[cronologie di guerra] 01.04.03 tredicesimo giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
01 aprile 2003 : tredicesimo giorno [fonti : quotidiani del 2 aprile 2003]
"Un missile americano piomba su Hilla, l'antica Babilonia. Trentatre persone massacrate Un'intera famiglia sterminata da un razzo mentre fuggiva su un furgoncino: quindici vittime Diciannove morti a Baghdad. Tredicesimo giorno, tre stragi. La guerra continua" [MAN]
"ANKARA, ORE 22 Il segretario di stato americano, Colin Powell, arriva in Turchia, prima (difficile) tappa di un suo viaggio in Europa Domani incontrerà i ministri degli esteri della Ue a Bruxelles. WASGHINTON, ORE 21.10 Il ministro della giustizia americano, il fanatico fondamentalista John Aschcroft, rivela che finora 11 mila iracheni basati negli Stati uniti sono stati interrogati per «avere informazioni di natura anti-terrorista». WASHINGTON, ORE 19.25 Il generale Richard Myers, capo degli stati maggiori riuniti, cerca di smentire dissensi e polemiche, difende i piani delle guerra all'Iraq (e se stesso), assicurando che le operazioni stanno andando bene e che tutti i comandanti sul campo sono d'accordo con lui. Di passaggio esprime anche il suo «regret» per le vittime civili irachene massacrate al check-point di Najaf da marines. BAGHDAD, ORE 17.05 Saddam Hussein fa appello agli iracheni perche combattano la jihad contro gli aggressori anglo-americani, «ovunque». Ma il messaggio è letto in tv, anziché da lui, come era stato annunciato, dal ministro delle informazioni, Mohammed Saeed al-Sahaf (sarà che è «morto» o «ferito», come sostiene Rumsfeld?). HILLA, ORE 15.25 Almeno 11 membri di una stessa famiglia, fra cui 6 bambini, uccisi sotto un raid aereo della coalizione su Hilla, a sud di Baghdad. LONDRA, ORE 13.45 Il ministro degli esteri inglese, Jack Straw, afferma spudoratamente che ci sono «crescenti probabilità» che il missile caduto su un mercato di Baghdad mercoledì scorso, con decine di vittime civili, sia opera degli iracheni. BAGHDAD, ORE 11 Il ministro dell'informazione al-Sahaf afferma che «numerose» persone che stavano cercando di raggiungere Baghdad per fungere da scudi umani sono state ferite quando un caccia Usa ha bombardato i due autobus iracheni su cui viaggiavano dalla Giordania. IL CAIRO, ORE 09.30 Migliaia di persone partecipano a una manifestazione in appoggio al popolo iracheno ad Alessandria d'Egitto. Molti si dicono pronti a partire per l'Iraq. AMMAN, ORE 07.20 Le autorità giordane rivelano di avere arrestato 4 iracheni che volevano compiere un attentato in uno dei principali albeghi di Amman, la scorsa settimana. DOHA, ORE 06.35 I portavoci militari britannici al Comando centrale del Qatar affermano che le truppe inglesi sono state oggetto di attacchi missilistici iracheni nel sud dell'Iraq, intorno al porto di Umm Qasr. I missili hanno mancato il bersaglio. BAGDAD, ORE 06.30 Saddam Hussein, attraverso un messaggio fatto leggere in tv, nega le voci diffuse dal Pentagono che alcuni membri della sua famiglia siano riparati all'estero (in Siria) e dice che il destino suo e della sua famiglia sono legati a quello del popolo iracheno. DOHA, ORE 6.05 I portavoci militari americani al CentCom rivelano che un gruppo di miliziani iracheni ha cercato di forzare un posto di blocco Usa vicino a Samawah, fra Nasiriya e Najaf, dove laresistenza è durissima. Un uomo che si trovava abordo di un pick-up è stato ucciso e gli altri tre feriti. Dicono anche che nei pressi di Nasiriya un marine americano ha ucciso un prigioniero di guerra che lo aveva aggredito per strappargli il fucile. " [MAN]
"La strage degli innocenti a Najaf Cannonate su un Toyota: 10 fra donne e bambini massacrati. Il Pentagono: «erano gli ordini» M.M. Che la stampa statunitense, al seguito della «guerra di liberazione», abbia ricominciato a dismettere le stellette sciovinistico-patriottarde e sia tornate quella di «prima»? William Branigin, reporter del Washington Post, di sicuro è - vecchio o giovane che sia - di quelli di «prima». E' lui che ha raccontato sul Post di ieri la storia di come è andata davvero lunedì a Najaf, al check point in cui i marines hanno stecchito dieci o undici donne e bambini iracheni su un camioncino Toyota che non si è fermato all'alt. Smentendo quindi di fatto la versione edulcorata e giustificazionista del Comando centrale Usa in Qatar e del Pentagono a Washington. I fatti, raccontati da Branigin e documentati in quanto testimone oculare nella sua qualità di inviato al seguito della terza divisione di fanteria impegnata nell'avanzata verso Baggdad, fra Najaf e Karbala. A un certo punto i marines di guardia a un check point sull'intersezione della strada vedono avvinarsi un Toyota blu. Il blindato Bradley di avamposto lo segnala in arrivo. Il capitano della compagnia, Ronny