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Da Talamone A Baghdad : la rotta delle navi americane
by Tommaso Tintori (post by blicero) Wednesday April 02, 2003 at 01:11 PM mail:  

E' ben nascosta al largo dell'isola del Giglio, e pronta a entrare nel porto di Talamone per caricare i container carichi di armi provenienti da Camp Darby

E' ben nascosta al largo dell'isola del Giglio, e pronta a entrare nel porto di Talamone per caricare i container carichi di armi provenienti da Camp Darby e destinati al Golfo. Si tratta di una nave militare americana non meglio precisata, avvistata un paio di giorni fa, che probabilmente questa mattina farà il suo ingresso in rada, accolta dai pacifisti che sorvegliano il porticciolo 24 ore su 24 così come la base Usa di Camp Darby, dalla quale l'altra notte sono stati visti uscire in due riprese quattro tir diretti verso sud che però non sono mai stati visti arrivare a Talamone. Ieri mattina, secondo le segnalazioni pervenuteci alcuni ispettori americani avrebbero ispezionato le chiatte, di proprietà di una piccola cooperativa italiana, che dovrebbero trasportare le armi da una banchina in concessione a una fabbrica di esplosivi che ha chiuso i battenti un mese e mezzo fa alla nave Usa che rimarrà in rada senza avvicinarsi alla riva a causa del fondale troppo basso. Ieri mattina c'è stato un secondo blitz contro il carico di armi dopo quello di sabato notte. I pacifisti hanno occupato simbolicamente la piccola banchina issando la bandiera della pace sul pennone del faro. Ma la nave non si è avvicinata al porto, probabilmente in attesa che la protesta si plachi. Forse già stamattina il primo carico, secondo alcune informazioni di 15 container sui 184 da caricare in totale. Per questo le operazioni dovrebbero durare diversi giorni.


Braccio di ferro a Talamone
Da una parte una nave militare americana ancorata al largo, dietro l'Isola del Giglio. Dall'altra i pacifisti, decisi a impedire che arrivi in porto per caricare i container carichi di bombe destinate al Golfo. Ieri mattina occupazione simbolica della banchina, altre proteste previste per oggi, quando potrebbero cominciare le operazioni d'imbarco
TOMMASO TINTORI
TALAMONE (Grosseto)
ATalamone, almeno fino a ieri mattina, calma piatta, sebbene quattro tir carichi di armi, nella notte tra lunedì e martedì, abbiano lasciato la base di Camp Darby diretti verso una non precisata base militare del grossetano. Forse la Savoia, forse la Ansaldo o magari, come in molti ipotizzano, il deposito militare di Versegge, nel comune di Braccagni, ennesimo esempio di sito naturale di rara bellezza strappato all'uso civile. O forse il materiale è stato stoccato nello stabilimento dismesso della Sipe-Nobel, la fabbrica di esplosivo che ha sede ad Orbetello, proprietaria dello scalo marittimo talamonese. A questo punto poco importa, anche perché ormai sembra pressoché certo che già da questa mattina, non appena faranno capolino le prime luci dell'alba, il piccolo e suggestivo paese maremmano sarà costretto ad osservare l'ennesimo carico bellico statunitense. Lo dimostra il fatto che una grossa nave militare statunitense porta-containers sia da ormai 24 ore ancorata al largo dell'Isola del Giglio, sul versante nord-occidentale, e che nel pomeriggio di ieri, presso il porticciolo dove sono attraccate le due chiatte adibite al trasporto delle armi, abbia avuto luogo un'ispezione militare. Inoltre le previsioni meteo hanno annunciato già da stasera un peggioramento delle condizioni del mare: un altro buon motivo per stringere i tempi.

«Il comandante del mercantile sta soltanto aspettando il via libera - ha spiegato nel tardo pomeriggio di ieri il segretario provinciale Cgil Giorgio Nucci - anche se francamente non riesco a capire come sia possibile, dal molo della Sipe-Nobel, caricare una nave di tali dimensioni». Perplessità più che comprensibili quelle di Nucci: basta dare un'occhiata alla banchina preposta al carico delle armi e soprattutto alla mulattiera che collega il molo alla strada provinciale costiera. Il piccolo approdo, tra l'altro, sembra tutto fuorché una banchina adibita ad uso militare: erbacce e calcinacci ovunque, totale assenza di guardiani e un'improbabile rete metallica che dovrebbe garantire l'invulnerabilità. Il condizionale è d'obbligo, visto che alle otto e mezza del mattino una delegazione di Disobbedienti (cinque dei quali provenienti da Pisa) con alcuni rappresentanti di Maremma social forum, Prc, Arci e Cgil (in totale una ventina di persone) è riuscita a penetrare nell'area in questione con irrisoria facilità dopo aver aperto un varco nella rete. Una volta dentro, i pacifisti hanno issato una bandiera della pace sul pennone del faro e sostato per qualche minuto all'interno. «Pensiamo che la Toscana e la stessa Talamone - ha affermato Simone Ferretti, segretario provinciale Prc - non siano zona di guerra, ma di pace. Dopo aver ostacolato il passaggio dei treni stiamo cercando di fare altrettanto con le navi, disobbedendo alle ingiuste regole che permettono di trasportare sul territorio italiano le armi che vanno a bombardare l'Iraq».

Neanche il tempo di riprendersi dall'ennesima levataccia, che i no global war hanno pensato a una nuova azione di disturbo per ostacolare il carico della nave mercantile: formare una catena di barche che in qualche modo intralci le operazioni di carico. Mistero anche sulla ditta incaricata del lavoro, un compito che in passato ha sempre svolto la Fanciulli Egisto e Franco e c.s.a.s., ma la cooperativa locale, interpellata telefonicamente, ha seccamente smentito. Bruno Paladini, esponente storico del Movimento antagonista toscano, pare convinto che stamani, sempre nel caso venga dato il via alle azioni, possano essere caricati soltanto una quindicina di container sui 184 totali: ciò comporterebbe una durata complessiva delle operazioni di circa due settimane. Tante davvero. Di diverso avviso Giorgio Nucci, secondo il quale tutto il materiale verrebbe smaltito in quattro giorni, «come del resto è già stato dimostrato in passato».

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