Indymedia e' un collettivo di organizzazioni, centri sociali, radio, media, giornalisti, videomaker che offre una copertura degli eventi italiani indipendente dall'informazione istituzionale e commerciale e dalle organizzazioni politiche.
toolbar di navigazione
toolbar di navigazione home | chi siamo · contatti · aiuto · partecipa | pubblica | agenda · forum · newswire · archivi | cerca · traduzioni · xml | classic toolbar di navigazione old style toolbarr di navigazione old style toolbarr di navigazione Versione solo testo toolbar di navigazione
Campagne

autistici /inventati crackdown


IMC Italia
Ultime features in categoria
[biowar] La sindrome di Quirra
[sardegna] Ripensare Indymedia
[lombardia] AgainstTheirPeace
[lombardia] ((( i )))
[lombardia] Sentenza 11 Marzo
[calabria] Processo al Sud Ribelle
[guerreglobali] Raid israeliani su Gaza
[guerreglobali] Barricate e morte a Oaxaca
[roma] Superwalter
[napoli] repressione a Benevento
[piemunt] Rbo cambia sede
[economie] il sangue di roma
Archivio completo delle feature »
toolbarr di navigazione
IMC Locali
Abruzzo
Bologna
Calabria
Genova
Lombardia
Napoli
Nordest
Puglia
Roma
Sardegna
Sicilia
Piemonte
Toscana
Umbria
toolbar di navigazione
Categorie
Antifa
Antimafie
Antipro
Culture
Carcere
Dicono di noi
Diritti digitali
Ecologie
Economie/Lavoro
Guerre globali
Mediascape
Migranti/Cittadinanza
Repressione/Controllo
Saperi/Filosofie
Sex & Gender
Psiche
toolbar di navigazione
Dossier
Sicurezza e privacy in rete
Euskadi: le liberta' negate
Antenna Sicilia: di chi e' l'informazione
Diritti Umani in Pakistan
CPT - Storie di un lager
Antifa - destra romana
Scarceranda
Tecniche di disinformazione
Palestina
Argentina
Karachaganak
La sindrome di Quirra
toolbar di navigazione
Autoproduzioni

Video
Radio
Print
Strumenti

Network

www.indymedia.org

Projects
oceania
print
radio
satellite tv
video

Africa
ambazonia
canarias
estrecho / madiaq
nigeria
south africa

Canada
alberta
hamilton
maritimes
montreal
ontario
ottawa
quebec
thunder bay
vancouver
victoria
windsor
winnipeg

East Asia
japan
manila
qc

Europe
andorra
antwerp
athens
austria
barcelona
belgium
belgrade
bristol
croatia
cyprus
estrecho / madiaq
euskal herria
galiza
germany
hungary
ireland
istanbul
italy
la plana
liege
lille
madrid
nantes
netherlands
nice
norway
oost-vlaanderen
paris
poland
portugal
prague
russia
sweden
switzerland
thessaloniki
united kingdom
west vlaanderen

Latin America
argentina
bolivia
brasil
chiapas
chile
colombia
ecuador
mexico
peru
puerto rico
qollasuyu
rosario
sonora
tijuana
uruguay

Oceania
adelaide
aotearoa
brisbane
jakarta
manila
melbourne
perth
qc
sydney

South Asia
india
mumbai

United States
arizona
arkansas
atlanta
austin
baltimore
boston
buffalo
charlottesville
chicago
cleveland
colorado
danbury, ct
dc
hawaii
houston
idaho
ithaca
la
madison
maine
michigan
milwaukee
minneapolis/st. paul
new hampshire
new jersey
new mexico
new orleans
north carolina
north texas
ny capital
nyc
oklahoma
philadelphia
pittsburgh
portland
richmond
rochester
rogue valley
san diego
san francisco
san francisco bay area
santa cruz, ca
seattle
st louis
tallahassee-red hills
tennessee
urbana-champaign
utah
vermont
western mass

West Asia
beirut
israel
palestine

Process
discussion
fbi/legal updates
indymedia faq
mailing lists
process & imc docs
tech
volunteer
...quando il pacifismo dell'Europa e dei DS massacrava i serbi
by un comunista Wednesday, Apr. 09, 2003 at 12:55 PM mail:  

"IL PAESE DI CUI NON SI PARLA PIÙ… "

MICHEL COLLON

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)



"IL PAESE DI CUI NON SI PARLA PIÙ… "



Due anni più tardi, che ne è della Jugoslavia ?



Aumento esplosivo dei prezzi, dei licenziamenti, dei tumori, dei suicidi.

E rigetto del governo del FMI.



Perché non ci parlano più del tutto della Jugoslavia ?

Eppure vi stanno avvenendo delle cose molto interessanti…

Con il nuovo regime, i prezzi del pane, della carne e dell'elettricità sono esplosi.

I suicidi anche. Così come gli scioperi. Ma i minatori di Kolubura, che avevano aiutato a rovesciare Milosevic, attualmente sono accusati di « ricatto » da parte del primo ministro Djindjic. Il cui indice di popolarità è caduto all' 8%.



Nel frattempo, il Kosovo, ragione principe dei bombardamenti, vive sotto il terrore delle mafie e della pulizia etnica di tutte le nazionalità, a dispetto (o a causa?) della presenza di 40.000 soldati della Nato.

Benvenuti in Jugoslavia, divenuta neo-colonia e vetrina della mondializzazione! Un avvertimento importante per tutti i paesi che gli USA si apprestano a « conquistare ».

E un'esperienza interessante per quelli che avevano sostenuto la guerra della Nato nel 1999. Non dovrebbero costoro domandarsi perché la maggioranza dei Serbi è arrivata al punto di rifiutarsi di andare a votare?



Il prezzo del pane è passato da 4 a 30 dinari in un anno. Un chilo di carne di maiale da 180 a 260 dinari (sotto Milosevic era a 60 dinari). Le patate da 7 a 12, lo zucchero da 25 a 50, un litro di olio da 36 a 70 dinari. Rispetto al periodo di Milosevic, le differenze sono ancora più enormi. Un metro cubo di gas è passato da 3 a 11,20 dinari.

170.000 famiglie di Belgrado non possono più pagarsi l'elettricità, che è arrivata ad un prezzo doppio in quattro mesi su richiesta del FMI, e altri aumenti sono annunciati. Quindi, questo inverno, saranno private del riscaldamento urbano.

« Dei Francesi non potrebbero mai vivere con così poco », mi confida Dominique, di ritorno da Belgrado : « Dei miei vecchi amici, una coppia di intellettuali di Belgrado, acquistano una banana o uno yogurt alla volta, non possono pagare di più. Il caffè non si vende più a pacchetti da mezzo chilo, ma solamente da cento grammi. Ma loro non ne bevono più, è diventato un lusso.

"Ma sì, va bene, ce la caviamo!", mi dicono, ma intanto hanno perso dieci chili. Un pasto era costituito da una scatola di sardine in tre, qualche peperone, del pane…E non si contano più i suicidi di vecchi che non possono più acquistarsi i loro medicinali.»

Lo stesso ci ha detto con angoscia una domestica di Jagodina, Senka: « Come faccio al mattino quando il mio bambino reclama del pane, del latte, ed io non ho nulla da dargli? ». « Nessuno ha più mezzi per acquistare», spiega la sua amica francese: «Tantissimi non hanno più un lavoro e alcun sussidio sociale. Sopravvivono grazie ad espedienti del tipo "Io ti riparo la macchina, tu mi passi tre chili di patate o dell'olio". Quasi tutte le coppie fanno riferimento alla loro famiglia in campagna che li aiuta per il mangiare. Altrimenti non potrebbero più durare!».

Alcuni militanti del Partito del Lavoro, di recente formazione, su nostra sollecitazione hanno effettuato una piccola inchiesta:

« Nelle tre città operaie di media dimensione, l'85% delle persone ci hanno dichiarato che il loro livello di vita si è abbassato del 150% !»



4.900 donne di Belgrado hanno il cancro, ma non hanno medicine!



Sicuramente catastrofica è la situazione della sanità. Gli Jugoslavi già avevano sofferto molto per le privazioni imposte dall'embargo occidentale, dopo il 1991. Ed ora soffrono a causa dei gravi inquinamenti ambientali provocati quando la Nato ha bombardato il complesso chimico di Pancevo, in violazione delle leggi sulla guerra.

La buona salute non si accorda con la caduta drammatica del livello di vita e quindi dell'alimentazione. E, per coronare il tutto, le privatizzazioni fanno le loro devastazioni: terminato l'accesso ai medicinali a buon prezzo nelle farmacie di Stato, queste medicine sono diventate quasi introvabili. D'altro canto, è necessario un solido portafoglio per pagarsi le medicine nelle farmacie private.

30 fialoidi anticancro costano 60 Euri: pressochè l'equivalente di una rendita mensile di un operaio.