Johnson, ordina di sparare qualche colpo di avvertimento. Ma il Toyota non si ferma: forse non li sente, forse è un kamikaze come quello che sabato scorso, a un check-point diverso ma guardato dalle stessa terza divisione è andato a farsi esplodere portandosi dietro quattro marine. Il Toyota viene avanti, il capitano Johnson grida per radio a quelli là davanti di fermarlo con una raffica di mitragliatrice sul radiatore. Niente.Ripete urlando, nella radio: «Fermatelo! Fermatelo!». Dai blindati Bradely cominciano a sparare con i cannoni di 25 millimetri. Almeno sei colpi che sventrano il Toyota e i suoi occupanti. Delle 15 persone affastellate a boordo - in fuga disperata dalla guerra - 10 sono fatte a pezzi. Donne, bambini: almeno 5, che «all'apparenza» hanno - anzi avevano - meno di 5 anni. Dei 5 superstiti uno è moribondo. «Cessate il fuoco», scrive Wlliam Branigin che ha gridato captain Johnson rivolto ai suoi: «Avete appena ucciso una famiglia perché non avete sparato un colpo di avvertimento a tempo». Una donna sui resti del Toyota non vuole scendere e tiene fra le mani i resti maciullati dei suoi due bambini. «E' la cosa più orribile che io abbia mai visto e spero che non mi capiti mai più nulla di simile», sono le parole, riportate dalla cronaca del Washinton Post, del medico militare che si avvicina, il sergente Mario Manzano. Poi gli americani - che in fondo sono buoni - si danno da fare per soccorrere i sopravissuti, mobilitando ambulanze e perfino elicotteri; il tenente colonnello Stephen Twitty dà il pemesso a quelli che si reggono in piedi di tornare alla carcassa sanguionolenta del Toyota per ritirare i corpi dei loro cari, offrendo dieci «body bags» di platica per incartarli e «una non specificata» quantità di dollari.
Fine del racconto di Branigin.
La versione ufficiale, ora. Al Comando centrale in Qatar, il generale portavoce Vincent Brooks dà la sua versione dell'incidente - su cui si sta «indagando», al pari di tutti gli altri tragici errori che si sono fin qui verificati -: gli occupanti non erano 15 ma 13; i morti non 10 ma solo 7, con 2 feriti e 4 incolumi. La causa va ricercata nel fatto che il conducente non si è fermato al colpo di avvertimento sul radiatore, che il capitano Johnson dice che i suoi non hanno sparato. Ma non basta: il generale Brooks conferma che i marines che hanno sventrato a cannonate il Toyota e i suoi occupanti «hanno fatto quel che dovevano fare» perché «l'ordine così stabiliva» e «il diritto all'utodifesa» fa aggio su tutto il resto. Donne e bambini compresi. E i signori del Pentagono precisano, al margine della notizia che solo fino a lunedì 31 marzo erano stati sparati su Baghdad 8 mila bombe «di precisione» (specie quelle sui mercati) e «700 missili», di essere «dispiaciuti» per le vittime civili di Najaf ma che qualche sbavatura non cancella che «la nostra umanità contrasta in modo marcato con l'inumanità» del regime di Saddam." [MAN]
"Hillah, Bassora: la guerra ai civili Sparati ai posti di blocco, centrati dagli elicotteri Apaches, presi nel fuoco dei combattimenti casa per casa, colpiti dai bombardamenti sulle città: donne, bambini, uomini disarmati sono le vittime più numerose di questa guerra. Su Bassora ieri l'attacco più intenso: altre bombe sulla popolazione civile MARINA FORTI La guerra in Iraq prende di mira la popolazione civile. Sempre di più: ai posti di blocco sulle strade, nelle battaglie casa per casa a Nasiriya e Al Hillah, con i bombardamenti a Bassora - dove ieri le truppe britanniche hanno sferrato un attacco massiccio, riferisce la tv araba Al Jazeera. Il bilancio è pesante. Il ministro dell'informazione iracheno Mohammed Saeed al Sahaf parla di 56 civili uccisi tra lunedì e martedì mattina, di cui 24 a Baghdad, e 300 feriti. Confermare le cifre è difficile, ma ieri giornalisti e fotografi hanno contato almeno 48 morti tra lunedì sera e ieri sera (altrove che Baghdad). Sono donne, bambini, uomini disarmati: tutti e solo civili. L'episodio di lunedì sera fa impressione. A un posto di blocco sulla strada che corre nel deserto presso Najaf, i marines Usa aprono il fuoco contro un furgone dove viaggiavano 13 donne e bambini: ne uccidono 7. E' il primo caso dall'inizio della guerra in cui i comandi militari Usa ammettono che dei civili sono morti sotto il fuoco delle proprie truppe. I militari dicono che i marines hanno fatto benissimo a sparare perché il mezzo non si era fermato all'alt, la loro versione sarà smentita da un giornalista della Washington Post. Ma poche ore dopo - è martedì, prime ore del mattino - l'incidente si ripete. A un posto di blocco presso la città meridionale di Shatra i marines sparano di nuovo: questa volta uccidono un uomo, era disarmato, guidava un furgoncino. I militari dicono che temevano un attentato suicida.
