione religiosa cosciente che la popolazione sciita, la maggioranza esclusa dalla gestione del potere saldamente in mano sunnita, può essere motivata più sul piano religioso che politico. Soprattutto dopo che, ormai molti anni fa, è stata eliminata la componente laica comunista che aveva una forte base proprio nella comunità sciita. Del resto il processo di islamizzazione è stato avviato già da qualche anno in Iraq e lo si nota anche dalla quantità di moschee in costruzione. E il jihad era già stato avallato sabato dal vicepresidente Taha Yassim Ramadan che, a proposito, aveva detto che tutti i mezzi saranno usati per combattere l'invasore.
Che ha dovuto subire una battuta d'arresto nella sua avanzata verso Baghdad, ritenuta dagli iracheni una loro vittoria e sicuramente in parte lo è, per il resto forse va attribuita alla disorganizzazione delle truppe di invasione che pensavano, o almeno propagandavano, di poter arrivare a Baghdad in 72 ore. Invece dopo undici giorni di guerra, hanno dovuto fermarsi in attesa di altri 120.000 uomini e di rifornimenti, e per ora non controllano nessun punto strategico nel sud. Il grosso delle truppe è ancora in Kuwait, dove è stato allestito un accampamento che prevede tutte le facilitazioni per i militari, compresa la depilazione per le soldatesse, peccato che abbiano sottovalutato la situazione irachena. Si spara ancora al confine e, da notizie arrivateci da Um Qasr, risulta che le truppe britanniche non controllano la città e nemmeno il porto, anche se sono riuscite ad impedire l'attracco di navi con rifornimenti di beni di prima necessità per la popolazione irachena. Le imbarcazioni cariche di zucchero, tè, latte per bambini, olio e detergenti, sono dovute ripartire senza sbarcare il carico. E questo non ha certo contribuito ad accreditare gli invasori presso la gente di Um Qasr. E nemmeno a Bassora dove nei giorni scorsi sono stati colpiti i depositi di cibo e ieri, secondo il ministro dell'informazione Mohammed Said al-Salaf, è stato bombardato un mercato della verdura. Gli iracheni avrebbero abbattuto ieri due elicotteri.
Battuta d'arresto per le truppe, che dovrebbero riprendere l'avanzata verso la capitale il 7 aprile, ma non per i bombardamenti che continuano a martellare Baghdad, il sud e il nord. All'angoscia si unisce l'assuefazione. Le sirene dell'allarme ormai fanno parte della quotidianità, il sibilo degli cacciabombardieri e il tonfo delle bombe arrivano direttamente al cervello superando la capacità di percezione, di giorno e di notte, provocando un logoramento psicologico inarrestabile. Gli effetti della guerra si vedono inevitabilmente sui prezzi, ieri il dollaro è tornato a salire e ha superato i 3.000 dinari, una bottiglia d'acqua minerale costa 2.000 dinari (circa 1 euro), anche la frutta e la verdura sono aumentare, per non parlare dei taxi. Il rischio di attraversare la città sotto i bombardamenti costa, il prezzo di una corsa dipende ormai dall'orario e dall'intensità dei bombardamenti. E su questo non c'è molto da discutere. Il cielo grigio, il fumo delle trincee in fiamme si confonde con le nuvole, mentre le bombe continuano a cadere e quando sono lontane potrebbero essere persino confuse con un tuono, ma quando si avvicinano le pareti e il pavimento tremano richiamandoci alla realtà della guerra. Baghdad è sotto assedio e anche noi ci sentiamo in trappola. " [MAN]
" «Un paese vulnerabile» La Croce Rossa internazionale teme per la situazione dei civili a Najaf e Nasiriya MARINA FORTI Bassora? «E' tutto normale. A volte è difficile rispettare gli orari d'ufficio per via dei cannoneggiamenti, ma per il resto l'amministrazione è in pieno controllo. Bassora è stabile», dice Muhammad, un impiegato, che risponde alle domande di un inviato della reuter mentre sta in coda al posto di blocco a sud della città. Tutti coloro che vengono da Bassora ripetono più o meno la stessa cosa. La vita è normale. La sede del partito Baath è stata colpita, ma l'apparato continua a funzionare. «Nulla è davvero cambiato, il governo ha il pieno controllo», dice tale Abu Jawad, accanto a un soldato di guardia, e aggiunge: «La gente vede questa come un'occupazione». La seconda città irachena, un milione e mezzo di abitanti, è circondata da tre lati dalle truppe britanniche. Con un'incorsione prima dell'alba di ieri hanno preso anche Abul Khasib, sobborgo a sud sulla strada che scende nella penisola di Al Fao. Controllano il maggiore ponte di accesso alla città: è là che ogni giorno centinaia di persone escono da Bassora e altrettante rientrano, o almeno ci provano: ogni mattina centinaia di persone si mettono in coda per andare a vendere verdura fresca al mercato in città, o per tornare a casa dopo sortite a procurarsi provviste. I combattimenti alla periferia, i bombardamenti in città, i movimenti limitati, hanno esasperato la popolazione: ormai tutti i reporter lo ripetono. «Gli americani e gli inglesi hanno sparato contro i piloni dell'elettricità e ci hanno tagliato l'acqua. Perché?», chiedono, al posto di blocco.