Secondo il giornale Novosti, 4.900 donne di Belgrado sono aggredite dal cancro, ma non è consentito loro l'accesso ai farmaci. E però si osserva una forte recrudescenza del tasso di cancerosità, particolarmente del polmone. Il ministero della Sanità ha riconosciuto il fenomeno, ma non ha intrapreso alcuno studio epidemiologico.

Il problema della salute rischia di prendere da subito una svolta ancora più drammatica: una recente statistica rileva un aumento dei decessi, in tre anni, del 30%. Colpendo tutte le fasce di età, ivi compresi i giovani.

Essendo deceduto il padre di un'amica di Belgrado, la sua famiglia ha dovuto

« attendere per settimane prima di seppellirlo, dato che non si trovava posto nei cimiteri, divenuti troppo piccoli », lei ci ha confidato con amarezza.



Dove sono andate a finire le promesse dell'anno 2000?



Quale contrasto con le promesse elettorali fatte nell'ottobre del 2000, dai partiti filo-occidentali! A credere loro, la prosperità avrebbe dovuto raggiungere tutti i Serbi, bastava volgersi verso Occidente...

In quel momento, sotto il titolo « Kostunica, Djindjic e Washington manterranno le loro promesse? », noi abbiamo scritto: «Una grande illusione domina attualmente la gioventù iugoslava, che è soprattutto quella che nutre tante illusioni verso le promesse dell'Occidente. La grande illusione consiste nel credere che, accettando le volontà delle multinazionali e dei governanti occidentali, la prosperità sarebbe arrivata a compensare la popolazione iugoslava. La questione decisiva resta: quanto valgono le promesse degli Stati Uniti e dei loro alleati?

Allettati dalle promesse di prosperità fatte nel 1989, dei paesi come la Russia, la Bulgaria o l'Albania si sono prostrati in ginocchio davanti al capitalismo occidentale. I loro popoli vivono meglio oggi? I fatti hanno risposto.»

Anche a Belgrado i fatti hanno risposto dopo due anni.

La mondializzazione made in USA e made in Brussels impoverisce i popoli.

Sono stati proprio gli "investitori occidentali", come sono chiamati, che hanno preteso e ottenuto la fine dei prezzi controllati.



Il FMI: "Bisogna licenziare almeno 800.000 lavoratori."



Il livello di vita e le condizioni di salute potranno risollevarsi nei prossimi anni?

Non bisogna aspettarsi nulla a riguardo, visto che la disoccupazione tende a crescere in modo catastrofico: « Bisogna licenziare almeno 800.000 lavoratori serbi dei servizi pubblici e delle imprese di Stato. »,questo esige Arvo Cuddo, responsabile della Banca Mondiale. Comunque consigliando al governo di muoversi sempre progressivamente e di prevedere delle compensazioni, in modo da evitare "una situazione sociale esplosiva".

In fondo, non vi sono novità dal punto di vista della Banca Mondiale.

Già nel 1989 questa reclamava la messa in fallimento di 2.435 imprese iugoslave e il licenziamento in massa dei lavoratori (due su tre, in Serbia). Queste pretese ed esigenze Occidentali avevano spinto i dirigenti delle diverse repubbliche in una fuga in avanti delle rivendicazioni nazionaliste. I primi colpi della guerra furono sparati dalla Banca Mondiale e dal FMI!

Dieci anni più tardi, grazie alle bombe della Nato, la privatizzazione ha effettivamente debuttato. Le cinque più importanti imprese pubbliche sono il bersaglio del governo Djindjic, ma le resistenze sono forti.

Per esempio, da parte dei 36.000 lavoratori dell'industria agro alimentare Karnex.

In giugno, questi hanno scoperto che la loro cassa sociale è vuota. Un lavoratore che cade ammalato, non ha più diritto ad alcuna previdenza. Dove è finito il denaro?

« Non ne abbiamo idea! », risponde il governo, che rifiuta di aiutare questi lavoratori, e tenta di fare accettare loro la privatizzazione.

« Nessun problema! », ribattono i lavoratori. E decidono di vendere i loro prodotti direttamente alla grande distribuzione e non più al governo che si accaparra il 50% dei profitti : «Quando noi consegniamo la merce, voi ci trasmettete i pagamenti solo in parte e con ritardi. Ma noi non abbiamo proprio bisogno di capitali stranieri per salvarci, visto che già esportiamo in 24 paesi. Noi facciamo a meno di voialtri!»



La resistenza alle privatizzazioni.



Questi lavoratori cercano di preservare il loro sistema di autogestione. Questo si deve grazie anche al successo della iniziativa del nuovo sindacato (di opposizione), rivolta verso il futuro, che ha proposto agli operai di fondare essi stessi una cassa sociale, lavorando quattro sabati al mese per alimentarla.

I problemi sono identici per le altre quattro « grandi » imprese : Zastava (automobili), Smederevo, Startid 13 (metallurgia), GOSA (costruzioni).

In Startid 13, 150.000 tonnellate di acciaio prodotte in tre mesi sono state prelevate e consegnate, ma dal governo non sono mai state pagate. Però il governo ha ridotto a metà il salario degli operai.

Dunque, la cassa è vuota. In giugno, il primo ministro Djindjic visita lo stabilimento e propone di recuperare il denaro con la privatizzazione. Manovra respinta, e sciopero di 48 ore.

In conclusione, le cinque più importanti industrie del paese restano fedeli all'autogestione, rifiutano di essere privatizzate e svendute alle multinazionali straniere. Gosa è sotto mira di interessi tedeschi, mentre Peugeot ha messo gli occhi sulla Zastava.

Poco prima delle elezioni, il governo, dopo aver licenziato la metà dei trentamila lavoratori, ha fatto balenare un'altra volta delle belle promesse. Quasi casualmente, alla vigilia delle elezioni, il governo ha annunciato che l'industria sarebbe stata rilevata da un miracoloso investitore USA che prometteva il rilancio della produzione. Fino a 220.000 vetture per anno! Del tutto ipotetico, in un momento nel quale l'industria capitalistica mondiale dell'automobile è sicuramente in grado di produrre 70 milioni di vetture per anno, ma non arriva a venderne che 50 milioni; quindi vi è una crisi di sovrapproduzione. Se si licenzia, e si impoveriscono i potenziali clienti, a chi si venderanno le automobili?

Del resto, di fronte a tutte queste promesse, la diffidenza ha preso il posto delle precedenti illusioni: « Il governo non si preoccupa affatto della gente, ma solamente della sua borsa. »

La privatizzazione serve davvero, e soprattutto, a riempire queste tasche?

Sicuri esempi lo confermano. La metà delle compagnie per telecomunicazioni sono state vendute, e la rete Mobil 063 è caduta nelle mani dei fratelli Karic. Tutti si chiedono da dove è arrivato loro tutto il denaro necessario per installare una rete in tutta la Serbia. E così pure i fondi per finanziare la televisione BK, che presenta i migliori programmi del paese. I fratelli Karic sono del tutto contigui a Djindjic. Quanto alla rete 064, sono tedeschi i capitali che stanno dietro a quelli che ricomprano, mentre un nuovo operatore è stato venduto a British Telecom.



Chi si è arricchito in Jugoslavia?



Se la maggior parte degli Iugoslavi si sono considerevolmente impoveriti, allora dove si è travasato il loro denaro?

« Quelli che si sono rimpinzati, sono i mafiosi del circolo del primo ministro Djindjic», denuncia Zarko, riassumendo un sentimento molto diffuso.

Mafia ? Accusa esagerata? Assolutamente no!, ci scrive un Francese di ritorno da Belgrado: « Un imprenditore vicino al partito del Signor Djindjic di recente è stato assassinato. Lui, aveva ricevuto la concessione della gestione dell'autostrada Belgrado-Horgos, e come inizio doveva terminarne la costruzione. Se voi vi recate in automobile fin laggiù, vedrete che questa autostrada è nelle stesse condizioni del tempo di...Milosevic. Si pensa che questo imprenditore sia stato ammazzato per mascherare lo storno di fondi in favore del DOS. »

Questa accusa viene addirittura espressa dallo stesso entourage del presidente Kostunica. Fin dall'agosto, i ministri del suo partito, il DSS, hanno abbandonato il governo in segno di protesta contro l'omicidio di Momir Gavrilovic.

Alto responsabile dei servizi di sicurezza, Gavrilovic era intenzionato ad incontrare Kostunica per fornirgli informazioni sui legami esistenti tra il primo ministro Djindjic e il capo mafioso Stanko Subotic.

Fino ad oggi nessuno è stato arrestato, ne' accusato per questo assassinio.

Inoltre si deve sottolineare che la privatizzazione delle principali imprese pubbliche è stata gestita per fornire profitto a determinati gruppi bancari. I cui consigli di amministrazione sono dominati dai membri del partito di governo, il DOS…



La gestione del potere non avviene a Belgrado



Ma non ci sono solo gli amici del Signor Djindjic che si arricchiscono.

Quando costui ha chiuso le quattro banche più importanti della Serbia, mettendo in liquidazione diecimila impiegati, chi le ha rilevate? La Société Générale francese e la banca tedesca Raiffeisen.