Combattimenti casa per casa
Nel primo pomeriggio un corrispondente della tv satellitare araba Al Jazeera trasmette in diretta da Nasiriya, dove si trova al seguito delle truppe americane: descrive rastrellamenti e sparatorie casa per casa, dice che è un massacro. Non sa fare un bilancio preciso.
Combattimenti casa per casa anche a Al Hillah, più a nord, accanto al sito dell'antica Babilonia. Qui la prima fonte è il reporter dell'agenzia France Presse: i medici dell'ospedale cittadino gli riferiscono che 33 civili sono stati uccisi, tra cui molti bambini, e 310 feriti da un bombardamento avvenuto all'alba di ieri. Il medico, Mourtada Abbas, precisa che le bombe hanno colpito il quartiere residenziale di Nader, alla periferia della città che si trova a un'ottantina di chilometri a sud di Baghdad. L'inviato dell'Afp all'ospedale vede un gran numero di bambini feriti distesi per terra, su coperte, perché mancano i letti. L'inviato della Reuter, portato sul posto dalle autorità irachene, vede un furgone che scarica cadaveri e ne conta di persona 11. In un corridoio dell'ospedale un uomo, istupidito dal dolore, ripete «dio ci dia la vendetta sull'America», gli infermieri dicono che ha perso tutta la sua famiglia. I residenti dicono che le forze americane avevano attaccato la città lunedì ed erano state respinte da una combinazione di esercito regolare e milizie, riferisce la reuter: gli americano si sono ritirati e poi hanno cannoneggiato la città, dicono gli abitanti. Il giornalista dell'Afp riferisce poi che sul luogo del bombardamento, tra le macerie, ci sono frammenti di quelle che sembrano bombe a frammentazione con miniparacaduti: soldati iracheni ramassavano i frammenti di bombe, li cospargevano di benzina e gli davano fuoco. L'agenzia francese riferisce infine che quindici membri di un'unica famiglia sono stati uccisi lunedì sera, sul loro furgone, da un razzo lanciato da un elicottero Apache americano, su una strada in uscira da Al Hillah. L'episodio è riferito dall'unico sopravvissuto: voleva portare in salvo la famiglia, dice mostrando le bare di moglie, sei figli, padre, madre, tre fratelli e le rispettive mogli.
L'assalto a Bassora
Lunedì i portavoce delle forze britanniche affermavano che non è un assedio quello stretto attorno a Bassora, e che comunque non hanno nessuna fretta di espugnare le forze fedeli a Saddam Hussein che resistono nella seconda città irachena: troppo alto il rischio di provocare perdite tra la popolazione civile.
Non sarà l'assalto finale, ma ieri sera il corrispondente di Al Jazeera ha riferito che i cannoneggiamenti in città sono intensificati. L'attacco di intensità più forte finora lanciato, «non colpiscono più solo installazioni del partito o del regime o obiettivi di interesse militare», questa volta sono colpite zone residenziali. Mentre il corrispondente Mohammed al-Abdullah parla al videotelefono dietro di lui si vede il cielo serale illuminato dai bengala, scendono lenti e illuminano la scena. E' il bombardamento più distruttivo finora registrato a Bassora, insiste. I portavoce del Comando centrale a Doha, Qatar, parlano solo genericamente di cannoneggiamento su obiettivi delle forze irachene.