Già: l'acqua continua a scarseggiare a Bassora. Sabato una squadra di quattro tecnici del Comitato Internazionale della Croce Rossa è arrivata a Bassora da Kuweit City, «con la piena cooperazione di entrambe le parti», specifica il Icrc: hanno portato i pezzi di ricambio necessari a rimettere in funzione tre generatori d'emerfgenza per l'impianto di pompaggio dell'acqua di Wafa al Qaed, che ora funziona solo in parte. Gli ingegneri dell'azienda idrica municipale sono al lavoro. La luce è tornata, alcune ore al giorno.
Il ministro iracheno del commercio, Mohammad Mehdi Saleh, ieri ha accusato la coalizione anglo-americana di aver bombardato «depositi di cibo distruggendo 76mila tonnellate di derrate alimentari». La Croce rossa, probabilmente l'unico organismo internazionale che in questo momento abbia del personale a Bassora, non è in grado di confermare o smentire. «Non abbiamo una valutazione completa della situazione. D'accordo con le autorità abbiamo cominciato a visitare gli ospedali per rifornirli del materiale essenziale», ci dice Nada Doumani, portavoce del Icrc che centralizza le informazini a Ginevra. «Bassora aveva un'infrastruttura molto vulnerabile già prima che il conflitto cominciasse. Tutto l'Iraq è un paese indebolito, dopo due guerre e un decennio di sanzioni». Con le linee telefoniche in gran parte interrotte, le poche informazioni certe sono quelle comunicate con i satellitari dai delegati: il Icrc ha uffici a Baghdad, Bassora, e Arbil nel territorio semiautonomo kurdo nel nord. «Ma siamo preoccupati per la situazione a Nasiriya, Najaf, dove ci sono combattimenti e vittime: non abbiamo alcun accesso, non sappiamo cosa stia succedendo alla popolazione civile», insiste Nada Doumani. Lo stesso vale per Kirkuk e Mosul, le città settentrionali molto vicine al confine del territorio semiautonomo kurdo. Impossibile verificare informazioni «che spesso arrivano mescolate a voci allarmanti». Il Comitato internazionale per la Croce Rossa continua a rifornire gli ospedali di Baghdad di acqua e generatori elettrici per far fronte a un eventuale assedio.
Sugli aiuti umanitari infuriano le polemiche. Dopo l'arrivo della nave di aiuti britannici a Umm Qasr, quotidiani convogli militari distribuiscono cibo e acqua nel sud. «Strano modo di conseguare aiuti: processioni accompagnate da carrarmati britannici», nota The Observer. Le agenzie umanitarie internazionali protestano: gli aiuti non devono essere affare militare. «Questa cosa dei militari che donano scatole di aiuti da un camion andrà bene per le telecamere ma non è il modo», dice un portavoce dell'Ufficio di coordinamento umanitario per l'Iraq: non vanno usati per farsi pubblicità." [MAN]
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