Nel settore della birra, è il produttore di birra belga Interbrew che si è riinsediato.

Qual è il paese che si ritaglia la parte più grossa della torta? Senza dubbio, la Germania! Molti parlano già di « nuova invasione tedesca ». A scuola, i corsi di tedesco hanno detronizzato l'inglese. Questa invasione tedesca riguarda molteplici settori.

E' una impresa tedesca che convoglia con le sue installazioni l'acqua del Montenegro. Sono società tedesche che hanno ricomprato la maggior parte dei mezzi di comunicazione della Serbia. Westdeutsche Allgemeine Zeitung ha assunto il controllo del celebre quotidiano Politika, mentre Grunner & Jahr si è impadronito del quotidiano scandalistico Blic.

En passant, un'osservazione. Sotto Milosevic, l'opposizione filo occidentale, generosamente finanziata da individui come il miliardario USA George Soros, controllava la maggior parte dei titoli di stampa; attualmente tutti i titoli sono filo occidentali. Pluralismo ?

Tutto questo non costituisce una sorpresa. Gli avvenimenti attuali non sono altro che l'applicazione di un copione di scena scritto parecchi anni fa a Washington, Berlino e Bruxelles. Sono gli Stati Uniti e l'Unione Europea che hanno preso direttamente nelle loro mani la vita economica e sociale della Jugoslavia. Essi esercitano il loro controllo assoluto tramite il « G-17 Plus », un circolo economico finanziato dall'Occidente, e composto dai vecchi responsabili del Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale.

E' il « G-17 Plus » che ha fornito tutti gli uomini chiave del nuovo regime: il vice primo ministro Mirojslav Labus, il governatore della Banca Nazionale Mladan Dinkic e il ministro delle Finanze Bozidar Djelic. Sono costoro che hanno preparato tutte le norme per la messa in liquidazione delle protezioni sociali e lo smantellamento dei diritti dei lavoratori.

Sono costoro, gli uomini del FMI, che hanno scatenato la privatizzazione delle imprese autogestite dai lavoratori, l'ultima eredità di Tito. 22 società sono state vendute all'asta, 5 privatizzate, 26 sono in fase di ristrutturazione. La proibizione ai licenziamenti è stata soppressa per meglio piacere agli investitori stranieri.

Proprio Djelic è stato quello che ha abbassato di recente l'imponibile per le società, dal 20% al 14%. Al momento, dove la gente comune non ha più di che vivere, si inondano di regali i nuovi padroni, le multinazionali e i paesi ricchi.

Djelic ha annunciato che il suo governo «rimborserà» immediatamente 60 milioni di euri alla Banca Mondiale, alla Banca Europea d'Investimento e al « Club de Paris ». L'Occidente ha distrutto la Jugoslavia, ma si fa «rimborsare»!



Disillusioni, ma anche resistenze…



A tutt'oggi, due Serbi su tre vivono al disotto della soglia di povertà. Questa situazione provoca disillusioni, ma anche resistenze.

Oggi, come si sentono i Serbi? La risposta è unanime: « Disillusi, disincantati, scoraggiati», indica Dominique. «Si accorgono di essere stati infinocchiati», ci confida Stefan. E Jelena : « Si accusa Milosevic, ma quando questo era al potere, si poteva mangiare regolarmente tre volte al giorno. Mentre ora…»

La partecipazione molto scarsa alle ultime elezioni conferma che ne hanno le scatole piene dei partiti: « Tutti corrotti! ».

Djindjic, il nuovo primo ministro, ha visto la sua quota di popolarità piombare all'8%. Ma anche il presidente Kostunica è soggetto a forti critiche: « Promette molto, ma non fa nulla. », s'indigna Branko. Che pure aveva votato per lui, pieno di speranza. Questo vale anche per i giovani, ostili a Milosevic e che speravano di godere del modo di vita occidentale, che sono ora disillusi.

Il tasso di suicidi è diventato esplosivo: solo l'anno scorso ne sono stati registrati 900, a Belgrado. A Nis, città di trecentocinquanta mila abitanti, la polizia segnala un suicidio ogni cinque giorni. Nel 2001, i Serbi hanno consumato 41 milioni di tavolette anti stress Bensedin, 63 milioni di Bromazepam e 40 milioni di Diazepam.

La stessa agenzia Associated Press, sicuramente filo occidentale, segnala la catastrofe sociale : « Migliaia di tassisti e di contadini hanno paralizzato il traffico di Belgrado e un'autostrada verso la Bosnia, per protesta contro una nuova tassa (un mese di salario in meno!) che va a colpire i conduttori di taxi, e per esigere dei prezzi più alti per i loro lamponi, che vengono acquistati dal governo. »

Lo slogan dei protestatari: « DOS-ta ! » (Basta !)

esprime bene la disillusione totale nei confronti del DOS, messo al potere dall'Occidente nell'ottobre 2000.

Questa estate, molte manifestazioni sono state represse brutalmente dalla polizia (che il nuovo regime ha quasi del tutto sostituito). In giugno, davanti al Parlamento di Belgrado, 40 persone sono state ferite durante una manifestazione di « poveri ».

Ma nulla di tutto questo passa per il filtro dei mezzi di comunicazione di massa occidentali. In Occidente l'opinione pubblica viene tenuta nell'ignoranza. Ci si è ben guardati dallo spiegare alla gente il disincanto profondo del popolo Iugoslavo nei riguardi di coloro che avevano fatto tante « promesse ». Questo disincanto costituisce la causa reale della crisi politica in Serbia, dello scontro Kostunica-Djindjic, e della recente "impasse" elettorale.

Ma, prima di proseguire, bisogna anche esaminare le reali motivazioni che hanno condotto gli Stati Uniti e la Germania ad intervenire nei Balcani. Ed ad annodare strani rapporti con la mafia e i terroristi locali.



La battaglia per i « corridoi » viene alla ribalta, esce dall'oscurità



Nei fatti, il crimine più alto della Jugoslavia è stato di pretendere di conservare un sistema di ispirazione sociale e indipendente dalle multinazionali.

Ma c'è stato anche un crimine « geografico » : quello di trovarsi attraversata dai

« Corridoi 8 e 10 ».

Che cos'è un "Corridoio"? Si tratta di un insieme di moderne comunicazioni: autostrade, ferrovie, porti marittimi e fluviali, oleodotti e gasdotti. Lo scopo: far arrivare verso l'Europa occidentale le merci prodotte in siti delocalizzati, ma anche,

e soprattutto, il petrolio e il gas provenienti dal Caucaso e dall'Asia centrale.

Questo gigantesco progetto dell'Unione Europea (90 miliardi di Euri di investimenti previsti fino al 2015), mira ad assicurarsi delle connessioni commerciali dirette, e a buon mercato, con le industrie decentrabili nei Balcani, e soprattutto con il petrolio e il gas che provengono dal Caucaso e dal Mar Caspio.

Uno degli assi strategici del commercio mondiale negli anni a venire!

Per dove passerà il Corridoio ? Dei tracciati opposti sono contrastanti da una decina d'anni, posta in gioco di una rivalità segreta decisamente feroce tra Washington e Berlino. Questa rivalità è stata al centro del conflitto in Jugoslavia, che ciascuna grande potenza voleva controllare, (come noi abbiamo già scritto nei nostri libri "Poker menteur" e "Monopoly").

La politica internazionale sembra complicata e alle volte incomprensibile?

Ecco una regola molto semplice per fare chiarezza: in qualsiasi regione del mondo dove si trova una via del petrolio o di gas naturale, sempre si constata che gli Stati Uniti tentano di installarvi le loro basi militari, provocando o suscitando a questo scopo dei conflitti locali. Quindi, di solito, gli Usa si presentano come osservatori o come "pompieri", pronti a spegnere sul nascere i fuochi di guerra. Questa regola molto semplice spiega la maggior parte dei conflitti «incomprensibili » : Jugoslavia, Macedonia, Cecenia, Caucaso, Afganistan, ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale...

Nei Balcani, il "Corridoio tedesco" progettato è il seguente: Constanza (porto rumeno) - Belgrado- Amburgo. Si deve utilizzare la via d'acqua del Danubio e si dovranno costruire grandi oleodotti, raddoppiamenti di autostrade, ferrovie, porti marittimi e fluviali.

Il "Corridoio rivale", quello degli Stati Uniti, prevede questo tracciato: Bulgaria - Macedonia - Albania (Mediterraneo). Tre Stati che Washington fa di tutto per controllare, alle spalle dell'Unione Europea.

Ammettiamolo, la nostra teoria dei "Corridoi", come motore della guerra contro la Jugoslavia, aveva lasciato molti scettici. A dispetto di una riservata confessione del generale Jackson, che comandava la Nato in Macedonia, poi in Kosovo nel 1999 :

« Noi resteremo qui certamente per lungo tempo, allo scopo di garantire la sicurezza dei corridoi energetici che attraversano questi paesi. »

Ma attualmente, ecco che i corridoi escono dall'ombra!