Il corrispondente di Al Jazeera riferisce poi la sua visita mattutina al principale ospedale della città: alle 4,30 del mattino un'ala era stata colpita dai cannoneggiamenti, e fortemente danneggiata - molti dei ricoverati sono stati feriti. Mostra un ragazzo che aveva subìto un intervento all'addome, sarà operato di nuovo, ora è su un materasso per terra. Riferisce poi che nel quartiere di Al Baath (che significa «rinascita»), zona popolare e povera alla periferia di Bassora, i cannoneggiamenti sono ormai quotidiani. Ma ieri le truppe corrazzate britanniche si sono spinte tra le case, i carrarmati tra le viuzze, sparano davanti a sé: la notte tra lunedì e martedì quattro case a due piani sono crollate, 11 morti. Bassora, dove la coalizione anglo-americana si attendeva l'accoglienza festosa dei liberatori...
Il Comitato internazionale per la Croce Rossa ieri ha annunciato che ormai l'acqua è tornata quasi in quantità normale a Bassora, i tecnici sono riusciti a far funzionare i generatori d'emergenza. Ma con la pressione bassa la potabilizzazione non è garantità: quell'acqua è inquinata. L'Unicef segnalava giorni fa qualche caso di colera. " [MAN]
"Una strage la notte di Baghdad Diciannove morti sotto le bombe anglo-americane. Colpiti, a Rutba, anche due autobus con scudi umani. E Saddam chiama tutti i musulmani alla guerra santa: «I nemici fuggiranno maledetti da Dio» GIULIANA SGRENA INVIATA A BAGHDAD La sede che ospitava il comando dell'aeronautica, già colpito una volta, è stato nuovamente bombardato la notte scorsa e completamente distrutto. Tra il cumulo di macerie è rimasta intatta, incredibilmente, solo la statua di Saddam. «Distruggeranno tutto il paese tranne un uomo, lui», commenta sarcastico un iracheno di passaggio. Lo spettacolo è impressionante, un segno premonitore? Quello del comando dell'aereonautica non è l'unico risultato del pesante bombardamento di lunedì sera. Colpiti diversi edifici in una zona molto popolata, poco lontano dall'hotel Palestine, che ha cominciato a tremare, un terremoto prolungato che alla fine lasciava una sensazione di capogiro e nausea. Poi una pausa, non come la notte precedente quando i missili cadevano ad intervalli impedendo di dormire tutta la notte. Colpiti altri centri di comunicazione, un altro palazzo di Saddam - non finiscono mai! - e la sede del comitato olimpico presieduta dal figlio «sportivo» del rais, Uday. Il primo bilancio ufficiale delle vittime civili viene comunicato dal ministro dell'informazione Mohammed Said al-Sahaf: 60 morti e più di 300 feriti, di cui 24 «martiri» a Baghdad, dove i feriti sarebbero stati un centinaio. Il ministro ha anche letto un messaggio di Saddam Hussein agli iracheni e a tutti i musulmani perché si lancino nella guerra santa contro gli infedeli. Particolarmente duri i toni usati dal rais, che però non ha fatto alcun accenno ai fatti particolari in questim ultimi giorni: «Nel nome di Dio - ha detto - ognuno di noi che ricordi la sua religione sarà aiutato da Dio a essere vincitore sui nemici. I nemici fuggiranno maledetti da Dio».
Scioccante il bilancio del bombardamento del quartiere Nadir di Hilla, che nel pomeriggio è salito a 33 persone uccise, fra cui 9 bambini, più altre 15 che viaggiavano su un pullmino. Nadir è un quartiere abitato dagli operai che lavorano in una fabbrica di seta sintetica, precisa il ministro che è nato proprio a Hilla. Il massacro è avvenuto il giorno dopo un'altra orrenda strage avvenuta a un posto di blocco di Najaf, dove aveva trovato la morte una famiglia di nove persone. Colpite anche fattorie a sud di Baghdad e antenne tv. I bollettini di guerra invece parlano soprattutto delle battaglie in corso a Bassora, Nassirya e Najaf, al sud, e Mosul al nord. Gli insuccessi militari e le perdite subite indurrebbero gli americani e i britannici, secondo il ministro dell'informazione iracheno, a uccidere indiscriminatamente: sono disperati e isterici. Così disperati e isterici da bombardare anche cittadini occidentali e americani?