L'ultimo 10 settembre i ministri dell'Economia della Romania, Jugoslavia, e Croazia sottolineavano la messa in opera del " Corridoio 10". Questo oleodotto di 1.200 km trasporterà dieci milioni di tonnellate di grezzo per anno, con la possibilità di estensione verso l'Italia e il Mediterraneo.

E le strade? Anche a questo riguardo, i tracciati rivali si contrastano.

Belgrado pensa di scegliere di investire in un complemento del "Corridoio 10" : il collegamento Nord-Sud con la Grecia. Questo investimento andrebbe a detrimento di un collegamento Ovest-Est con la Bulgaria.

L'Agenzia Europea per la Ricostruzione ha investito 47 milioni di Euri nelle strade e nelle autostrade del Kosovo, complementari del "Corridoio 10".

Per contro, è nel percorso rivale del "Corridoio 10" : Bulgaria - Macedonia - Albania che l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale ha investito 30 milioni di dollari.



L'aiuto: veramente un aiuto?



Gli Iugoslavi pagheranno caro per queste strade, tanto agognate dalle multinazionali europee.

Certo, ufficialmente, l'Occidente « aiuta ».

Di fatto, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERD) e la Banca Europea di Investimento avanzeranno dei capitali per la costruzione del

"Corridoio 10". Ma questo « aiuto », in realtà, consiste in prestiti. I quali permetteranno di "incatenare l'assistito", che pagherà caro per rimborsarli: lo Stato Iugoslavo dovrà tagliare a colpi di accetta le spese sociali e gli impieghi pubblici.

La parola « aiuto » non sarà forse sinonimo di « ricatto » ?

Un esempio che riguarda la vicina Macedonia.

Nel giugno scorso, non sottomettendosi questo Stato troppo rapidamente alle sue pretese, il FMI rompe i negoziati e sospende tutti gli aiuti accordati.

Bloccando nel contempo « i progetti che non potevano legalmente essere fermati », indica il ministro macedone delle Finanze, Nikola Gruevski. I soli progetti che trovano favore agli occhi del FMI, sono quelli che favoriscono i ribelli albanesi dell'UCK.

« Aiuto » = « Ricatto »

Ancora una volta, nulla di tutto questo avviene per caso. Lo scenario non ha nulla di improvvisato, come dimostra questo commento della rubrica « Business » dell'agenzia di stampa USA-UPI : « La costruzione delle infrastrutture nei Balcani è stata caratterizzata dal carattere politico degli aiuti internazionali accordati. La guerra della Nato nel 1999 ha distrutto infrastrutture, come la raffineria di petrolio di Novi Sad, la radiotelevisione serba, strade, ponti, ecc. Che, in seguito, le politiche occidentali siano state imposte nei piani di ricostruzione, non costituisce proprio una sorpresa, ne' un fenomeno a breve termine. »

Dunque, si confessa, tre anni più tardi, di non aver bombardato obiettivi militari, ma economici. E si traduce questa confessione in un linguaggio meno ipocrita:

le bombe della Nato erano la prima tappa della privatizzazione - globalizzazione.

Quindi, per tutto questo, gli Iugoslavi pagheranno più di una volta la medesima fattura. 1. Innanzitutto, l'Occidente ha distrutto le loro ricchezze. 2. Facendo questo, li ha privati dei loro impieghi e mezzi di sussistenza. 3. E farà ancora pagare loro una

« ricostruzione » che, in realtà, porterà profitti solo alle multinazionali occidentali.



La guerra e le basi militari: un buon affare



Dunque, quello che ci hanno accuratamente nascosto dopo il 1991, è che la Jugoslavia era l'obiettivo non di forze d'urto "umanitarie", ma sicuramente di una guerra con l'obiettivo di ricolonizzarla. Per annettere il suo mercato al « grande mercato » delle multinazionali! E per controllare le sue strade strategiche.

E, soprattutto, questa guerra è stata anche un'operazione « self-service » per molti dirigenti USA, del tutto collegati alle grandi multinazionali degli armamenti.

In Kosovo, giusto a lato della via del petrolio, gli Stati Uniti hanno installato una gigantesca base militare: Camp Bondsteel. Un posto strategico per intervenire in Medio Oriente, nel Caucaso, anzi, un giorno, contro Mosca.

Chi ha costruito questa enorme base, chi la dirige, chi si intasca gli enormi benefici? Brown & Root Services. Si tratta di una filiale della compagnia USA di servizi petroliferi Halliburton, il più grosso fornitore di beni e servizi all'industria petrolifera. Un affare enorme. Alla testa di Halliburton, noi troviamo…Dick Cheney, attuale vicepresidente degli Stati Uniti.

Brown & Root, compagnia specializzata nelle forniture all'esercito USA, ha assunto importanza nel 1992, quando Dick Cheney, allora ministro della Difesa del governo di Bush senior, le ha assegnato il suo primo contratto di sostegno logistico alle operazioni all'estero dell'Esercito USA.

Tra il 1995 e il 2000, Cheney ha abbandonato la politica ed è entrato alla Halliburton Corporation. La fortuna di questa impresa è salita parallelamente alla crescita del militarismo degli Stati Uniti.

Nel 1992, B & R ha costruito e provveduto alla manutenzione delle basi dell'Esercito Usa in Somalia. Per questo ha intascato 62 milioni di dollari. Incasso raddoppiato nel 1994 : 133 milioni di dollari grazie alle basi e ai sostegni logistici forniti per 18.000 uomini a Haiti. Nel 1999, la società si è vista attribuire un contratto di 180 milioni di dollari, per costruire delle installazioni militari in Ungheria, Croazia, e Bosnia.

Ma è Camp Bondsteel che costituisce "la perla dei contratti", come spiega Paul Stuart...

« A Camp Bondsteel, è la Brown & Root che assicura tutto: la fornitura di 2500 m3 d'acqua al giorno, dell'elettricità necessaria ad una città di 25.000 abitanti, il lavaggio di 1.200 sacchi di biancheria, il servizio di 18.000 pasti al giorno, e il 95% dei collegamenti ferroviari ed aerei, più il servizio antincendio.

Con 5.000 impiegati kosovari albanesi e 15.000 arrivati da altre località, B & R è il primo datore di lavoro del Kosovo. »

Questo viene ribadito dal suo direttore, David Capouya :

« Noi facciamo nella base tutto quello che non richiede portare un fucile! ». Effettivamente, la compagnia di Houston fornisce tutto, dalla colazione ai pezzi di ricambio per i blindati. La guerra ingrassa direttamente il portafoglio del Signor Cheney.

E sempre meglio: l'occupazione dell'Afganistan ha procurato ancora dei succosi contratti alla Brown & Root. E nei Balcani, è sempre la medesima società che ha effettuato gli studi preparatori per l'autostrada greca Egnazia (prolungamento greco del "Corridoio 10"). Come pure i progetti per l'oleodotto USA Bulgaria - Macedonia - Albania, citata precedentemente.

L'amministrazione Bush pratica il " self-service ", veramente con un'impudenza record!



Perché gli Usa e la Germania hanno dovuto appoggiarsi su razzisti e criminali?



Per prendere il controllo delle vie di comunicazione strategiche dei Balcani, Washington e Berlino avevano bisogno di forze locali sulle quali appoggiarsi, per evitare di fare la guerra in modo troppo diretto. Allora, chi hanno scelto e armato?

Per la Croazia, è stato il gruppo razzista attorno a Tudjman, l'uomo che ha riscritto in maniera revisionista la storia della Seconda Guerra Mondiale. Un Le Pen croato, che si rallegrava che « la sua donna non fosse ne' ebrea ne' serba ».

Per la Bosnia, si è trattato del nazionalista islamista Izetbegovic. Per costui, non c'era « alcuna coesistenza possibile tra la religione islamica e le istituzioni sociali e politiche non islamiche », cosa che non gli ha impedito, comunque, per mantenere il suo potere e i suoi traffici, di sparare addosso a musulmani in Bosnia, a Bihac e a Sarajevo. Anche questo fanatico fu ugualmente ribattezzato in fretta come

« democratico » e « antirazzista ».

Ma oggi che il vento si è girato, si ammette - in modo molto discreto- che Washington gli aveva inviato un bel numero di moudjahedins del feudo di Ben Laden.

Per il Kosovo, lo strumento è stato l'UCK, una organizzazione separatista e razzista, che ha provocato la guerra (questo viene riportato dagli stessi documenti dell'UCK), per imporre una « Grande Albania » etnicamente pulita.

L'inviato speciale degli USA nella regione, Robert Gelbard, aveva dichiarato a più riprese, nel febbraio del 1998, davanti alla stampa internazionale: « L'UCK rappresenta, senza ombra di dubbio, un gruppo terroristico ». Questo veniva confermato dal ministero degli Affari esteri USA: « Alcuni responsabili dell'UCK hanno minacciato di assassinare abitanti dei villaggi e di incendiarne le case, se non si fossero congiunti con le loro bande. La minaccia rappresentata dall'UCK assume tali proporzioni che gli abitanti di sei villaggi della regione di Stimlje si preparano a fuggire.»

Malgrado tutto questo, tre mesi più tardi, la Nato è divenuta la forza aerea di questa UCK « terrorista ».

Qual è la moralità da parte degli Stati Uniti, che pretendono di imporre la guerra estensivamente, in nome della lotta al terrorismo, quando essi stessi tentano ancora oggi di utilizzare tanti terroristi islamici, per esempio in Cecenia?



Il Kosovo "Natizzato": pulizia etnica, terrore e mafia



Quali sono oggigiorno le conseguenze?

Ebbene, come è stato mostrato nel nostro film "Les Damnés du Kosovo (I Dannati del Kosovo)", questa regione è ancora, al presente, in preda alla pulizia etnica, al terrore e alla mafia. E la soluzione di questo conflitto locale non si è per niente avvicinata, ma si è allungata nel tempo.

Una indiscutibile pulizia etnica ha scacciato dal Kosovo la maggior parte dei non Albanesi: Serbi, Ebrei, Rom, Musulmani, Turchi, Goran, Egiziani, ecc.

Tutte queste nazionalità sono state sistematicamente espulse con il terrore: attentati con bombe, assassinati, distruzione delle loro abitazioni, minacce permanenti...

230.000 persone hanno dovuto rifugiarsi in Serbia, Montenegro, Macedonia, o da altre parti. Quelli che restano, sono bloccati in piccoli enclaves-ghetti, dai quali non possono uscire che raramente, e solo se scortati da truppe della Nato.

Questa « pulizia » si è limitata solo al periodo che è seguito immediatamente la guerra? Molti vorrebbero farlo credere! Ma in seguito alle rivelazioni del nostro film "Les Damnés du Kosovo", un giornalista ha interrogato a Ginevra Niurka Pineiro, la portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che dipende dall'ONU. Lei conferma: « Noi continuiamo a registrare quotidiane intimidazioni e molestie tormentanti, ma anche attacchi di una violenza estrema, sovente mortali, benché in numero minore rispetto a tempo fa. »



Ecco, come pretendono certi difensori della Nato, le cose stanno andando bene, ci sono meno ammazzati che all'inizio. Effettivamente, ma perché? Con il rischio di sembrare cinici, bisogna pur dire che sta avvenendo questo, perché la maggior parte dei membri delle minoranze nazionali sono fuggiti, e quindi ne restano molti di meno da ammazzare!

Infatti la situazione non sta migliorando affatto, riconosce sempre la stessa portavoce dell'ONU: « Le minoranze restano vulnerabili agli attacchi (...) La libertà di movimento costituisce il loro problema chiave, influenzando negativamente la loro possibilità di vivere una vita normale (...) Senza libertà di movimento, l'accesso ai servizi essenziali, all'impiego e alle strutture civili (ospedali, insegnamento, ecc.…), diventa estremamente difficile e molto spesso impossibile. »

Riassumiamo. Nessuna possibilità di spostamento. Nessun accesso ai servizi pubblici, ne' all'insegnamento, ne' agli ospedali. Nessun impiego. Per contro, come premio, il terrore quotidiano.

Il Kosovo "Natizzato" rimane una terra senza legge, un inferno per tutti quelli che sono l'obiettivo dell'UCK, compresi numerosi Albanesi.

Di più, il 5 novembre scorso, il governatore ONU del Kosovo, Michael Steiner, ha lui stesso riconosciuto che « i membri delle piccole comunità del Kosovo non erano ancora ritornati nei loro insediamenti, e la maggior parte di quelli che erano rimasti sul posto vivevano in condizioni inaccettabili. »

Perciò, il pretesto dell'intervento della Nato non crolla in modo definitivo?

Perché non si parla più di questi argomenti nei mezzi di comunicazione dell'Occidente e in una certa sinistra?



"In Kosovo, la Nato ha fatto un matrimonio di interesse con la mafia"



Inoltre, perché non viene mai analizzato il carattere mafioso e criminale dei regimi insediati dalla Nato? La constatazione diventa assolutamente lampante a sentire James Bisset, ex ambasciatore Canadese in Jugoslavia : «Il Kosovo resta una società senza legge, completamente intollerante nei confronti delle minoranze etniche, e uno dei siti più pericolosi della terra. »

Perché il Kosovo rimane una terra senza legge?

A causa di potenti interessi economici, spiega l'esperto analista politico canadese Chossudovsky : «I baroni della droga del Kosovo, d'Albania e di Macedonia sono divenuti le nuove élites economiche, spesso collegate ad importanti interessi commerciali dell'Occidente.

Ne consegue che i proventi finanziari dei traffici della droga e delle armi sono stati riciclati in altre attività illegali, come lo sfruttamento della prostituzione.

Alti responsabili del regime del presidente albanese Berisha sono stati coinvolti nel traffico illegale di droga e di armi con il Kosovo.

Traffici che hanno potuto svilupparsi impunemente malgrado la presenza, dopo il 1993, di un importante contingente di truppe americane. In questi ultimi anni, questo traffico di droga ha consentito all'UCK di predisporre l'equipaggiamento per trenta mila uomini, pronti per la guerra in breve tempo. La Nato ha fatto un matrimonio di interesse con la mafia. »

Questo viene confermato dai servizi delle polizie europee, e in particolare dall'Agenzia federale per il Crimine della Germania:

« Gli Albanesi ad oggi sono il gruppo più importante per la diffusione dell'eroina in Occidente. »

Si sa che la droga costituisce, con le armi e la pubblicità, uno dei tre settori economici più importanti per la società capitalistica attuale. Si sa anche che la CIA, un po' dappertutto sul pianeta, ha messo in gioco dei traffici o dei baratti di scambio

« armi - droga - petrolio », e questo in complicità con i peggiori gruppi mafiosi.

Il flirt con l'UCK ha numerosi precedenti.

La mafia albanese controlla persino le sottrazioni e gli storni agli aiuti internazionali, riesportandoli, con la corruzione che ne consegue. Nel luglio 2002, dopo un'inchiesta dell'Unione Europea « si sono scoperti 4,5 milioni di Euri su diversi conti a

Gibilterra » . Questo denaro era stato stornato dall'Agenzia per l'Energia del Kosovo. Dunque non ci si dovrà stupire se in Kosovo le interruzioni di energia elettrica costituiscono un quotidiano flagello.

Tutte queste frodi possono essere considerate solamente un accidente, un fenomeno secondario? O, al contrario, una parte integrante del sistema messo in atto? Un funzionario Europeo, parlando a condizione di mantenere l'anonimato, risponde:

« La comunità internazionale ha profuso in Kosovo in questi tre ultimi anni fra i 15 e i 18 milioni di Euri, ma ancora non abbiamo reso stabili le strutture di base.» .

Quindi non si tratta di frodi trascurabili. La stessa massiccia evasione di capitali di aiuti si era prodotta in Bosnia, intorno al clan del presidente musulmano Izebetgovic.



Territori occupati: un'economia artificiale e corrotta



L'economia dei territori sotto amministrazione neocoloniale costituisce un sistema interamente artefatto. I numerosi "4X4" delle ONG internazionali, piuttosto che le dozzine di hôtels e di centri di servizio installati lungo le vie di comunicazione, possono creare un'illusione. Ma negli enclaves-ghetti delle minoranze etniche non ci sono segnali di ricostruzione e, come è già stato detto, il principale datore di lavoro del Kosovo resta la compagnia USA Brown & Root, che gestisce la base militare di Camp Bondsteel.

I due protettorati occidentali dei Balcani sono in effetti i due «paesi » che hanno il tasso di disoccupazione più elevato in tutta l'Europa: 57% in Kosovo, e 60% in Bosnia.

Tutto questo rappresenta una « inevitabile transizione », o forse meglio un fenomeno duraturo? In realtà, l'occupazione di pezzi della ex-Jugoslavia, trasformati in protettorati, si rivela una catastrofe che durerà a lungo per le popolazioni locali.

Lungi da decollare, queste economie sono economie di natura coloniale.

E moralmente pervertite.

Anche in Bosnia l'occupazione militare USA ha fatto sorgere tutto un sistema di traffici, ben esemplificati dal recente "scandalo DynCorp".

Questa impresa, uno dei principali fornitori di servizi per l'esercito USA, aveva inviato in Bosnia 181 dipendenti e dirigenti per la manutenzione degli elicotteri Apache e Blackhawk.

Nel gennaio 2002, uno di questi addetti, Ben Johnston, ha denunciato le pratiche ignobili di schiavitù sessuale imperanti a DynCorp : « Appena sono arrivato, mi hanno parlato di prostituzione, ma io ho impiegato un certo tempo per capire che si compravano giovani ragazze per cifre che andavano da 600 a 800 dollari. Io ho subito dichiarato che tutto questo era senza dubbio una forma di schiavitù.»

Molte di queste ragazze avevano fra i 12 e i 15 anni.

Le denunce di Johnston gli avrebbero costato il posto, ma comunque hanno raggiunto lo scopo di provocare un'inchiesta.