«Gli americani hanno colpito cittadini americani». La notizia è sempre di fonte irachena, riferisce il ministro dell'informazione: gli americani hanno bombardato due autobus di «human shields» che da Amman stavano raggiungendo Baghdad, i feriti sono stati ricoverati a Rutba, la cittadina più vicina alla frontiera giordana che alla capitale irachena. Mentre scriviamo non siamo riusciti ad avere particolari sull'accaduto e su eventuali vittime. L'interruzione della rete telefonica, dopo che sono stati bombardati molti centri di comunicazione, rende difficile, quando non impossibile la trasmissione di informazioni.
Siamo noi a dare la notizia dell'attacco agli «human shields» di passaggio al Palestine, dove hanno il loro quartier generale, rimasto spesso sguarnito dopo che molti scudi sono partiti. Un mese fa erano più di 150, provenienti da molti paesi, ora ne sono rimasti una cinquantina e aspettavano i rinforzi che, appunto, stavano arrivando con gli autobus bombardati. Provenienti anche loro da diversi paesi, compresi Stati uniti e Gran bretagna. Prima che la guerra cominciasse, con gli human shields, definizione che permetteva di ottenere facilmente un visto, arrivava di tutto: giornalisti, fotografi, personaggi in cerca di avventura, scudi veri e propri, e tra questi chi è venuto perché gliel'ha detto la madonna, chi non poteva sopportare di vedere i bambini iracheni alla televisione e chi pensava fosse l'unico modo valido per opporsi alla guerra. Ma ancora prima dell'inizio dei bombardamenti, con il dislocamento degli scudi nei luoghi stratregici prescelti dagli iracheni - la centrale elettrica, due centri di potabilizzazione dell'acqua, la raffineria e un deposito di viveri - la schiera degli scudi si è assottigliata e soprattutto si è scremata di coloro che non sono disposti a rischiare la propria vita per opporsi alla guerra. Anche tra questi non tutti sono comunque votati al martirio. «Non sono un eroe e non voglio essere un martire, amo troppo la vita e voglio continuare a vivere», sostiene John Richardson, 56 anni di Batley, nel West Yorkshire, che insieme a Robin, anche lui inglese, due giapponesi, una danese e una australiana, vive in una delle due centrali di potabilizzazione dell'acqua prescelte, la 7 aprile. L'impianto di trova a una decina di chilometri da Baghdad, verso nord-ovest, e fornisce acqua a 3-4 milioni di iracheni. John e Robin sono arrivati a Baghdad il 19 febbraio e sono decisi a rimanere fino alla fine della guerra. Perché hanno deciso di venire in Iraq? «Per dimostrare che la guerra non è una soluzione», sostiene Robin. «Per mandare un messaggio forte a Bush e a Blair, al nostro governo», conferma John. E se dovessero bombardare la centrale resterete? «La maggior parte dei britannici sono contro la guerra fin dall'inizio, Blair è pronto a bombardare anche cittadini britannici?» La sfida si gioca sul filo del rasoio. «Ammetto che rischiare la vita è un atto estremo e radicale, ma non avevo altra scelta, non potevo stare a vedere la propaganda di guerra in tv senza fare niente». John Richardson è assistente sociale, quando torna riprenderà il lavoro? «Sono venuto qui con un mese di ferie, ma un mese non è bastato e non so quando finirà, comunque resterò fino alla fine, e quando torno non so se avrò ancora il lavoro».
Non ha invece problemi di lavoro Monique, francese sulla sessantina, divorziata, tre figli grandi, che, «a parte il primo, non capiscono la mia scelta». La notte la trascorre alla centrale elettrica al Rashid, che peraltro si trova poco lontana da una caserma, ma non ha paura di morire e nemmeno voglia, anzi è pronta a prendere il fucile se necessario. «Sono arrivata qui il 13 febbraio e ho condiviso con gli iracheni la speranza di poter evitare la guerra, e dopo l'inizio dei bombardamenti condivido l'angoscia, la paura e il lutto per le morti civili». Perché è venuta qui? «Innanzittutto perché sono una rivoluzionaria e lotto contro l'ingiustizia: abbiamo lasciato soffrire questo popolo per dodici anni, sono nati bambini orrendamente deformi a causa delle armi usate durante la guerra del Golfo, e poi una nuova aggressione, una guerra contro l'Onu, la legalità, il diritto internazionale, contro la democrazia, perché i governi non rispettano l'opinione dei popoli che sono contro la guerra».
Intanto si fa sera, è ora di tornare nel proprio sito per trascorrere la notte aspettando i bombardamenti e sperando che non colpiscano le infrastrutture essenziali per la sopravvivenza della popolazione. Ma John è consapevole che durane l'assedio di Baghdad tutto potrà succedere. E in parte sta già succedendo. " [MAN]
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