Nel frattempo, nel 1995, l'esercito USA si era preso cura di imporre l'impunità per i suoi soldati, e altro personale, che fossero incappati in fatti di legge di quel paese. E così i colpevoli poterono ritornare negli USA senza essere perseguiti.

Questa la considerazione indignata di Christine Dolan, promotrice della Campagna Internazionale Umanitaria contro lo Sfruttamento dei Bambini:

« Ecco dei funzionari dei fornitori dell'esercito USA che vanno a letto con la mafia, che acquistano bambini come oggetti sessuali. È sorprendente sentire che DynCorp ha potuto conservare i suoi contratti, quando gli Stati Uniti pretendono di voler mettere fine alla tratta degli esseri umani! »

Infatti, in tutto il mondo, le basi militari USA sono dei veri e propri centri nevralgici di gravitazione per la schiavitù sessuale femminile, organizzata in collaborazione con le mafie locali.

Un documento dell'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti dell'uomo afferma che la Bosnia dopo la guerra è divenuta una piazza importante del traffico di donne.

Certamente che il documento non mette in evidenza i legami di questo traffico con la base militare della Nato a Tuzla, dove stazionano migliaia di uomini. Ma spiega il capo islamico Mrisada Suljic : « Voi potete immaginare 20.000 giovani senza donne per un lungo anno? ». Già nel 1995, il New York Times presentava a riguardo un titolo eloquente: « Tuzla : Arrivano gli Americani! Ma anche la prostituzione, la droga e il Sida. »

Il governo Djindjic vuole a tutti i costi far aderire la Serbia alla Nato. Se avvenisse questo, la sorte delle donne della Serbia sarebbe forse differente da quella delle donne della Bosnia?

Questo, in quanto lo scandalo DynCorp non è proprio uno scandalo isolato.

Si tratta di un classico fenomeno. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, i soldati americani hanno costretto 40.000 donne di Napoli, quasi un terzo della popolazione femminile, a prostituirsi.

Durante la guerra di Algeria, lo stupro delle donne algerine da parte delle truppe francesi era utilizzato come un'arma di guerra contro i combattenti del FLN e contro la popolazione civile, come abbiamo visto in un recente documentario basato su numerose testimonianze di soldati.

I mezzi di comunicazione occidentali sono sempre pronti a dare lezioni sui crimini di guerra (che siano reali o no) delle nazioni « inferiori ». Per contro, generalmente sono molto discreti su questo fatto incontestabile: l'arrivo degli eserciti delle grandi potenze occidentali è inseparabile dallo sfruttamento economico e sociale dei popoli occupati, in particolare modo delle loro donne.



"Gli Albanesi ammazzeranno tutti coloro che resteranno"



Come mai i capi dell'UCK non hanno alcuna intenzione di cercare una soluzione ai problemi e di procurare tranquillità al Kosovo? Perché intendono proteggere i loro interessi economici mafiosi. Instabilità e illegalità sono loro indispensabili.

Di conseguenza, la protezione accordata dall'Occidente alla strategia razzista e terrorista dell'UCK costituisce una sicura bomba a scoppio ritardato per i mesi e gli anni a venire, in quanto i capi dell'UCK hanno ancora intenzioni minacciose.

Ad esempio, Ethem Ceku, ministro dell'ambiente e cugino di Agim Ceku, capo dei TMK, « Corpi di protezione Civile », nuovo nome delle milizie UCK integrate nell'attuale apparato dello Stato, all'inizio del 2002, ha dichiarato pubblicamente:

« I Serbi, che tenteranno di ritornare in Kosovo senza autorizzazione, saranno respinti con la forza delle armi, se sarà necessario. »

Una minaccia presa molto sul serio da Everett Erlandson, poliziotto pensionato di Chicago, oggi in servizio a Pristina per conto dell'ONU : « Quando gli "internazionali" abbandoneranno il Kosovo, gli Albanesi ammazzeranno tutti quelli che resteranno. »

Ma gli Stati Uniti hanno proprio l'intenzione di lasciare il Kosovo? O, almeno, di mostrarsi più severi nei riguardi dei terroristi?

La recente « evasione » di Florim Ejupi prova il contrario.



Come si evade senza problemi da una base militare USA…



Chi è questo Florim Ejupi ? Un uomo con le mani coperte di sangue…

Il 16 febbraio 2001, alcuni terroristi albanesi hanno fatto esplodere, con telecomando a distanza, una bomba nel momento del passaggio di un autobus serbo della linea Nis-Gracanica. 11 morti, 40 feriti gravemente. « Dappertutto c'era fumo e sangue.», racconta la giornalista Gorica Scepanovic, di anni 25, che è sopravvissuta all'attacco del bus, ma che resterà marcata per sempre da questo choc orribile.

Per una volta, l'inchiesta ha avuto uno sbocco di una qualche rilevanza.

« Benché siamo stati accusati di lentezza, questa indagine è stata in realtà un esempio di buon lavoro poliziesco. », ha dichiarato il Britannico Derek Chappell, portavoce della polizia ONU. Di fatto, sono state arrestate quattro persone; di queste, due erano ufficiali del « Corpo di Protezione Civile del Kosovo » (ex-UCK). Ma uno solo, Florim Ejupi, è stato imprigionato. E siccome la polizia dell'ONU temeva che i suoi complici avrebbero tentato di liberare Ejupi con la forza, allora lo hanno trasferito dal Centro di Detenzione di Pristina, alla base USA di Camp Bondsteel.

Questo avrebbe potuto sembrare una buona idea, a leggere la descrizione che ha fatto di questa base l'esperto militare canadese Scott Taylor : « Situata sulla sommità di una collina, questa impressionante installazione - 40 chilometri quadrati - è una vera e propria fortezza. Completamente circondata da tre sbarramenti di filo spinato, con perimetri di protezione molto larghi, con torrette di osservazione e riflettori in ogni posizione.

Ma, malgrado tutti questi ostacoli, Ejupi è evaso tranquillamente da Camp Bondsteel, nel maggio 2002, prima di essere giudicato.

Ecco la reazione indignata dello stesso poliziotto britannico Chappell : « Gli Americani ci hanno riferito che lui aveva ricevuto un oggetto metallico in una torta salata agli spinaci. Io non mi sto inventando nulla!».

Aveva ben motivo di indignarsi. Come è possibile che un prigioniero, con addosso una tuta arancio fluorescente, possa scappare tranquillamente in mezzo a 5.000 soldati USA, a meno che non lo si lasci volontariamente filare?



L'UCK : metamorfosi improvvisa, o imbroglio sulla mercanzia?



Sono forse questi dei sospetti esagerati? Non esiste forse alcun motivo perché i Serbi e le altre minoranze nazionali del Kosovo possano accusare gli Stati Uniti di proteggere dei criminali?

No! Il generale Klaus Reinhardt, che comandava le truppe della Nato in Kosovo fino al marzo del 2000, si arrabbia in questo modo: «Gli Americani fanno troppo affidamento sulla lealtà dell'UCK. Gli estremisti albanesi, che sono stati arrestati dalla KFOR, sono stati rilasciati troppo rapidamente. Se la KFOR avesse potuto agire più efficacemente contro gli estremisti, la situazione in Macedonia non sarebbe tanto degradata. »

Se quindi attualmente è consentito criticare i « cari alleati », questo è dovuto alla forte accentuazione della rivalità Washington-Berlino nei Balcani e nel mondo. Sullo sfondo resta la crisi economica « globale ».

Dunque è il settimanale tedesco "Der Spiegel" - ma mai la stampa USA - che inizia a spiegarcelo: i dirigenti dell'UCK non erano proprio quelli che ci avevano presentato. Il 21 settembre scorso, lo "Spiegel" intervistava Bujar Bukoshi, un tempo

« primo ministro » dei Kosovari albanesi in esilio: « Dopo la guerra, le eliminazioni più crudeli hanno avuto luogo fra Albanesi. Con il pretesto che si trattava di

"collaboratori", i dirigenti dell'UCK hanno liquidato i loro avversari politici. »

Secondo l'inchiesta di "Der Spiegel", « un ex comandante dell'UCK avrebbe arruolato un criminale di guerra per assassinare Ekrem Rexha, anche questo ex capo dell'UCK. »

Rexha preparava un libro sui crimini di guerra commessi in Kosovo, particolarmente su quelli dell'UCK.



I rifugiati del Kosovo sono diventati i Palestinesi dell'Europa



Sicuramente ci si domanderà perché non si è denunciato tutto questo immediatamente? Forse che i leaders dell'UCK erano degli angeli quando la Nato se ne serviva per abbattere la Jugoslavia? O forse meglio, erano già dei « terroristi », come aveva denunciato l'inviato speciale degli Stati Uniti nella regione?

Tutto questo viene messo in evidenza solo adesso, dato che Washington e Berlino sempre di più si contrastano rispetto ai "Corridoi" energetici dei Balcani e per un sacco di altre cose. Ma non è avvenuta una metamorfosi dell'UCK. Semplicemente, le grandi potenze hanno occultato la sua vera natura, dato che avevano bisogno dei suoi servizi.

Il dramma del Kosovo aggiunge discredito alla Nato e al governo serbo attuale. Non solamente non ci si dà da fare per il ritorno dei 230.000 rifugiati serbi e degli altri espulsi dal Kosovo, che sono divenuti i Palestinesi dell'Europa. Ma in sovrappiù, gli amministratori occidentali che dirigono la missione ONU si sforzano completamente, fanno tutto il possibile per smantellare… la sola zona del Kosovo che resta popolata dai Serbi. Vale a dire la parte nord della città di Kosovska Mitrovica. Infatti, il numero di Albanesi che si trovavano in questa zona è relativamente limitato: circa cinque mila cittadini. Molto pochi in confronto ai 230.000 espulsi di altre nazionalità. Ma è il loro ritorno a costituire la priorità assoluta dell'amministrazione ONU.

Nonostante ciò, molti reclamano ugualmente un comportamento ancora più aggressivo nei riguardi dei Serbi.

Per esempio, l'International Crisis Group, un gruppo di pressione vicino alla CIA, e finanziato dal miliardario USA George Soros. Appartengono a questa lobby Louise Arbour, ex-procuratore all'Aja, e Wesley Clark, il comandante responsabile dei bombardamenti della Nato nel 1999: « L'ONU, e le truppe della KFOR dirette dalla Nato, devono stabilire la loro autorità su Mitrovica. Il nuovo governatore del Kosovo, Michael Steiner, ha annunciato nuovi arresti di Serbi. »



Kosovo : « Grande Albania » e novella Israele ?



In linea di principio, il Kosovo fa sempre parte della Jugoslavia, secondo la risoluzione dell'ONU che ha messo fine alla guerra. Ma in questo caso, come per altri, gli USA prendono in considerazione delle risoluzioni solo quello che è utile ai loro interessi. Numerose pubblicazioni attuali dei mezzi di informazione USA preparano l'opinione pubblica all'indipendenza del Kosovo. Una promessa già prospettata all'atto del « matrimonio » degli USA con l'UCK. Questa opzione di separazione pura e semplice sta per essere suggerita da una commissione cosiddetta indipendente, composta da qualche « esperto » fra cui Robertson, segretario generale della Nato.

Ma le potenze europee non si augurano proprio questa indipendenza. Loro sanno che Washington cerca di creare una Israele nei Balcani. Uno Stato dipendente dagli USA in tutto, che dovrebbe agli USA tutto, e che questi potrebbero utilizzare come una portaerei.

Detto questo, gli Stati Uniti hanno effettivamente così tanta urgenza di arrivare a questa indipendenza? Senza dubbio, no!

La strategia della tensione, per adesso, è loro estremamente utile.

Il mantenersi dei conflitti - e dunque delle sofferenze - serve loro per giustificare l'insediamento stabile delle loro basi militari.

Questo loro incoraggiamento per la politica del terrore invita ad altri separatismi nelle regioni vicine. Il Montenegro e la Macedonia sono nello stesso modo concupite dall'UCK. Ma potrebbe essere che il primo attacco abbia come obiettivo un territorio del sud-ovest della Serbia. Non se ne parla molto, ma la regione dello Sandzak potrà diventare una nuova Bosnia.



E domani lo Sandzak?



Un istituto filo occidentale specializzato negli affari balcanici, l'International War and Peace Report, conferma: « Alcuni Serbi valutano che circa mille membri della loro comunità abbiano abbandonato la città di Novi Pazar, negli ultimi anni. Sempre nuovi cartelli con su scritto "Vendesi" compaiono ogni giorno sulle case e sulle terre dei Serbi. Si pensa che l'esodo sia stato accelerato dal partito SDA, a dominante musulmana, che ha fatto revocare i mandati dei direttori serbi delle compagnie pubbliche e delle amministrazioni locali. »

La percentuale serba nella popolazione si è quindi abbassata dal

22% al 17% (N.B. Un esodo paragonabile, ma più massiccio, si era prodotto in Kosovo negli anni '70 e '80).

Nel giugno scorso, il Consiglio Nazionale Bosniaco del Sandzak, legato al partito musulmano SDA, dichiarava: « Noi non vediamo alcun motivo per integrarci alla Serbia o al Montenegro, o alla comunità internazionale, in quanto lo Sandjak deve diventare un'entità territoriale separata. »

Lo Sandzak s'infiammerà a sua volta? Questo dipende dagli Stati Uniti.

Come in Bosnia e in Kosovo, gli USA getteranno benzina sul fuoco, se sentono il bisogno di un nuovo conflitto per aumentare la pressione da esercitarsi su una Serbia "ribelle".

In questo gioco cinico, i popoli sono solo dei pedoni che si possono manipolare a piacere su una scacchiera.

In ogni caso, il quotidiano serbo Vecernje Novosti suona l'allarme:

« Ben presto, i larghi viali del passeggio e i coffee-shops dello Sandszak staranno per vedere divisioni, e tutto precipiterà più velocemente che in Bosnia. Scoppieranno i primi incidenti armati: avverranno assassinii politici. Se le autorità non metteranno in atto qualcosa, lo Sandzak andrà in fiamme entro un anno! »



La crisi di fiducia risulta la causa del conflitto Kostunica-Djindjic



Come mai la maggioranza dei Serbi hanno rifiutato di andare a votare alle ultime elezioni presidenziali?

Perché l'alleanza Kostunica-Djindjic, che aveva trionfato su Milosevic nell'ottobre 2000, è andata in pezzi tanto presto e si sta lacerando sempre di più?

« La grande maggioranza dei Serbi pensa di essere stata presa completamente in giro dagli Stati Uniti », spiega Dragana. Si era fatto loro credere a promesse di un avvenire migliore, se il loro paese si fosse avvicinato all'Occidente. Ed ecco che ora vedono crollare le loro speranze. Nella loro vita quotidiana stanno scoprendo che la maggior parte della popolazione vivrà molto peggio di come viveva prima. Che le multinazionali occidentali andranno ad arricchire solo una sparuta minoranza di privilegiati, ma soprattutto se stesse.

Gli Iugoslavi constatano che, dopo l'attacco militare della Nato, sta arrivando quello economico del Fondo Monetario Internazionale.

E che i due attacchi fanno parte di uno stesso sistema globale, il cui obiettivo è quello di imporre a tutto il pianeta la dominazione delle multinazionali.

Ecco perché la maggioranza ha rifiutato di andare a votare! E a questi astensionisti malcontenti va ad aggiungersi anche quel 66% che ha votato per Kostunica. Questo, in quanto per costoro ciò ha il valore simbolico, a torto o a ragione, che esprime la volontà di conservare l'indipendenza del loro paese di fronte alla Nato e all'Occidente.

Ecco che si spiega allora perché Labus, il candidato del FMI, ha subito uno scacco fragoroso, a dispetto di una campagna massiccia dei mezzi di informazione in suo favore. Una mimetizzazione totale del primo ministro Djindjic. Molti temono che egli trascini il paese in una serie di provocazioni e in una escalation repressiva. Perché, se Kostunica verrà finalmente eletto presidente, egli convocherà delle nuove elezioni legislative e lo screditato Djindjic farà fatica a spuntarla.

Una sottolineatura, en passant, per tutti coloro che si sono vantati con noi per la novella « democrazia » instaurata a Belgrado.

Cosa prevedeva la legge elettorale serba? Che un presidente poteva essere eletto solo se la maggioranza degli elettori fosse andata a votare. Ora, nello scorso ottobre, solo il 46% hanno partecipato al voto. Qual' è stata la reazione dell'Unione Europea? Ci si è domandati perché la popolazione respinge i suoi politici? No, l'Unione ha addirittura preteso che venisse annullata… la legge elettorale e la norma del 50%. Il popolo non ne vuole sapere più di voi? Cambiate il popolo!

Lo SPS, il partito di Milosevic, non sembra assolutamente in grado di approfittare di questa crisi della maggioranza politica. In seguito alle pressioni e ai canti delle sirene dell'Occidente, una consistente parte della sua attuale dirigenza ha tentato una svolta filo occidentale. Ma essa è stata sconfessata dai suoi elettori. Costoro hanno sanzionato i due candidati SPS con una percentuale molto mediocre, preferendo dare seguito all'appello di Milosevic a votare Seselj, unico candidato contro la Nato e contro il FMI.

Si stenta nel considerare per l'oggi lo SPS in grado di offrire una alternativa realisticamente credibile. Alla sua sinistra, diversi gruppi comunisti si sono unificati per creare il nuovo Partito del Lavoro (Radnicka Stranka Jugoslavije). Minacciato immediatamente dalle autorità, nondimeno questo Partito persegue un lavoro di organizzazione e di sensibilizzazione, particolarmente nei centri operai come Kragujevac e Kraljevo. Certamente, la situazione finanziaria drammatica del paese complica qualsiasi sforzo di autonoma organizzazione, ma la sua analisi e il suo programma cominciano a rilevare echi di riscontro.



Perché questo silenzio degli intellettuali occidentali?



Qui, in Occidente, un fenomeno dovrebbe insospettire: il silenzio dei mezzi di informazione occidentali. Questi avevano presentato come una benedizione il cambiamento di regime dell'ottobre 2000. La sostituzione di Milosevic con partiti filo occidentali doveva essere la porta aperta verso un avvenire più o meno radioso. Kostunica era l'uomo presidenziale opportuno, la Nato si apprestava a regolare il problema del Kosovo...

Questa analisi era stata sposata dagli intellettuali « mediatizzati ».

Ora, ecco che appena due anni più tardi, la maggioranza dei Serbi rifiuta molto semplicemente di spostarsi per partecipare alle elezioni presidenziali, e questo non suscita alcun commento, alcuna interpretazione, alcuna analisi da parte dei mezzi di informazione occidentali. Amnesia?

O rifiuto di dibattere su una posizione che praticamente si è avverata ben falsa?

La guerra contro la Jugoslavia non era che una delle tante battaglie della guerra globale lanciata dagli Stati Uniti. Quindi l'Afganistan, l'Iraq e altre ancora. A fronte di questa guerra globale, è giunto il tempo di tirare le somme di un bilancio catastrofico di ciò che gli USA hanno fatto nei Balcani.

E della paralisi ingenerata da posizioni del tipo « Ne' con Bush, ne' con Saddam », « Ne' con la Nato, ne' con Milosevic », « Ne' con Sharon, ne' con Arafat ».

Dopo dodici anni, questa posizione dominante nella sinistra intellettuale europea condanna il movimento contro la guerra alla passività. In quanto pone sullo stesso piano l'aggressore e l'aggredito. Se tutti sono in pari maniera malvagi, non esistono ragioni per fare tutto il possibile per arrestare l'aggressione.

Il « Ne', ne' », costituisce il cancro del movimento contro la guerra. Bisogna metterci una fine!

Non sono proprio Saddam o Milosevic che minacciano il mondo intero, è Bush. Non sono proprio la Jugoslavia o l'Iraq che, ogni giorno, condannano a morte 35.000 bambini del terzo mondo, sono le multinazionali!

Gli Stati Uniti minacciano la pace, dappertutto nel mondo.

Mettendo in campo motivi di biasimo, validi o no, per gli Stati che resistono agli USA, si fa solo il gioco dell'aggressione. Non spetta ai governi occidentali decidere chi deve dirigere questo o quel paese del terzo mondo, e secondo quali interessi. Spetta assolutamente a questi popoli il potere della decisione e della propria autodeterminazione. Ma se si consente a Washington l'occupazione di queste regioni, nessuna lotta sociale o democratica diventerà più facile, ma bensì il contrario. Solo le multinazionali ne guadagnano.



Che la sofferenza e la collera siano trasformate in forza!



Perché si è sentita la necessità di scrivere questo articolo? Forse per analizzare un problema della storia passata, al quale non ci è possibile mettere più alcun rimedio? No! Solo per mettere in guardia: quello che gli Stati Uniti hanno commesso nei Balcani, essi si apprestano a rifarlo contro l'Iraq. In seguito, arriverà il turno di tutti quei paesi che rifiutano di mettersi in ginocchio di fronte alla globalizzazione: Iran, Corea del Nord, Cuba, Venezuela, Congo, i Palestinesi, i Colombiani e tanti altri…



Perché è così importante continuare a parlare della Jugoslavia e di sostenere la lotta di questo popolo?

Per 5 buone ragioni:

1. La disinformazione servirà in primo luogo a « giustificare » le numerose guerre a venire. Per questo è cruciale mettere in risalto le menzogne dei mezzi di informazione ("mediamenzogne") che hanno giustificato la guerra contro la Jugoslavia. L'aggressione della Nato era un processo di privatizzazione attraverso i bombardamenti. Oggi, la popolazione perde i suoi impieghi, il suo potere d'acquisto, la tutela della sua salute. Aiutarla a sviluppare la sua resistenza fa parte della lotta contro la mondializzazione. Quello che hanno subito gli Iugoslavi, sarà inflitto a tutti quei popoli dei paesi che presto saranno aggrediti.

2. Ciascuno ha il dovere morale di sostenere il diritto al ritorno di centinaia di migliaia di rifugiati scacciati dai loro focolari del Kosovo. Come il diritto al ritorno dei Palestinesi.

Nel momento in cui la Nato stende i suoi artigli sull'Europa dell'Est e sui Balcani, nel momento in cui 188 intellettuali Sloveni invocano un referendum contro l'integrazione del loro paese in questa alleanza militare, sottolineando che l'idea

« congiungersi con la Nato, è congiungersi con il mondo » risulta una pericolosa manipolazione dell'opinione pubblica, allora proprio in questo momento è importante di mettere in evidenza a tutti il bilancio catastrofico della Nato in Kosovo e i suoi effettivi obiettivi.

3. In Iraq come in Jugoslavia, gli Stati Uniti elaborano dei piani per scatenare le nazionalità e le religioni, le une contro le altre. Questo produrrà una guerra civile prolungata e il caos. Dopo aver assunto il controllo dell'Iraq, Bush se ne servirà come base per destabilizzare prima, e poi controllare, l'Iran e la Siria.

A seguire, l'Arabia Saudita. Tutti i grandi paesi produttori di petrolio potranno essere frazionati in mini Stati più facili da colonizzare. Il Medio Oriente, come pure il Caucaso, saranno « balcanizzati » : sbriciolati secondo la ricetta che è servita contro la Jugoslavia. Se si consentirà di fare questo nuovamente in Iraq, si distruggerà il rapporto di forze globalmente. Ogni volta che Washington arriva a spezzare uno Stato che gli resiste, si piazza in posizione sempre più favorevole per attaccare il prossimo.

4. Per unire i popoli che resistono alla mondializzazione e alle sue guerre, diventa importante isolare completamente la strategia degli Stati Uniti. Tantissimi Arabi e musulmani affermano con forza che la guerra contro la Jugoslavia consisteva in un'aggressione, alla stessa maniera della guerra contro l'Iraq e i Palestinesi. Gli Stati Uniti, che massacrano i musulmani in Palestina e in Iraq, non sono stati certamente loro amici in Bosnia o nel Kosovo. Inoltre, in quest'ultima regione, i musulmani sono stati anche vittime della pulizia etnica organizzata dall'UCK, con la complicità di Washington.

5. In Iraq, come in Jugoslavia, l'esercito USA bombarderà nuovamente stabilimenti, con produzione di inquinamento, e utilizzerà le terribili armi all'Uranio.

Con la conseguenza di provocare nuovamente cancri, leucemie e mostruose malformazioni nei neonati e per le popolazioni locali, ma anche per i soldati occidentali che saranno impegnati. Un recentissimo rapporto dell'Istituto per la Ricerca sull'Energia e l'Ambiente dell'ONU (Institute for Energy and Environmental

Resarch), sottolinea che « questo tipo di azioni hanno provocato in

Jugoslavia dei gravissimi effetti a lungo termine sull'ambiente e la salute », in modo particolare la liberazione massiccia di PCB e di mercurio. Il rapporto mette esplicitamente in guardia contro la reiterazione in Iraq di simili violazioni delle convenzioni internazionali.



Noi non possiamo dimenticare la Jugoslavia, come non dimentichiamo coloro che resistono al FMI e alla Nato. Quello che stanno sopportando rimane come avvertimento per tutti i paesi che gli USA si apprestano a « conquistare ».

Che le loro sofferenze e la loro collera si trasformino in forza per opporsi ed impedire le aggressioni già programmate!







Per richiedere il film "Les Damnés du Kosovo" (9 Euros):

http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org



Per leggere i riferimenti delle citazioni vedere: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/

files/Yugoslavie2002.rtf





Il testo completo di note si può' scaricare alla URL:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/

files/Yugoslavie2002.rtf



Notizie dell'ultima ora; 23 dicembre 2002



NE' SERBIA NE' MONTENEGRO

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum 
Ci sono 6 commenti visibili (su 6) a questo articolo
Lista degli ultimi 10 commenti, pubblicati in modo anonimo da chi partecipa al newswire di Indymedia italia.
Cliccando su uno di essi si accede alla pagina che li contiene tutti.
Titolo Autore Data
ma Djindjic l'avete ammazzato mda tempo! incredulo Tuesday, Nov. 16, 2004 at 10:19 AM
risposta all articolo precedente mariglen Tuesday, Nov. 16, 2004 at 2:24 AM
alcune precisazioni un comunista Wednesday, Apr. 09, 2003 at 4:12 PM
mi pare chiaro fedex Wednesday, Apr. 09, 2003 at 2:18 PM
Confuso o in malafede? mac Wednesday, Apr. 09, 2003 at 1:43 PM
pacifinti comunista vero Wednesday, Apr. 09, 2003 at 1:07 PM
©opyright :: Independent Media Center
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.

Questo sito gira su SF-Active 0.9